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Autore: zwingli    02/01/2015    2 recensioni
"Ti odio, Jackson"
Percy avrebbe voluto ribattere che forse era proprio perché lo odiava che gli stava stringendo la mano, tremando impercettibilmente, ma realizzò che nel 99% dei casi l'avrebbe ritirata stizzito, per poi lanciargli qualcosa di molto pensante sulla testa, perciò decise saggiamente di tacere. La mano di Nico stretta nella propria, pensò, era una di quelle cose che ti migliorano la giornata, e non se la sentiva affatto di privarsene.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Nico di Angelo, Percy Jackson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Premetto che è la primissima OS che scrivo sui Pernico e mi scuso se non riesco a rendere bene le mie idee. E' uscita da un miscuglio di canzoni che ho ascoltato e riascoltato mentre scrivevo e be', spero che non sia uscito tutto questo pasticcio. Detto ciò mi scuso per le ripetizioni (mio fatale problema) e se a volte sono un po' prolissa (altro grande problema).

Buona lettura e ricordate che qualsiasi critica è sempre ben accetta c,:

Alloora, dico subito che questo è un "repost", ovvero una piccola fiction che ho postato molto tempo fa e che ora ho rivisitato, correggendo trama e forma. Spero vi piaccia, fatemi sapere c,:

 

 

 

Too much to ask

Quella sera, come la sera precedente e quella prima ancora, Nico, sdraiato sul suo letto e munito di caldo pigiama, si stava scervellando per capire perché mai Percy avesse lasciato Annabeth, anche se, a dire il vero, probabilmente se lo stava chiedendo quasi tutta la scuola. Difatti in breve tempo la notizia aveva creato molto scalpore fra le file di armadietti del college. Insomma, Percy e Annabeth erano la coppia perfetta da film: erano come la panna e le fragole, come Andrew Garfield ed Emma Stone, come il tiramisù con il caffè, anche se da un po' di tempo di caffè ce n'era un po' troppo nel loro rapporto, ed anche molto amaro.Tutti, ma davvero tutti, erano rimasti shockati dalla notizia, chi più chi meno, ma a quel piccolo scoop si erano fatte attente tutte le orecchie dei teenager dell'istituto, e forse non solo quelle degli studenti. Le uniche persone che all'inizio erano rimaste vagamente felici del fatto forse erano state un certo ragazzino a volte un po' scorbutico e Drew, la cui ambizione in un primo momento le aveva fatto provare del puro sollievo poiché tolta la Percabeth dal mercato, il titolo di coppia dell'anno sarebbe spettato sicuramente a lei e il suo amato Jason.

 

Nico aveva ormai rinunciato a leggere quel volume de "L'attacco dei Giganti" a causa di pensieri molto improbabili che lo distraevano, chiamati anche "film mentali". Certo pensò che se Percy non gli fosse stato così appiccicato nei giorni seguenti alla rottura con Annabeth, lui non sarebbe mai e poi mai arrivato a pensare, o meglio, a sperare che il capitano della squadra di Pallanuoto avesse finalmente spostato gli occhi su chi lo apprezzava veramente e che avesse chiuso in un cassetto, magari quello più piccolo e dimenticato del suo armadio, le attenzioni per le gonnelle colorate delle cheerleader. Tutte vane speranze, Nico ne era certo, quindi aveva acceso il laptop e messo la musica a volume medio-alto, non preoccupandosi di dare fastidio al suo vicino di stanza Leo Valdez, che, ormai finito l'orario delle ronde notturne, era sicuramente sgattaiolato nei dormitori femminili per salutare le sue amichette prima che partissero per il weekend. Con una punta di rammarico Nico si ricordò che lui e Leo erano fra i pochi a non tornare a casa nei fine settimana; lui non ne aveva davvero voglia, aveva scelto con sua sorellaHazel quel college proprio per rimanere lontano dalla tensione famigliare, mentre Valdezbe', lui una famiglia non ce l'aveva. Di Angelo si sentiva terribilmente egoista per quel fatto: lui avrebbe potuto andare dai propri parenti, ma non voleva farlo, al contrario il suo amico avrebbe pagato oro per avercela una famiglia, anche se scombussolata e problematica come la sua. Il ragazzo si maledì per essere così dannatamente sensibile e di soprassalto tornò a pensare a Percy, a quante volte lo aveva fissato troppo a lungo, indugiando più di quanto fosse lecito sul suo viso, in modo da capire cosa stesse provando ad ogni minimo movimento della bocca. Le uniche volte che non riuscivaa comprenderlo, a leggere il suo viso, pensò, erano quando i suoi occhi verdi si soffermavano sul suo pallido visino: prima sembrava radioso, poi diventava rigido e scostante, come se si trovasse davanti ad un appestato.

