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Autore: Ashwini    03/01/2015    2 recensioni
Amia non è una semplice umana.
Andras è il demone che regna sull'Impero di Alloces.
Andras riuscirà a conquistare l'intero pianeta Terra tranne un piccolo territorio "protetto" dalla CGE, un'organizzazione umana corrotta da Rea e le sue sacerdotesse.
Rea vuole vendetta per un torto subito in passato a causa di Andras.
Ma chi è il vero nemico?
Una leggenda influenzerà i destini dei personaggi.
Damien, un simpatico demone biondo, e Raina, una spumeggiante umana, sapranno aiutare Andras e Amia, loro amici?
Dalla storia:
«Ti ho visto, ho incrociato i miei occhi con i tuoi. Ti ho conosciuto, ho intrecciato le fibre della traccia della mia vita con le tue. Ti ho guardato dentro, ho voluto te nella mia storia e me nella tua. Ti ho amato, ho combattuto, mi sto battendo, ci sto difendendo per farti restare lungo il mio percorso, ma mai ai suoi confini perché lì c'è solo dolore. Ti ho visto, ti ho conosciuto, ti ho guardato dentro, ti ho amato. Ti vedo e ti vedrò ogni giorno chiaramente, ti conoscerò sempre di più, ti affonderò ancora dentro, ti amo e sarò innamorata di te in eterno.» - Amia.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
Capitoli:
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Capitolo ventottesimo

 I Guardiani dell’Occhio

 

Pov. Andras

Avevo giurato a me stesso che mai più, per nessuna ragione, sarei ricorso all’aiuto dei Guardiani dell’Occhio.

 

Mio padre si rivolse a loro perché, quando lui era il sovrano reggente, l’Impero di Alloces stava fronteggiando un nemico che avanzava a pericolosa velocità verso la capitale.

Si trattò di una razza demoniaca simile a quella a cui appartenevo io, con una sola ma sostanziale differenza: in loro c’era un gene che, se stimolato da particolari situazioni, tendeva a farli impazzire. Ovviamente, in questi demoni il processo involutivo non avveniva nell’arco di una notte, la loro follia si mostrava gradualmente, veniva fuori col tempo. Il gene non era dominante in tutti ma gli sfortunati venivano arruolati nell’esercito perché la pazzia inibiva ogni loro paura o tentennamento e li rendeva macchine da guerra molto temibili, quasi invincibili. Contro un esercito che vantava soldati del genere, c’era da correre ai ripari nel caso in cui avesse deciso di attaccare.

Quando questi demoni conquistarono il pianeta più vicino al nostro, tra il popolo iniziò a circolare la voce che presto anche noi saremmo stati presi di mira data la grande ricchezza che ci rendeva famosi in ogni dove. Qualche giorno dopo, intervenni personalmente in una manifestazione pubblica, dal balcone di un alto palazzo, per tranquillizzare tutti. Feci presente che non eravamo solo una potenza ricca e prospera, ma forte di armi di distruzione di massa, di difese d’alta tecnologia, nonché patria di eroi grandiosi. Che avremmo potuto sconfiggerli era vero, ma sarebbe servito un piano ben congeniato.

Io ero il principe ereditario, quindi decisi di occuparmi delle strategie militari mentre mio padre partì per il luogo in cui, secondo lui, avrebbe trovato quell’arma segreta che in mano mia sarebbe brillata come la più luminosa delle stelle in cielo. Le straordinarie capacità fisiche e mentali di cui ero dotato non erano abbastanza predominanti nel mio giovane spirito da non renderlo facilmente influenzabile dalle promesse di gloria che mio padre mi elargì in abbondanza per convincermi a seguire le sue linee di pensiero. Il popolo mi amava già, ma io desiderai dargli una più che notevole dimostrazione di ciò che ero in grado di fare, così lasciai che mio padre organizzasse un incontro con i Guardiani dell’Occhio.

I Guardiani arrivavano ai due metri di altezza, erano scheletrici e la loro pelle giallognola sembrava molto sottile. Nonostante non fossi un demone facilmente impressionabile, li trovai parecchio inquietanti.

Ci diedero appuntamento al Castello a Tre Occhi, loro proprietà da secoli, in un pomeriggio d’autunno. Si fecero subito pagare profumatamente, poi io e mio padre potemmo esporre loro la nostra situazione.

Non sapevo esattamente cosa mi fecero quella volta poiché mi addormentarono, e nemmeno mio padre visto che non ebbe il permesso di assistere alla procedura. In ogni caso, diventai tanto potente che da solo sbaragliai mezzo esercito nemico.

