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Autore: Alexiel94    02/01/2015    5 recensioni
[Spoiler: Città del fuoco celeste]
[Simon/Isabelle | accenni altre coppie]
-Isabelle, dimmi la verità- esordì, guardando negli occhi la ragazza al suo fianco. -Mi amavi perché ero un eroe?-. [...]
-Vuoi sapere la verità?- disse Isabelle. -Non mi piacevi perché eri un eroe, ma perché mi facevi ridere-.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Izzy Lightwood, Simon Lewis, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Note: La mia prima fanfiction in questo fandom è dedicata alla mia OTP della sezione: la Sizzy. Sarà ambientata dopo CoHF, per cui se non lo avete letto e non volete spoilerarvi il finale vi sconsiglio di continuare la lettura. 
La storia non seguirà un senso logico preciso, ma è semplicemente la raccolta di tanti momenti Sizzy dopo l'ultimo libro pubblicato - in altre parole, come vorrei che andassero le cose nelle opere della Clare. 
Buona lettura.
To fall in love with you (again)


Il bagaglio cadde con un tonfo ai piedi del letto, mentre il proprietario si guardava attorno.
Da quando a Simon era stato permesso di entrare nell'Accademia per Ascendere e diventare uno Shadowhunter gli era sembrato quasi di essere stato catapultato in un sogno. Ora invece si trovava fisicamente ad Alicante, dove di lì a pochi giorni sarebbe cominciato il suo addestramento. Era stato detto a sua madre e Rebecca che era stato ammesso in una scuola privata londinese, con tanto di lettera di ammissione talmente perfetta da sembrare autentica, per la quale avrebbe vissuto un anno in Inghilterra. Il ragazzo si sentiva come uno dei supereroi dei suoi fumetti preferiti, costretto a nascondere la propria vera identità per il bene delle persone che amava. La cosa lo elettrizzava parecchio. 
Nella sua camera erano presenti altri nove letti, ma nessuno era ancora stato occupato. Simon cominciò a svuotare la valigia e a riporre i suoi abiti nella cassettiera di fianco al proprio: avrebbe dovuto vivere lì per diverso tempo, per cui valeva la pena cominciare ad adattarsi subito.
-Sei già arrivato- disse una voce femminile.
Quel timbro era molto familiare, come lo erano le sensazioni che vi erano associate. Con una morsa allo stomaco si rivolse alla ragazza che aveva parlato, Isabelle Lightwood.
-Osservazione acuta- commentò.
La ragazza storse il naso. 
-Sono venuta ad annunciarti che sarò io ad occuparmi del tuo addestramento, per cui ti converrà evitare il sarcasmo d'ora in poi-.
A questa notizia il cuore del ragazzo accelerò. Avrebbe vissuto per un intero anno a stretto contatto con Isabelle, una prospettiva che non aveva mai preso in considerazione e che gli pareva nientemeno che meravigliosa.
-Va bene- disse Simon quasi in tono noncurante.
La ragazza fece per andarsene, ma parve ricordarsi di qualcosa e si fermò sulla soglia della camera. Si voltò e quando i loro occhi si incrociarono Simon ebbe l'impressione di perdersi in quei tunnel neri.
-Che sia chiaro: lo faccio solo perché il Consiglio mi ha chiesto di farlo. Non credere che sia per altre ragioni-.
Il ragazzo sorrise, sprezzante. Questo era il lato di Isabelle che ricordava di più, e si accorse che era anche quello a piacergli maggiormente.
-Non l'ho pensato nemmeno per un secondo-.
Isabelle se ne andò e Simon tornò a sistemare le sue cose, ora con uno strano sorriso stampato sul volto.

