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Autore: Yasha 26    03/01/2015    13 recensioni
Mi volto verso la foto sul comodino e la prendo tra le mani. Ritrae me e la mamma sedute al parco, sotto una distesa immensa di ciliegi in fiore. “La Via dei Ciliegi” l’ha soprannominato lei quel posto. E' qui che mi rifugio quando voglio pensarla, restando ore ed ore seduta sulla stessa panchina su cui era solita sedersi lei.
***
Resto immobile a terra, rannicchiata su me stessa. Piango e prego che la sua furia si plachi in fretta, non potendo far altro.
Vedi InuYasha Taisho? Sono queste le uniche lacrime che mi concedo ogni maledetto giorno della mia vita e che non dedicherò mai a te!
IN REVISIONE GRAMMATICALE
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: inu taisho, Inuyasha, izayoi, Kagome, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Non è stato lui! No, non ci credo! Lo conosco abbastanza da sapere che non sarebbe capace di uccidere così, a sangue freddo.
È anche vero che se quella volta non lo avessi fermato lo avrebbe ucciso a calci, ma era stato provocato, avendo offeso me. Lo ha fatto per difendermi. Ma pensare che InuYasha sia sgattaiolato via da casa sua, in piena notte, per andare a cercare il luogo in cui viveva mio padre, per ucciderlo poi a martellate sulla testa…no! Non lo crederò mai! Non è un assassino! Sicuramente è stato qualcuno che lo conosceva e aveva un conto in sospeso con lui. Che ne so…magari non pagava il conto quando beveva, o non lasciava la mancia nei locali notturni dove passava le ore.
La donna che lo ospitava, quella prostituta che voleva portare in casa nostra, dice di essere tornata a casa dopo il “lavoro” e di averlo trovato morto. Non so chi lo abbia ucciso e di certo non posso dire che mi dispiaccia, era un maledetto stronzo, ma ciò di cui sono certa è che non sia stato InuYasha!
-Mamma, che dice l’avvocato?-  domanda Miroku, interrompendo i miei pensieri.
-InuYasha continua a dichiararsi innocente, ovviamente. Dice che era in casa a dormire quando il signor Higurashi è stato ucciso. Però questo non basta per scagionarlo. Non è un alibi che tenga. Chiunque può dire di trovarsi a letto all’ora dell’omicidio, ed io purtroppo, in quanto sua madre, non posso testimoniare che sia effettivamente così, perché sono ritenuta di parte. Non so che fare, Miroku! Non so come aiutare il mio bambino ad uscire da lì. Sono tre giorni che è rinchiuso, ma io so che innocente! E’ una testa calda, a volte agisce d’impulso, ma mio figlio non è un assassino!-  si dispera Izayoi, in lacrime, tra le braccia del figlio. Vederla così mi strazia.
-Mi sento così in colpa. Mi dispiace di aver rovinato la vostra famiglia, Izayoi. Mi dispiace davvero tanto. Avermi salvato la vita gli si è ritorto contro. Se non lo avesse fatto, adesso ci sarebbe mio padre in carcere, non InuYasha…-  mi scuso amareggiata. E’ successo tutto a causa mia, per difendere e proteggere me. La colpa di tutto è mia.
-L’unico responsabile è quel bastardo che ti sei ritrovata come padre. Mio fratello ti ha salvata perché ci tiene alla tua vita. Ma se pensi che fosse meglio essere uccisa piuttosto che salvata, non fai che rendere vano il gesto di InuYasha.-  replica Miroku, guardandomi male.
-Non era questo che intendeva dire.-  mi difende Sango, rimastami accanto.
-Lo so cosa intendeva. Ma InuYasha ha fatto ciò che ha fatto solo per lei. Se le sentisse dire che per non mettersi nei guai, avrebbe dovuto lasciarla morire, stai sicura che sarebbe lui a restarne ucciso. E se non fosse così cieca, di sicuro lo avrebbe capito anche lei il perché delle sue azioni.-  il perché delle sue azioni? Che intende dire?
-Miroku, non credi di esagerare adesso? Si sente già abbastanza in colpa per tutto quello che è accaduto! Non mettertici anche tu!-
-E’ proprio questo il punto, Sango! Non deve sentirsi in colpa, perché le azioni di suo padre non possono e non devono ricadere su di lei! La mia famiglia l’ha accolta insieme a Sota con piacere, e ciò che è accaduto non la rende certo colpevole ai nostri occhi. Fare la vittima però non sarà di aiuto, né a noi, né a se stessa, né tanto meno ad InuYasha!-  replica Miroku contrariato. E in fondo so che ha ragione. Ciononostante, non riesco a non sentirmi ugualmente in colpa.
-Ma trattarla male non l’aiuterà di certo a…-
-No, Sango. Ha ragione Miroku. Capisco cosa intende.-  la interrompo, prima che finiscano col litigare a causa mia.
-Ma Kagome…-
-Scusatemi, vado a riposare, ho un po’ di mal di testa.-  mi congedo, fingendo di stare male.
Mi rintano nella mia camera. In realtà ho bisogno di pensare. Se la testimonianza di Izayoi non è valida perché è sua madre, la mia come verrebbe vista? Non sono davvero sua sorella, anzi, sono anche la figlia della “vittima”, quindi dovrebbe valere. Ci penso da quando è stato arrestato, ma ho sempre sperato che venisse rilasciato per insufficienza di prove, a quanto pare non è così che funziona purtroppo.
Se facessi ciò che ho in mente, avrei molto da perdere. Davvero tanto. Ma InuYasha è più importante di me, in questo momento. Ha fatto tanto in queste settimane e non è una cosa che posso ignorare per egoismo. Vedo mio fratello sprizzare felicità da tutti i pori, mangia come si deve, non gli manca nulla, sta bene qui con Izayoi, che lo coccola e vizia come avrebbe fatto nostra madre. E tutto questo lo devo ad InuYasha.
Ok! Ho preso la mia decisione! Vada come vada, non torno indietro. Sto per fare qualcosa di grave, che va contro la legge, ma non mi importa. InuYasha non è l’assassino di mio padre, ed io sto solamente tirando fuori un innocente dal carcere, in modo da indirizzare la polizia a cercare il vero assassino. Non che mi importi, ma ne va della libertà di InuYasha, quindi farò il possibile e l’impossibile per aiutarlo. Anche se… sono sicura che mi odierà a morte per ciò che sto per fare.
 