La memoria di quell’ultimo giorno di battaglia era stata a lungo offuscata da una nebbia magica, e stranamente anche ogni abitante dell’impero affermava ancora oggi i miei stessi sintomi. Da allora, comunque, nessun’altra razza demoniaca osava tentare la sorte con l’Impero di Alloces, quindi avevo sempre ipotizzato di esser stato impressionante. Ora so che fu davvero così.

 

Lo avevo giurato.

Sapevo che avrei fatto meglio a rimaner fedele a me stesso.

Ma dovevo salvare la mia Amia e il l’aiuto dei Guardiani dell’Occhio mi necessitava.

 

 

Presi una fiala di vetro dalla tasca interna del mio giubbotto in pelle nera. «Di nuovo qui, Sua Maestà?» avevano ridacchiato i Guardiani. «Ecco a Lei… prenda, prenda! Con il contenuto di questa fiala il potere che vi avevamo donato una volta si ripresenterà ancora più forte». Riposai la fiala al suo posto.

Sospirai: i Guardiani dell’Occhio predissero anche che la mia prescelta, discendente della sacerdotessa Rea, avrebbe avuto i capelli rossi e gli occhi azzurri. Amia, pensai, malinconico, con una dolorosa stretta al cuore.

Diedi un’occhiata a Damien e Raina. I due piccioncini stavano camminando a braccetto due metri scarsi davanti a me. Li chiamai per farli fermare un attimo.

«Siamo vicini, finalmente.» dissi al mio migliore amico.

«Già… Sei proprio sicuro di voler andare da solo?»

«È meglio così, credimi. Voglio occuparmi personalmente di Rea ora che i ricordi su di lei mi sono stati restituiti. Procediamo come abbiamo deciso, Damien, e vedrai che andrà tutto bene per tutti e quattro.»

Salutai con un semplice cenno del capo i miei amici e li precedetti per spianar loro la strada.

Amore mio, non devi aspettare ancora per molto il mio arrivo. Stiamo per rivederci, e allora non ti perderò più d’occhio. Non sono abituato a sentire la tua mancanza. È questa un'abitudine che non sono disposto a sopportare ancora per molto. Ragion per cui non smetterò di cercarti finché non riavrò il tuo calore a proteggermi dall'inverno che arriva a me senza te vicino.

 

 

Pov. Damien

Lanciai un’occhiata a Raina. Se mi concentravo abbastanza potevo ancora sentire le sue calde mani addosso, sotto la maglia. Un brivido mi attraversò la spina dorsale dal basso verso l’alto, arrivando dritto al cuore, poi ridiscese e toccò il mio punto più sensibile mandandomi la testa altrove, precisamente dove riposavano i ricordi di due giorni prima nel rifugio sotto la locanda.

Sorpresi Raina da dietro e abbassai il volto fra i suoi morbidi capelli per aspirarne il profumo delizioso. «Ti amo.»

«Anch’io ti amo, Damien.» rispose in un dolce sussurro, lasciandosi cullare fra le mie braccia.

Quando i nostri abbracci si incontravano era pura magia, un incontro di sentimenti che aumentava la voglia che avevamo l’uno dell’altra.

Ci guardammo negli occhi, ora seri. «Andiamo!» dicemmo all’unisono con decisione.

 

Seguimmo con minuziosa precisione il piano di Andras, che ci aveva ripetuto spesso di evitare rischi inutili e che alle cose più importanti avrebbe pensato lui stesso. Io e la mia ragazza, tuttavia, eravamo pronti a tutto pur di sapere Amia in salute e al sicuro a palazzo con Andras, e non ci saremmo fatti nessuno scrupolo a passare oltre gli ordini di Andras se avessimo saputo di poter aiutare lui e Amia con il nostro ultimo gesto. Dopotutto, loro due avrebbero fatto lo stesso per me e Raina.

 

Per fare la nostra parte, io dovevo prima riuscire a entrare nell’edificio di proprietà della CGE. Concentrai quindi l’attenzione del mio sguardo sull’entrata: un uomo incrociò i miei occhi con i suoi. Andras ha già usato l’arte demoniaca prendendo possesso del corpo di quella guardia, pensai, e allora è arrivato il momento di usufruirne anch’io.

Inspirai profondamente, attivando ogni centro di energia. Strinsi per qualche secondo la mano della mia ragazza per darle fiducia e riceverne altrettanta da lei.

La guardia, ovvero Andras, rientrò dentro l’edificio; quando uscì con accanto un altro uomo, fissai intensamente quest’ultimo e buttai fuori l’aria che avevo trattenuto dal respiro preso prima. Sentii come uno strappo all’anima, una piccola e veloce punta di dolore. Il secondo dopo sbattei le palpebre dell’uomo che Andras aveva portato apposta per me. Sorrisi ad Andras, contento che almeno fino a questo punto fosse filato tutto liscio. «Raina terrà al sicuro i nostri corpi come d’accordo» dissi a bassa voce. Andras annuì, strizzandomi amichevolmente l’occhio.

