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Autore: The queen of darkness    03/01/2015    1 recensioni
"Mi chiamo Kagome Higurashi.
Sono viva.
E sono appena tornata a casa".
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il viso di Kohaku sembrava essere, per la prima volta dopo giorni, sereno.
La pelle emanava un biancore luminoso che spiccava tristemente contro il grigio spento della vestaglia funebre avvolta contro al suo corpo, le mani giunte sull'addome gli conferivano un'aria pacifica. 
Kaede, compostamente seduta in un angolo remoto della stanza adiacente, fissava la tazza di tè che la donna davanti a lei non aveva nemmeno sfiorato.
- Ho fallito - disse Sango, fissando un punto imprecisato del pavimento. - di nuovo. Avevo promesso a mio padre che mi sarei presa cura di lui fino a quando non sarebbe stato un vero guerriero, e invece...
La mano di Miroku, al suo fianco, cercò e strinse quella della moglie.
Kaede sorseggiò la bevanda calda e speziata. - I meccanismi del destino sfuggono alla nostra comprensione.
La sterminatrice fece una risata secca, affilata come una lama. I capelli erano scarmigliati e semi-sciolti sulle spalle e, come il monaco, aveva il viso sporco e graffiato, gli occhi arrossati dal pianto.
- Mio fratello è morto, venerabile Kaede. Lui non faceva parte di nessun progetto atavico, non aveva mai offeso i Kami di propria iniziativa e da quando era stato sottratto al giogo di Naraku aveva sempre onorato i morti. Che colpe aveva...?
Abbassò la testa, mordendosi il labbro inferiore.
La sacerdotessa non si scompose.
- Comprendo il tuo dolore, Sango...forse meglio di chiunque altro in questa stanza. Anch'io ho perso una sorella a causa dei piani misteriosi del cosmo.
Miroku strinse le spalle della moglie con affetto. Quando avevano miracolosamente fatto ritorno alla capanna alle prime luci dell'alba e la sterminatrice aveva scorto il cadavere del fratello, lei aveva mantenuto un contegno dignitoso e risoluto. Si era inginocchiata al fianco delle spoglie, aveva pregato e poi aveva chiesto di parlare con Kaede. Ma quando l'incontro era stato accordato nella stanza vicina, Sango era crollata: se non ci fosse stata la solida presenza di Miroku al suo fianco probabilmente non sarebbe riuscita a rimanere seduta composta.
- Il dolore... - mormorò Sango, flebilmente - ...il dolore sparirà?
- No - ribatté l'altra, semplicemente.
- Venerabile Kaede... - iniziò Miroku.
- Ma il tempo lo trascinerà via, lo renderà più mite, lo farà diventare l'ombra con cui convivere. Purtroppo per noi deboli mortali sono richieste fatiche difficili da sopportare persino per gli spiriti eterni, mia cara Sango; noi soffriamo perché abbiamo memoria. La vecchiaia, però, fa apparire tutto più mite; i colori sbiadiscono, la luce si attenua...
La sterminatrice si asciugò una lacrima con la manica del kimono.
- ...il mondo comincia a non essere più indelebile. Per te ci saranno i figli, la famiglia, la casa. Le donne fanno affogare il lutto nella quotidianità. E un giorno diventerà sopportabile.
Calò un lungo silenzio.
Trattenendo un singhiozzo disperato, Sango si coprì la bocca con una mano e parlò con voce bassa. - Solo una parete sottile mi separa da lui, Venerabile Kaede, appena un po' di legno, eppure non gli sono mai stata così lontana.
L'anziana sacerdotessa scosse la testa. - Ti sbagli. Lui ora è qui - premette l'indice sul proprio petto, all'altezza del cuore, - dentro di te, e qui rimarrà sempre.
- Ha ragione, Sango - intervenne Miroku, prendendole la mano. - Kohaku non morirà mai davvero.
La sterminatrice non era mai stata abituata a dimostrare il proprio affetto, era sempre stata educata in modo da mantenere un cortese distacco in pubblico. Ma la cupezza della situazione e la stanchezza sia fisica che mentale che le ottenebrava i pensieri abbatterono ogni barriera e, adagio, appoggiò il capo contro il petto di Miroku e lo ascoltò respirare.
- Venerabile Kaede, vorrei poter rendere omaggio a Rin - disse poi, - lei è rimasta a vegliarlo fino alla fine e...e...
- Ma certo - la sacerdotessa la guardò con comprensione sincera, - sarà qui a momenti.
Marito e moglie si scambiarono uno sguardo di intesa.
Intervenne Miroku: - Forse ora è un po' presto, non abbiamo fretta; sono quasi tre giorni che non dorme, per una bambina della sua età dev'essere stato uno sforzo notevole. Vorremmo che prima avesse il tempo di riposarsi.
Kaede bevve un altro sorso di tè senza dire nulla. In cuor suo, uno spirito irrequieto si stava agitando da ore.
Quando aveva visto la bambina barcollare, gli occhi velati da lacrime a stento trattenute, fuori dalla stanza, il petto le si era contratto in uno spasmo di dolore. Rivide la se stessa di molto tempo prima, quando aveva vegliato il cadavere poi destinato alla profanazione della sua amata sorella, e la fitta si acuì in modo intollerabile.
Non poteva dire a nessuno del perché l'avesse sottoposta a quella prova; confidava che Sesshomaru avrebbe capito. Ma del demone non c'era alcuna traccia, Rin versava in condizioni emotive impossibili da sanare e Kaede si ritrovava alle prese con un animo lordo di senso di colpa e peccati privi di espiazione, cuocendo sulle braci della propria ottusità, sperando fermamente che il demone arrivasse per dare un senso alle sue decisioni.
- Sta facendo un bagno - rispose, con voce neutra.
Rin voleva occuparsi della ricomposizione della salma - lavarla con acqua fredda e calda, vestirla, nascondere le cuciture, massaggiare la pelle del viso per nascondere gli spasmi che l'avevano deformata, cacciare l'odore di morte e putrefazione, sistemarla in una posa decorosa, applicare gli unguenti per farla bruciare più in fretta, sistemare le offerte - ma Kaede si era opposta; non poteva consentirle anche quell'ultima fatica.
- Posso... - Sango deglutì - ...posso vederlo un'ultima volta?
La sacerdotessa annuì. Si alzò faticosamente, aprì uno spiraglio fra i pannelli e la lasciò passare. Miroku rimase seduto, preoccupato e addolorato, ma non la seguì: sapeva che voleva rimanere da sola.
- Venerabile Kaede - esordì, dopo che si fu seduta nuovamente, - vorrei chiedervi di lasciarmi celebrare il funerale*.
- Immaginavo me l'avreste chiesto; rispetto questa decisione. L'allestimento dell'altare è un compito che vi lascio volentieri. E ritengo inoltre opportuno fare tutto il prima possibile.
L'altro fece un lieve sorriso. - Saranno giorni molto difficili.
Kaede svuotò il proprio bicchiere in un piccolo catino, lo bagnò con dell'acqua e lo deterse con un panno. - Per questo consiglio di cominciare al più presto.
Miroku fissò pensierosamente la superficie della propria bevanda, ormai fredda. La foglia di tè era rovesciata verso il basso, solo il picciolo emergeva.
- Che strano scherzo dei Kami - disse, senza traccia di divertimento.
Fece vedere la tazza a Kaede.
- Segna il buon auspicio**.