-Signorina Higurashi, è davvero sicura di ciò che sta affermando?-
-Sì signore, sono sicurissima!-
-Lei sa, che se dichiara il falso, potrebbe finire a fare compagnia al signor Taisho, non è vero?-
-Non sto dichiarando il falso! Vi ho solo detto come stanno le cose!-
-D’accordo. Quindi, ricapitolando, dalle sue dichiarazioni si accerta che il signor InuYasha Taisho, la sera del 16 Gennaio, giorno in cui è stato rinvenuto il corpo della vittima, Noboru Higurashi, si trovava in sua compagnia, “intima compagnia” aggiungerei, all’interno della sua camera da letto, nella stessa abitazione del sospettato. E’ corretto, signorina?- 
-Sì signore, è corretto.-  ripeto per l’ennesima volta, divorata dall’imbarazzo per ciò che ho dichiarato.
Quando InuYasha saprà che ho raccontato alla polizia che siamo stati a letto insieme, mi ucciderà! So che con me non vuole avere niente a che fare da quel punto di vista. Ma che altra scelta avevo per liberarlo, dandogli un alibi?
-Per quanto tempo il signor Taisho è rimasto con lei, signorina?- 
-Tutta la notte. Dalla fine della cena fino alla mattina dopo.-  come vorrei seppellirmi! Che vergogna!
-E avete dormito tutta la notte, dopo il vostro primo rapporto, o avete avuto altri contatti di natura sessuale?-  chiede senza neanche un po’ di tatto, quest’imbecille! Perché doveva capitarmi lui e non qualcuno più sensibile?
Fatti forza Kagome! Vuole capire se menti o no, e soprattutto se InuYasha era davvero con te o se potresti averlo perso di vista mentre dormivi. Hai già pensato ad ogni singola risposta, prevendendo ogni più stupida domanda! Coraggio!
-Non abbiamo dormito tutta la notte, ci sono stati altri momenti di…intimità.-   sussurro imbarazzata fino alla punta dei capelli. Credo che andrò a fuoco o sarò vittima di infarto molto presto se continuo così!
-Bene, e quante volte?-  chiede ancora, raggelandomi il sangue.
-Vice Sovrintendente, non crede che questa sia una domanda troppo confidenziale da rivolgere ad un’adolescente? Non credo che il numero delle volte sia attinente ai fini di definire l’alibi, quanto piuttosto il tempo trascorso insieme.-  interviene il padre di InuYasha, presente anche lui. Grazie al cielo direi!
-Commissario Taisho, vorrei ricordarle che si trova in questa stanza come semplice “accompagnatore” della ragazza, e non come elemento in servizio, visto e considerando che l’indagato è suo figlio, quindi è pregato di non interrompermi nuovamente, o mi vedrò costretto a farla accomodare fuori.-   lo riprende il suo capo. Stronzo!
-Ritornando a noi, signorina Higurashi, sorvolando momentaneamente alla precedente domanda, quante ore siete stati svegli e quante a dormire?-  che? Ma che domanda è? Di solito uno conta le ore? Boh, chi cavolo le sa queste cose! Io non sono mai stata con nessuno. Che accidenti rispondo?
-Non so dirle, non ho passato il tempo a guardare l’orario, signore, anche perché nella mia stanza non ho un orologio. Utilizzo quello sul display del cellulare quando voglio sapere che ore sono.-  mi invento al volo.
Vedo i suoi occhi assottigliarsi e guardarmi male. Questo vuole fregarmi. Non sono un genio, ma le sue domande sembrano fatte per farmi contraddire, ma non ci cado! Sarò anche morta dalla vergogna per ciò che sto facendo, ma non ho intenzione di mollare! Lo devo ad InuYasha.
-Come può affermare di aver passato “tutta” la notte col signor Taisho? Siete stati svegli a veder sorgere l’alba? Avrete pur dormite qualche ora, no? E’ assolutamente sicura che in quel frangente non sia rimasta da sola in camera, senza accorgersene?-  eccola la domanda con cui vuole fregarmi…
-InuYasha ha dormito, io invece no. Ero troppo tesa ed agitata, perché il giorno dopo sarebbe ricominciata la scuola, e temevo la reazione dei miei compagni di classe, a cui non sono mai andata a genio.-  rispondo sicura, provando a non far trasparire dubbi o insicurezze in ciò che dico. Non è facile convincere questo tizio.
-Quindi, lei sta dicendo di non aver dormito tutta la notte? Nemmeno mezz’ora?-  chiede irritato.
-Soffro di insonnia. Soprattutto dopo quello che è accaduto con mio padre. Può chiede alla psicologa che mi segue.-  tiè, beccati questo! Che poi non è neanche una bugia stavolta. Dormire mi è difficile, mi sveglio talmente spesso che vorrei fosse subito giorno per alzarmi.
-Psicologa che guarda caso è la madre del sospettato. Comunque sia, è sicura che il signor Taisho non si sia mosso un solo minuto dal suo letto, a quanto pare. E’ un alibi di ferro il suo.-  approva infastidito.
-Se sia un alibi di ferro sta a lei deciderlo, signore. Io ho solo detto dove si trovava InuYasha quella sera, e non era di certo ad uccidere mio padre.-
-Perché si è decisa a riferirlo oggi, dopo quattro giorni, e non nell’immediatezza dell’arresto?- 
-Perché…io ho già un ragazzo…mi creava imbarazzo far sapere in giro che lo avevo tradito. Ma non potevo permettere che InuYasha pagasse per qualcosa che non ha fatto solo per la mia reputazione, che dopo oggi ne verrà irrimediabilmente intaccata. Preferisco i giudizi della gente, che sentirmi in colpa per non aver detto la verità.- 
Dopo la mia spiegazione sembra scrutarmi attento. Quest’uomo mette soggezione, o forse sono io che avendo la coda di paglia lo vedo così.
-Si suppone quindi, che il signor Taisho abbia sempre affermato di essere rimasto a casa a dormire, senza specificare dove e con chi, per salvare la sua reputazione?-  sostiene.
-Credo proprio di sì.-
-Va bene signorina Higurashi. Può andare adesso. Faremo mettere agli atti le sue dichiarazioni. Commissario Taisho, accompagni fuori la ragazza.-  ordina atono, mentre rilegge e firma dei fogli.
-Andiamo Kagome, ti accompagno a casa.-
-La ringrazio.-
 
-Izayoi non sa che sei qui, vero?-  mi chiede, una volta fuori dalla centrale di polizia.
-No. Non ho detto niente a nessuno.-
-Capisco. Hai fatto un gesto molto nobile assumendoti una tale responsabilità. Lo sai?-
-Io…ho solo detto la verità.- 
-Andiamo figliola, con me non serve fingere. So che tra te e mio figlio non c’è stato nulla.-  mi spiazza.
-Ma…come può affermalo, scusi?-
-Perché mio figlio me lo avrebbe detto, o lo avrei anche solamente intuito dal suo sguardo.-  mi spiega sorridendo. Che intende dire che lo avrebbe capito dal suo sguardo? Perché sono tutti così enigmatici?
-Non andrà a dirlo al suo superiore, vero?-  chiedo preoccupata.
-No, non lo farò, anche se non è corretto, visto il mio lavoro, ma è pur sempre di mio figlio che si parla, e  poi mi fido di lui. Se ha detto che è innocente, io gli credo, quindi grazie per ciò che hai fatto. Non immagino nemmeno quanto ti sarà costato, e credimi, te ne sono infinitamente grato.-
-Sono io che devo ringraziare lei e la sua famiglia. È grazie a voi se sono viva, soprattutto grazie a suo figlio. Gli devo la vita, e questo è forse l’unico modo che ho di ricambiare.-
-Ancora grazie di cuore, Kagome.-  ripete commosso, abbracciandomi.
Speriamo che il mio gesto serva e che non sia stato vano. Già so cosa mi aspetta, soprattutto con Naraku. Ma pazienza. Non credo nemmeno sarà questa grande perdita. Preferisco starmene chiusa in casa, da sola, come ho sempre fatto. Riguardo agli insulti a scuola, beh…ci sono abituata a sentirli. Per loro sono sempre stata una poco di buono per via del trucco pesante che usavo. Quelli che mi auguro di evitare sono gli insulti di InuYasha. Ricordo fin troppo bene le sue parole, le sue offese, i suoi gesti, le sue mani sul mio collo…
Speriamo in bene.
 

