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Autore: Walking_Disaster    04/01/2015    2 recensioni
OS scritta per la challenge del Secret Santa del gruppo WCCS.
A Cecilia, con un bacino.
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Sam sogna un Natale felice. In famiglia, con biscotti, un albero di Natale enorme ed un tacchino arrosto.
Al suo risveglio tutto svanisce, ma c'è qualcosa, comunque, che può scaldare quel suo ancora piccolo ma grande cuore.
Attenzione: accenni Weecest.
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bobby, Dean Winchester, Famiglia Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest | Contesto: Prima dell'inizio
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A Cecilia, con i migliori auguri (anche se un po' ritardatari :P)



Tutto l'amore che c'è





Il famigliare odore di birra e pelle sdrucita dei sedili cullava un Sam di dieci anni, raggomitolato com'era sui sedili posteriori dell'Impala. La radio era spenta, i vetri erano appannati e Dean e John parlavano della caccia da poco conclusa, parlavano di una nuova città in cui trasferirsi, una nuova scuola da frequentare e nuovi amici (o una loro pallida eco) da ritrovare.
Ma prima – John aveva detto – sarebbero stati per un po' dallo zio Bobby.

Gli occhi di Sam era pesanti, l'oscillazione dell'arbre magique che ormai non profumava più (aveva mai profumato, piuttosto?) e mezzo scolorito a causa del tempo passato al sole lo ipnotizzava.
La ruota anteriore destra dell'Impala prese una buca e i tre passeggeri sussultarono – arbre magique compreso.
Con un'imprecazione di suo padre, Sam chiuse gli occhi.