***

L'acquazzone estivo perse intensità fino a scomparire completamente.
Il bosco ne riemerse lucido e splendente come se avesse indossato un nuovo vestito, rilucente di piccole gocce di pioggia che erano rimaste impigliate fra gli aghi dei sempreverdi.
I tappeti di muschio erano pregni d'acqua, il terriccio si era fatto molle e scivoloso, ma compatto. Il silenzio irreale era interrotto di quando in quando dallo scivolare della rugiada dalle foglie verso il terreno.
Sesshomaru emerse dal proprio riparo. Quella notte era stata costituita, per lui, da una lunga meditazione che l'aveva trovato ormai privo di ogni dubbio.
Con la mano destra sfiorò l'elsa delle sue spade, guardando apparentemente verso il nulla, ma scrutando in realtà un punto ben preciso. Ora che la pioggia era cessata, aveva ripreso completa facoltà di odorare come prima. Talvolta le tracce olfattive più lontane o fievoli si perdevano e mescolavano tra loro a causa dell'aria ancora umida, ma non gli importava: il sentiero che stava percorrendo era infallibile.
Si fece strada fra la vegetazione maestosamente, camminò a passo preciso. Il cielo cominciò a tingersi delle più miti colorazioni d'azzurro verso l'alto, sfumando in un delicato color pesca avvicinandosi all'orizzonte.
Si sentiva in totale simbiosi con ciò che lo circondava, al massimo delle proprie forze.
Il suo incedere costante accompagnò la nascita del giorno.
L'elsa che stringeva fra gli artigli brillò.

