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Autore: Fireflies__    02/01/2015    0 recensioni
Nel loro appartamento insieme hanno costruito una vita nuova, lontano dalla popolarità e le serate in centro con il freddo, lontano dai genitori che pretendono solamente. Hanno svuotato la loro adolescenza- di merda- dallo sballo continuo e dalle B a scuola, dalle cuffiette rotte, dai pianti sul letto, e l’hanno riempita di canne fumate in terrazza, di musica di merda da ballare in salotto, di capelli arruffati dalla pioggia e di shopping da Topshop, ci hanno aggiunto Rose seduta sulle ginocchia di Nate in metro a dormire e hanno sperato andasse bene.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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                                                                                   All The Good Shit

                                                                                                                      Per Alessandro, ci ho messo l'anima.
                                                                                                 

 

Nella loro stanza c’è un grande letto, le coperte bianche per terra e i cuscini storti. Ci sono delle magliette usate e profumate, quattro elastici per capelli neri e un paio di pinzette rosa. Ci sono due pacchetti di Winston Blue e una bottiglia di acqua vuota, l’odore di Nate in una stanza che non era la sua ma che lo è diventata.

 Ci sono un paio di anfibi rovinati, dei calzini sporchi, un mascara ingombrante e dell’intimo mai tolto. Le mani tremanti, i graffi sulla schiena, le cicatrici fatte quando si stava ancora insieme e si stava ancora bene. C’è il dormire insieme anche se si frequentano altre persone, c’è un pizzico di paura, c’è Charlie che le domande non le fa mai e ci sono le canzoni dei Blink 182 sulle quali si farebbe volentieri l’amore, se si potesse. Ci sono le risate fino a notte fonda, c’è Rose che ogni tanto si gira, prende i capelli di Nate e se lo tira tanto vicino che lui può contarle le lentiggini sul naso, ma finge di continuare a dormire e regolarizza il respiro, mentre lei mormora che lo ama, scordandoselo la mattina dopo. 

Nate ha 22 anni, i capelli morbidissimi e castano chiaro, il viso affilato e una cicatrice sulla spalla che gli ha lasciato Rose, una notte. 

Dopo quattro anni di superiori disastrosi- sotto ogni punto di vista, tranne Rose- aveva fatto le valigie, e a Londra aveva iniziato a studiare architettura. Non sapeva neanche perché, francamente, ma disegnare lo rilassava e andava bene, e tanto bastava. 

Nel loro appartamento hanno messo un grande divano, Sky e un Macbook con cui vedere Glee in anteprima, un sacco di coperte perché si addormentano ovunque, se vicini, e a Londra fa un freddo cane. Hanno messo il tatuaggio di Rose, fatto mentre Nate le teneva la mano, le sciarpe per i succhiotti che “sono un segno d’affetto”, e alla fine hanno anche trovato il posto per Charlie, tanto la camera di Nate è sempre vuota.

Ci sono i tacchi di Rose sparsi per casa, che da quando ha imparato a girarci non fa altro che portare, soprattutto le sere in cui escono. Quelle sere in cui ballano e si ubriacano, Nate vede le labbra di Rose su quelle di qualcuno che non è lui, e si affretta a imitarla, entrambi baciano con i pugni stretti perché non vale la pena di toccare chi non ami.

Rose i pugni chiusi li ha da quando è nata, 21 anni fa. I capelli scurissimi, come gli occhi, le lentiggini, i centimetri di pelle che Nate conosce a memoria, come gli angoli su cui si è scontrato e a cui poi si è adattato. Parla troppo, sempre, continuamente. Non fa altro che raccontare a Nate dei suoi malumori, della signora buffa che c’era oggi in metro, della sua facoltà che è la cosa più bella del mondo, dei regali che vorrebbe per Natale- un nuovo plaid, per prima cosa- e poi tace, bruscamente, quando vorrebbe dirgli che le pesano, i baci che non si sono dati, che non sono solo amici, che non si deve più portare una ragazza a casa quando c’è lei semplicemente perché è gelosa. E anche Nate è un chiacchierone, quindi a volte si parlano sopra, poi si picchiano e alla fine scoppiano a ridere, insieme, le bocche vicine ma mai abbastanza. 

Nel loro appartamento insieme hanno costruito una vita nuova, lontano dalla popolarità e le serate in centro con il freddo, lontano dai genitori che pretendono solamente. Hanno svuotato la loro adolescenza- di merda- dallo sballo continuo e dalle B a scuola, dalle cuffiette rotte, dai pianti sul letto, e l’hanno riempita di canne fumate in terrazza, di musica di merda da ballare in salotto, di capelli arruffati dalla pioggia e di shopping da Topshop, ci hanno aggiunto Rose seduta sulle ginocchia di Nate in metro a dormire e hanno sperato andasse bene. 

E funzionava, più o meno. Funzionava con gli esami che passavano e qualcuno che invece proprio era insuperabile, gli ombrelli lasciati in giro, i sabato sera nei club in cui comunque tornavano sempre uno dall’altro, funzionava con le pizze ordinate dall’italiano sotto casa, funzionava perfettamente, tranne che ogni tanto Nate tornava dai suoi genitori e Rose non riusciva a dormire, in quel letto tanto piccolo che senza di lui sembrava immenso. Si rigirava tutta la notte e neanche Geordie Shore riusciva a calmarla, verso le 4 di notte si decideva a dirgli, appena lo avrebbe rivisto, che lei era innamorata e che lo voleva, ma poi la mattina, mentre lui si toglieva le scarpe, buttava la sacca sui vestiti sporchi e si infilava nelle coperte accanto, il coraggio andava a puttane, e fingeva di dormire ancora.

Così erano passati gli anni, insieme, a fingere. Fingere di non amarsi, di non credere nell’altro, fingere di essere felici, fingere di non volersi annientare, fingere di sapersi salvare. 

Rose era così brava a fingere che batteva persino Nate, che per lei c’era sempre e che sapeva quando lei non voleva mangiare, quando non riusciva a dormire e quando l’esame non era andato come previsto. Nate che sapeva di essere amato perché solo lui sapeva farle venire la pelle d’oca, perché le aveva asciugato tutte le lacrime e guarito- più o meno- le ferite, perché la amava talmente tanto che non poteva non essere ricambiato, perché lei era tutta scema e lui tutto matto, quindi insieme erano una bomba. 

Ma non è che Rose fosse meno certa di essere amata, anzi. 

Le bastava chiudere gli occhi, quando era in autobus e pioveva e c’era la nebbia e nessuno si era lavato e aveva fame, e fingere di essere con Nate, per annullarsi. Allora andava tutto bene, allora la vita funzionava, allora non c’era bisogno di fingere.

Solo se erano insieme.

 
  
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