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Autore: Vicodin99pain    04/01/2015    1 recensioni
incominciava a perdere interesse per quel caso mentre la malattia gli prendeva la mente ormai consumata dalla sabbia del tempo
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Allison Cameron, Greg House, Lisa Cuddy
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nel futuro
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 L’avevano capito ormai tutti, l’uomo stava iniziando a perdere l’interesse per quel caso... non si sapeva il motivo ma in quel periodo era particolarmente stanco, zoppicava avanti e indietro mentre la sua tazza di caffè faceva trapelare appena un leggero tremito della mano. I suoi enormi occhi azzurri fissavano il gelido pavimento come per evitare gli sguardi degli altri pazienti… zoppicava cercando di trovare la soluzione a quel puzzle.
Entra Cameron, cerco di non guardarla negli occhi, una goccia di caffè scivola sulla tazza lasciando una traccia, mi allontano chiedendomi il perché di quel gesto, lei s’avvicina ma l’ennesimo fremito fa cadere la tazza, le volto la schiena continuando a nascondere i segni della malattia:
“Il medico cura il sintomo ma non la malattia”.
“Non puoi fare più niente” sussurrai appena, la gamba si faceva sentire, gemetti in silenzio, lei mi scrutò da capo a piedi domandandosi il perché di quella frase: “perché?!” mi domandò sull’orlo delle lacrime. Io la scrutai in silenzio cercando di trovare una risposta poco convincente ma fu tutto inutile, cosa sarà stato di me… mi avevano dato solo 6 mesi… avrebbero tagliato quel poco di muscolo che avevo, ma dopo aver combattuto per salvare il salvabile... non ci sarà stacy che mi metterà i piedi in testa, poco ma sicuro.
Faccio un passo malfermo ma la gamba cede, mi ritrovo sul pavimento… la fisso quasi terrorizzato, poi ritorno a guardare il pavimento ormai sconsolato… lei mi guarda pronta a consolarmi ma non poteva fare più niente… giorno dopo giorno la distrofia mi avrebbe portato via qualcosa. Non potevo più mascherare con la mia cinica arroganza qualcosa che ormai avrebbero notato tutti.
Mi guardò per oltre un minuto mentre facevo leva sul bastone per rialzarmi, ma una fitta mi portò alle lacrime, mi lasciai andare con un incontrollato tonfo, incontrai il suo sguardo quasi dispiaciuto ma non mi feci prendere dalla disperazione anzi, mi rialzai serio in volto e zoppicai lentamente nascondendo il mio dolore in un ombra di indifferenza.
 Cammino verso la stanza del paziente con passo traballante, fissavo il pavimento, andai a sbattere contro una giovane infermiera, la gamba cedette senza contare il secondo, un dolore lancinante attraversa tutto il corpo: “CHE DIAMINE” non potei che esclamare tentando di rialzarmi ma fu tutto inutile, la giovane donna: “mi dispiace, vuole una mano?” esclamò con i suoi grandi occhioni scuri che provavano un minimo di pena per me: “NO” risposi narcisista, l’infermiera sobbalzò a quel momento di inaspettata debolezza che lo prese per ritornare sui suoi passi… mi rialzai a fatica, e questa volta era una fatica psicologica, perché?
 
Il Vicodin non bastò a risolvere quel problema, quel giorno mi prese e poi spariva, un dolore mentale che assorbiva tutte le disgrazie del mondo, camminavo nell’ombra di un ospedale vuoto, il dolore che mi prendeva mentre camminavo nel reparto mi portò ad un gemito ma vado avanti.
Sento la brezza della sera accarezzarmi il viso bollente, una giornata e volata mentre i suoni della città non si fermano mai, entrò Lisa, era visibilmente stanca: “la tua paziente è morta 5 minuti fa” esclamò con fare professionale, mi sentii cadere il mondo addosso… prima la malattia e poi non riuscire a risolvere un caso in tempo: “già…” esclamai mentre il mio essere combatteva contro l’irrazionalità più totale, non mi girai a fissarla, ma mi concentrai sul paesaggio… tutti moriamo prima o poi.. esclamai indifferente facendo roteare il bastone, mi girai, ingoiai due vicodin e la fissai con un mezzo sorriso annoiato, mi sedetti sul muricciolo pronto a subire una predica di mezz’ora… parti capo… esclamai sempre più annoiato e indifferente, mi guardò quasi stupita e un po’ ammiccata dall’insolita reazione, mi chiese cosa volevo ma io le risposi semplicemente che volevo la predica, il suo sorriso si gelò tutto un colpo, il suo sguardo esprimme tutto il suo stupore per l’insolita richiesta, si sedette accanto a me per poi schioccarmi un bacio sulla guancia che non mi provocò benché minima reazione, io la squadrai da capo a piedi, il suo tailleur di gessato blu la faceva ancora più professionale mentre nei suoi occhi si leggeva tutta la pena che provava per me il quel preciso istante ma, quel bacio mi fece rimanere nella più totale indifferenza, lei… dopo avermi detto che tornava al suo lavoro m’abbandonò… riflessi molto su cosa poteva contare quell’insolito bacio… non trovai risposta.
   
 
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