Insieme, fianco a fianco come era sempre stato, marciammo sicuri in cerca di due sacerdotesse da possedere per raggiungere stanze solo a loro accessibili, poiché pensavamo che Amia si trovasse in una di queste. Non impiegammo molto a trovare le vittime perfette: senza battere ciglio ci impossessammo dei loro corpi per poi sbarazzarci di quelli delle due guardie, ormai morte.

Stavamo per aprire una porta qualsiasi, quando una mano si poggiò sulla mia spalla. Lentamente, mi girai. Vidi davanti a me un uomo vestito interamente di nero che mi sembrava piuttosto familiare ma che proprio non riuscivo a ricollocare in un punto preciso della mia vita. Era alto e aveva lunghi capelli bianchi che scendevano ondulati sulle spalle larghe, gli occhi piccoli e cattivi di una strana sfumatura dorata, mentre le labbra erano piegate in un sorriso di circostanza falso e di brutto auspicio. Marcus, pensai in un lampo, e questo pensiero per un motivo che ancora non riuscivo ad afferrare mi turbò profondamente.

All’improvviso, la testa iniziò a farmi male, così mi massaggiai nervosamente le tempie in cerca di conforto. Ma poi una vertigine improvvisa mi fece barcollare per qualche terribile secondo e io caddi in ginocchio con un gemito di acuto dolore.

Andras mi si fece subito vicino. «Damien?» disse, visibilmente preoccupato. «Amico, calmati. Tra un po’ passa, eh? Tranquillo, tranquillo. Damien? Damien, apri gli occhi… ti prego, amico. Mi senti?!»

 

Pov. Andras

Furioso, sollevai gli occhi verso il nemico. «Cosa gli hai fatto, bastardo?! Dimmelo!» urlai.

Marcus fece spallucce, incrociando poi le braccia al petto e alzando il mento in segno di sfida. «Sappi soltanto che è vivo… per ora.» disse tranquillamente.

Strinsi forte i pugni mentre lo guardavo con odio profondo. «Ho recuperato la memoria perduta… Marcus, giusto?» risi prima di sospirare e scuotere la testa con amarezza. «Tu non mi sei mai piaciuto. Sei subdolo. Sei anche un doppiogiochista?»

L’altro si fece gradualmente scuro in volto. «Non ti seguo.»

Alzai anch’io il mento, spavaldo, e mi rialzai per fronteggiarlo meglio in questa accesa discussione. «I Guardiani dell’Occhio. Tu sei in combutta con loro. Trami contro Rea. Mi fai schifo.»

Marcus iniziò subito a sghignazzare con gusto. «Te la stai prendendo con l’uomo sbagliato. È con quello che sto coprendo che dovresti parlare.»

Marcus era il complice del vero nemico, dunque. Chi stava proteggendo? E perché, soprattutto, se la sua fedeltà a Rea era risaputa in ogni dove? Questo qualcuno lo stava ricattando, non c’era altra spiegazione.

«Devo vedere Rea.» dissi, serio. Parlarle era diventato di vitale importanza. Le sorti della guerra potevano e dovevano essere ribaltate. Potevamo uscirne tutti vincitori.

«È occupata con la tua prescelta.» rispose Marcus inarcando un sopracciglio.

«Sono venuto a riprendermela.»

«Questo è evidente.» ghignò.

«Ci troviamo in una scomoda situazione, e per risolverla propongo di batterci.» dissi per poi mettermi in posizione di difesa. Vidi il mio avversario fare lo stesso e sorrisi, esaltato. I miei muscoli erano ormai rigidi come un’asta di duro metallo; il sangue pompato dal cuore infervorato era freddo come quello di un serpente pronto a sbranare la sua preda.

Tuttavia, mi restava un’ultima domanda da porre.

«L’uomo che come un ombra sta dietro di te è lo stesso che mi ha cancellato la memoria dei tempi passati con Rea?»

Marcus annuì. Istintivamente, io contrassi la mascella in un crescendo di sentimenti negativi. Desideravo moltissimo fare a pezzi Marcus, ma non potevo permettermelo se prima non scoprivo l’identità del vero traditore. Decisi quindi di renderlo innocuo fino a nuovo ordine: era ovvio che quando non mi sarebbe stato più utile lo avrei eliminato.

Feci per scattare in avanti, ma mi ricordai di non essere in possesso del mio corpo bensì di quello ben più debole di una sacerdotessa e imprecai sottovoce.