 
                                                                 ****************
 

 
Quattro maledettissimi giorni passati in galera senza aver fatto nulla. Accidenti! Anche da morto fa danni quel bastardo!
Voglio uscire da qui! Voglio tornare a casa, voglio tornare da Kagome. Conoscendola si sentirà responsabile. Maledizione! Che posso fare? Cosa??? Sono ore che mi scervello, ma non mi viene in mente nulla. Chi può avere ucciso quel maledetto? Se lo scoprissero, sarei scagionato subito!
-Taisho, sei libero. Puoi andare.-  mi informa un’agente, aprendo la cella.
-Come?-  domando sorpreso, come caduto dalle nuovole.
-Hai un alibi. Non sei più sospettato. Ringrazia la tua ragazza!-
La mia che???
Seguo senza altre domande l’agente fino ad un ufficio, dove trovo mio padre ad aspettarmi.
-InuYasha! Sei libero figliolo!-  mi accoglie mio padre, abbracciandomi.
-Hanno trovato l’assassino?-
-No, Kagome ti ha fornito un alibi.-
-Lei che?-
-Ha dichiarato che quella sera eri con lei. Puoi capire in che senso...-
-Cosa??? No, non lo capisco il senso! Che ha fatto quella sconsiderata?-  sbraito sconvolto.
-Vieni, è meglio parlarne fuori.-  sostiene, guardandosi intorno in modo sospetto. Quando finalmente usciamo e siamo in macchina, mio padre mi racconta per filo e per segno ciò che ha fatto Kagome.
-Davvero ha fatto questo? Ma è impazzita?! Adesso tutti la additeranno per quello che non è!-  esclamo incavolato.
-Sa a cosa andrà in contro, ne abbiamo parlato. Ma ha preferito così, sicura anche lei, come me e tua madre, che tu fossi del tutto estraneo alla morte di suo padre. E’ stato un gesto ammirevole da parte sua e che non dimenticherò.-  ammette commosso.
-Un gesto sconsiderato! La massacreranno quando si saprà.-
-E tu stalle accanto, più che puoi. Anche perché se ha fatto una cosa del genere non l’ha fatta per semplice gratitudine.- 
-Che intendi dire, papà?-
-Che per me, quella ragazza, prova qualcosa che va oltre la gratitudine nei tuoi confronti. Magari sbaglio.-
-Qualcosa di che tipo?-  chiedo interessato.
-Sta a te scoprirlo, figliolo.-
Grande, prima tira il sasso e poi nasconde la mano.
 
Quando arriviamo a casa trovo mia madre ad aspettarmi in lacrime.
-InuYasha! Che bello riaverti a casa!-  mi abbraccia, senza nemmeno farmi entrare.
-Così mi stritoli, mamma!-
-Scusami tesoro. È che sono così felice che sia tutto finito.- 
-Non è esattamente tutto finito.-  interviene mio padre.
-Per me sì! Chiunque sia stato ad uccidere quell’uomo non mi importa! Mi interessa che mio figlio sia scagionato.-
-Dove sono gli altri?-  chiedo non vedendoli.
-Sono a scuola. Stamattina non sapevamo ancora che saresti tornato, io l’ho appena saputo dal tuo avvocato. Piuttosto, potevi anche dirlo che stavi con Kagome, soprattutto quella sera!-  mi rimprovera severa.
-Non sto con Kagome, mamma.-  rivelo rammaricato. Magari stessimo davvero insieme.
-Non capisco. Tuo padre ha detto che eravate insieme. Non sarete solo “amici di letto” vorrei sperare!-
Amici di letto…termine più antiquato non poteva usare.
-Non siamo nemmeno quello.-  rispondo atono, entrando in cucina a bere un succo.
-Ma come…che significa?-  chiede confusa, rivolta a mio padre.
-Che sia una cosa che rimanga tra queste quattro mura Izayoi, ma Kagome ha mentito. Nostro figlio e lei non erano insieme quella notte, ma lei ha dichiarato questo per fornirgli un alibi.-  le spiega papà.
-Ma ha dichiarato il falso! E se lo scoprissero?-
-Io di certo non andrò in giro a smentirlo, mamma! Come credo né tu e né papà farete. Nessuno può smentirlo visto che mi trovavo a casa a dormire per i cavoli miei. Ho solo cambiato stanza in cui dormire…diciamo.- 
-Ovvio che non aprirò bocca, però, prendersi una tale responsabilità… Quella ragazza mi stupisce ogni giorno di più. A forza di accollarsi tutte queste responsabilità finirà con il restarne schiacciata.-  dice pensierosa.
-Che intendi dire?-
-In questi anni, Kagome, ha subito parecchie pressioni psicologiche. Ha avuto tutto sulle sue spalle fino a poche settimane fa. Questo periodo dovrebbe essere quello in cui sentirsi libera, invece si carica di altro peso. Hai idea di quello che accadrà appena si verrà a sapere che eravate insieme, senza che sia la verità tra l’altro? Soprattutto visto che è fidanzata.-
-La distruggeranno, lo so.- 
-Dovremo starle molto vicino. Ne avrà bisogno.-
Quando lei e Miroku tornano, si stupiscono non poco di trovarmi a casa.
-Fratellino! Non ci credo…sei qui! Ma com’è possibile? Hanno trovato l’assassino?-  chiede Miroku, abbracciandomi entusiasta, mentre Kagome se ne sta in disparte a testa bassa.
-Scusami, chiedi a mamma e papà. Io e questa signorina qui dobbiamo fare un discorsetto.-  spiego solamente, mollando lì mio fratello che mi guarda confuso e trascinando Kagome in camera sua.
 
-Si può sapere che ti è saltato in mente? Ti rendi conto che se scoprissero che hai mentito arresterebbero anche te per falsa testimonianza?-   esplodo furioso al sol pensiero che ci sbattano davvero lei in carcere. Gli sono grato per ciò che ha fatto, ma ho paura delle conseguenze.
-Se nessuno di noi parla non lo scopriranno mai. Se eri davvero a casa nessuno può dire il contrario.- 
-Certo che ero a casa! Dove avrei dovuto essere di notte?-
-Non so…magari da una delle tue tante ragazze…-  sostiene sbuffando.
Sbaglio, o noto una punta di gelosia nelle sue parole?
-Non ero con nessuna ragazza. Ero qui, nella stanza accanto la tua. Però mi chiedo come tu possa essere sicura che non sia stato io, se non sai dove mi trovassi realmente.-
-Non importa sapere dov’eri. So che non sei stato tu, tanto mi basta.-  afferma sicura.
-Perché ne sei convinta?-
-Perché il mio istinto dice che non sei un assassino che uccide a sangue freddo. E’ vero che stavi per ucciderlo quel giorno quando lo abbiamo incontrato, ma eri stato provocato, e comunque ti sei fermato. Dubito tu sia andato a cercarlo in piena notte, in casa della sua…bah, non so come chiamarla…amante? Puoi essere stato il peggiore dei miei tormenti a scuola, ma non sei certo un assassino.-  sostiene guardandomi dritto negli occhi e riempiendomi il cuore di gioia. Si fida. Lei si fida di me, tanto da rischiare di mettere nei guai perfino se stessa. D’istinto la prendo tra le braccia, stringendola a me.
-Ti sono grato per la fiducia. Non sai nemmeno quanto questo significhi per me! Speriamo solo non lo vengano a sapere a scuola. Gestire quegli  idioti non sarà facile, ma gli conviene stare al loro posto se non vogliono una testata sui denti.-  soprattutto se oseranno offenderti. In quel caso non prometto di non uccidere davvero qualcuno, specialmente Naraku. Una sola parola e gli cambio i connotati!
-Ah…beh…sì…speriamo non lo sappiano...-  risponde irrigidendosi e staccandosi dall’abbraccio. E ora che le prende?
-Ehi, tutto bene?-  le chiedo, notando il pallore del suo viso.
-Benissimo. Scusami, è che ho mal di testa. Vorrei riposare un po’.-
-Ok…ti lascio riposare allora. Ci vediamo dopo.-  la saluto uscendo dalla sua camera. Rimango stranito qualche istante, osservando la sua porta. Ho forse detto qualcosa che non andava? O magari aveva davvero mal di testa. Comunque, quando starà meglio le parlerò con più calma. Abbiamo molte cose di cui parlare e stavolta non ci sarà quel maledetto di suo padre ad interromperci.
 

