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Autore: Gloria Bennet    02/01/2015    3 recensioni
Dicono che il cielo sia sempre lo stesso, ovunque ti trovi.
I suoi colori, le sue sfumature, la luce, le ombre si ripetono nelle stesse tonalità, creando i medesimi acquerelli.
Rumplestiltskin non ci credeva affatto.
Il cielo di New York gli sembrava completamente diverso da quello di Storybrooke.
C'era qualcosa in meno nel cielo della Grande Mela.
Era lì, a passeggiare al Central Park, con la testa e lo sguardo rivolti verso il cielo.
Desiderava con tutta l'anima che fosse uguale a quello di Storybrooke, ma il suo cuore sapeva che non era così. Il cielo di New York era un manto scuro trapunto di stelle.
Un manto che lui indossava per proteggersi dai ricordi, ogni notte.
Per proteggersi dall'unica cosa che contasse veramente per lui e da cui doveva stare lontano.
{Questa storia partecipa al contest di Belle "Rumple bumple isn't here"}
Genere: Erotico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il cielo che resta


Dicono che il cielo sia sempre lo stesso, ovunque ti trovi.

I suoi colori, le sue sfumature, la luce, le ombre si ripetono nelle stesse tonalità, creando i medesimi acquerelli.

Rumplestiltskin non ci credeva affatto.

Il cielo di New York gli sembrava completamente diverso da quello di Storybrooke.

C'era qualcosa in meno nel cielo della Grande Mela.

Era lì, a passeggiare al Central Park, con la testa e lo sguardo rivolti verso il cielo.

Desiderava con tutta l'anima che fosse uguale a quello di Storybrooke, ma il suo cuore sapeva che non era così. Il cielo di New York era un manto scuro trapunto di stelle.

Un manto che lui indossava per proteggersi dai ricordi, ogni notte.

Per proteggersi dall'unica cosa che contasse veramente per lui e da cui doveva stare lontano.

Era facile lasciarsi avvolgere dalle spire di un cielo che non conosceva perché sapeva che non ci avrebbe trovato niente capace di allontanarlo da quello che era.

I punti luminosi che si riflettevano nei suoi occhi erano stelle che non riuscivano a colpirlo con la loro luce. Si limitavano ad accarezzargli la cornea, senza riuscire a penetragli dentro.

Senza riuscire a superare la dura corazza che lo ricopriva.

L'unica che l'aveva superata, distruggendola con la sua gentilezza, il suo coraggio, la sua luce era stata Belle.

Rumplestiltskin si era ripromesso di non pensare a lei, non troppo, almeno.

Ma come poteva lasciare andare sua moglie quando era l'unica cosa che riuscisse a vedere, ovunque andasse?

Il cielo non poteva essere lo stesso, non senza di lei a illuminarlo, perché quelle stelle erano prive della sola luce che contasse veramente.

Quella luce che lui aveva colto nell'apice del suo splendore qualche mese prima.

Sotto la volta del cielo, nella foresta incantata...

Per la loro prima notte di nozze, Rumplestiltskin aveva montato un gazebo tra gli alberi.

Era azzurro come gli occhi di Belle ed era bellissimo, proprio come lei.

Sembrava un gazebo regale con la seta che creava giochi di luce, cogliendo gli ultimi raggi del tramonto e con il tessuto che si muoveva a ogni alito di vento, seguendone la scia.

Delle rose rosse lo decoravano tutt'intorno, delimitandone il confine.

All'interno, c'era un sontuoso letto a baldacchino dalle lenzuola di seta d'oro (filate personalmente da Rumplestiltskin).

Era ricoperto di petali di quelle stesse rose rosse che erano fuori e che, insieme all'oro, creavano un quadro armonioso ed equilibrato, come lui e Belle.

Voleva che tutto fosse perfetto nella loro prima notte da marito e moglie.

Ricordava ancora il sorriso di Belle quando aveva visto il gazebo tra gli alberi.