Marcus, vedendomi in difficoltà, attaccò. Mi prese per la gola, stringendo forte abbastanza da farmi annaspare in cerca d’aria. Non sapevo che fare, come reagire e liberarmi, eppure in qualche modo dovevo…

Un odore familiare invase le mie sensibili narici: petali di rose fresche il cui odore si espandeva a flussi continui nell'aria.

«Amia.» mormorai, felice, tendendo una mano verso di lei.

«Andras.» disse lei, commossa, portandosi le mani giunte proprio dove stava il cuore.

I miei occhi si arresero ai suoi, bellissimi e ammalianti. Ero certo che mai avrei visto nulla di altrettanto perfetto per me da pensare di poter vivere un sentimento più intensamente di così.

Adesso volevo soltanto immergere il naso fra le ciocche rosse dei suoi capelli e sfiorare le nocche delle sue pallide mani dalle dita affusolate.

In passato mi ero negato l’amore: volevo essere lasciato libero di respirare. Poi, con Amia accanto, avevo capito che se respiri perdi Amore perché amare ti toglie il fiato. La svolta avvenne poco tempo dopo, quando mi dissi: in nome del proprio amore verso una persona non è davvero toppo triste sacrificare proprio una vita d'amore con quella stessa persona? Così eccomi qui, con gli occhi impazziti nel tentativo di registrare velocemente, con animo vorace, ogni più piccolo particolare della figura della mia bella Amia. Mi era mancata.

Il mio sguardo cadde su Marcus, che ancora mi stringeva le dita attorno al collo. Corrugai la fronte e digrignai i denti come una belva inferocita che sente la sua femmina minacciata. Ero così disperatamente innamorato di Amia che avrei preso i calci e i pugni di tutto il male del mondo pur di non veder quest'ultimo accanirsi su di lei.

Sputai in faccia al mio rivale, disgustato da tutto ciò che rappresentava ed era. Lui allentò la presa giusto un attimo e io ne approfittai per rifilargli un calcio nel punto debole di ogni uomo. A Marcus sfuggì un grugnito di profonda indignazione.

Rapido, corsi in direzione di Amia; lei mi tendeva amorevolmente le braccia. Poi la sua faccia venne deformata dal dolore e il secondo dopo la vidi cadere in ginocchio davanti a me. Dietro di lei stava Rea con una lancia fra le mani. Guardai quest’ultima con odio e feci per lanciarmi su di lei, quando delle braccia mi trattennero. Era Marcus, tornato all’attacco. Scalciai e tentai di divincolarmi dalla sua presa, ma il corpo della sacerdotessa che avevo posseduto era troppo debole. Imprecai ad alta voce per la disperazione di veder Amia afferrata per i capelli da Rea.

«Ho ricordato tutto, Rea: lascia andare Amia e parla con me!» urlai.

Rea socchiuse gli occhi e scosse il capo. «Amia non vuole collaborare con me. La tua ragazza è tenace e ti è fedele, devo ammetterlo, ma questo l’ha solo condannata. Non avrò pietà né di te né di lei, e anche i vostri amici pagheranno il conto che la mia vendetta esige.» rispose.

«Rea, per favore… in nome dei vecchi tempi. Quelli belli… della nostra amicizia.» tentai di farla ragionare.

Rea scambiò un’occhiata con Marcus. Io imprecai mentalmente perché sapevo che Marcus mi detestava e non me l’avrebbe fatta passare liscia. Infatti Rea riprese a guardarmi con odio. Merda, pensai.

All’improvviso Rea scattò via da Amia come indemoniata, toccandosi le parti del corpo che poteva raggiungere con le mani.

Inarcai un sopracciglio, perplesso, poi vidi Amia sorridere vittoriosa e ghignai. Marcus, visibilmente preoccupato per la sua amica, andò da lei e cercò di calmarla.

Amia si posizionò al mio fianco. «Le sto facendo vivere l’illusione di essere avvolta dalle fiamme.» spiegò.

«Brava. Almeno la tua fuga è servita a farti fare pratica come sacerdotessa.» volli pungolarla, perché mi aveva ferito andando via senza prima consultarmi.

Amia sbuffò. «Siamo di nuovo insieme.» disse. «Potresti essere più gentile con me.»

Alzai gli occhi al cielo per mostrale quanto mi esasperava. Segretamente, invece, la felicità di poterle finalmente parlare faccia a faccia mi stava infiammando il cuore. Mi è mancata, pensai per l’ennesima volta.

Osservai attentamente Rea e Marcus. Rea aveva infine sciolto l’illusione creata dalla mia ragazza e ci stava guardando disgustata.

«Puoi ascoltarmi, Rea, oppure fare a modo tuo e tentare invano di battermi.» dissi, serio, con cipiglio severo.