Il ragazzo cadde a terra, sfinito. La spada di legno era ancora stretta nella sua mano, ma sul braccio e sul torso erano presenti diversi lividi.
Erano passate poche settimane dall'inizio dell'addestramento, che si era dimostrato molto più duro di quanto Simon avesse immaginato. Certo, non aveva mai creduto che diventare Shadowhunters fosse una passeggiata, ma vivere sulla propria pelle dalle cinque alle otto ore quasi ininterrotte di corsa, esercizi su come cadere, scherma e tiro con l'arco era tutta un'altra cosa. La sera era così sfinito che crollava sul letto appena giunto in camera, a volte con ancora gli occhiali addosso. 
In quel momento era stato sconfitto per l'ennesima volta in duello da Isabelle, che gli si sedette accanto con aria esasperata. Simon non poté fare a meno di chiedersi come fosse possibile essere così bella persino sudata e con quell'espressione tanto crucciata.
-Devi impegnarti di più!- esclamò. 
Simon sbuffò. In realtà qualche progresso c'era stato, ma finché non fosse stato in grado di tenerle testa Isabelle non lo avrebbe considerato un miglioramento. 
-Prima di perdere la memoria ero bravo con la spada?- chiese.
-Eri un vampiro, la tua migliore arma eri te stesso-.
Giusto, pensò. I vampiri sono forti, agili e hanno le zanne.
A quel pensiero sopraggiunse un ricordo. Isabelle, distesa in un letto sotto di sé, con la camicia aperta e i suoi seni che premevano contro il suo petto. I suoi denti affondati nel collo della ragazza, che lo implorava di continuare, e il sapore del suo sangue...
Simon arrossì e scacciò via quell'immagine.
-Tutto bene?- domandò Isabelle.
-Sì- rispose Simon, non sicuro che lei gli credesse.
Nonostante i muscoli doloranti e la stanchezza, si alzò in piedi. 
-Riprendiamo?- chiese.
Era pur sempre meglio che parlare del suo ricordo.

Isabelle Lightwood era forte e imperturbabile, imparò in fretta Simon. Eppure scoprì anche che dietro all'orgoglio e alla tenacia c'era anche una ragazza dall'animo sensibile. Non che lei si mostrasse spesso in questa maniera, ma a volte gli parlava di Max, il suo fratellino defunto, con quel tono carico di affetto e malinconia che la rendeva in un certo senso più umana e che faceva provare a Simon l'impulso di abbracciarla e stringerla forte a sé. 
A volte usava quello stesso tono per descrivere i momenti che aveva passato con lui prima che Asmodeo gli cancellasse la memoria, che faceva provare al ragazzo delle strane fitte di gelosia. La cosa era decisamente assurda considerato che era egli stesso il ragazzo di cui era geloso.
No, non proprio. Era una proiezione diversa di sé quella che gli causava invidia e gelosia: un Simon più bello, più forte, più coraggioso. Tutto ciò che egli, comune adolescente americano dal fisico poco atletico e appassionato di fumetti e videogiochi, non era.
Quel giorno finalmente espresse i suoi tormenti, sebbene il momento non fosse dei più indicati. Era in procinto di buttarsi dalla trave e fare un salto di sei metri, cosa che lo terrorizzava sebbene fosse legato all'attrezzatura che gli avrebbe impedito di farsi del male sul serio. Eppure fu proprio la scarica di terrore che provò quando guardò in basso che gli diede la forza di chiedere ciò che lo tormentava.
-Isabelle, dimmi la verità- esordì, guardando negli occhi la ragazza al suo fianco. -Mi amavi perché ero un eroe?-.
La ragazza inarcò un sopracciglio. 
-Perché me lo chiedi?-.
-Vorrei togliermi questo dubbio visto che purtroppo non ho ancora imparato a lanciare le ragnatele come Spiderman e potrei finire spiaccicato sul pavimento- disse Simon.
La ragazza si lasciò sfuggire una risata, che non abbandonò il suo viso quando sorrise nella sua direzione.
-Vuoi sapere la verità?- disse Isabelle. -Non mi piacevi perché eri un eroe, ma perché mi facevi ridere-.
Il ragazzo non ebbe tempo di rallegrarsi che una mano di lei lo spinse con forza oltre l'orlo della trave. 
Probabilmente l'urlo di Simon fu udito in tutta Alicante. 