***

La luce stava lentamente entrando nella stanza, spargendosi in ogni anfratto con la propria scia dorata.
Il colore benefico del sole sembrò pungerla, tanto che sentì il bisogno di ritrarsi verso le zone ancora in ombra della camera, completamente nuda e tremante; uscita dalla tinozza ricolma di acqua bollente aveva provato un'improvvisa repulsione per il magro piacere che aveva avvertito a stare distesa in mezzo ai sali profumati, e ora provava vergogna di se.
Il suo stomaco brontolava con insistenza dalla sera prima. Non era rimasta a digiuno, Kaede le aveva fatto trovare sempre dei pasti pronti, ma aveva deciso di restare affamata. Così facendo le sembrava che la sua anima riuscisse a liberarsi più facilmente delle sue spoglie mortali e confortare quella di Kohaku, già tesa verso dimensioni ultraterrene.
Ogni dettaglio che le faceva ricordare la propria vita, il fatto che il suo corpo sano fosse ancora in piena funzione, la disgustava.
Pensava e ripensava a Kohaku, che non era stata in grado di salvare. La loro breve amicizia, i 49 giorni di lutto che sarebbero seguiti, l'impossibilità di seppellirlo in una tomba di famiglia, il dolore di Sango, gli attimi prima della sua morte, la stanchezza, la rabbia.
Con lo spirito in pezzi si rivestì, lentamente e metodicamente, fino a quando il sole, da presenza tremolante, cominciò la sua scalata del cielo.
Nella sua testa si fece largo un frammento di ricordo; il morso di un lupo famelico le sbranò una caviglia.
Deglutì sonoramente e, a fatica, uscì.