Lei rise, beffarda. «Non sono più la ragazzina inesperta di una volta. Sono molto, molto più forte! E ho Marcus al mio fianco. Tu una sacerdotessa con capacità passabili.»

Incrociai le braccia al petto. «Vuoi la guerra, dunque. Va bene.»

Amia sospirò e si mise in posizione di difesa. Io scossi la testa e dissi: «No, Amia, tu devi metterti al sicuro. Lascia fare a me.»

«Siamo una squadra, ricordi?» mi rimbeccò lei, offesa. «Tu difendi me e io proteggo te.»

Prima di conoscere Amia non trovavo il mio posto nel mondo. Ero come smarrito. Poi, trovando lei, mi ero sentito capito. Stavo bene perché con lei vedevo a tutto tondo. Spalla a spalla, coprendoci a vicenda, uno vedeva una metà del mondo e l'altro il pezzo mancante per richiudere il cerchio visivo. Il mio posto felice era dove avevo lei a guardarmi le spalle. Così sapevo com'era il mondo visto dalla sua prospettiva e lei a sua volta sapeva com'era lo stesso mondo visto dalla mia. Quindi, Amia aveva ragione: dovevamo combattere i nostri nemici insieme.

Annuii e lei sorrise, contenta. Poi entrambi ci facemmo seri. Entrai nella sua testa mentre anche lei invadeva la mia. Eravamo una cosa sola, adesso.

Rea scattò verso di me mentre Amia dovette fronteggiare Marcus, un famoso ex membro dei Guardiani dell’Occhio.

Scoppiò il caos.

La sala dove ci trovavamo cadde letteralmente a pezzi.

Presto spuntarono i soldati della CGE e le sacerdotesse seguaci di Rea, richiamati dai forti rumori che lo scontro stava provocando. Rea intimò subito alle ragazze di procedere col piano stabilito e di aiutare la CGE a fare la sua parte, così nell’edificio restammo solo noi quattro a combattere.

Alla fine, com’era prevedibile dato il debole corpo che stavo possedendo, mi ritrovai Rea sopra con le sue mani a stringere il mio collo. Ero distrutto. Amia, invece, non era messa male e si trovava dall’altra parte della stanza con le mani avvolte da sfere di energia sacerdotale puntate con i palmi aperti contro il petto di Marcus.

«Rea, o lasci il mio ragazzo o io uccido il tuo amico.» minacciò Amia.

«Non ne saresti capace.» rise Rea.

Amia poggiò le mani sul torace di Marcus e a lui si rizzarono i capelli sulla testa. Marcus stava soffrendo, era evidente da come serrava le palpebre degli occhi e si mordeva le labbra a sangue nel tentativo di non urlare.

«Ferma! Ferma!» gridò Rea, liberandomi dalla morsa delle sue mani e allontanandosi da me.

In quel momento dalle macerie dell’edificio spuntò Raina. Vedendo il mio corpo nel carretto che stava tirando, mi catapultai a riprendermelo. Una volta tornato me stesso, pieno di gratitudine, diedi una pacca sulla spalla della ragazza del mio migliore amico e le indicai dove lo avevo lasciato, ma vidi che lui non era più lì. Preso dalla battaglia, non mi ero reso conto della sua scomparsa. Allora, dissi a Raina di scendere nei sotterranei, perché era il posto più ovvio da dove cominciare le ricerche. Lei annuì e corse via subito dopo aver sorriso ad Amia.

Raggiunsi in fretta Amia. Entrambi guardavamo con severità Marcus, che nel frattempo era stato liberato dalla mia ragazza, e Rea, più furiosa che mai. Improvvisamente, Marcus si voltò e corse via: nonostante avessi notato che si fosse gettato all’inseguimento di Raina, non potei fermarlo poiché Rea gli fece da scudo umano.

Amia mi prese per mano come a volermi rassicurare che i nostri amici se la sarebbero cavata.

«Rea…» iniziai.

«Ci rivedremo molto presto, ve lo assicuro.» disse lei, interrompendo il mio discorso sul nascere. Aprì un portale e vi scomparve per ricomparire chissà dove.

Avrei voluto parlarle, ma era andata così e in ogni caso mi stava bene perché Amia non riportava gravi ferite e io potevo ricondurla a palazzo.

Sorrisi. Amia era dolce e forte insieme, una creatura meravigliosa che sembrava uscita da una squisita poesia d’arme e d’amori. Era quell’unica donna speciale ingarbugliata fra i miei pensieri, e non potevo più tenerla lontana dal mio cuore. Nel futuro a cui aspiravo lei era l’unica costante.

Io… io…

Impaziente, la presi sotto le ascelle e la feci volteggiare per uno, due, tre giri di seguito.