Quella non era una uscita romantica, si ripeté Simon mentre seguiva Isabelle lungo la riva del lago Lyn. Era semplicemente una gita d'istruzione. E allora perché il suo cuore sembrava impazzirgli nel petto al solo pensiero di stare da solo con lei o quando la guardava? Il suo corpo sembrava quasi trasmettergli una scarica elettrica ogni volta che lei gli afferrava la mano per impedirgli di scivolare o semplicemente per non farlo rimanere troppo indietro, ma si ripeté che non erano lì in qualità di coppia, ma semplicemente come insegnante e allievo.
Si sedettero sulla spiaggia davanti al lago, e per qualche istante ammirarono il panorama prima che Isabelle parlasse.
-È qui che Raziel apparve con gli Strumenti Mortali, che consegnò a Jonathan Shadowhunter dando origine alla nostra specie di Cacciatori-.
Simon guardava il lago, pronto a giurare che lì fossero successi altri avvenimenti importanti molto più recentemente. Era sicuro che ne fosse in parte coinvolto, ma non riusciva proprio a ricordare cosa fosse. Era frustrante.
C'era però un'immagine impressa nella sua mente, ma non era proprio certo che c'entrasse con gli avvenimenti del lago Lyn.
-Isabelle- esordì cautamente. -È possibile che io abbia visto Raziel? A volte sogno un angelo emergere da uno specchio d'acqua, ma sembra più il lago della fattoria di Luke. Eppure l'angelo corrisponde alla descrizione di Raziel-.
La ragazza lo guardò interessata.
-Davvero? Cosa accade nel tuo sogno?-.
Simon chiuse gli occhi, cercando di cogliere quanti più particolari possibile.
-L'angelo è piuttosto arrabbiato, ma non mi disintegra sul posto. Parliamo un po' ed egli lancia una spada sulla spiaggia, poi un potente raggio mi colpisce sulla fronte e a questo punto mi sveglio sudato-.
Isabelle lo studiò con una strana espressione, della quale dopo sei mesi aveva imparato a interpretare il significato. Trasalì di incredulità e sorpresa prima di esclamare -Oh mio Dio, è successo davvero!-.
-Temevo fossi morto quella volta- disse la ragazza, lasciando trasparire una nota dolce nella voce.
Simon trasalì. In quei mesi aveva imparato a conoscere nuovamente Isabelle, riscoprendo la sensibilità nascosta dietro la corazza di forza e coraggio. Eppure non era ancora abituato a vederla estenrare il suo lato dolce.
-Me lo racconti?- chiese.
Quella non era un'uscita romantica, ma mentre Isabelle parlava e lui interveniva chiedendo delucidazioni o dettagli una calda sensazione all'altezza del petto si doffondeva in tutto il suo corpo, facendolo sentire bene come non era mai stato.

Il ragazzo si buttò di lato, evitando l'acido sputato dal demone. 
Simon maledisse per l'ennesima volta chiunque avesse proposto un pre-esame a quattro mesi da quello ufficiale, per vedere come se la cavassero le reclute dopo otto mesi di addestramento. Un conto era combattere contro persone che non ti avrebbero ucciso, totalmente diverso era invece affrontare demoni assetati di sangue. Sebbene non fosse solo l'impresa per un novizio rimaneva comunque ardua.
Si rialzò in piedi con uno scatto, come gli era stato insegnato, giusto in tempo per vedere la frusta di Isabelle abbattersi sul demone. Questo però rivolse la sua attenzione a lei, e per Simon fu la mossa decisiva. D'istinto prese la spada angelica al suo fianco e chiamò -Raphael!-.
La lama di vetro e d'argento s'infiammò, ed egli si lanciò sul demone. L'icore nero imbrattò la sua tenuta da caccia quando la spada penetrò nella carne dell'essere infernale, che tornò nella sua dimensione lasciando dietro di sé solo polvere.
Simon lasciò cadere la spada, andando verso Isabelle.
-Tutto bene?- le domandò, ma l'attenzione della ragazza era rivolta all'arma.
-Come l'hai chiamata?-.
Isabelle aveva l'aria sorpresa e in parte sconvolta, sebbene il ragazzo non sapesse spiegarsene il motivo. 
-Raphael- disse Simon.
A questo nome associava una figura giovane, dai tratti latino americani e che non dimostrava più di quattordici anni. Purtroppo però non aveva idea di che persona fosse o in che circostanze fossero venuti a contatto.  
-Non sono sicuro che mi piacesse- aggiunse. -Ma sono certo che le nostre vite erano in qualche modo collegate-.
L'espressione della ragazza si sciolse in uno strano sorriso.
-Ti racconterò dopo chi è Raphael- promise, prima di assumere un cipiglio infastidito. -Ma perché sei venuto da me? So cavarmela coi demoni-.
Simon arrossì, ma decise di pronunciare quelle parole lo stesso.
-Non permetterei mai a nessuno di farti del male, Izzy-.
La ragazza allora gli afferrò la maglia, lo trasse a sé e fece ciò che lui desiderava da tempo immemore: lo baciò. Il cuore di Simon sembrò volergli scoppiare nel petto, mentre rispondeva al bacio con entusiasmo e permetteva alla lingua della ragazza di incontrare la sua. Seguendo l'istinto - e forse anche l'esperienza inconscia - lasciò che le loro lingue si intrecciassero, una naturale danza che veniva naturale come respirare. Si separarono dopo un tempo che parve infinito, ma a Simon non importava: non si sarebbe mai stancato di baciare Isabelle.
-Questo significa che stiamo insieme?- chiese il ragazzo.
-Secondo te?- domandò Isabelle, prima di baciarlo nuovamente.
In quel momento Simon si rese conto che non gli interessava che esistesse davvero il Paradiso celeste, il suo era sulla terra insieme alla ragazza che amava.

