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Autore: Despicable Meggs    03/01/2015    5 recensioni
Era stato invitato ad unirsi a Ziva e Shmeil per la loro serata e al momento era molto a disagio. [...] Si conoscevano da tanto tempo ma ogni giorno che passava Tony provava sempre più interesse per lei. La parte difficile era dirglielo, aveva sempre paura che lei non fosse pronta o che non accettasse la cosa. E siccome avevano un'amicizia fantastica aveva paura di rovinare tutto.
Una OS nata da una conversazione con un'amica. Post Gone. Enjoy :)
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anthony DiNozzo, Ziva David
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Our Perfect Moment

Ok, una piccola parentesi prima di lasciarvi alla lettura: questa OS è interamente dedicata a Slurmina. Penso l'aspettasse da un po' e magari se ne era già dimenticata, con tutto il tempo che ha aspettato XD
In ogni caso penso tu abbia capito di che cosa tratterà e spero ti piaccia :)
Ora vi lascio alla lettura, le note le trovate in fondo come al solito.


Tony DiNozzo, I want you to meet my very good friend Shmeil Pinkhas.
Poet, philosopher and Middle East historian.
Listen to her kvelling.
But who can argue with a smile like that? 
I think I met someone of that name at a hotel bar in Geneva.
An older version of you, outgoing, quite dashing.
Let me get this straight, you've met my father? 
Nice kid.And such stories.
Many I cannot repeat in mixed company, but he had me laughing.
Well, if he stuck you with the check, then that's our guy.
Then you must join us.
Gosh, I couldn't.
You know, I'm sure you want to be alone, and I - I have all this - 
No, we have plenty of time, and Shmeil is actually spending the night, so 
I've known my Ziva since she was three years old.
Trust me, we'll be talking till dawn.
DiNozzo, let's party.


Era stato invitato ad unirsi a Ziva e Shmeil per la loro serata e al momento era molto a disagio.
Non voleva interferire, Ziva era eccitata dalla mattina di poter incontrare il suo vecchio amico. In più vederla in questo suo fantastico abito, tutta in tiro per la serata non lo aiutava a controllarsi.
Si conoscevano da tanto tempo ma ogni giorno che passava Tony provava sempre più interesse per lei. La parte difficile era dirglielo, aveva sempre paura che lei non fosse pronta o che non accettasse la cosa. E siccome avevano un'amicizia fantastica aveva paura di rovinare tutto.

"Allora Ziva, dove mi porti a mangiare?" chiese Shmeil mentre scendevano con l'ascensore.
"Andiamo al pub dove mi porta sempre Tony dopo una lunga giornata di lavoro, così potremmo trattenerci a lungo per parlare" propose lei.
"Fantastico. Tu cosa ne pensi?" chiese lui rivolto a Tony.

In quel momento era soprappensiero, pensava a come fare per non farsi distrarre dalla bellezza di Ziva.

"Cosa? Oh, penso sia un'ottima idea" rispose tornando alla realtà.
"Andiamo con due macchine? Così poi non dobbiamo ripassare da qui per prenderla" aggiunse.

In realtà c'era anche un altro motivo, aveva paura che se fossero andati con un'auto sola e lui avesse dovuto riportare Ziva a casa sarebbe finito per combinare guai. E non voleva fare danni.

"Si è meglio, così poi io porto Shmeil in hotel e tu puoi andare a casa direttamente" rispose Ziva.

Una volta arrivati alle macchine, salirono e si diressero verso il loro pub preferito.
Per tutto il viaggio Tony non fece che pensare a come evitare situazioni compromettenti. Sapeva che non avrebbe potuto fare a meno di sedere vicino a lei e stuzzicarla, ma si stava preparando a darsi un contegno. Specialmente perché questo caro amico di Ziva era presente e lui non voleva dare brutte impressioni.

Anche Ziva, mentre guidava, cercava di pensare a cosa sarebbe potuto succedere. Nonostante fosse brava a controllarsi, non poteva negare un grande interesse per Tony. E il fatto di averlo così vicino in queste occasioni la metteva in difficoltà.