Il petto mi si infiammò e le lingue di fuoco mi fecero ardere il cuore e fomentarono quel sentimento segreto che vi custodivo gelosamente senza mai riuscire a trovar riposo per via della sua crescente intensità scottante.

 

Pov. Damien

Sputai due volte a terra non appena ripresi conoscenza, scuotendo poi il capo per risvegliare i cinque sensi intorpiditi e tossendo un paio di volte a causa della gola secca.

Quando, un minuto dopo, riuscii a mettere a fuoco il luogo dove mi trovavo, sbattei ripetutamente le palpebre per l’incredulità. Una cella… Ero probabilmente in una cella dei sotterranei. Ed ero solo, ma soprattutto all’oscuro di cosa fosse successo dopo che ero svenuto e di dove fosse adesso il mio migliore amico. E poi Marcus dov’era finito? Non mi sentivo tranquillo a pensare Andras ancora con lui, il fidato alleato di Rea. Era forse stato Marcus a portarmi qui? Non ne ero certo, ma se non era stato lui, allora chi altri…? In questo più probabile caso potevo soltanto supporre che quest’altro uomo mi avesse rapito mentre Marcus teneva occupato Andras. Perché era impossibile credere che il mio amico fosse stato sconfitto e Marcus fosse stato ancora abbastanza in forze per occuparsi anche di me.

Con non poca fatica, e appoggiandomi con la schiena e con entrambe le mani a una parete di acciaio, mi rialzai.

Inspirai ed espirai profondamente. Andras è vivo… deve essere così!

Dopo circa cinque minuti, sentii dei passi veloci in lontananza.

Damien! Damien, amore mio?!

Raina… Amore, vattene… o cattureranno anche te.

Indicami la tua posizione, stupido! È quasi un’ora che vago senza meta.

Cosa? E non hai incontrato nessuno? Non hai visto guardie della CGE o sacerdotesse al servizio di Rea?

No, non so dove siano finiti tutti. Ora, Damien, dimmi dove diavolo sei!

Mi avvicinai alle sbarre senza però toccarne una (la cautela non era mai troppa). Non riesco a capirlo, Raina.

Merda… Sei da solo?

Sì.

Okay, allora urla così seguo la tua voce.

E se qualcuno mi sentisse? Raina, tu dovresti…

Ti ho già detto che non c’è più nessuno nell’edificio. Saranno sicuramente fuggiti via con la coda tra le gambe dopo il putiferio che hanno scatenato Andras e Amia!

Eh?!

Andras è stato pazzesco! E Amia non è stata da meno: dovevi vedere come le dava di santa ragione a Marcus! Se non hai sentito nulla è solo perché i sotterranei sono molto al di sotto del suolo. Sopra, dove prima c’era l’edificio, non c’è più muro che tenga! Dai, urla, così ti raggiungo!

Urlai a squarciagola per farmi sentire dalla mia ragazza. E poi ancora e ancora, fino a che non me la ritrovai davanti con il fiato corto e il petto ansante. Gli occhi verdi di Raina brillavano per il sollievo di vedermi ancora vivo.

Stavo per raccomandarle di non toccare le sbarre, nel caso in cui fossero elettrificate, quando un’ombra si mise rapida dietro Raina e le puntò la lama affilata di un coltello alla gola. Raina si immobilizzò mentre nei suoi occhi da cerbiatta si affacciava la paura. A me mancò un battito non appena riconobbi il volto di Marcus.

«Credevo che Amia ti avesse tolto di mezzo.» disse coraggiosamente Raina.

«Taci, puttana.» la liquidò Marcus, aspro.

Lanciai un’occhiata di ammonimento a Raina, quindi rivolsi la mia attenzione a Marcus. «Un cane fedele alla sua padrona non dovrebbe essere con lei in questo momento?»

«Rea e io siamo amici, alleati da sempre. Non ci diamo ordini a vicenda, ragazzo, ma consigli, e alla fine decidiamo con la nostra testa per un bene comune a ciascuno. Se così non fosse stato, Amia non sarebbe qui adesso per come la conosci tu.»

Mi chiesi cosa intendesse dire con ciò e stavo quasi per domandarglielo, quando un altro quesito premette sulla punta della mia lingua per esprimersi ad alta voce.

«Perché sono qui? E chi mi ci ha portato?»

«Non io. I vostri amici mi hanno trattenuto.» grugnì, arrabbiato. «Ma sono stato io a ordinare al mio complice di farlo. Sai, perdere una buona pedina come te non sarebbe produttivo… anzi, a me e a Rea, oltre che alla CGE, verrebbe meno un’utile risorsa.»

«Damien,» fece Raina, triste, con gli occhi lucidi «la verità è che sei controllato da Rea… e non so se senza un suo diretto intervento c’è rimedio.»