Era imbarazzante. Simon si avvicinò alla ragazza esitando, timoroso di fare quella domanda che tanto lo tormentava negli ultimi giorni.
Isabelle si stava allenando, colpendo diversi bersagli con la frusta. Forse aveva scelto il momento peggiore per chiederlo, sicuro che se non fosse stato l'imbarazzo a ucciderlo lo avrebbe fatto la ragazza. Eppure era altrettanto certo che se non lo avesse fatto in quel momento il coraggio l'avrebbe abbandonato.
Trasse un profondo respiro prima di chiamarla.
-Isabelle-.
La ragazza si voltò, sorpresa. Evidentemente non si era accorta della sua presenza.
-Volevo chiederti...- Simon esitò. Deglutì prima di continuare -Ultimamente faccio dei sogni riguardo te e me... a letto-. 
A questo punto le guance del ragazzo erano sul punto di prendere fuoco, mentre il cuore batteva furiosamente. La ragazza lo guardò con sospetto.
-Dove vuoi arrivare?-.
Il suo tono aveva una vaga nota di minaccia, sebbene il suo volto fosse arrossato.
Ora o mai più, si disse Simon.
-Io e te... abbiamo mai fatto sesso prima che io perdessi la memoria?-.
Ecco, lo aveva finalmente detto.
Contrariamente alle sue catastrofiche previsioni Isabelle non usò la frusta per ucciderlo sul posto. Anzi, si lasciò che una risatina le sfuggisse. 
-Immagino che se non fosse per Alec la risposta a questa domanda sarebbe sì. Comunque... no, non abbiamo mai fatto sesso-.
Da una parte questa scoperta gli causò un senso di delusione. Una parte di sé invece ne era contenta: lui e Isabelle avrebbero vissuto l'esperienza della prima volta insieme, e stavolta non ci sarebbe stato alcun demone a cancellarne i ricordi.
-Alec? Ti prego, non dirmi che ci ha provato con me- disse Simon con sarcasmo.
Aveva cercato di smorzare la tensione con una battuta, ma si accorse di avere detto la cosa sbagliata quando vide lo sguardi di Isabelle affilarsi.
-Simon, per caso in futuro vorresti fare sesso con me?-.
-Sì- disse lui. Poi si accorse di cosa aveva appena ammesso esplicitamente con la ragazza con cui stava insieme da poco tempo e ritenne doveroso aggiungere -Cioé, nel senso che mi farebbe piacere ma...-
-Fai un'altra battuta del genere e ti assicuro che non accadrà mai- lo interruppe Isabelle, minacciosa.
Il ragazzo, ben lungi da intimorirsi, sorrise. Ecco come era la sua Isabelle: si atteggiava tanto da dura, ma era sempre pronta a difendere coloro che amava. 
Si accorse che era per questo che gli piaceva tanto.

