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Autore: lost_in_wonderland    04/01/2015    0 recensioni
potrebbe essere la tipica storia della ragazza che s'innamora del ragazzo sbagliato... o forse no.
dal testo: "Fin dal primo momento in cui lo vidi notai che c’era qualcosa nel suo modo di fare, di porsi, che faceva in modo che io riuscissi ad essere totalmente sincera quando parlavo con lui. Aveva il potere di farmi uscire di bocca la metà delle cavolate che mi passavano per la testa, mentre l’altra metà riusciva ad indovinale da solo. Ero come un libro aperto per lui
Al contrario per me invece non c’era niente di più difficile che sapere cosa pensasse davvero
Io suoi occhi erano due sfere verdi che sembravano assorbire tutto e non rivelare niente.
E più lui cercava di nascondere qualsiasi dettaglio riguardasse la sua vita più io m’intestardivo a voler sapere."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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“when you saw me dancing

Quella non era il genere di festa a cui solitamente partecipavo.
Quando “miss broncio” la brunetta, di cui non ricordo mai il nome, che siede sempre nel banco dietro il mio durante matematica, mi aveva passato un mucchietto di volantini ripiegati ero rimasta un po’ spiazzata.
Dopo averlo guardato per qualche secondo ne avevo aperto uno trovandoci dentro un invito. Mi ero girata già pronta a rifilarle una delle mie solite scuse, a cui non avrebbe creduto nemmeno il mio gatto , ma lei mi aveva preceduta: «tuo fratello ha detto che viene e di darti questi» facendo così scattare il mio istinto da sorella maggiore convinta che in fondo lui fosse ancora il tenero ragazzino impulsivo da tenere sempre d’occhio. Conosceva quella ragazza da pochi mesi ma erano a bastati per fargli perdere la testa. Mentre a me erano bastati per capire che fosse una che portava solo problemi.
Meritava di meglio pero come facevo a farglielo capire?
Mamma, quando Austin le chiedeva di uscire, usava la regola “se va Taylor puoi andare anche tu” convinta che io fossi abbastanza responsabile da non farlo mettere nei guai. E a quanto pare si sbagliava, come mi sbagliavo io quando pensavo di essere irremovibile sulla mia decisione di non andare, ma non ero poi così irremovibile come credevo dato che mi trovavo a quella dannata festa, a casa estranei, appoggiata al ripiano della cucina, unica parte della casa dove non eri costretta ad urlare per farti sentire da chiunque ti fosse vicino, di fianco al frigo bar facendo finta che non volessi trovarmi in nessun altro posto in quel momento.
«dov’è andato?» chiesi ad Abby mentre allungavo il collo in cerca della chioma bionda di Austin
che scorsi dall’altra parte della sala. Il fatto che fossi più alta della metà dei ragazzi in quella stanza  aveva anche i suoi vantaggi.
«Dio, Tay, lascialo in pace! Ha 16 anni e vuole divertirsi come tutti qui… eccetto una persona » disse lanciandomi un occhiata eloquente che finsi di ignorare.
« io mi sto divertendo! Non riesco proprio a capire cosa ti faccia pensare il contrario…» ero ironica, ma questo non significava che mi annoiassi. Certo non era una delle mie serate migliori ma ce n’erano state anche di peggiori dovevo ammetterlo.
La musica era almeno passabile.
Abby prese una bottiglia dal frigo bar per riempire un bicchiere e me lo porse.
« hai 18 anni non 40, goditi la vita e lasciati andare qualche volta»
Bevvi un sorso di quella bibita dolciastra che mi fece bruciare la gola e mi lasciai trascinare sulla pista da ballo improvvisata in soggiorno.
Non protestai nonostante io e il ballo fossimo due cose incompatibili, e Abby lo sapeva dato che era stata lei a farmi notare la somiglianza tra me e un pinguino zoppo quando ballavo, ma feci come mi aveva detto, tanto erano tutti ubriachi marci la dentro e non facevano poi più bella figura di me.
Abby si poteva definire la mia gemella diversa. Lei era una rossa tutta curve io invece una bionda  tutta gambe come uno sgabello da bar.
Le uniche cose che ci accumunavano erano una massa di capelli ricci resistenti ad ogni tentativo di stiramento e gli occhi azzurri.
Il mio carattere più maturo e pacato compensava la sua pazzia o viceversa.
Se un giorno qualcuno mio avesse detto che ci saremmo scambiate i ruoli però non ci avrei mai creduto.
«non voltarti» mi disse improvvisamente «cappello nero sta guardando da questa parte e sembra apprezzare le gambe che nascondi nei jeans… oh mi ha appena salutata, non sto scherzando, un saluto militare, con due dita. Che carino!» alzai appena lo sguardo giusto per dare un occhiata senza farmi notare. Viso era bello, i capelli scuri gli ricadevano sugli occhi non era sbarbato e indossava una giacca nera e un paio di jeans scuri. Ma quello che attirò la mia attenzione erano i due dietro di lui che sembravano alquanto “impegnati” al momento
«potrebbe addirittura essere più alto di te»
non stavo prestando molta attenzione intenta com’ero a cercare di farmi venire in mente un modo per staccare mio fratello dalla faccia di quella tizia.
Mi ero distratta solo un attimo!
«è arrivato anche un suo amico, lui sembra normale mentre cappello nero ha l’aria dell’incorreggibile cattivo ragazzo. Tutto in lui urla “stammi alla larga” » intanto Abby continuava la sua telecronaca. «si sta avvicinando… quello si che è un corpo che conosce bene la palestra!»
Veniva decisamente verso di noi, puntando me. Abby, ne ero sicura, stava per uscirsene con un altro dei suoi commenti ma fu interrotta da una voce profonda e cortese. «ciao»
Rimasi piacevolmente sorpresa nel constatare che era sul serio più alto di me, e lo sarebbe stato anche se avessi indossato i tacchi.
Accennai un piccolo saluto con la mano lasciando che fosse Abby a rispondere mentre io partivo spedita nella stessa direzione da cui il ragazzo era appena venuto ma lui mi segui
«qual è il problema?»
«la tizia che tenta di carpire la virtù di mio fratello è il problema» borbottai
Lo senti ridere sommessamente poi  allungando un po’ il passo mi superò raggiungendo quei due che non sembravano essersi accorti del suo arrivo.
bussò sulla spalla della ragazza  «scusate l’interruzione» disse accennando un sorriso compiaciuto, sembrava l’unico a trovare la situazione divertente.
«che ci fai qui, non mi ricordo di averti invitato» sbotto lei  forse irritata, era difficile a dirsi aveva quell’aria scocciata costantemente stampata in faccia.
«non credevo avessi bisogno dell’invito per entrare in casa mia. comunque credo di aver rotto un vaso, quello blu in soggiorno… dici che tua madre se la prederà?» il suo tono di voce era perfettamente calmo e perfino io l’avrei trovato irritante.
«ma sei scemo? Magari questa è la volta buona che sbatte te e tuo padre fuori di casa»
Lei se ne andò stizzita e Oustin fece per seguirla ma il ragazzo lo bloccò.
Da dove mi trovavo non riuscì a capire cosa gli disse prima di lasciarlo andare ma la faccia di mio fratello, che  avevo visto raramente cosi spaventato lo lasciava intuire.
Mimai un “grazie” con le labbra e feci per tornare indietro ma lui mi afferrò per un braccio
«non posso davvero lasciarti tornare sulla pista da ballo, sei un pericolo pubblico.» rieccolo di nuovo, quel sorriso impertinente.
«usciamo?» chiese indicando con un cenno della testa la porta  «Prima che tu risponda, sei in debito con me» mi ricordò ammiccando.
non sapevo bene cosa ribattere ma quando voltai lo sguardo trovai quello di Abby poco più la che mi fissava e nonostante riuscissi a malapena a vederla a causa di tutta quella gente che ballava capì benissimo cosa volesse dirmi “non osare nemmeno pensare di tornare qui e piantare in asso uno strafigo una volta che te ne trovi uno”
com’è che si dice? gli sguardi parlano da soli… beh i suoi oltre che parlare facevano dei veri e propri discorsi.
«di solito non scappo dalle feste con gli sconosciuti» gli dissi
«per fortuna  io si!»
In quel momento, una parte di me, sapeva che avrei dovuto girare i tacchi e tornare dalla mia migliore amica, perché quella era la cosa giusta da fare, era quello che la Taylor che conoscevo avrebbe fatto e invece lo segui.
C’era l’altra parte di me, quella irrazionale che ha iniziato a prendere il sopravvento solo quando l’ho conosciuto ad attirarmi verso di lui.
 