Quando arrivarono davanti al loro pub, Tony prese un momento per sé prima di scendere. Vide Ziva dallo specchietto retrovisore della macchina camminare verso di lui e non poté fare a meno di pensare a quanto fosse meravigliosa quella sera. Raramente la vedeva con un vestito e delle scarpe con il tacco e pensò che fosse uno spreco. Una ragazza bella e perfetta come lei doveva essere sempre vista così.

Aprì lo sportello prima che Ziva lo raggiungesse e scese dalla macchina.

"Che aspettavi?" gli chiese.
"Non trovavo il telefono" mentì lui.
"Ora lo hai trovato? Entriamo che si gela" rispose Ziva

Shmeil era già davanti all'entrata del locale e li aspettava.
Quando li vide arrivare insieme notò bene gli sguardi che Tony lanciava a Ziva cercando di non farsi notare.
Entrarono e il proprietario del locale li riconobbe immediatamente.

"Tony, Ziva. Sempre il solito tavolo?" chiese.
"Si. Ma aggiungi un coperto in più, oggi cena con noi anche il mio amico" rispose Ziva indicando Shmeil.
"Avete un vostro tavolo?" chiese lui curioso.
"Veniamo spesso... Il lavoro ci tiene impegnati fino a tardi" rispose Tony volendo chiarire che era solo una questione di comodità.

Shmeil annuì sorridendo senza farsi vedere, seguì i due ragazzi e si sedette al tavolo con loro.
Prese in mano un menù e iniziò a guardare. Non era certo un ristorante di lusso ma lui aveva voglia di provare cibi americani e quel posto sembrava perfetto.
Ci mise un po' ma alla fine scelse le ali di pollo fritto, seguendo il consiglio di Tony.

"DiNozzo, tu sei proprio identico a tuo padre" disse Shmeil all'improvviso.
"Guardi, signor Pinkhas..." iniziò Tony.
"Chiamami Shmeil" lo interruppe lui.
"Shmeil. Io non so cosa le abbia raccontato mio padre, ma se aveva bevuto non darei troppo peso alle sue parole" concluse preoccupato.
"Tuo padre racconta molte storie e spesso esagera. Riconosco una storia inventata quando la sento. Ma non ha mai speso una cattiva parola su di te" lo tranquillizzò Shmeil.
"Oh, questa mi giunge nuova" commentò Tony colpito.

Solitamente suo padre non perdeva occasione per raccontare storie imbarazzanti sul suo passato o per sottolineare qualche scelta del figlio che lui non condivideva.
Perciò Tony rimase sorpreso nel sentire che aveva parlato bene di lui.

"Si stima molto di suo figlio agente dell'NCIS" disse Shmeil.
"Davvero? Con me non lo ha mai detto" rispose Tony.
"Ho idea che voi non parliate molto" commentò Shmeil.
"Eh..." iniziò Tony senza sapere cosa dire.
"Tony e suo padre non hanno un gran rapporto" si intromise Ziva.
"Il bue che dice cornuto all'asino, vero occhioni belli?" rispose lui immediatamente.

Tuttavia vedendo Ziva abbassare lo sguardo e cambiare espressione si pentì di quella battuta.
In un'altra occasione gli avrebbe tirato una gomitata e uno dei suoi sguardi assassini, ma ora Shmeil era lì ed essendo un caro amica di famiglia di sicuro era a conoscenza dei problemi tra Ziva e suo padre. E di sicuro Ziva adesso era a disagio.

"Scusa" mormorò a voce bassa.
"Ancora problemi con tuo padre, Ziva?" chiese Shmeil serio.
"Le solite cose. Ma non é argomento per stasera" rispose tornando a sorridere e fingendo che quella parte di conversazione non fosse mai esistita.

Poco dopo arrivò la cameriera con le loro ordinazioni e iniziarono subito a mangiare.
Shmeil sembrava gradire il cibo americano e Tony si meravigliò di come una persona della sua età reggesse bene ad una serata dopo aver affrontato un viaggio così lungo.