 
                                                               ********************
 
 

“Speriamo solo non lo vengano a sapere a scuola. Gestire quegli  idioti non sarà facile, ma gli conviene stare al loro posto se non vogliono una testata sui denti” ha detto.
Ovviamente il suo unico cruccio è che lo scoprano a scuola. Sarebbe uno scandalo se si spargesse voce che è stato con me. Ma che mi aspettavo poi? Che mi ringraziasse? Mi ha solo aggredito con un “ma che ti è saltato in mente?” Non che volessi per forza un grazie, ma almeno un po’ di gratitudine per averlo tirato fuori da lì, sputtanandomi di fronte mezza nazione, perché si saprà, purtroppo. Anzi, non mi stupirei se già i tg ne stessero parlando. I giornalisti ci sguazzano in queste cose. In queste settimane la mia vita è stata sbattuta su tutti i canali e giornali giapponesi. Tutti conoscono la povera e sventurata Kagome Higurashi, vittima della violenza del padre ubriaco. Però dalle prossime edizioni, i titoli cambieranno da sventurata a sgualdrina, e chissà quanti filmini mentali si faranno quegli imbecilli. Magari uscirà fuori un esercito di amanti. Ma non mi importa. Mi sento in pace con me stessa adesso. Ho ricambiato il favore ai Taisho per aver accolto me e mio fratello tra di loro. Se Sota è felice lo sono anch’io, anche se per tutti sarò una poco di buono. Mi spiace solo per Naraku, che verrà considerato un “cornuto”. Se ne farà una ragione. Spero solamente che InuYasha non sia troppo arrabbiato per quel che ho fatto. Ma poi, perché dovrebbe interessarmi? L’ho aiutato! Dovrebbe solo essermi riconoscente! Basta farsi tanti problemi, Kagome! Hai fatto la cosa giusta, che gli piaccia o no! Però, se è così, perché mi sento così triste? Perché sto piangendo senza nemmeno accorgermene?
 
Il giorno dopo avviene tutto ciò che avevo previsto ieri. A scuola non si parla d’altro. Hanno già saputo tutto. Appena varcato il cancello sono cominciati gli sguardi maliziosi e i vari mormorii. Non oso immaginare in classe.
-Lasciali perdere, si stancheranno presto.-  mi rassicura Miroku, che mi sta accanto. InuYasha non è con noi, ci siamo divisi appena arrivati perché è passato dal preside.
Ci avviciniamo alla mia classe, ma a metà strada incontriamo Naraku, che non ha un’ espressione molto amichevole.
-Sei una puttana!-  esclama, dandomi uno schiaffo così forte da farmi perdere l’equilibrio. Per fortuna Miroku mi afferra in tempo per non cadere.
-Kagome, tutto bene?-  mi chiede preoccupato, ma annuisco solamente, troppo scossa per rispondere. Non mi aspettavo un tale colpo da lui.
-Bene, perché adesso devo spaccare la faccia a questo stronzo!-  dichiara incavolato, allontanandomi e facendo per colpire Naraku.
-No! Fermati Miroku!-  lo blocco, tenendolo per un braccio.
-Ma sei impazzita? Ti ha picchiata e offesa, e  non dovrei fargliela pagare?-
-No. Ha le sue ragioni in fin dei conti, lascia stare…ti prego.- 
Non posso certo dargli torto se pensa ciò che ha detto. Davanti gli occhi di tutti l’ho tradito con InuYasha.
-Almeno sai di essere una puttana in piena regola, brava! Ora capisco perché non volevi stare con me. Ti facevi scopare da quel bastardo di Taisho! Mi fai schifo! Avevo ragione quando dicevo che per scoparti bisognava picchiarti e maltrattarti. Magari sei quel genere che ama le fruste e le manette. Peggio delle troie. Complimenti!-  mi vomita addosso maligno.
-Ma dico…lo hai sentito?! Dovrei fargliela passare liscia?-
-Miroku, non fa niente. Andiamo in classe.-  lo prego nuovamente, trattenendolo ancora per il braccio.
-Ok, come vuoi.-
-Ma che brava sei Kagome! Con quel visino d’ angelo tieni in pugno due fratellini. Te li scopi entrambi? A turno o contemporaneamente?-  a queste parole non ho tempo di rispondere perché vedo solamente Naraku crollare a terra, colpito da un pugno…di InuYasha?!
-L’unica puttana che conosco è tua madre visto il figlio che ha partorito! Prova a ripeterle una cosa del genere e ti faccio a pezzi!-   lo minaccia lui, mentre intorno a noi iniziano a radunarsi gli altri studenti, incuriositi dalla lite.
InuYasha si volta a guardarmi e la sua espressione cambia da arrabbiato ad incazzato nero. Speriamo non se la prenda con me per le parole di Naraku.
-E’ stato lui?-  chiede al fratello, indicandomi. Si riferisce allo schiaffo suppongo.
-Sì. Volevo dargli una lezione, ma lei me lo ha impedito.-  grazie Miroku, per la tua solidarietà!
-Vieni con me, Saimyosho. Adesso ci facciamo quattro chiacchiere!-  lo informa, prendendolo di peso per un braccio mentre è intento a fermare il sangue che gli cola dal naso.
-InuYasha aspetta! Che hai intenzione di fare?-   lo fermo preoccupata. Ora come ora è pericoloso lasciarsi andare ad atti di violenza. Non credo che la polizia prenderebbe bene una denuncia contro di lui.
-Lo so a cosa stai pensando. Tranquilla, lo porto solo dal preside a spiegargli cosa è successo. Vai a metterci un po’ d’acqua fredda. Miroku, accompagnala tu.-  ordina severo ad entrambi. Beh è stato solo uno schiaffo, non credo che sarà chissà cosa, esagerato.
Miroku mi accompagna in bagno, facendo attenzione che non ci sia nessuno dentro, essendo il bagno delle ragazze. Appena mi guardo allo specchio mi stupisco non poco del labbro spaccato e sanguinante, e del viso arrossato. Sono talmente abituata a prenderle, che non capisco neanche più quando uno schiaffo è  leggero o meno. Miroku mi aiuta a tenerci un fazzoletto umido sopra, ma sinceramente ne farei anche a meno. Non fa neppure male. O meglio, non il male a cui sono abituata.
-Va un po’ meglio?-
-Sì. Ti ringrazio. E scusa se ci sei andato di mezzo anche tu. Mi dispiace.-
-Andato di mezzo in che senso?-
-Beh, Naraku alludeva ad un possibile rapporto a tre. So che può essere mortificante, soprattutto per tuo fratello.-
-Non ti seguo. Mortificante, cosa?-
-Che si vociferi che abbiate una relazione con me. Mi spiace.-  mi scuso mortificata.
-Cioè, fammi capire, ti spiace per noi se la gente crede che veniamo a letto con te? Dovrebbe essere il contrario guarda! Sei anche una bella ragazza.-  afferma, anche se lo vedo abbastanza confuso.
-Non per InuYasha.-  sostengo dispiaciuta.
-E perché no?-
-Perché per lui non sono una gran bellezza, anzi, gli faccio proprio schifo. In questi tre anni non ha fatto altro che ripetermelo. So di non essere bella, quindi lo capisco il suo ribrezzo nei miei confronti. È sempre abituato a belle ragazze. Gli rovinerò la reputazione così…-
-Aspetta un po’…non è che il colpo ricevuto ti ha tramortito tanto da causarti una commozione cerebrale? O non mi spiego le tue parole, assolutamente senza né capo né coda!-  esclama lui, con espressione indecifrabile.
-C’è poco da capire, Miroku. Tuo fratello era stato chiaro tempo fa: gli fa schifo anche solo l’idea di avermi vicino. Spero solamente che non sia arrabbiato con me.-  spiego rattristandomi nuovamente. Ma che diamine mi prende con questa tristezza del cavolo? Non ne ho motivo, dannazione! Dovrei solo essere arrabbiata, o meglio ancora: indifferente!
-Scherzi, vero? Ma non ti sei accorta che gli piaci?-  chiede sbalordito, ma mai quanto me, nel sentire le sue parole.
-Ma che dici Miroku?! Si vede che non conosci bene tuo fratello!-  io, piacere ad InuYasha…ma quando?
-Secondo te perché mio fratello ti sta così vicino? Solo per i sensi di colpa?-
-Non è così?-  chiedo dubbiosa. In effetti me lo sono chiesta spesso anche io.
-Ti vuole molto bene, Kagome. Non lo vedi dalle attenzioni che ti rivolge?-
InuYasha…che vuole bene a me? E poi, che tipo di bene? Come un’amica? Una sorella? Oppure come…una ragazza?
-Dovreste fare una bella chiacchierata voi due. Torniamo in classe ora, stanno per cominciare le lezioni.-  mi avverte, scuotendo la testa. Ma che gli prende?
Quando usciamo dal bagno, però, quasi mi viene un colpo nel trovarmi davanti InuYasha che si sbaciucchia con una ragazza, la stessa con cui l’ho visto andare via l’altra volta. Bene, adesso la parte della cornuta spetta a me, ed in tempo record direi!
Lo vedo il bene che mi vuole! Così tanto da rendermi ridicola davanti a tutti!
La rabbia è tale che vorrei urlare, ma mi trattengo, facendo dietrofront e andandomene, anche se non so dove. La campanella suona e tutti scompaiono nella loro classe, liberando i corridoi. Vago un po’ per l’immenso istituto, trovandomi nell’aula di musica, dove non sono mai entrata. C’è un pianoforte, in un angolo della stanza, sotto alla finestra. Da quanto non ne vedo uno. Mi avvicino con occhi lucidi per la gioia, e faccio scorrere leggero un dito sui tasti. Ha un bel suono, anche se è digitale, e non a coda con corde incrociate come il mio vecchio pianoforte. Mi siedo sullo sgabello, osservandolo. Chissà se mi ricordo come si suona. Le note le ricordo tutte, la posizione delle dita anche. Ma sì, perché non provare?
 