E questo Nico proprio non lo poteva sopportare.

In quel momento qualcuno bussò alla porta, o meglio cercò di sfondarla, vista la delicatezza con cui il tipo stava picchiando la superficie. Tuttavia il moro era deciso a non aprire a nessuno, a costo di far beccare dai professori il suo sventurato scocciatore che stava nettamente violando il coprifuoco.

"Nico, sono Percy... Posso entrare?"

Parli del diavolo...

E gli chiedeva se poteva entrare? Nico si poteva immaginare già la sua espressione anche prima di andare ad aprire: le sopracciglia leggermente arcuate e il capo chino ad esprimere la sua incertezza, sapeva che Nico odiava le visite non programmate. Il ragazzo minore si era impegnato moltissimo a non fare il suo sorriso migliore quando aveva aperto la porta della sua camera, accogliendo l'amico.

"Idiota, ti avrà sentito mezzo mondo, entra prima che arrivi il preside e ti sospenda"

"Grazie, nanetto"

Nico sbuffò scocciato, anche se si sentiva vagamente idiota, perché dopotutto gli piaceva da morire il fatto che Percy desse soprannomi solo a lui. Di Angelo si era andato a sedere tranquillamente sul letto, curandosi persino di stoppare la musica, ricordandosi che dannazione Nico, io gli Slipknot proprio non li sopporto!, come Jackson gli ripeteva di continuo quando lui si azzardava appena a mettere una loro canzone.

Percy era rimasto in piedi al centro della stanza come uno stoccafisso, imbarazzato, contrariamente a come avrebbe fatto nella camera di un'altra persona, e il ragazzo più piccolo non poté fare a meno di notare con leggerezza che somigliava ai gentiluomini del '700 che stavano per chiedere la mano di bellissime donzelle, protagonisti dei suoi romanzi inglesi che nascondeva sotto il letto perché erano da ragazzine, a detta di suo padreForse aveva pure ragione, ma questo Nico non l'avrebbe mai ammesso. Rimasero in quel modo per quasi 20minuti, le uniche parole che erano riusciti a scambiarsi prima che Nico sbottasse erano piccole domande sul rendimento scolastico chePercy liquidava con dei monosillabi.

"Sinceramente, è da quando hai... Da una settimana che ti appiccichi come una cozza e poi improvvisamente non mi parli, si può sapere cosa c'è? Davvero, è estremamente irritante"

"Da quando ho lasciato Annabeth, volevi dire?"

"Oh su, sono dettagli, che importa!"

"Be' invece importa,  almeno per me. Non ti chiedi perché l'abbia lasciata? Se lo stanno chiedendo tutti, infondo"

Percy fece un mezzo sorriso alzando lo sguardo verso di lui. Tremendamente sleale, pensò Nico.

"Non mi interessa perché diavolo dopo due fottuti anni che state insieme tu ti sia scocciato di lei, lasciandola! Ti chiedo almeno di fingere che ti importi di me, perché be' sì, mi stai illudendo! Lasci Annabeth e poi mi stai attaccato per giorni e mi fai pensare certe cose... Non mi sembra troppo da chiedere..."