"Allora, Shmeil. Ha detto che conosce Ziva da quando aveva tre anni. Qualche storia da condividere?" chiese curioso.
"Tony!" lo rimproverò lei.
"Andiamo, Ziva. Lo abbiamo invitato a cena ora è tempo di condividere qualche ricordo" disse Shmeil.
"Avrei talmente tante storie da raccontare che potremmo parlare per una settimana" aggiunse.
"Ma starai qui solo due giorni e non vorrei passarli a parlare solo di me" commentò Ziva.
"Tranquilla cara, non racconterò nulla di imbarazzante" la rassicurò Shmeil.

Ziva guardò Tony che al momento era intento a fissare Shmeil aspettando l'inizio della storia.

"Domani, al lavoro, te la faccio pagare" disse dandogli un calcio da sotto il tavolo.
"Oh, andiamo David. Non essere timida" rispose sorridendole come non aveva mai fatto.

Ziva avrebbe anche potuto sciogliersi davanti ad un sorriso e due occhi così, ma non lo fece. Doveva mantenere la sua reputazione da dura.

"E togliti quel sorrisino da ebete dalla faccia" aggiunse stizzita.

Shmeil osservò curioso i due ragazzi. A giudicare dal loro comportamento, capì che dovevano davvero essere molto amici.

"Ricordo un momento molto divertente. Penso fosse una delle prime volte che ti vedevo, dovevi avere tre o quattro anni" iniziò Shmeil.

Ziva pregò che non fosse una cosa troppo personale o troppo imbarazzante.
Non che non avesse mai parlato con Tony di cose personali, ma voleva essere lei a decidere cosa dirgli o non dirgli.

"Vi eravate appena trasferiti nella nuova casa e molte stanze erano ancora da sistemare. Tu eri un piccolo terremoto, Ziva. Ricordo tua madre che ti rincorreva per tenerti ferma e chiedeva aiuto ad Ari. Ma tu eri decisa a raggiungere quell'unica stanza piena di barattoli di vernice colorata" continuò.

"Quella vernice aveva colori bellissimi, la ricordo ancora. Ci dipingemmo le nostre camere, mia madre scelse il fucsia per la mia" disse Ziva.
"Mossad, ti piaceva il fucsia?
" domandò Tony sorpreso.
"Che ti ci creda o no, DiNozzo, prima di diventare un agente del Mossad sono stata anche io una bambina" lo riprese.

Tony provò ad immaginarsi Ziva da piccola.
Magari con due treccine e un bel vestitino che correva per la casa facendo impazzire i genitori.

"Comunque riuscisti nel tuo intento. Non so come ti allontanasti senza che ce ne rendessimo conto e andasti a rinchiuderti nella stanza delle vernici. Passarono venti minuti buoni prima che ti trovassimo la dentro" disse Shmeil.
"Quando entrammo non era più una bambina, era un mix di colori. Era riuscita a mettersi la vernice anche nei capelli e una delle pareti della stanza era decorata con tanti stampi di manine colorate" aggiunse.

"Mia mamma mi ha sempre raccontato che le ci sono volute due ore per ripulirmi, aveva paura di dovermi tagliare i capelli per togliere la vernice. Però non ridipinsero la parete che avevo sporcato, nessuno l'ha più toccata" disse Ziva.

Tony che aveva ascoltato in silenzio fino a quel momento, decise di commentare.

"Una piccola pittrice, eh Ziva? Se ti va ho il bagno da ritinteggiare" disse ridendo.
"In realtà da quel giorno hanno nascosto tutti i barattoli, avevo già fatto abbastanza danni" commentò lei.
"Ziva è sempre stata una bambina molto attiva e creativa" disse Shmeil.
"Beh allora non è cambiata, direi" rispose Tony.
"No, più cresceva e più si capiva che bambina intelligente e piena di energia fosse" disse Shmeil.
"Oh, si... Lo è molto" commentò Tony guardandola.

In quel momento Ziva si sentì osservata e in imbarazzo, così decise di parlare per interrompere quella situazione.

"Perché non racconti a Tony cosa successe quella sera che i miei mi lasciarono sotto la custodia di Ari" disse.
"Allora ti piace raccontare storie" commentò Tony.
"DiNozzo, fai silenzio" lo zittì lei.

