CAPITOLO UNDICESIMO
GRAN BURRONE E TUTTO CIO’ CHE NE
CONSEGUE
(20 ottobre 3018, Imladris)
Frodo di
risvegliò. E si trovò di fronte a Gandalf, più barbuto e serio che mai
-AAAAAAAH!-
strillò l’Hobbit
- Buondì,
Frodo.- lo salutò l’Istari.
E giù
lunghe spiegazioni che non ho intenzione di trascrivere.
Intanto
tutti erano finalmente arrivati a Gran Burrone.
Beh, meno
uno, ma nessuno si aspettava che il rappresentate di Gondor fosse puntuale.
Anche
Aragorn e gli Hobbit erano infine giunti a destinazione, per l’infinità bontà
dei Valar e per la gentilezza di alcuni pastori di pecore. Niente domande,
prego.
Aragorn
stava per l’appunto limonando con la tanto sospirata Arwen quando Glorfindel
irruppe nella stanza, furente, con i capelli curiosamente crespi, ed afferrò il
Ramingo per l’elastico delle mutande, trascinandolo lontano dalla figlia di
Elrond
- Adesso
noi dobbiamo parlare!- spiegò, con un tono che non ammetteva discussioni.
- Povero
me.- sussurrò Aragorn
- Voglio
sapere innanzitutto che notizie hai di mia sorella. Dimmi tutto su che fine ha
fatto quella scema di Konstantin.-
Ah sì... la sorella. Glorfindel aveva una sorella adottiva, sui trent’anni, che
aveva allontanato da sé nella speranza di non coinvolgerla eccessivamente nelle
vicissitudini della guerra.
Non che
non le volesse bene. Sinceramente.
-... non
so se posso parlartene apertamente...- fece Aragorn, serio
- Senti,
Aragorn – capitolò Glorfindel, alterato - Ho appena salvato la vita ad un
Hobbit puzzone convinto che fossi sua zia e che mi interessassero i suoi
ricordi sui funghi parlanti e sulle ortiche ballerine, uno dei suoi amichetti
ha tentato di baciarmi per esprimere la sua gratitudine nei miei confronti, e
forse avrò fatto tutto questo inutilmente, perché forse l’Hobbit ci resterà
secco molto presto, nonostante tutte le mie fatiche. Oltretutto ho trovato UNA
MASNADA DI NANI ad attendermi ad Imladris, ed avrei voluto sparire seduta
stante, ed invece ho dovuto occuparmi dei preamboli e delle fottute
presentazioni! Miseria, Aragorn, non mettermi anche tu i bastoni fra le ruote e
dimmi che fine ha fatto quella psicolabile di mia sorella!-
- E’ viva
e vegeta, a Minas Tirith. E’ andata in sposa al sovrintendente di Gondor, come
da te ordinato e, nonostante continui ad essere incazzata con te per aver preso
una scelta senza interpellarla, ha detto che se la cava bene.-
- Ma
cos’ha da lamentarsi, adesso!- esclamò Glorfindel, esausto
- Non lo
so... forse si lamenta perché l’hai mandata a sposare un nonnetto con dei
problemi esistenziali non irrilevanti che potrebbe abilmente essere suo padre
se non suo nonno?-
- Ma...-
Glorfindel fece un conto sulle dita delle mani – ma il sovrintendente non è poi
così vecchio! Ha meno di settant’anni! E’ giovane!-
Aragorn
si prese la testa fra le mani
- Stiamo
parlando di un UOMO!! Hai presente? Quelli che durano meno di cent’anni!-
- Oh, per
la sacra coda di Eru Iluvatar!-
-
Imprecazione fantasiosa.-
-
Grazie...-
I due si
fissarono
- Ciò
vuol dire che ho dato mia sorella in sposa ad un vecchio bavoso?- chiese infine
Glorfindel, piuttosto angosciato, salvo poi rispondersi da solo – Dei, sono
stato proprio un cretino!-
Nel
pomeriggio ad Imladris giunse il cavallo di Boromir di Gondor.
Tutto
solo, ed anche piuttosto scocciato.
Andael
intanto stava preparando il proprio intelligentissimo travestimento.
Aveva
delle nuove istruzioni precise, molto precise.
Peccato
che se le fosse dimenticate tutte.
Non
riusciva proprio a capire come, ma si era dimenticato ogni dannata cosa.
Ikar gli
aveva affidato un foglietto con le direttive ma lui... ehm... aveva perso anche
quello.
Povero
piccolo Andael.
- Oh beh,
poco male. M’infiltrerò lo stesso e di certo mi ricorderò cosa devo fare.-
Si gettò
un mantello sulle spalle, si legò i capelli in una coda, si calò in testa
l’elmo gentilmente fornito da Ikar e sollevò a fatica una grossa ascia bipenne
fornitagli da un Uruk particolarmente volonteroso.
Il
risultato fu una sottospecie di ibrido Elfo-Uomo-Nano con alcuni geni
tipicamente verminosi. Avete presente i vermi? Quelle piccole cose rosate, che
Ikar mangia a colazione?
Ecco,
quelli aveva in comune con Andael molte cose, principalmente l’espressione
intelligente.
Konstantin
era stanca e stufa ed aveva definitivamente perso il suo entusiasmo e la sua
positività.
Si era
persa, pioveva, faceva freddo, gli alberi congiuravano contro di lei e la
colpivano coi loro maledetti ramoscelli estremisti. Ecco.
E il suo
cavallo, che in realtà era il cavallo di Faramir, non sembrava interessato a
consolarla.
Galoppa,
galoppa... raggiunse una strana capanna.
- Oh beh
– si disse – tanto peggio non può andare. Tanto vale, chiederò informazioni
sulla strada che non ricordo.-
Bussò
alla porta della casetta.
La porta
si aprì cigolando.
Dentro,
la giovane vide la cosa più assurda ed inquietante della sua intera esistenza.
Qualcosa
di peggio delle mutande di Denethor.
... beh,
ok... quasi peggio.
FINE CAPITOLO UNDICESIMO
Ringraziamenti!
Illidan: un grande bacio e tanti
ringraziamenti. Banale questo, vero? Beh, tu piglia il bacio di cui sopra e
lasciamo correre... sì, probabilmente Andael non prestava molta attenzione alle
lezioni di Saruman... o forse prendeva appunti nella sua personalissima maniera
“per esempio: “evocazione demone: dire quelle quattro parole strane (che
suonavano tipo iayto-tuut... temo di non aver capito molto...) e poi fare
complesse coreografie con le mani. Mah, questo tipo ha dei problemi...”)!
Tuttavia non temere, anche questo ti sarà svelato (sto lavorando ad un capitolo
di flash-back.. io adoro i flash-back!!). Per quanto riguarda Denethor ed il
viagra... beh, ringraziamo i Valar che il viagra non esistesse, altrimenti,
povera Connie!! Occhio alle cimici! Un bacio!!
Cavolovai: ehi, qualcun altro ha letto
questa storia?! Mitico, mi sento molto realizzata! Grazie mille per la
recensione (ha fatto piacere a tutto lo staff, personaggi compresi!). Sono onorata
che tu abbia sentito il bisogno di recensirmi (e non per ricoprirmi di
ingiurie!). Grazie per i complimenti, finirai per farmi arrossire! Un grande
bacio!!