Mi si mozzò il respiro. I miei occhi cercarono disperatamente di rubare una risposta chiarificatrice ai suoi; presto si annebbiarono quasi del tutto per il forte shock. Mi prese una forte nausea. «Spiegati… spiegati meglio, Raina.» balbettai con il labbro inferiore che tremava.

«Non c’è alcun punto da chiarire» riprese la parola Marcus. «Detto in due parole… morirai, ragazzo! Rea non sta in nessun modo frenando quei flussi di energia negativa che sono le dovute conseguenze del suo comportamento non conforme a quello di una sacerdotessa. Sono scarti mortali, capisci? Se non li desse a qualcuno, a te per tua sfortuna, sarebbe lei a morire… invece toccherà a te! A meno che la tua prescelta rinunci ad essere tale come tributo ai Guardiani dell’Occhio, gli unici a poter fare qualcosa oltre a Rea stessa» rise con grande malvagità Marcus, lasciandosi sfuggire un particolare decisamente degno d’importanza.

Quando l’uomo finì di parlare mi sentii mancare le forze, ma con uno sforzo riuscii a restare fermo in piedi al mio posto. Non intendevo mostrarmi debole nemmeno quella volta che avrei anche potuto permettermelo poiché non avevo davvero più nulla da perdere.

Intontito, guardai il corpo di Marcus iniziare a sbiadire, presto la sua figura si fece traballante, un secondo c’era e il seguente no. Raina venne liberata; tossì un paio di volte prima di lanciarmi un’occhiata perplessa. Un minuto dopo di Marcus non restava più niente. Ipotizzai che Rea avesse richiamato a sé il suo fedele servitore. Non c’era più nulla da temere per me e la mia ragazza, la quale corse veloce fra le mie braccia. Decisi che della rivelazione sfuggita a Marcus ne avremmo discusso più in là con Andras e Amia presenti a darci consiglio.

 

Io e Raina decidemmo di raggiungere Andras e Amia per fuggire insieme a loro prima che qualcosa ce lo impedisse. Innanzitutto ripresi possesso del mio corpo, diligentemente portatomi dalla mia ragazza, poi partimmo.

 

Svoltammo l’ultimo angolo subito dopo aver sceso di corsa l’ennesima rampa di scale, qualche minuto dopo cioè, poi sia io che Raina ci bloccammo in mezzo al corridoio, piacevolmente sorpresi. Lì, infatti, le anime dei nostri amici stavano facendo l’amore.

Andras stava strofinando il naso contro quello di Amia con una dolcezza per lui un tempo inaudita. Le stava ricordando che lei, per lui, era la persona più importante della sua vita e che per questo mai l’avrebbe persa di nuovo. Amia arrossì e si alzò sulle punte delle scarpe per dare ad Andras un veloce bacio a stampo, una carezza di velluto che gli prometteva che anche lei si sarebbe presa più cura di lui d’ora in avanti. Entrambi si erano fatti carico dell’importante impegno di non scordarsi più tanto facilmente di amarsi così tanto.

Amia attirò a sé Andras, possessiva; a sua volta, lui la strinse forte tra le sue braccia. Amia disse: «Ti ho visto, ho incrociato i miei occhi con i tuoi. Ti ho conosciuto, ho intrecciato le fibre della traccia della mia vita con le tue. Ti ho guardato dentro, ho voluto te nella mia storia e me nella tua. Ti ho amato, ho combattuto, mi sto battendo, ci sto difendendo per farti restare lungo il mio percorso, ma mai ai suoi confini perché lì c'è solo dolore. Ti ho visto, ti ho conosciuto, ti ho guardato dentro, ti ho amato. Ti vedo e ti vedrò ogni giorno chiaramente, ti conoscerò sempre di più, ti affonderò ancora dentro, ti amo e sarò innamorata di te in eterno.»

Ora che Amia e Andras si sono silenziosamente perdonati per quegli errori che li hanno fino ad ora divisi, pensai con un sorriso, va tutto bene.

Amia e Andras si erano aspettati e adesso si erano ritrovati. La ricerca dei loro cuori era finalmente conclusa: potevamo tornarcene tutti e quattro a casa.