"Quella volta terrorizzasti il povero Ari, me lo ricordo mentre mi chiamava spaventato in cerca di un consiglio" disse Shmeil quasi rimproverandola.
"Hey, avevo solo sei anni" cercò di giustificarsi.

"I genitori di Ziva dovevano uscire. Tra l'altro tua madre era anche incinta, Ziva. Le hai fatto prendere un bello spavento" iniziò Shmeil.

Ziva ridacchiò e Tony dedusse che in fondo non fu una cosa così tragica o almeno non dal punto di vista di Ziva.

"Chiesero ad Ari di badare alla sorella. Lui aveva già quindici anni ed era un ragazzo molto responsabile, non era la prima volta che rimaneva da solo con Ziva" continuò.

Tony vide gli occhi di Ziva diventare lucidi, in fondo anche se Ari era diventato un assassino doveva essere stato un buon fratello a giudicare dalla sua emozione in quel momento.

"Ma le regole a Ziva non sono mai piaciute e per quanto i genitori e lo stesso Ari si fossero raccomandati di non saltare in piedi sul letto, lei lo fece lo stesso" raccontò.
"Mi divertivo a saltare e cercare di toccare il lampadario con la mano" si intromise lei.
"Il punto è che a forza di saltare guardando in alto perse l'equilibrio e cadde a terra. Ari si sentì immensamente in colpa, Ziva gli aveva chiesto di andare in camera a prendere un libro da leggere e invece era caduta" continuò Shmeil.
"Ti facesti molto male?" chiese Tony curioso e preoccupato allo stesso tempo.
"Mi tagliai il labbro cadendo" rispose.

"Ari mi raccontò che corse in camere non appena sentì rumore e trovò Ziva seduta per terra con il labbro sanguinante. Disse che cercavi di trattenere le lacrime per non dare a vedere quanto male ti facesse" disse Shmeil.
"Sapevo di aver sbagliato e volevo fingere che non fosse successo nulla. Così Ari mi prese e mi portò in bagno e continuò a pulirmi il labbro con l'acqua fredda finché non smise di sanguinare. Poi mi diede un ghiacciolo e mi tenne in braccio per il resto della serata" ricordò Ziva.

Ora Tony stava rivalutando Ari e riflettendo su cosa poteva essere successo di così brutto per farlo cambiare radicalmente.
Quello che però sapeva era che come fratello era fantastico e immaginò cosa fosse stato per Ziva doverlo uccidere.

"Sai Ziva, non appena ti addormentasti mi chiamò, chiedendomi se aveva fatto bene o se doveva portarti in ospedale. E cercando aiuto per come spiegare la cosa ai tuoi genitori, era sicuro che lo avrebbero punito" disse Shmeil.
"Ma non lo fecero" rispose Ziva.
"No. Lo rassicurai che aveva fatto tutto bene e gli dissi di chiamare tua madre, la quale, poverina, corse a casa immediatamente per vedere come stavi. Era davvero spaventata, ma Ari lo era più di lei. Ci vollero un paio di giorni per fargli capire che erano cose che succedevano e che non era colpa sua" spiegò Shmeil.
"Io ricordo che la mamma mi rimproverò un po' per non aver ascoltato lei e Ari e aver rischiato di farmi male seriamente" commentò Ziva.
"Tua madre ti voleva troppo bene per rischiare che ti succedesse qualcosa" disse Shmeil.
"Le volevo bene anche io" rispose malinconica.

Tony non seppe cosa dire se non commentare divertito la storia, voleva che l'atmosfera della serata rimanesse leggera e non che Ziva tornasse a casa con il magone.

"Visto che siamo in vena di racconti, ho anche io una storia su Ziva" disse improvvisamente Tony.
"DiNozzo, non osare" rispose immediatamente.
"Dai, Ziva. È una storia innocua e divertente" insistette lui.
"Valuta bene le parole che stai per usare, sono ancora capace di ucciderti con una graffetta" lo minacciò.

Ma Tony non sembrava preoccupato, per nulla.
Si limitò a ridere e prendere un sorso della sua birra prima di iniziare a raccontare.