*

C'era odore di... arrosto?
Arrosto e mirtilli e...
Sam si voltò, le sopracciglia aggrottate e le labbra fini appena strette in una linea retta.
Arrosto, mirtilli e frutta secca. Odore dolciastro di mandorle, forse.
Sam proprio non capiva in che modo fosse arrivato lì. Suo padre gli aveva detto di cercare quante più informazioni possibili su una di quelle dannate divinità pagane e ora invece era lì e...
«Ragazzi, è pronto!»
La voce era quella di sua madre.
Scese lungo la schiena di Sam con una consapevolezza tanto mielosa da risultare stucchevole. Non vedeva il viso di Mary, poiché nei suoi ricordi aveva solo l'immagine piatta di una fotografia; niente guance arrossate, niente maglione verde con alcune renne ricamate sopra – come invece la sua mamma portava in quel momento. Eppure sapeva che quella donna che sorrideva – Sam lo sapeva, che sorrideva – era Mary.
Nell'angolo, mentre suo padre entrava nella stanza con un sorriso ampio (che Sam non aveva mai visto prima, sul volto segnato dal tempo e dal dolore di John) e con una teglia tra le mani, vi era anche un albero di Natale. Enorme. Con le luci e le palline e le decorazioni ed un puntale altissimo. Quasi quasi toccava il soffitto.
Sam avvertì distintamente la mascella spalancarsi davanti a quello spettacolo, mentre portava il nasetto baciato da pallide lentiggini verso l'alto, per vedere dal basso quell'abete luminoso dal suo metro e cinquantuno.
Alle sue spalle, di corsa, venne raggiunto da Dean. Impose prepotente la sua presenza scompigliandogli i capelli folti e un po' troppo lunghi, arruffandoglieli affettuosamente.
«Ehy, Sammy! Muoviti, che quando viene lo zio Bobby scartiamo i regali!»
Sam sbatté confusamente le palpebre un paio di volte, la fronte aggrottata. Stette in silenzio, ma seguì ugualmente Dean al tavolino riccamente imbandito.
Si sedette su una delle sedie (che – ehy – erano davvero alte!), quella di fronte a John. Al suo fianco c'era Dean e davanti a quest'ultimo era seduta Mary.
Tutti e quattro indossavano dei maglioni di lana, ricamati con motivi natalizi: Mary aveva le renne, John dei fiocchi di neve, Dean delle foglie di vischio e lui... fece scivolare lo sguardo sul suo abbigliamento e notò delle paffute e rubiconde facce di Santa Claus che tappezzavano il suo torso.
E mentre John ridacchiava e Mary rimproverava bonariamente Dean perché quest'ultimo si stava allungando sul tavolino per prendere del cibo quando ancora non tutti avevano avuto la loro porzione di tacchino – sì, l'odore di arrosto che aveva sentito era tacchino -, Sam si ritrovò a sorridere tra sé, in direzione di quel ridicolo e meraviglioso maglione con Santa Claus ricamato sopra.
Il cibo aveva un ottimo odore, l'atmosfera era piacevolmente tiepida e sapeva di casa e quasi, in lontananza, Sam poteva sentire le tipiche musichette del Natale – White Christmas, se si concentrava. Ed aveva la sua famiglia con sé. Papà, mamma e Dee.
L'Impala era chissà dove, parcheggiata fuori, magari sommersa dalla neve. Non aveva una pistola in tasca e Dean, al suo fianco, gli stava dando di gomito mentre raccontava che Chad per Natale aveva ricevuto una bicicletta nuova.
E chi era Chad, proprio non gli interessava, poiché Mary, le labbra piccole e graziose piegate in un sorriso delizioso, gli stava chiedendo “ti piace il tacchino, amore?”. E Sam, anche se ancora neanche aveva toccato il cibo, annuì energicamente sotto la frangia troppo lunga, mentre la forchetta affondava nella carne tenera e si portavano un boccone alle labbra.
Era il più buon tacchino che avesse mai mangiato. E Sam non parlava molto, ma ascoltava tutto: ascoltava e sospirava, ringraziando delle frivole chiacchiere che animavano quel pasto caldo. John parlava di un pezzo che proprio non riusciva a rintracciare per riparare l'auto di Frank, Mary di come Sue avesse sperimentato una nuova ricetta per cucinare l'anatra, Dean – che sotto il tavolino gli aveva stretto dolcemente una mano, facendo imporporare teneramente le guance ancora paffute di Sam – del fatto che nel pomeriggio sarebbe andato a fare una gara a palle di neve nel campo dietro casa con alcuni suoi amici.
Il piccolo Winchester si faceva cullare da quelle sensazioni, dalle luci, dalle risate. Dai sorrisi che tutti si rivolgevano, dal chiacchiericcio che sovrastava il tintinnare delle posate contro i piatti.
E quando i piatti erano stati svuotati, dopo una doppia porzione di tacchino di Dean, era arrivato il momento dei dolci. Ci furono torrone, bastoncini di zucchero, biscotti alla cannella, gelatine di frutta. E oh – gli omini di pan di zenzero! Sam ne fece una scorpacciata, perché... non li aveva mai assaggiati prima. Ma gli piacevano – gli piacevano dannatamente tanto.
E quando le labbra furono troppo sporche di zucchero e le mani appiccicose, Dean gli prese la manica e cominciò a tirare per farlo scendere dalla sedia.
«Papà, mamma, ma... quando arriva lo zio Bobby?! Io e Sam vogliamo aprire i regali!»
Si lamentò il suo fratellone, che, a quanto pareva, non era stato messo fuori combattimento neanche da quel pasto delizioso ed infinito.
Mary cominciò a raccogliere le stoviglie per sparecchiare, ma prima che potesse fare qualcos'altro, John la fermò e le posò un delicatissimo e tanto dolce bacio a fior di labbra. «Era tutto buonissimo, cara.» Le sussurrò, mentre lei gli sorrideva luminosa e ridacchiava un “ma che ruffiano!” che fece sbuffare divertito John.