***

Sango, improvvisamente, aprì i pannelli e rientrò nella stanza dove Kaede e il marito la aspettavano.
I due rimasero sbalorditi per un momento: la donna indossava la propria tenuta nera da battaglia ed era armata fino ai denti.
Il giorno prima, meditando la fuga, aveva coperto la tuta da sterminatrice con il kimono come quando era in viaggio; appena aveva compiuto questo semplice gesto, le era sembrato di stare subito meglio: la stoffa aderiva perfettamente al suo corpo molto più di quanto non facesse il semplice vestito di cotone che portava tutti i giorni.
- S...Sango - balbettò Miroku.
Lei, per tutta risposta, si strinse la fascia alla cintola.
- Sono stufa di stare qui a piangere - disse, con voce dura, - non dobbiamo dimenticarci che là fuori c'è ancora il bastardo che ha ucciso mio fratello. E non ho intenzione di fargliela passare liscia.
- Ma... - Miroku si alzò, acquistando maggiore convinzione - ...non puoi pensare alla vendetta in questo momento, Sango! Kohaku ha bisogno dei rituali funebri al più presto, non puoi mancare!
La moglie distolse lo sguardo, un lampo di dolore le fece fare una smorfia.
- Non ce la farei mai a stare a guardare, Miroku. In ginocchio, pregando, vicino alle sue ceneri...non potrei mai.
Lui le prese un avambraccio, strinse con fermezza ma senza intenzione di ferirla e le sue mani incontrarono la forma della lama che era lì sotto celata.
Scrutò gli occhi castani della donna che amava. Erano arrossati, ma brillavano di una nuova luce. Il lutto l'aveva messa in uno stato di sconvolgimento terribile, e quello era il suo modo di reagire: combattere.
Sango non era mai stata una debole, era una donna tenace e combattiva. Nonostante il dolore che la stava straziando dentro, lei aveva bisogno di pacificare lo spirito del fratello a  modo suo, ovvero uccidendo colui che aveva osato portarglielo via.
Lei aveva visto la sua intera famiglia venire sterminata a colpi di falce, e da allora non aveva mai smesso di lottare per onorare i loro spiriti.
- Lascia che venga con te.
Lei scosse la testa. - È una cosa che devo fare da sola. E tu lo sai. 
- Non posso lasciarti partire, Sango! Cosa farei se ti capitasse qualcosa? - esclamò.
- Venerabile Monaco - intervenne Kaede.
Lui si bloccò. Voltandosi, scoprì che l'anziana donna lo stava fissando.
- Lasciatela andare.
Miroku guardò prima la sacerdotessa, poi la moglie. Ci fu un attimo di incertezza. Poi ritirò la mano.
- Per tutti i Kami, Sango, fa attenzione.
Lei lo fissò, annuendo. Irraggiava un'aria di determinazione che la rendeva simile ad una vera e propria paladina: gli uomini dello Shogun potevano solo invidiare il suo coraggio e la sua forza.
- Serviranno provviste - fece notare la sacerdotessa, - cibo, acqua... In un'ora posso prepararti l'occorrente per il viaggio.
Sango declinò l'offerta con un cenno educato della mano. - No, grazie, Venerabile Kaede. L'unica cosa che vi chiedo è di occuparvi del corpo del mio povero fratellino...per il resto potrò badare a me stessa. 
La donna stava per insistere, quando sentirono uno scalpiccio concitato fuori dall'uscio. Le tre teste si voltarono all'unisono sentendo il richiamo di una voce acuta, per poi veder sbucare il viso di Rin dall'entrata, trafelata e dalle guance arrossate dalla fatica della corsa.
- Venerabile Kaede! - esclamò quando la vide.
I presenti si guardarono, confusi, senza capire il motivo di tanta agitazione, fino a quando, sotto i loro sguardi increduli, non videro la possente figura di Sesshomaru emergere dalla porta della capanna, composto ed imperturbabile come sempre.
- S...Sesshomaru? - balbettò Miroku, sbiancando.
Il demone non gli prestò la minima attenzione, ma si rivolse immediatamente a Kaede. - Lui dov'è?
- Che intenzioni hai? - Sango, bruscamente, gli si parò davanti, una mano posata sull'elsa della propria spada. In quel momento non le importava nulla di chi aveva di fronte: la sete di sangue l'avrebbe portata persino a sgozzarlo, se necessario.
Sesshomaru posò su di lei i propri occhi dorati. - Devo onorare un mio vecchio debito, donna. Fatti da parte.
La sterminatrice rimase a dir poco sorpresa da quelle parole. Sentì una manina tirarle una manica e, abbassando lo sguardo, vide Rin.
- Padron Sesshomaru ha ragione, Nobile Sango, non abbiate timore - disse, seria.
Rin era consapevole di star mentendo, ma si trattava di una "bugia a fin di bene": Sesshomaru aveva già chiuso i conti con Kohaku ma, avendo lei capito le sue intenzioni, era decisa a sostenere quella versione per farlo passare.
Sango, incoraggiata dallo sguardo della bambina, si spostò, permettendogli il passaggio; lo seguì a ruota insieme a Miroku e Kaede.
Il demone si pose ai piedi del defunto, ne osservò il viso disteso e riconobbe a fatica il ragazzino che l'aveva accompagnato in una parte del suo viaggio a causa del dolore che ne distorceva i connotati. Rimase qualche istante in silenzio; estrasse finalmente Tenseiga***.
Sango trattenne il respiro.
Rin si sentì colmare da una gioia indefinibile.
Sesshomaru menò un fendente appena al di sopra del cadavere, così vicino e con una sicurezza tale che sembrava stesse colpendo un bersaglio prestabilito.
La sorella del ragazzo cadde in ginocchio con un tonfo.
L'aria stessa vibrò a causa del colpo, conclusosi circondato da un silenzio tale che persino il suono prodotto sembrava tagliare; quando la spada venne rinfoderata, Sango si gettò ai piedi del cadavere e ne toccò il petto per vedere se il taglio aveva provocato delle ferite.
- Cosa...? - mormorò.
Rin, a lato della donna, fece un piccolo sorriso, rivolgendosi al demone; fra loro non c'era bisogno di parole, entrambi avevano capito che si erano intesi. Sesshomaru si beò per un istante dell'avere su di se l'attenzione della piccola la quale, recuperando la propria allegria, gli stava dimostrando tutta la propria comprensione. Era l'unica ad aver veramente capito, come sempre, le motivazioni che l'avevano spinto ad intervenire.
Il demone si voltò e uscì dalla stanza nel silenzio generale.
In quel preciso istante, Kohaku ricominciò a respirare.


* Il funerale mi ha messo un po' in difficoltà, ma qui ci si riferisce al rituale buddista tradizionale, in uso ancora oggi.
** In questo caso mi sono affidata alla memoria, visto che nell'anime se ne faceva cenno; se mi dovessi sbagliare, vi prego di correggermi! 
*** Mi sono permessa un'illegalità, spero mi possiate perdonare: Kohaku non potrebbe essere resuscitato ancora, visto che è già stato nell'aldilà. Ma in questo caso mi sono avvalsa di una certa libertà...licenza poetica, diciamo così. Posso contare sulla vostra complicità? :)

ANGOLO AUTRICE:
Salve a tutti/e!
Dopo un lungo periodo di incubazione, eccomi tornata: anno nuovo, capitolo nuovo.
Si è trattato di un passaggio molto difficile da elaborare, e pertanto spero vivamente che vi sia piaciuto!
Colgo l'occasione per farvi tantissimi auguri per un felice anno nuovo, anche se un po' in ritardo, con la speranza che ci siano sempre tempi migliori ad aspettarci.
Grazie mille per l'attenzione,
Baci!
The Queen :)
  
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