"Si era appena trasferita in America, era all'NCIS da un paio di mesi credo" iniziò lui guardando Shmeil.
"Una mattina, eravamo tutti in ufficio, e notammo che Ziva non arriva. Di solito è molto puntuale la nostra Ninja ma quella mattina era in ritardo. Così decidemmo di aspettare un po' e poi l'avremmo chiamata per assicurarci che fosse tutto a posto, all'inizio tendeva a sbagliare strada e pensavamo si fosse persa" continuò.

"Scusa se non ero ancora pratica delle vostre super strade" disse lei acida.

"Comunque dopo nemmeno un'ora fece il suo ingresso all'NCIS, nervosa e alterata da qualcosa. Arrivò alla scrivania in silenzio e lanciò il suo zaino per terra prima di sedersi in silenzio e mettersi a lavorare. Così curiosi le chiedemmo cosa fosse successo" raccontò.
"Fermo un attimo. Curiosi? Fai meglio a dire curioso. Sei stato tu a chiedermi cosa fosse successo, nessun altro si mise a ficcanasare" lo interruppe lei.
"Come sei puntigliosa David" rispose.
"Ok, allora curioso le chiesi cosa fosse successo... E aveva preso la sua seconda multa da quando era negli Stati Uniti. Il poliziotto le aveva detto che alla terza le avrebbero ritirato la patente. Era su tutte le furie, pronta ad uccidere chiunque le passasse davanti" concluse Tony ridendo.

Anche Shmeil si mise a ridere, conosceva lo stile di guida di Ziva e immaginava che le avesse causato dei problemi.

"Non fa ridere, è un dramma. Qui non si può nemmeno andare veloci" si lamentò.
"Mi dispiace che l'America ti abbia vietato di rompere il muro del suono" disse Tony sarcastico.

La serata continuò a lungo ci furono altre storie e domande da parte di Shmeil, finché non venne troppo tardi e si fece l'ora di tornare a casa.

"Arrivederci Tony, spero di rivederti presto. Porta i miei saluti a tuo padre" disse Shmeil salutandolo.
"Certamente e grazie per l'invito" rispose.
"Ci vediamo domani, Ziva" aggiunse ammirandola per un'ultima volta in tutta la sua bellezza.

Tornarono a casa in macchine separate, così come erano arrivati.
Un volta che Ziva parcheggiò sotto l'hotel di Shmeil lui ne approfittò per scambiare due parole in privato con lei prima di andare a dormire.

"L'agente DiNozzo è molto simpatico e carino" disse.
"Lo so, lavoro con lui da otto anni ormai" rispose Ziva.
"Sembra tenerci molto a te" commentò.
"Siamo colleghi e amici, è normale" rispose lei negando ogni evidenza anche a sé stessa.
"Amici, eh?" domandò Shmeil.
"Si, davvero grandi amici" disse ancora.
"Ok. Buona notte, Ziva. E grazie per la piacevole serata" concluse Shmeil aprendo lo sportello.
"Ricordati, negare l'evidenza ti farà solo stare male" aggiunse prima di andare via.

E Ziva sapeva che aveva ragione, perché era quello che stava succedendo da più di un anno ormai.
Tornò a casa ripensando alla serata appena passata e alle parole di Shmeil. Si rese conto di come aveva gradito ogni momento di vicinanza con Tony, ogni sguardo e ogni sua parola nei suoi confronti.
Si chiese perché dovesse essere sempre tutto così difficile, perché le cose non potevano semplicemente andare per il verso giusto per una volta.

Nel frattempo Tony era arrivato a casa e si era seduto sul divano con una bottiglia di birra.
Stava riflettendo sulla serata appena passata e non poteva credere di non aver fatto nulla per parlare da solo con Ziva.

Ripensò a tutto quello che avevano affrontato assieme in quegli otto anni e anche a tutto ciò che aveva rischiato di dividerli.
Ma nonostante tutto erano ancora insieme. Insieme come amici, ma era arrivato il momento in cui Tony voleva di più e sapeva che anche Ziva, nel profondo, voleva di più.