Quest'ultimo si avvicinò ai due figli – Dean ormai spazientito, recalcitrante per poter scartare tutti i pacchetti che lo aspettavano, e Sam del tutto incantato, imbambolato dal poter toccare con mano l'autentica bellezza che i suoi genitori erano. L'amore che era vibrato, investendolo con la forza di un'onda, anche solamente da un contatto così tenero e casto. Gli era sembrato di poter vedere due cordoni confondersi insieme in una treccia che non avrebbe mai potuto spezzare nessuno.
Sam aveva visto i suoi genitori baciarsi. Sam aveva visto l'amore. E ne era rimasto marchiato.
Neanche il suono del campanello e la corsa eccitata e scoordinata di Dean verso la porta poté riportarlo presente a se stesso. Dovette scrollarsi di dosso il torpore che l'aveva invaso, prima di poter passare lo sguardo prima sulla sua mamma, poi sul suo papà. Solamente dopo averli osservati qualche istante si sentì in grado di voltarsi verso il nuovo arrivato, che teneva un grande pacchetto tra le mani, tutto sgualcito e mal fatto.
Suo fratello ronzava intorno allo zio Bobby come una falena con la luce. Il volto di Dean era contratto in una smorfia indagatrice, mentre scrutava impaziente il pacco con attenzione, causando l'ilarità dell'uomo, che ridacchiò: «Peste, vedi di scansarti o ti calpesto. Vi do il buon Natale e poi ti lascio assalire il regalo, okay?»
Dean arricciò il naso, facendo increspare le lentiggini presenti sulla pelle chiara.
Mary si avvicinò ai due e si sporse per baciare sulle guance Bobby, abbracciandolo nonostante l'ingombro del pacchetto: «Tanti auguri, Bobby, e grazie per essere venuto.» Gli sorrise dolcemente e poi prese a sospingere il figlio maggiore da una parte, ammonendolo: «Dai il buon Natale anche tu allo zio Bobby e fa' come dice, su.» Lo istruì, mentre gli lasciava una carezza sulla testa.
Sollecitato dalla madre, Dean sospirò profondamente, ma alla fine si tirò sulle punte dei piedi e stampò un bacio sulla guancia villosa dell'uomo, borbottando un “buon Natale, zio Bobby” che fece sorridere il diretto interessato: «Buon Natale, Dean. Ora fammi andare da tuo padre e dal piccolo Sammy.»
Sam era rimasto in disparte, vicino a John. I due avevano assistito alla scena silenziosamente e quando Bobby si avvicinò, papà Winchester gli sorrise calorosamente, dandogli un paio di pacche energiche sulla schiena: «Auguri, vecchio mio.»
L'uomo ricambiò nel medesimo modo l'amico, e alla fine si abbassò sulle ginocchia, all'altezza del più piccolo.
«Buon Natale, ometto.» Bobby gli scompigliò i capelli, e Sam gli sorrise, prima di parlare: «Grazie, zio Bobby. Anche a te. - lanciò tentennante un'occhiata al fratello, che scalpitava per il regalo, e si schiarì la voce – non è che io e Dee potremmo...» Indicò il pacchetto.
Per Sam, a dirla tutta, il regalo non era importante. Per niente. Aveva, lì, un bellissimo Natale, fatto di famiglia, albero, e omini di pan di zenzero glassati. Aveva i suoi genitori che si baciavano con amore, aveva Dean che gli scompigliava i capelli e gli lasciava delle piccole carezze distratte quando nessuno li guardava. Però a Dee importava del regalo. Dee era curioso. Perciò l'avrebbero scartato insieme.
Bobby annuì e portò lui stesso il pacchetto sotto l'albero. Nel momento in cui venne messo a terra, si sentì un tenero guaito.
«ODDIO!» Esclamò Dean, mentre prendeva per la mano il minore e lo trascinava verso quel regalo – probabilmente entrambi aveva quanto meno intuito cosa ci fosse dentro.
«Fate piano, mi raccomando.» Li avvertì John e Sam annuì distrattamente, inginocchiandosi davanti all'albero enorme con sotto quello strano pacco.
A quel punto non era possibile non vedere i buchi che c'erano sulla parte superiore del pacchetto.
Dean slacciò con delicatezza il grande fiocco rosso che teneva insieme il regalo e poi, con un gesto del mento ed un sorriso emozionato, incitò Sam a strappare la carta decorata con tante stelline e graziosi abeti.
Sammy infilò le dita piccole in mezzo alle pieghe dell'incartamento, e piano piano aprì il pacco, rivelando una scatola. Dean l'aprì ed un tenero batuffolo bianco e nero fece capolino dall'interno di cartone, un fiocco dorato legato al collo a mo' di collare.
I fratelli avevano la bocca spalancata, estasiati, inteneriti e--- oh mio Dio, avevano un cane! Sam adorava i cani, ma non gli era mai stato permesso di averne uno. Un compagno fedele, che ti segue ovunque, che ti vuole bene, che ti sta vicino. Che ti accoglie festoso in cambio di solamente una carezza. Affetto in cambio di affetto – e anche quando l'affetto manca da parte dell'umano, un cane vorrà sempre bene a chi l'ha adottato.
«Vi piace? Si chiama Jake e ha quattro mesi. Aveva bisogno di una casa, così ho chiesto ai vostri genitori e... eccolo qui!»
Sam era rimasto immobile, gli occhi luminosi e la bocca spalancata. Dean aveva posato una tenerissima carezza sulla testolina del cucciolo, che annusava l'aria intorno a sé e mugolava piano. Il suo fratellone, a dispetto della sua indole, si era acquietato improvvisamente alla vista del nuovo arrivato in casa Winchester.
Il silenzio improvviso della casa era a testimonianza della pace che quell'esserino, solamente guaendo, era riuscito a portare con sé.
«Sam?»
Nessuno aveva parlato e neanche Sam si era voltato.
«Sammy?»
Sam aggrottò le sopracciglia: quel sussurro direttamente in testa non sapeva da dove provenisse, ma il cucciolo... il cucciolo mugugnava dolcemente e Sam allungò una mano, intenzionato a carezzarlo e a prendersi cura di lui.
«Sammy, siamo arrivati.»
Come Dean aveva sempre fatto con lui.