Era corsa fino al suo ingresso e, senza aspettarlo, era entrata al suo interno, più entusiasta che mai. Lui l'aveva seguita in fretta perché non voleva perdersi nessuna delle sue bellissime espressioni.

Se fosse stato abile nella pittura, le avrebbe sicuramente dipinte per fissarle nell'eternità del suo cuore e avrebbe riempito le pareti di casa col viso di Belle, in ogni sua sfumatura, in ogni suo colore. Non si voleva perdere nulla di lei.

Non appena varcò la soglia, Belle urlò il suo nome e lo corse ad abbracciare.

Rumplestiltskin l'accolse tra le sue braccia e la sollevò da terra, inspirando il profumo di rosa dei suoi lunghi capelli mossi.

Si guardarono, si sorrisero, si capirono.

Lui piegò il viso e iniziò a baciare il collo di Belle, che si lasciò andare a piacevoli gemiti. Rumplestiltskin lasciò una scia di baci sulla sua scollatura e la prese tra le braccia, continuando a imprimerle sulla pelle lo stampo delle sue labbra e il sapore della sua lingua.

Belle lo strinse più forte mentre gli toglieva la giacca e iniziava a sbottonargli la camicia.

«Voglio che sia una notte infinita, Signora Gold.» disse lui, cercando di farla rallentare.

«Pensavo che il suo scopo fosse proprio rendermi impaziente, signor Gold.» gli rispose lei.

«Sto solo testando il suo autocontrollo.» aggiunse Rumplestiltskin, facendole l'occhiolino.

«Subdolo.» sussurrò Belle, con un ampio sorriso a illuminarle il viso.

«Le mie amanti mi hanno detto anche cose peggiori.»

«Immagino, quello che conta adesso é che io sia la sua unica amante.»

Rumplestiltskin prese la mano di sua moglie e l'adagiò sopra al suo cuore.

«Batte solo per te, Belle.»

Lei continuò a baciarlo e a stringerlo per sentire il suo cuore battere all'unisono col suo, per memorizzare nell'anima quella gloriosa melodia che profumava d'amore.

Intanto, la camicia di suo marito cadde a terra.

Rumplestiltskin appoggiò la sua sola e unica amante sulle lenzuola d'oro e si beò alla vista di lei, circondata da tutto quello sfarzo, tessuto appositamente per lei. Era una regina. Era la luce.

Continuandola a baciare e ad accarezzare, venerandola come una dea, le sfilò il vestito e la restò a fissare. I capelli sciolti le incorniciavano il viso, le labbra rosse erano socchiuse in un gemito di piacere e i suoi occhi, i suoi occhi erano infuocati.

Esplodevano. Proprio come lui, mentre la vedeva e l'amava.

Lasciò che Belle gli slacciasse anche i pantaloni.

Le loro scarpe finirono a terra senza che neanche se ne accorgessero.

Belle lo baciò avidamente e lui la strinse ancora di più a sé per farle capire, per farle sentire quanto avesse bisogno di lei. Era un bisogno interiore, ma era anche fisico.

Un bisogno della pelle, un bisogno del cuore.

Le slacciò il reggiseno e baciò e leccò i suoi seni fino a farle urlare il suo nome per volere di più, per chiedergli di più. Rumplestiltskin non se lo fece ripetere all'infinito, eccitato com'era.

Belle lo spinse verso di sé e le loro labbra si unirono ancora in quella danza di fuoco che esplose nuovamente nel momento in cui si tolsero gli ultimi indumenti che restavano.

Rumplestiltskin guardò i suoi occhi. Brillavano.

Urlavano il suo nome.

Come se fosse una richiesta d'aiuto, un'invocazione per sentirsi completi, per colmare il vuoto che li divideva e riempirlo d'amore.

Fu allora che Rumplestiltskin entrò dentro di lei.

Perché era suo dovere e piacere esaudire ogni desiderio di Belle.