Nemmeno tutto ciò che era successo dopo che Tony aveva ucciso Michael Rivkin li aveva divisi, anzi lui era andato a vendicarla scoprendola ancora viva.
E questa non poteva che essere una seconda possibilità. Che però in parte stava andando sprecata considerando tutto il tempo che era già passato. Ziva addirittura si era quasi sposata con Ray, prima di scoprire che era un assassino.

Durante la sua lunga riflessione Tony si ritrovò a bere due birre, fino a che giunse alla conclusione che era il caso di alzarsi e andare a conquistare ciò che voleva. Era il momento giusto quello e avrebbe rischiato il tutto per tutto.
Era il loro momento perfetto e non andava sprecato.

Nel frattempo Ziva era arrivata a casa e si era precipitata a farsi un lungo bagno rilassante. Quello era il luogo dove si schiariva le idee, dove pensava alle cose importanti e prendeva le decisioni.
Come Tony, rifletté sulla sua vita da quando era arrivata all'NCIS. Di come le cose per lei erano cambiate in meglio nonostante gli alti e bassi. Aveva trovato una famiglia, degli ottimi amici e forse qualcosa di più anche se le riusciva difficile ammetterlo.

Capì quanto tempo stava sprecando, quante tempo entrambi stavano sprecando. Con il lavoro che facevano potevano essere morti anche il giorno dopo.
Uscì dalla vasca velocemente e si asciugò. Voleva andare da Tony immediatamente prima che fosse tardi.

Come lei anche Tony si mise la giacca velocemente e si diresse da Ziva.
Guidò veloce e senza rispettare il codice della strada. Ripensò a quello che aveva detto di Ziva poche ore prima con Shmeil e rise, questa volta lui rischiava di essere multato.

Ziva prese la giacca e senza nemmeno metterla afferò le chiavi di casa e aprì la porta per uscire.
Rimase molto sorpresa nel vedere Tony con il pugno alzato pronto a bussare.

"Tony, che ci fai qui?" chiese.
"Penso di essere qui per lo stesso motivo per cui tu stavi uscendo di casa" le rispose.
"Come fai a sapere che stavo uscendo?" disse cercando di negare l'evidenza.
"Hai la giacca e le chiavi in mano. Di sicuro non ti stavi preparando per andare a letto" rispose con uno dei suoi tipici sorrisi.

Ziva distolse lo sguardo senza dire nulla.

"Quindi mi fai entrare oppure usciamo entrambi e andiamo a casa mia fingendo che sei arrivata tu da me?" chiese sarcastico.
"Si entra pure" rispose spostandosi leggermente.

Richiuse la porta e appoggiò la giacca sull'attaccapanni.
Posò le chiavi sulla mensola vicina all'ingresso e raggiunse Tony che l'aspettava in piedi in salotto.

Si guardarono per un po' negli occhi. Entrambi erano partiti per raggiungere l'altro ma nessuno dei due aveva pensato a cosa dire.
In quel momento avevano avevano in testa talmente tante idee che esprimerle era impossibile. Le parole non sarebbero bastate per spiegare quello che provavano.

Così Tony si avvicinò lentamente a Ziva non distogliendo nemmeno per un attimo gli occhi dal suo volto.
Poteva leggere la sua emozione e anche un briciolo di paura.
Una paura giustificata che anche lui, ad essere sinceri, provava. Stavano per fare un passo da cui non si poteva tornare indietro. Il loro rapporto sarebbe cambiato e più di una persona si sarebbe dovuta adeguare a questo cambiamento.

Ziva continuava a fissarlo e al momento era diventata persino incapace di pensare. Voleva dirgli qualcosa, dirgli di parlare e dirle il motivo per cui era lì anche se lei lo conosceva bene. Ma rimase immobile a fissarlo mentre si avvicinava.
Le arrivò di fronte, così vicino che solo pochi centimetri di spazio li dividevano. Mantenne il contatto visivo, voleva vedere la sua reazione.

Le spostò una ciocca di capelli dal volto, mettendogliela dietro l'orecchio.
Ne approfittò per farle una carezza sulla guancia, cosa che le fece venire un brivido lungo tutta la schiena.
Tante volte aveva sognato che Tony facesse un gesto simile, l'aveva desiderato e la sensazione che stava provando ora era cento volte meglio della sua immaginazione.