Appena Nico rese conto di quel che aveva detto girò il viso verso la finestra, approfittando della scarsa illuminazione della stanza, per coprire quella vergogna che lo ricopriva completamente come un velo. Percy aprì e chiuse la bocca più volte, quella stessa bocca che durante le lezioni non stava mai chiusa e che stranamente in quel momento aveva intelligentemente deciso di non proferire parola.

"Davvero pensi che non mi importi?"

Siccome Nico rimase in silenzio, Percy si sedette accanto a lui un minimo titubante e gli spostò il viso delicatamente per poterlo guardare negli occhi. Le sue dita lo sfioravano appena.

"Sei così cocciuto e infantile, a volte, Neeks. A me importa moltissimo di te, forse pure più del dovuto, non c'è bisogno di fingere. Davvero, non è mia intenzione illuderti, ma dannazione, dammi un po' di tempo per capire! Io tengo moltissimo a te e proprio per questo devo comprendere se il mio tener molto supera i confini dell'amicizia; altrimenti credo che saremo in due ad impazzire"

Nico strabuzzò gli occhi e si benedì per aver lasciato le luci spente, sicuro che tutto il suo sangue fosse affluito senza preavviso al volto. Era così felice, intimorito e vergognoso al tempo stesso che per non cedere all'istinto di urlare borbottò delle scuse verso il ragazzo più grande. Certo, non era stata una dichiarazione con fiori, champagne e cigni in un bellissimo stagno dietro di loro, ma a Nico bastava e avanzava, anche se, in fondo, aveva ancora timore che si fosse immaginato tutto per colpa dei film mentali.

Percy gli sorrise teneramente, arrivando fino ad accarezzargli i capelli, allungando la mano senza la minima esitazione, questa volta.

"Posso rimanere qui 'sta notte?"

"TU SEI PAZZO, COSA DICI SCIOCCO INSOLENTE! SE TI BECCANO FUORI DALLA CAMERA TI ESPELLONO SENZA LA MINIMA ESITAZIONE. IO NON MI CAPACITO DAVVERO CHE TU... CHE TU... Ah, Dio, va bene, puoi rimanere"

Jackson ridacchiò, mentre Nico si schiaffeggiò mentalmente per quella poca forza di volontà, ma quando aveva visto il viso di Percy illuminarsi non aveva proprio saputo resistere. Se qualcuno l'avesse filmato rifacendogli vedere il video si sarebbe preso in giro da solo. Si sentiva davvero ridicolo quando, per colpa di quel ragazzo, tutti i suoi ideali si ritiravano chissà dove, facendogli compiere qualsiasi cosa.

Il maggiore si infilò repentino sotto le coperte adagiandosi sul fianco e dando le spalle all'altro ragazzo, fingendo un fare scocciato, anche se non riusciva a negare di aver perso un battito dopo aver sentito il materasso abbassarsi leggermente per poi percepire una nuova fonte di calore accanto a lui, non credendo possibile che quel corpo fosse proprio di Percy Jackson. Dopo minuti interminabili di esitazione ed imbarazzo Percy si avvicinò di più a Nico, portandogli un braccio sopra i fianchi e stringendolo da dietro. In un primo momento era impaurito sentendo il corpo dell'amico irrigidirsi sotto il suo braccio, ma poi, quando piano piano stava tornando tranquillo, la paura era stata spazzata via da una fantastica consapevolezza: Nico Di Angelo gli permetteva di abbracciarlo.

Nico aveva trattenuto il respiro, in un primo momento, ma poi non aveva potuto fare a meno di sorridere.

"Ti odio, Jackson"

Percy avrebbe voluto ribattere che forse era proprio perché lo odiava che gli stava stringendo la mano, tremando impercettibilmente, ma realizzò che nel 99% dei casi l'avrebbe ritirata stizzito, per poi lanciargli qualcosa di molto pensante sulla testa, perciò decise saggiamente di tacere. La mano di Nico stretta nella propria, pensò, era una di quelle cose che ti migliorano la giornata, e non se la sentiva affatto di privarsene.

 

 

 

  
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