Si mosse a ritmo con lei, seguendo nei suoi occhi le vibrazioni dei respiri e le note dei gemiti.

Le loro lingue si fusero ancora e raggiunsero il cielo insieme, sempre più in alto, sempre più in fondo.

Esausti, ma appagati. Felici per aver raggiunto l'apice, ma spaventati che, come ogni momento bello e prezioso della vita, fosse destinato a finire.

Rumplestiltskin l'accolse tra le sue braccia, lasciando che poggiasse la testa sulla sua spalla, lasciando che quel contatto si prolungasse per sempre.

«É stato magico.» esclamò lei.

«Lo é stato. Ma ci vuole ancora un pizzico di magia per rendere tutto perfetto.»

Belle lo guardò, senza capire. Lui la invitò a guardare il soffitto.

Ma non c'era il gazebo, c'era il cielo. Stellato e tinto di blu.

«Ma come é possibile? É stupendo!»

Belle era estasiata mentre stava a contemplare le stelle che brillavano sopra di loro.

Rumplestiltskin, invece, guardava lei. L'unica luce che brillasse per lui.

Il suo sguardo era fisso in quello di Belle.

E gli occhi di lei urlavano, mentre lo guardavano con amore.

Urlavano il suo nome e dentro quello sguardo, dentro quell'urlo, pronunciato nel cuore, c'erano poche, fondamentali parole.

«Ti amo e grazie, Rumple.»

L'ultima volta in cui aveva visto quello sguardo era stata quando Belle l'aveva cacciato da Storybrooke.

Il suo sguardo era stato assordante.

Urlava così tante parole che, per Rumplestiltskin, era stato impossibile distinguere le une dalle altre.

Ogni scintilla emanata dagli occhi di Belle era un colpo inferto al suo cuore.

Lo stava allontanando, lo voleva allontanare.

Ma lui voleva avvicinarsi a lei, per sentire, per udire oltre l'urlo delle parole e degli occhi quello che sentiva il suo cuore. Voleva annullare la distanza che li divideva e chiederle perdono.

Lo sguardo di Belle urlava, ma non urlava il suo nome. Urlava un'unica parola.

«Vattene.»

Rumplestiltskin se n'era andato, ma non si era dato pace neanche per un momento, da quando tutto era finito. Era finito tutto, quando Belle l'aveva mandato via da lei, da Storybrooke.

E lui sapeva di aver sbagliato perché non era riuscito a sentire il cuore di sua moglie mentre gli parlava, si era concentrato sugli urli, senza capire che appartenevano anche a lui.

Ed erano lo specchio di quelli di Belle.

Avrebbe solo voluto rivederla, sotto quel cielo trapunto di stelle, e avrebbe solo voluto dirle che aveva ragione e i suoi urli avrebbero sempre trovato eco dentro di lui.

E, insieme, avrebbero sempre trovato il modo di raggiungere il cielo, fosse stato pieno di stelle o carico di nubi.

Perché l'amava e perché il cielo, in fondo, era lo stesso di sempre, se solo riusciva a vederlo con gli occhi di Belle.

Occhi che urlavano "vattene", ma la cui eco era "resta".
 



A/N

Questa storia partecipa al contest di Belle "Rumple bumple isn't here".
E' ambientata dopo che Belle caccia via Tremotino da Storybrooke nella quarta stagione :(
Non ho potuto fare a meno di approfondire il momento dell'addio, inserendovi una scena che mostrasse Rumple a New York, ma che avesse anche un legame particolare con Belle e con quello che ha condiviso insieme a lei.
Spero di essere riuscita, almeno in parte, a trasmettere ciò che il loro amore rappresenta e quanto sia grande il sentimento che li unisce.
Mi farebbe piacere sapere se sono riuscita nel mio intento! :)
In ogni caso, sono aperta a qualsiasi opinione, positiva o negativa che sia ;)
Un abbraccio,
Gloria

   
 
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