Inaspettatamente, Andras poggiò la fronte contro quella di Amia e, sorridendo come un monello di strada che aveva appena fregato la pistola sotto al naso del poliziotto da cui scappava, disse: «Per valere qualcosa si deve avere la capacità di dare amore. Non si ci può limitare a riceverlo più o meno passivamente. Non è giusto nei confronti di chi ti ama e ti rispetta. Quindi, adesso, ti confesso che senza ragione né controllo ti penso, e sorrido così come tu prima hai sorriso a me nel rivedermi, con la felicità di un innamorato che ha accanto il suo vero amore ricambiato. Ti guardo, e da un po’ nei miei occhi si riflette il tuo amore sincero, ma d’ora in poi voglio che ai tuoi arrivi anche il mio. Per me tenerti la mano è come abbracciare la tua anima con la mia. Le nostre dita si sono prima sfiorate e poi strette tante di quelle volte… ho sempre sentito lo sprigionarsi del loro calore come espressione del tuo amore verso di me, e te ne sono immensamente grato. Sappi che mai una volta è stato facile contenere questo grande sentimento senza dartene qualche esplicita goccia del mio. Questi giorni senza di te mi hanno schiaffeggiato, sono stati una dolorosa punizione per non averti mai detto in tempo quanto io ti ricambi, amore mio. L’ho capito e accettato tempo fa, sai… ma mi dicevo che non serviva dirtelo apertamente, che tanto mi capissi e lo sapessi già nonostante io non lo dimostrassi nei modi più romantici. Invece è importante che tu senta le parole che marcano il mio cuore come tuo affinché nulla più faccia pensare che non è così. E anche se tutto intorno a noi emana odio, voglia di far del male e desiderio di vendetta e quelle persone sono cattive e piene di disprezzo per noi… Ti amo, Amia!»

 

 

Grazie, Pan_di_Stelle. Grazie, StellaChiara. Questo capitolo è dedicato a voi due.

Mi avete incoraggiata a continuare questa storia con i vostri due messaggi... Di questo non ve ne sarò mai grata abbastanza.

 

 

ANGOLO AUTRICE

Buonasera e ben ritrovate, care ragazze! ^__^

Chi non muore si rivede…

Sono sparita dalla circolazione per un bel po’ di tempo, forse troppo. Sì, devo aver esagerato stavolta. Ho delle spiegazioni, però! Sono successe tante di quelle cose impegnative che se erano belle non avevo tempo per scrivere e se erano brutte non ne avevo la voglia. Mi scuso con voi tutte e spero che mi potrete perdonare presto o tardi che sia. Vi chiedo umilmente di credermi: sono davvero mortificata! D:

Detto questo…

Sarà stato un caso che Marcus non si sia portato dietro Damien? Mmh, io credo di no. XD Per il povero demone biondo le brutte sorprese non sono ancora finite (ho in serbo per lui grandi cose!).

In ogni caso… Damien x Raina 4 ever. Non sono pucciosi pucciosissimi?! <3

Ah, vi sono piaciute le informazioni sui Guardiani dell’Occhio (citati, se ricordate, nello scorso capitolo da Rea)? Perché li rivedrete nel prossimo capitolo (e anche negli ultimi inerenti alla battaglia finale) più cattivi che mai!

A proposito di Rea: chi la sta tradendo? Domanda domandona del momento la cui risposta la so solo io (forse, perché degli indizi su questo tizio ve li ho dati). u.u

Di cos’altro avranno parlato Amia e Rea prima che Amia riuscisse a raggiungere Andras, venuto per salvarla? Altra bella domandina, eh eh.

Ehm, ehm… Giusto giusto… in questo capitolo Andras si è dichiarato ad Amia! TA TA TA TA!!! :D Non è stato meraviglioso?! *^* Io l’ho amato tantissimo perché non solo ha detto quelle due paroline speciali ma l’ha fatto con stile e grande romanticismo! *__*

Ma questo significa grossi grassi guai in arrivo per la coppia…

Ora, come sapete, il famoso demone leggendario voluto da Rea può essere generato… ma non è questo il punto! XD

La seconda leggenda inerente alle prescelte (“il potere di scambio”) si farà presto viva!!!

Infine, vi dico che nel prossimo capitolo potete aspettarvi dell’intenso romanticismo fra le due coppie della storia… ;)

Anche perché poi ci sarà una calata di combattimenti e sofferenze varie… Andras (proprio lui? XD), fra l’altro, userà il potere liquido contenuto nella fiala che gli hanno dato i Guardiani dell’Occhio e che nel salvare Amia in questo capitolo non ha avuto occasione di usare.

 

GRAZIE di cuore alle 64 persone che hanno inserito la storia fra le preferite. GRAZIE mille alle 20 che l'hanno messa fra le ricordate. Un GRAZIE enorme va anche alle ben 106 ragazze che hanno messo Il Dominatore del Mondo fra le seguite. GRAZIE, infine, alle 14 ragazze che mi hanno inserita fra i loro autori preferiti… Vi voglio tutte bene, care ragazze! Spero davvero di non deludere mai le vostre aspettative!

 

Se volete qualche spiegazione in più o avete altro da dirmi, lasciate pure una recensione. J

 

Bacioni,

la vostra Ashwini. :*

  
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