 

                                                              ***********************
 
 


Che soddisfazione quando il preside ha sospeso quell’imbecille per una settimana! Mi sarò anche beccato un richiamo per averlo colpito a mia volta, ma ne avevo tutti i motivi per farlo, ed il preside l’ha capito, limitandosi al richiamo. È stato più soddisfacente questo che picchiarlo, almeno per una settimana non lo avrò tra i piedi!
Raggiungo Kagome e mio fratello nei bagni delle ragazze, per vedere come sta. Quel dannato ha osato toccarla malgrado le avessi promesso più volte che nessun altro l’avrebbe sfiorata. Se fossi stato presente prima, di certo non gliene avrei dato il tempo. Ma se soltanto osa riprovarci, non gli finirà certo con una sospensione come oggi. Ringraziasse i Kami che sono appena uscito dal carcere e non voglio creare altri problemi ai miei, o lo avrei menato a sangue!
-InuYasha!-  mi sento chiamare, ma stavolta riconosco la vocetta sgraziata dell’ oca.
-Keiko...-
-Kikyo!-  mi corregge stizzita.
-Ah già, Kikyo. Che c’è?-
-Sono felice che ti abbiano scagionato! Lo dicevo io che era impossibile tu fossi un assassino!-  esclama euforica, avvinghiandomisi addosso come un koala all’albero e baciandomi.
-Ehi! E staccati!-  mi lamento, staccando questa sanguisuga  e notando con la coda dell’occhio Kagome che va via, quasi di corsa.
-Bravo imbecille! Hai reso vane le mie parole!-  si lamenta mio fratello.
-Che intendi dire?-  chiedo confuso.
-Nulla idiota. Slinguazzati pure questa bambola siliconata mentre Kagome ci perde la faccia!-  risponde, andandosene imprecando. Ma che gli prende a quello scemo?
-InuYasha, andiamo in un luogo più appartato. Ti farò dimenticare di aver fatto sesso con quella scialba ragazzetta.-  ritorna alla carica l’oca. Solo alle sue parole intuisco ciò che ha detto Miroku. La gente penserà che Kagome sia stata una delle solite scopatine da una notte, e che la sto già sostituendo con la prossima. Si sentirà ancora più umiliata adesso!
-Dai Inu…-
-Cazzo! E levati dai coglioni! Non mi interessi Kyoko, Keiko o come diamine ti chiami! Quindi piantala di venirmi dietro! Sei stata il divertimento di una notte, neanche poi così tanto piacevole. Quindi ora cercati un altro scopamico! Io sono impegnato!-  dico scrollandomela di dosso e andando a cercare Kagome, anche se non so dove sia. Quando suona la campanella inizia a regnare il silenzio, che viene però spezzato dal suono del pianoforte dell’aula di musica. Che sia… 
(se volete, ascoltate adesso la musica, QUI , capirete i passaggi a cui si riferisce InuYasha)
Arrivo davanti l’aula di musica e la trovo lì, seduta al pianoforte, a suonare una melodia strana, mai sentita. Sembra dolce, ma anche furiosa. La vedo suonare col viso imbronciato, ed anche le sue dita sembrano volersela prendere col pianoforte, tanto scorrono veloci e potenti su quei tasti, quasi a sfogarsi su di loro, schiacciandoli con forza.
Entro silenziosamente, senza farmi sentire, così da non interromperla. Sembra molto concentrata. Resto ad osservala, mentre la prima cosa che vorrei fare è abbracciarla. Ha l’aria turbata, ma per quale motivo? È colpa mia? O colpa di Saimyosho? E che significano le parole di Miroku?
Il suono ritorna nuovamente calmo, carico di sentimenti contrastanti, o almeno è questo che mi arriva. Il suo corpo segue il ritmo delle mani e della melodia, che mantiene ancora un tono malinconico.
Quando sembra che la musica stia per finire, la sento ricominciare più dolce che mai, come se il suo cuore si fosse placato. Anche il suo viso si è disteso in un sorriso. Le dita scivolano leggere su note dall’impronta più romantica.
Finisce il pezzo ad occhi chiusi, come a godersi ogni nota finale, così come me, che l’ascolto.
-Non credevo fossi così brava.-  le dico, facendola sobbalzare.
-InuYasha…da quanto eri qui?- chiede sorpresa.
-Da quando hai cominciato quasi. Cos’era quella melodia?-
-Nulla di particolare, qualcosa che devo aver sentito da qualche parte.-  risponde vaga.
-Sembri arrabbiata. Ce l’hai con me?-   tento cauto, sperando di non farla incavolare.
-Eh? No! Perché dovrei avercela con te?-   risponde agitandosi e dandomi le spalle. Ce l’aveva con me. Ma perché? Per Kikyo? Possibile che…fosse gelosa?
-Ehi aspetta! Dove vai?!-  la fermo quando la vedo uscire dall’aula.
-In classe, anche se di sicuro mi prenderò una bella nota per il tremendo ritardo.-  dice andandosene del tutto e lasciandomi qui come uno stoccafisso.
Ma…ma…boh.
 