Il giardino era circondato da un alto muretto, senza il mino sforzo lo visi issarsi con entrambe le braccia per sedercisi sopra e non potei fare a meno di dare, per l’ennesima volta, ragione ad Abby a proposito della palestra. Lui si accorse che lo stavo fissando così feci finta di niente e lo imitai sedendomi accanto a lui.
 
Fin dal primo momento in cui lo vidi notai che c’era qualcosa nel suo modo di fare, di porsi, che faceva in modo che io riuscissi ad essere totalmente sincera quando parlavo con lui. Aveva il potere di farmi uscire di bocca la metà delle cavolate che mi passavano per la testa, mentre l’altra metà riusciva ad indovinale da solo. Ero come un libro aperto per lui
Al contrario per me invece non c’era niente di più difficile che sapere cosa pensasse davvero
Io suoi occhi erano due sfere verdi che sembravano assorbire tutto e non rivelare niente.
E più lui cercava di nascondere qualsiasi dettaglio riguardasse la sua vita più io m’intestardivo a voler sapere.
 
Non volevo essere la prima a parlare ma stare li fuori da sola con lui in silenzio mi metteva un po’ in agitazione
«dunque questa è casa tua e Kaya è tua sorella?» chiesi ricordando la conversazione che avevo sentito prima. E meritavo un applauso solo per essermi ricordata il nome di “miss broncio”.
«sorellastra.  E non vivo qui, quindi, non è propriamente casa mia.» stavo per chiedergli altro ma lui aveva deciso di cambiare il soggetto della conversazione «vediamo cosa so io di te invece. Abbiamo appurato che sei pessima a ballare, e morbosamente gelosa…»
«e tu sei uno stronzo» si aprì in un sorriso, non sembrava per niente toccato dalle mie parole.
Provai a fargli qualche altra domanda ma lui in qualche modo trovava sempre il modo di dare una risposta che non era una risposta.
«ho capito, detesti parlare di te. Almeno il tuo nome me lo dici?»
Alzo un sopracciglio in segno di sfida, che stava a dire “prima tu”
Aspettai qualche altro secondo poi sospirando mi arresi «Taylor»
Il suo sguardo mi passo da parte a parte, gli angoli delle labbra si sollevarono in un sorriso. il mio cuore perse un battito ed una strana sensazione mi scivolò addosso.
Il suo era un sorriso che prometteva guai.
«Reeve»

Spazio Autrice: sono curiosa di sapere la vostra opinione in merito, anche perchè non se continuarla, ma ringrazio comunque chi si è limitato anche soltanto a leggerla.
  
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