*

Sam spalancò gli occhi all'improvviso e sopra di sé trovò il volto di Dean. Meno sereno di quello del sogno. Più consapevole e adulto.
Si portò a sedere di scatto e i suoi occhi incontrarono di nuovo l'arbre magique scolorito – l'unico abete nell'ambiente che occupavano. Non enorme, non decorato, nessun profumo di arrosto o di zenzero. L'odore era quello del dopobarba scadente di suo padre e di pelle sdrucita.
«Sammy, ehy... stavi piangendo?» Gli chiese dolcemente Dean, attirando su di sé l'attenzione. Passò un dito sulla guancia pallida del minore, catturando l'umidità che una lacrima doveva avergli lasciata sulla pelle.
Sam tirò su col naso e osservò suo fratello, senza dire una parola.
Stava piangendo. E avrebbe pianto ancora, se avesse potuto.
Scrollò le spalle e si diede una rapida occhiata intorno: era notte, ma il profilo della casa fiocamente illuminato dalle luci giallognole che si intravvedevano dalle finestre rendeva inconfondibile il luogo in cui erano: dallo zio Bobby.
Oh, sì, papà aveva detto che avrebbero passato qualche giorno lì...
...ma a proposito di papà: dov'era?
«Dee... dov'è papà?» Chiese Sam con voce impastata dal sonno, dato che l'Impala era spenta e gli unici passeggeri a bordo erano i ragazzi.
Aveva sognato un Natale perfetto. Un Natale con Mary e un cane e il suo Dee finalmente libero di essere così ragazzino.
«E' già a casa dello zio Bobby. Io sono venuto a svegliarti e a portarti dentro, anche perché, sai... è mezzanotte. Questo significa che è ufficialmente il giorno di Natale.» Gli sussurrò piano, neanche fosse un segreto. Neanche quelle parole potessero sfuggire via dall'innocenza tipicamente fanciullesca che animava tiepidamente gli occhi di Dean, per una volta.
«Oh... io non ho un regalo.» Ammise Sam, trattenendo di nuovo le lacrime. Sentendo un vuoto enorme nel petto che risolse nell'unico modo che sapeva l'avrebbe calmato: si gettò al collo del suo fratellone, cercando conforto in quella stretta. «Buon Natale, Dee. E scusami.» Soffiò flebile nell'incavo del collo di Dean, lasciandosi cullare il cuore dal suo profumo così famigliare.
Dean lo strinse forte a sé, stampandogli un bacio sulla guancia, prima di tentare di calmarlo: «Non ti scusare, non è un problema! L'anno scorso tu l'avevi per me, ma io non l'avevo per te, ricordi? Quest'anno è il contrario, ma è bello lo stesso, non trovi? Siamo insieme, Sammy, è questo quello che è importante.»
Sam non poté fare niente se non annuire, ringraziando ogni singola stella nel cielo per avere un fratello come Dean. Nella sfortuna di tutto quanto, lui aveva il bene più prezioso.
L'amore più grande.
Dean lo scostò piano da sé e poi gli porse un pacchettino incartato alla meno peggio con una pagina di un fumetto.
Sam lo prese tra le mani, quasi timidamente, e lo scartò, imitando i gesti che poco prima aveva compiuto nel suo sogno. Tra le sue mani comparve un pupazzo di un cagnolino, a chiazze bianche e nere.
Un groppo alla gola gli velò gli occhi di lacrime, prontamente scacciate dalle carezze febbrili di Dean, che si era accigliato all'istante, preoccupato: «Sammy, ehy! Non ti piace? Pensavo ti sarebbe piaciuto, i cani ti sono sempre piaciuti--»
Sam lo interruppe scuotendo la testa e facendosi solleticare dalla frangia troppo lunga: «E' bellissimo, Dean. Sarà di entrambi però, okay? Quando non l'avrò io l'avrai tu.»
Sam gli porse il cagnolino e le loro mani finirono per intrecciarsi, i palmi separati da quel piccolo regalo che aveva riempito il cuore del minore di miele.
Dean annuì e sembrava sollevato. Si sporse con un piccolo sorriso e gli baciò la punta del naso.
«Buon Natale, Sammy. Andiamo dentro, ora?»
Gli chiese Dean, allontanandosi di nuovo dal fratellino.
Sam fece un cenno d'assenso col capo e si tirò su la cerniera della giacca.
Forse, in fondo, anche quel loro Natale senza tacchino e biscotti, senza fiocchi e lucine, con tutto l'amore che c'era, sarebbe stato bello.





Walking_Disaster's corner:
OS scritta per la challenge del Secret Santa del gruppo WCCS.

Un po' di ritardo, but— jingle bells, people, e buon 2015-


WD

   
 
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