La cerimonia era conclusa: ora Simon poteva ufficialmente dire di essere uno Shadowhunter.
Il primo marchio permanente, la runa della Chiaroveggenza che aveva appena tracciato Isabelle, ancora bruciava ma non gli dava fastidio. Adesso era un Cacciatore di demoni, avrebbe contribuito a proteggere il mondo dal male. In un certo senso sentiva di essere diventato come uno degli eroi della sua infanzia.
Si ritrovò avvolto in un abbraccio, e una chioma rossa entrò nel suo campo visivo.
-Finalmente sei uno di noi!- urlò Clary.
Simon passò le braccia attorno alla sua vita, contento dell'entusiasmo della sua migliore amica. Quando si lasciarono andare Alec gli venne incontro porgendogli la mano.
-Congratulazioni- disse solamente.
Lui strinse la mano, circondato da altra gente che gli faceva i complimenti: i signori Lightwood, Jocelyn e Luke, Magnus e persino Jace gli diede delle pacche sulla spalla in segno di complimento.
-Adesso che sei finalmente un Cacciatore ti serve un nome da Shadowhunter- disse quest'ultimo.
Simon rimase a riflettere. Gli era stato insegnato che gli Shadowhunters avevano nomi composti, ma non sapeva proprio su cosa puntare che non esistesse già. 
Si ritrovò a pensare al suo primo periodo di conoscenza del Mondo Invisibile, avvenuto quando era un vampiro. Con una sorta di eccitazione ed entusiasmo decise che quella era la strada giusta, ma Simon Vampire gli faceva accapponare la pelle. 
Gli venne in mente la porta della Sala degli Accordi, con su il simbolo di tutte le fazioni dei nascosti. Il simbolo dei vampiri era una stella d'argento...
Prese la sua decisione.
-Silverstar- disse. -D'ora in poi il mio nome sarà Simon Silverstar-.
Vide Jace lasciarsi sfuggire una risata, prima di ricevere una gomitata nelle costole da Clary. 
-Mi sembra una buona scelta- commentò invece Luke, probabilmente avendo intuito il motivo della decisione.
-A me piace- commentò Magnus.
In quel momento per la prima volta Simon dubitò di avere scelto un bel nome. Il fatto che piacesse alla stessa persona che amava lustrini e glitter non era molto incoraggiante.
Guardò Isabelle, in cerca della sua opinione. La ragazza sorrideva, come a dirgli che avrebbe accettato in ogni caso la sua scelta. Ad eccezione di Simon Vampire, probabilmente.
Si voltò poi nuovamente verso Clary, pronto a fare una cosa a cui pensava da diversi giorni. Camminò verso di lei con decisione, afferrandole poi la mano.
-Clarissa Morgenstern- esordì, e per un attimo vide le iridi dorate di Jace lampeggiare di gelosia. Come anche vide Isabelle incedere verso di lui con un'espressione furiosa, e allora si decise a dire ciò che doveva prima di essere ucciso da due Shadowhunters esperti. -Vuoi essere la mia parabatai?-.
Gli occhi di Clary si riempirono di lacrime, prima che gettasse le braccia al suo collo.
-Certo che sì!- urlò.
Quando si sciolsero dall'abbraccio Simon andò verso Isabelle, che aveva l'aria indispettita.
-Ammettilo, per un attimo hai temuto che volessi fare proposte romantiche a Clary- disse con un sorriso.
Sapeva che Isabelle provava una certa gelosia nei confronti della sua migliore amica, sebbene la nascondesse molto bene. Eppure vederla comportarsi in quel modo, oltre a infastidirlo per il fatto che a volte sembrava non comprendere che tra lui e Clary c'era solo una forte amicizia, lo faceva sentire importante. Gli faceva capire che, sebbene Isabelle non fosse una ragazza  solita alle dimostrazioni di affetto in pubblico, lo amava tanto da temere di perderlo.
-Certo che no- replicò Isabelle.
Il ragazzo le passò un braccio attorno alla vita.
-Sai benissimo che lei ama Jace, e che il mio cuore appartiene a te-.
Fece una cosa istintiva: la baciò. Non gli importava che ci fossero molte persone che non conosceva a guardarli, e per quel che gli interessava sarebbe anche potuto apparire Lucifero in persona. 
In quel momento contavano solo lui e Isabelle.

Le molle del letto cigolavano pigramente. 
Simon cercava di essere gentile e passionale, alternando le sue spinte con baci sulle labbra e sul corpo di Isabelle, che rispondeva con morsi sul suo collo e il suo petto. Entrambi ansimavano ed erano vicini al massimo piacere, che travolse entrambi con violenza. Per un attimo Simon fu certo di vedere le schiere di angeli del Paradiso, e si lasciò ricadere al fianco della ragazza. Stavano insieme da nove mesi ormai, e quella sera ricorreva il loro mesiversario.
-Simon- mormorò Isabelle.
Lui la guardò negli occhi, neri come l'ossidiana. Le tolse una ciocca di capelli dal volto e la baciò. 
Come ogni volta il suo cuore accelerò i battiti e il suo corpo gli parve pervaso da una scarica. Si separò lentamente da lei.
-Dimmi-.
La ragazza posò la sua fronte contro quella di Simon.
-Ti amo- disse.
Il cuore del ragazzo parve esplodere. Dopo nove mesi quella era la prima volta che Isabelle pronunciava quelle parole, invece di "mi piaci molto" e "sono innamorata di te". Sentirsi dire che la conferma del suo amore come tale e non come cotta passeggera lo rese il ragazzo più felice del mondo.
-Anche io ti amo- sussurrò.
Si baciarono ancora, desiderando che quel momento non finisse mai.