Il giorno dopo, sulla via per la scuola, noto che  Kagome sta qualche metro più distanziata da noi, al contrario delle altre volte.
-Ma che cavolo le prende?-  chiedo a Miroku, stranito da questo comportamento.
-A lei nulla. Che prende a te, razza di imbecille?!-
-Non sono io quello incazzato senza motivo!-
-Non credi sia un valido motivo vedere quello che dovrebbe essere il proprio ragazzo, quello per cui si è sputtanata davanti a tutti, sbaciucchiarsi un’altra?-  spiega lui, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
-Ma noi non stiamo insieme, e neppure per gli altri. Sanno solamente che siamo stati a letto. Stop!- 
-Magari lei preferirebbe si dicesse altro, tipo che: sì, ha tradito il fidanzato, ma perché innamorata di un altro, non perché è una che apre le gambe facilmente. La cosa assumerebbe un altro significato.-
-Ovvero, stai dicendo che dovremmo far credere di stare insieme?-  domando confuso dal suo ragionamento.
-Non farlo credere, ma farlo per davvero.-
-Miroku, tu sei impazzito?! Non c’è altra spiegazione! Stare insieme…che cosa assurda!-   per lei non esisto nemmeno!
-Quindi aveva ragione Kagome, quando diceva che ti fa schifo. Io credevo ti piacesse invece. Ora capisco.- 
-Io non ho capito un bel niente invece! A che ti riferisci? Chi dice che Kagome mi fa schifo?- 
-Lo dice lei, o meglio, ne è convinta. Dice che la credi un cesso ambulante, in parole povere.-
-Ma è scema? Non è assolutamente vero!-  esclamo sconvolto, attirando l’attenzione sia di Kagome, davanti a noi, che di altri studenti.
-Ah no? Eppure mi ricordo che non facevi che offenderla, chiamandola cozza, cesso, scorfano e altri magnifici appellativi.-  mi ricorda lui.
-Ma questo era prima, e lo dicevo solo per ferirla, per farla arrabbiare visto come si conciava, non perché lo credessi davvero.-
-Peccato che lei sia convinta del contrario. E comincerei a chiedermi, al posto tuo, perché tiene tanto in considerazione il tuo parere verso il suo aspetto? A me non importerebbe nulla se una ragazza che non mi piace dicesse che le faccio schifo, a meno che non sia interessato a quella ragazza. E soprattutto, non sarei geloso vedendola con un altro. -
-Stai dicendo, che lei…prova qualcosa per me?- 
Anche papà lo aveva detto, anche se non specificatamente.
-Io ti consiglio di parlarle, faccia a faccia. Ne avete bisogno.-  mi consiglia lui, poco prima di entrare ognuno nella propria classe.
Durante la lezione, penso e ripenso alle parole di Miroku. Mi sembra una cosa impossibile che lei possa essere gelosa di me. E’ anche vero che molte volte si è mostrata come ingelosita, ma non l’ho mai presa sul serio. Potrebbe davvero dimenticare ciò che le ho fatto passare in questi anni, e iniziare a provare qualcosa per me? Sarebbe magnifico se così fosse! Devo parlarle!
 