Lei continuava a fissarlo sempre più persa nei suoi occhi blu, così Tony non staccò la mano dal suo volto.
Al contrario la lasciò sulla sua guancia e, delicatamente, ma in modo deciso si avvicinò di più a lei annullando ogni distanza.

Le diede giusto un secondo per realizzare cosa stesse per succedere prima di posare le labbra sulle sue e baciarla.
Dapprima fu un bacio delicato e dolce, come se avesse quasi paura di farle male. In realtà voleva solo essere sicuro che Zova gradisse la cosa e non voleva esagerare subito.
Ma quando si accorse che, dopo un primo momento di sorpresa, Ziva si era lasciata andare e partecipava attivamente al bacio decise di renderlo più passionale.

Portò una mano in mezzo ai suoi capelli per fare in modo di tenerla più vicina e appoggiò l'altra sul suo braccio.
Anche Ziva si appoggiò a lui senza dare alcun segno di voler interrompere quello che stavano facendo.

La baciò ancora per un po' prima di staccarsi e tornare a guardarla meglio occhi.

"Eri venuta a dirmi la stessa cosa, occhioni belli?" le chiese.
"Si esattamente la stessa, identica" rispose riprendendo fiato.

L'emozione e il bacio le avevano tolto aria senza nemmeno rendersene conto.
Gli sorrise dolcemente, persino troppo felice per parlare.

"Eri molto bella stasera" commentò lui riferendosi a come era vestita a cena con Shmeil.
"Grazie" rispose quasi in imbarazzo.

Sapeva quanto fosse sincero quel complimento, non aveva dubbi. E questo la fece emozionare molto, era bello sentirselo dire.

"Sono felice che sei venuto a cena con noi" disse lei.
"Avrei voluto baciarti mentre eravamo a cena" rispose.
"Avrei voluto baciarti otto anni fa" aggiunse.

"Avrei voluto che lo avessi fatto, otto anni fa" commentò.
"Ho molto tempo da recuperare, quindi" rispose.
"Si, dovrai impegnarti molto. Baciarmi tanto" disse lei.
"Penso mi servirà una bombola di ossigeno. Ho intenzione di baciarti fino a toglierti il fiato" rispose.
"Oh Tony, ti servirà molto di più che una bombola di ossigeno" commentò maliziosa.

Lui sorrise e la baciò di nuovo.
Sapeva che Ziva aveva in mente tante cose, le aveva anche lui. Ma sapeva anche che nessuno dei due le avrebbe messe in pratica quella notte. Avevano tempo e non c'era bisogno di affettare così le cose, nonostante fossero adulti che si conoscevano da un sacco di tempo.

Dovettero staccarsi, ad un certo punto, per riprendere fiato. Si erano attaccati l'uno all'altra ma avevano davvero bisogno di respirare.
E fu in quel momento che Ziva fece un gesto che Tony non si sarebbe mai aspettato. Non che non sapesse che in fondo anche lei era una ragazza dolce e sensibile, ma non era pronto.

Ziva lo guardò ancora un'ultima volta e lo abbracciò, appoggiando la testa sulla sua spalla e chiudendo gli occhi.
Tony rimase per un secondo bloccato dal suo gesto, ma non appena si accorse di quello che stava succedendo non esitò un attimo a stringerla.

Mentre con una mano la stringeva a sé, con l'altra le accarezzava la schiena.
Ziva si sentiva protetta e amata tra le sue braccia, era quella la sensazione che cercava da tempo e aveva sempre saputo che Tony era la persona giusta in cui cercarla.

"Hey, tutto bene?" le chiese sorridendole anche se lei non poteva vederlo.
"Si. Si è tutto perfetto" rispose con una tale gioia nella voce che anche lui poté percepire la sua felicità.
"Bene" commentò dandole un bacio sulla fronte.

Fece per staccarla delicatamente da lui, voleva riprendere a guardarla negli occhi e a baciarla. Ma Ziva oppose resistenza.