Era la sera del suo ventiquattresimo compleanno quando Isabelle decise di dargli quella notizia. 
Si stavano preparando per andare a festeggiare il compleanno di Simon nella tenuta degli Herondale quando lei entrò nella loro camera con aria seria e disse -Dobbiamo parlare-.
Simon temette subito che volesse chiedergli il divorzio. Si erano sposati due anni prima e per un attimo ebbe paura che lei volesse lasciarlo perché si era resa conta di avere commesso un errore dovuto alla giovane età, ma la domanda successiva lo spiazzò.
-Ti piacciono i bambini?-.
Il giovane uomo si era spesso ritrovato a prendersi cura dei figli di Jace e Clary - Cristopher, Luke e Emma di rispettivamente cinque, tre e due anni -, delle piccole pesti che lo chiamavano "zio Simon". Erano casinisti e combinaguai, ma tutto sommato gli piaceva passare del tempo con loro.
-Sì- disse, venendo poi colto da un sospetto. -Non dirmi che...-
-Sono incinta- disse Isabelle.
Simon ci mise qualche secondo a metabolizzare la notizia, correndo poi dall'amata e dandole un passionale bacio. Sarebbe diventato padre, cosa che gli sembrava ancora incredibile.

Isabelle lasciò lentamente andare la sua mano, che probabilmente senza una runa della forza avrebbe avuto un paio di dita rotte.
Simon sapeva che fuori dalla sala parto della Basilia li attendevano Alec, Magnus, Jace e Clary con figli al seguito e i signori Lightwood, ma in quel momento non aveva la forza di uscire ad affrontare gli altri per dire che il bambino era nato.
Ricordava vagamente che Alec gli aveva detto che lui e Magnus con l'adozione della loro figlia - una figlia di Shadowhunters rimasta orfana poco dopo la nascita e chiamata Maryse - non avevano avuto problemi relativi a gravidanze e parti, mentre lui con Isabelle avrebbe dovuto subire le crisi ormonali e i dolori della moglie. Eppure era felice.
-È un maschio- disse un'infermiera, portando tra le braccia un neonato.
Simon era sicuro che l'emozione lo avrebbe sopraffatto. Da quando era diventato uno Shadowhunter aveva compiuto molte cose incredibili, ucciso demoni, combattuto con Nascosti fuorilegge e salvato vite, ma nessuna gli aveva mai dato tanta soddisfazione come ritrovarsi davanti il suo bambino.
Ancora non riusciva a credere che quel neonato fosse suo figlio, che il suo amore per Isabelle aveva appena dato vita a una creatura così perfetta e meravigliosa.
L'infermiera lasciò il bambino tra le braccia di Isabelle, che si protendeva per afferrarlo. Lo strinse a sé con fare protettivo e Simon gli accarezzò il viso.
-Vorrei chiamarlo Max- disse lei.
Max Silverstar. 
Il nome alle orecchie di Simon suonava nientemeno che perfetto. Suo figlio sarebbe stato il primo erede di una nuova famiglia di Shadowhunters, il simbolo che un amore sarebbe potuto fiorire nonostante sorgesse dalla cenere di ricordi ancora non del tutto recuperati.
Baciò prima le labbra di Isabelle, poi la fronte del bambino.
-Non potrei essere più d'accordo-.
Sette anni prima immaginare di finire a formare una famiglia con Isabelle sembrava quasi utopia, mentre adesso era una certezza di cui non avrebbe più potuto fare a meno.
Fu per questo che qualche giorno dopo, quando andò a fare incidere gli anelli di famiglia per sé e Max, oltre alla S e alla stella d'argento fece incidere tre parole che riassumessero la sua vita da Cacciatore.
Omnia vincit amor.
   
 
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