Finalmente a casa, cerco un momento libero per parlare da soli, ma ogni volta qualcosa ci disturba. Mia madre, suo fratello, le liti tra la sua amica e Miroku, che a proposito, mi sembra se la intendano abbastanza, ogni momento è buono per punzecchiarsi per quei due. Comunque sia, è già ora di andare a dormire e non ho ancora potuto parlarle, ma nemmeno l’ora mi fermerà stavolta! Dovessimo parlare tutta la notte, questa volta le dirò tutto! Se poi vuole mandarmi al diavolo, lo farà!
È quasi mezzanotte quando busso alla sua porta, a cui viene ad aprire già mezza addormentata.
-Che succede?-  mi chiede sbadigliando.
-Possiamo parlare?-
-A quest’ora? Stavo per addormentarmi.-
-Sì, a quest’ora. È tutto il giorno che ci provo, ma ogni volta qualcuno ci interrompeva.-
-Potevi anche dirmelo domani, no?-  replica accigliata.
-No, voglio farlo adesso!-  esclamo entrando nella sua stanza anche senza il suo permesso. Sbuffa e chiude la porta, andandosi a sedere sul letto.
-Ok…dimmi…-  dice annoiata.
-Perché sei arrabbiata con me?-
-Me lo hai già chiesto ieri. Non sono arrabbiata con te.-
-A me sembra di sì.-  insisto. Stavolta non mollo la presa!
-Impressione tua.-
-Non è una mia impressione. Quando hai visto Kikyo baciarmi te ne sei andata incavolata. Perché?-
-Ma davvero hai la faccia tosta di chiedermi perché? Non hai visto la faccia degli altri? Poche ore prima si era saputo che io e te eravamo stati insieme, e l’attimo dopo ti vedono tra le braccia di quella Barbie. Non dico certo di far credere che stai con me, ma tenerlo chiuso nei pantaloni per almeno un’intera giornata ti costava tanto?!-  sbrocca infine. Non posso crederci…è davvero gelosa! Miroku aveva ragione! Perché me ne accorgo solo adesso?
-Non sono stato io a baciarla. È lei che mi è piombata addosso.-  spiego calmo. Voglio vedere dove arriva.
-Già, voleva violentarti magari! Ma per favore!-
-Perché non ci credi? Credi che non sia un assassino, ma non mi credi se ti dico che non volevo baciarla?-
-Quello è un altro discorso. Un farfallone ed un assassino sono due cose diverse. Comunque a me non interessa! Non devi rendermi conto di nulla alla fine. Ho mentito per tirarti fuori dal carcere e basta, noi due non stiamo davvero insieme. E mai ci staremo...-   conclude cambiando il tono arrabbiato di prima in uno deluso.
-Perché?-
-Perché cosa?-
-Perché affermi che non staremo mai insieme? Prevedi il futuro?-
-Non mi serve per sapere che sarà così.-  risponde distogliendo lo sguardo dal mio.
-Ma cosa ti da la certezza che sarà così?-
-Non capisco il senso di questo giro di parole. Vieni al dunque InuYasha, qual è il problema?- 
-Il problema è che neghi di essere gelosa!-  dichiaro lapidario. Mi sono scocciato di girarci intorno.
-Io, gelosa di te? Non vedo perché dovrei esserlo!- 
Ostinata fino alla fine, eh? Allora cambiamo registro.
-Ah no? Peccato, perché io lo sono di te.-  le confesso nuovamente, e stavolta sono sicuro che lo abbia sentito, non come quella volta, al telefono.
-Cosa hai detto?- 
-Ho detto che sono geloso di te. Già una volta te lo dissi, per telefono, ma non credo tu lo abbia capito. Di certo lo hai rimosso, essendo accaduto il giorno in cui tuo padre ha tentato di ucciderti, lo stesso in cui ti ho baciata la prima volta, nel bagno delle ragazze.-
-Tu che? Mi hai baciata? Ma…io non ricordo nulla...-  dice confusa.
-Non lo ricordi perché hai cancellato tutto di quel giorno. Ma già da allora provo qualcosa per te, anzi, molto più di qualcosa. E credo di provarla da quando ti ho conosciuta.-  le rivelo finalmente.
-Tu…mi stai prendendo in giro, non è vero? Beh, sappi che non è divertente!-  esclama irritata.
-Non ti sto affatto prendendo in giro! Perché dovrei?-
-Perché non mi hai mai sopportato! Non ti sono mai piaciuta! E, ok, mi hai aiutata, ma come tu stesso hai detto, lo hai fatto per i sensi di colpa, non perché ti piacessi. Altrimenti per quale motivo mi avresti reso la vita impossibile? Non ha senso ciò che dici!-
-Mi sono sentito in colpa, tuttora mi sento così, ma credimi se ti dico che non è solo quello che provo! Non sono i sensi di colpa ad avermi spinto a chiedere aiuto ai miei genitori, non sono stati i sensi di colpa a tenermi attaccato giorno e notte in ospedale, mentre eri incosciente, non sono i sensi di colpa ad avermi spinto ad abbracciarti, a baciarti di nascosto mentre dormi, a difenderti da tuo padre…che sì, avrei anche ucciso per proteggerti, se fosse stato necessario. Ma non ho fatto nulla di tutto ciò per i sensi di colpa. Era quello che credevo anch’io all’inizio, ma ho capito che non era così nel momento in cui ho temuto di perderti. Lo so, sono un idiota, perché è dal primo giorno che ti ho conosciuta che mi sento attratto da te, ma ero troppo stupido per capirlo. Dopo il tuo rifiuto ad uscire con me, ne ho fatto una questione personale, ma non perché avevi ferito il mio orgoglio, ma perché ti volevo tutta per me, e se non riuscivo con le buone, ci sarei riuscito con le cattive. Avrei occupato ogni tuo pensiero con la mia presenza ingombrante, e così è stato. Peccato che mi si sia ritorto contro quando ho capito il significato delle mie azioni sconsiderate…-
-Quale significato?-
-Ti amo Kagome! Questo è l’unico significato di ciò che ho fatto.-
 
 