"No" disse sottovoce.
"Ok... Ma io non vado via, lo sai vero?" la rassicurò.
"Lo so" rispose.

Ma lei voleva restare abbracciata a lui non perché avesse paura che lui se ne andasse, ma perché quella sensazione di sicurezza e amore la stava rendendo la persona più felice del mondo e non voleva privarsene per il momento.
Tony capì il suo desiderio e non fece più nulla per staccarla. Al contrario si avvicinò al divano tenendola ben stretta e si sedette trascinandola con lui.

Ziva si sistemò bene tra le sue braccia accoccolandosi contro il suo petto. Ora Tony era più comodo, riusciva anche a vederla in volto.
Le accarezzò i capelli e il braccio, dandole qualche sporadico bacio sulle labbra che lei ricambiò felice.

"Stanotte resti" disse lei ad un certo punto.
"Se vuoi..." rispose.
"Non è una domanda, Tony" commentò lei sistemandosi comoda e chiudendo gli occhi.

Tutte quelle emozioni e la lunga giornata la stavano facendo crollare. E farsi coccolare da Tony non era certo il modo migliore per rimanere svegli.
Quando lui la guardò in faccia vide che stava per addormentarsi e avrebbe voluto farla alzare e andare almeno nel letto.
Ma trovò quel momento talmente perfetto che non volle rovinarlo.

Sapeva che il mattino seguente la schiena l'avrebbe ucciso, ma non si pose il problema. Lo avrebbe sopportato pur di avere Ziva tra le sue braccia, felice.
Prese il panno che era al lato del divano e coprì entrambi. Ziva portava solo una maglietta leggera e non voleva sentisse freddo durante la notte.

"Dormi bene, amore" disse prima di darle un bacio e sistemarsi bene sul divano.

Ziva sorrise e lui lo notò, l'aveva sentito e aveva apprezzato.
Anche Tony chiuse gli occhi felice e si lasciò andare alla stanchezza.

Non erano servite parole o dichiarazioni.
Il loro amore era così ovvio arrivati a quel punto che era quasi naturale quello che era appena avvenuto. E anche tutto quello che sarebbe avvenuto negli anni a venire.
In fondo era il loro momento perfetto.






Note dell'autrice:

BUON ANNO! :D
Iniziato bene il vostro 2015? Il mio si per il momento.

Voi vi aspettavate che io pubblicassi una nuova long, come vi avevo promesso. E invece no.
No perché ho questo fuori programma (per voi è un fuori programma, per me era già pianificato da tempo).

Come avrete capito questo sarebbe ciò che io immagino potesse (meglio dovesse) succedere dopo che Tony e Ziva escono a cena con Shmeil nell'episodio Gone (10.08) della decima stagione.

Diciamo che, poco meno di un anno fa, credo, parlai con una mia amica [Slurmina qui su efp] di questo episodio e convenimmo sul fatto che questo sarebbe stato l'episodio, a nostro avviso, perfetto per dare il via al TIVA.
Si parlò di scriverci una OS e io le promisi che lo avrei fatto. Immagino che avesse ormai perso le speranze di leggerla, visto che mi ci è voluta una vita per scriverla.
Ma ci tenevo davvero tanto a scriverla e dedicargliela. Nonostante ciò che si dice in giro, non sempre le persone che incontri su internet sono pericolose. Capita anche di trovarci dei buoni amici e posso dire che questo è uno di quei casi :)
E nulla, non è un'opera d'arte. Ma spero sia gradita.

Chiedo perdono per la lunga attesa quindi, volevo che venisse una cosa decente e non mi andava di fare tutto veloce tra un capitolo e l'altro delle mie long.
Sappiate che all'inizio doveva essere divisa in due capitoli, ma ho preferito fare un lavoro unico e non interrompere la storia a metà.

Quindi questa è la mia versione della cosa, un po' scontata forse. Ma io me la immagino così e spero che la mia idea vi sia piaciuta.
Ora vi lascio, augurandovi la buona notte! :)

Torno presto con la long, per chi avesse voglia di leggerla.
Datemi solo il tempo di organizzarla bene e di scrivere il primo capitolo :)

Baci, Meggie. 
  
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