                                                               ******************
 



Non sto davvero avendo questa discussione con InuYasha. La sto sognando, non è così? Lui non può…amarmi. È un’assurdità! Non riesco a crederci! Come può? No, è una bugia. Si sta prendendo gioco di me!
-Mi ami? Anche quando mi hai afferrata per il collo, stendendomi sul banco, dicendomi:  “Maledetta puttana! Osa mancarmi un’altra volta di rispetto, come oggi, e non vedrai l’alba di domani. Mi schifa solo l’idea di averti accanto, figuriamoci pensarti come innamorata. Non devi nemmeno scherzarci su, capito brutto scorfano?!” …lo dicevi perché mi amavi? Perdonami ma, mi risulta difficile crederlo.-  gli ricordo stizzita, alzandomi e dandogli le spalle. Ricordo l’odio nei suoi occhi. Non è vero che mi ama da quando mi ha incontrata. Non è vero…
-Ricordi ogni singola parola?-  chiede stupito.
-Ovvio che la ricordo. Mi hai ferita tantissimo quel giorno, oltre alla paura che mi hai fatto provare.-
-Perché ti ho ferita?- 
-Cosa? Che domanda è?-
-Perché dici che ti ho ferita, dicendoti quelle cose? Cosa ti importava?- 
-Non capisco dove tu voglia arrivare.-  rispondo osservandolo curiosa.
-Pensaci…perché ricordi parola per parola ciò che ti ho detto? E perché ci sei rimasta male? Nulla di ciò che ti ho mai fatto ti ha ferita, ma quelle parole sì, perché?-
Già, perché? A ben pensarci ha ragione. Quelle parole mi sono rimaste impresse come marchiate a fuoco sulla pelle. Ma perché ricordo solo quelle frasi, e non le volte che mi faceva cadere, gli schiaffi che mi dava quando gli rispondevo e nemmeno i dispetti che mi faceva?
-Lo sai perché le ricordi, Kagome?-   mi domanda avvicinandosi, forse troppo.
-Perché?-  chiedo incerta, facendo un passo indietro, mentre lui avanza sempre più verso me. Proseguiamo così finchè non mi trovo con le spalle al muro. Inizio a sentirmi nervosa, perché?
-Perché anche tu, già da allora, provi qualcosa per me, e lo dimostra la tua gelosia. Ammettilo-   soffia ad passo dal mio viso, facendomi salire il cuore in gola.
-Io…non sono gelosa. E tu hai confuso i sensi di colpa con l’amore. Di sicuro!-   insisto, ma più insicura rispetto a prima.
-Non sono sensi di colpa, dannazione! La voglia che ho di te mi sta uccidendo, Kagome! Come diavolo devo fartelo capire?-  urla arrabbiato, dando un pugno al muro, vicino al mio viso, facendomi sobbalzare, non so se per la paura o per altro.
Ha detto che ha voglia di me? Me??? Perché sentirglielo dire mi provoca uno strano malessere? Mi sento lo stomaco sottosopra, come se tutto il mio corpo si stesse ribellando contro di me. Mi fa male perfino il petto tanto galoppa il cuore. Sarà mica un infarto invece?
No, non essere stupida Kagome, sai cos’è, ma lo neghi, per paura. Paura di essere una goccia nell’oceano, una tra le tante, per lui.
-Non sono una di quelle bamboline che ti porti a letto, InuYasha. Cambia le tue voglie, perché io non voglio rientrare nei tuoi giocattolini usa e getta.-   rispondo triste.
-Lo so bene questo. Per questo voglio te. Dammi una possibilità Kagome, diventa la mia ragazza. Non ti voglio per una notte, ti voglio sempre! Solo tu e nessun’altra. Ho bisogno di te, come dell’aria che respiro. E’ sempre stato così, da sempre...-   mi supplica con disperazione, poggiando la fronte contro la mia.
Cosa faccio? Che devo fare? Posso fidarmi? Cosa provo per lui? Tante domande, troppe, mi affollano la mente. Mi sento confusa, stordita, incapace di connettere pensieri sensati.
Chiudo gli occhi, beandomi del suo profumo, a cui non avevo mai fatto caso. Mi piace, trasmette sicurezza, tranquillità, non è forte e fastidioso. Mi aiuta a pensare. E penso che ho paura, tanta. Ma posso farmi condizionare la vita dalla paura?
Solo una frase riesco a pronunciare nel mare del caos in cui mi sento immersa…
-Non ferirmi…mai più!-  gli chiedo in lacrime, conscia che le mie parole hanno un unico significato, che lui coglie subito.
-Te lo prometto!-  mi giura, poggiando subito le sue labbra sulle mie, delicatamente. Mi allontana dalla parete, infilando una mano dietro alla mia schiena per stringermi a sé, mentre l’altra mano sale dietro la mia testa. Mi schiaccia contro il suo corpo, mentre le sue labbra iniziano a muoversi dolcemente sulle mie, lasciandovi delicati baci. Mentre mi lascio andare, ricambiando il suo abbraccio, mi sembra come di vivere un déjà-vu. Sono sensazioni che ho già vissuto. Piano piano ricordo frammenti scommessi di ciò che è accaduto, il che mi spinge a scostarmi da lui confusa.
-Kagome…-  mi chiama con tono deluso, pensando sicuramente voglia allontanarlo.
-Mi ricordo di questo…-  gli spiego subito, con le pulsazioni a mille. Mi ricordo di me schiacciata contro il lavandino, del suo bacio forzato al quale però ho risposto, della sua erezione contro la mia gamba, le sue mani che mi toccavano. Come accidenti ho fatto a scordarlo?
-Ti ricordi del bacio?-
-Sì, ma ho paura del resto.-  confesso spaventata. Non voglio ricordare cosa è accaduto dopo.
-Non ricordarlo allora, non serve più. Lui non esiste più.-  mi rassicura, asciugando la lacrima solitaria scappata dai miei occhi. Annuisco, e stavolta sono io a sporgermi per baciarlo, ma è lui a scostare me.
-Stai bene?-  mi chiede preoccupato, notando un’altra lacrima.
-Voglio stare bene. Fammi stare bene…-  gli chiedo, con disperazione, mentre purtroppo tutti i ricordi riaffiorano uno dietro l’altro, come una reazione a catena che non riesco più a fermare.
Lo sa. Lui lo sa, lo vedo da come mi guarda, ma non aggiunge altro, ha capito non voglio parlarne, così ritorna a baciarmi, ma lo fa con più impeto, premendo una mano sulla mia nuca per spingermi maggiormente contro le sue labbra, finché la sua lingua cerca un varco nella mia bocca. Lo ottiene subito, senza esitazione e lo sento invadermi con urgenza, con fremente bisogno. Lo assecondo, ricambiando un  bacio poco romantico, ma carico di passione. Ci baciamo per minuti interminabili, e che a me sembrano ore, sempre stretti l’uno all’altro. E mentre la mia mente inizia ad allontanare i ricordi spiacevoli, la sua mano scende verso il mio fianco, infilandosi sotto la magliettina del pigiama. Il contatto della sua mano fredda mi fa venire la pelle d’oca, rendendomi più sensibile al suo tocco. Dopo lunghe carezze, arriva su un mio seno, stringendolo con delicatezza, ma anche con fermezza. Lo massaggia, lo accarezza, stuzzicandolo nei suoi punti più sensibili. Un gemito mi sfugge incontrollato contro la sua bocca, mentre lo sento spostarmi dalla posizione in cui siamo. Urto contro qualcosa che intuisco essere il letto, sul quale mi lascio stendere. Lascia la mia bocca per scendere verso il collo, rubandomi altri gemiti.
Mi sento andare a fuoco, la testa annebbiata, l’addome contratto come a bloccare qualcosa che mi sento nascere dentro. Parte dal ventre, per arrivare al cervello, facendomi perdere il contatto con la realtà, e più lui mi bacia, più sento questa sensazione. È desiderio? Sì, non può che essere questo. Mai, coi baci di Naraku, ho provato simili sensazioni. Sentivo che era sbagliato stare con lui, ma non ne capivo il motivo. Il mio cuore, invece, sapeva già il perché.
Con un gesto rapido mi toglie la maglietta, lasciando il mio petto nudo alla sua vista. Di colpo, le sensazioni di prima diminuiscono, sopraffatte dall’imbarazzo, ma non scompaiono. D’istinto, però,  mi porto le braccia a coprirmi, mi sento a disagio. E’ la mia prima volta, mi sento in difficoltà!
-Non coprirti...sei così bella…-  mi sussurra dolcemente.
-InuYasha…per me…questa è…-  tento di spiegare imbarazzata che è la mia prima volta, però sono troppo agitata per farlo. Lui però sembra intuirlo. Mi sorride e mi da un leggero bacio.
-Tranquilla…farò piano.-  mi rassicura, ricominciando a baciarmi ,mentre allontana le mie mani per mettervi sopra le sue. E di nuovo il suo tocco, più deciso e  mirato a farmi gemere ancora, mi riporta la stessa sensazione di poco fa: il desiderio. Lo voglio con tutta me stessa!
Passo dopo passo, carezza dopo carezza, il mio corpo e la mia mente si abbandonano a lui.
Ogni sospiro ha un senso. Ogni frase ha un significato. Ogni carezza ha un valore. Adesso fa parte di me, e non potrei esserne più felice. Nemmeno il dolore iniziale scalfisce la gioia che sento tra le sue braccia, mentre mi ama, mentre mi ripete che sono solo sua, mentre mi stringe protettivo a sé, con la promessa silenziosa che si occuperà del mio cuore, e che non permetterà più a nessuno, nemmeno a se stesso, di ferirlo ancora. Ed è con questa promessa che mi abbandono serena al sonno, cullata dal calore del suo abbraccio. Quel calore che ho sognato e di cui adesso ne capisco il significato.
 

“Ascoltare l’urlo sordo del mio cuore” dicevi, non è vero mamma? L’ho appena fatto, e quel grido invocava disperato il nome di InuYasha. Ma tu questo lo sapevi già, non è così?
Grazie per aver messo sulla mia strada questo stupidone, che tanto mi ha fatto soffrire, ma che tanto mi sta dando adesso. Grazie, perché mi hai sempre vegliato, anche se me ne accorgo solo adesso.
Non sono mai stata sola, e mai più lo sarò.
 
 
 



 




 
 
Ed eccoci a quello che è il penultimo capitolo. In realtà volevo fare un unico capitolo conclusivo, ma scrivendo, scrivendo, scrivendo, stava venendo un polpettone da quasi quaranta pagine ^^ quindi l’ho diviso in due, così posso anche allungarlo un po’ ^_^ 
InuYasha e Kagome hanno puffato U_U e finalmente hanno capito cosa c’era nelle loro zucche vuote XD non ci resta che osservare gli sviluppi.
Ci troviamo al prossimo aggiornamento…l’ultimo, anche per questa storia ^_^
Baci baci Faby <3 <3 <3 <3 
   
 
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