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Autore: fallinginthedarkness    05/01/2015    5 recensioni
- novità? - mi chiese Bill.
- dorme, ancora.- risposi.
Storia con un tema delicato, questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Eutanasia. Che strana parola. Deriva dal greco: buona morte. Cosa c’è di buono in una morte? 
Sono madre da circa sette anni, ero ancora una ragazzina all’epoca. Molti considerano mia figlia un errore, ma io no. Ammetto di averlo pensato qualche volta, ma in realtà è il dono più grande che io abbia mai ricevuto. E’ vero, a causa sua non sono andata in discoteca, non mi sono ubriacata fino a vomitare, non sono andata alle feste e non ho fatto l’università. Non mi sono divertita come una normale sedicenne ma non me ne pento. L’aborto non era tra i miei piani. Avevo pensato all’adozione, ma man mano che cresceva dentro di me, sentivo una sensazione strana. Non volevo separarmene, probabilmente mi ero affezionata ai suoi piccoli calci. La prima volta che la vidi in ecografia, mi scese una lacrima. Come potevo permettere che mia figlia crescesse in mano di altre persone? E se non l’avessero amata quanto me? Bill mi ha sempre sostenuto, non avrei mai e poi mai potuto desiderare un fidanzato migliore. Nata il giorno 15 giugno 2007.
**flashback**
- si sono rotte le acque!- dissi in preda all’agitazione.
- prendi un panno che ti porto subito all’ospedale.- 
- mamma, chiama Bill, ho bisogno di lui.- lei mi guardò stranita. Sapevo bene che Bill non sarebbe potuto venire in quel momento, ma io ci speravo. Era sua figlia, doveva esserci. Mi portò in ospedale in una mezz’oretta. Mi misero in una stanza da sola, e iniziò il travaglio. Non mi sarei mai aspettata un dolore del genere, così decisi di fare l’epidurale. Chiedevo di Bill ogni dieci minuti, ma mia madre non sapeva cosa dirmi. Bill lo sapeva? Sapeva in che situazione ero? Lo chiamai. 
- dove sei? Sto per partorire. - dissi cercando di restare calma.
- arrivo subito, amore.- 
L’ostetrica continuava a dirmi di respirare profondamente, ma ero talmente nervosa che in quel momento avrei voluto andarmene via. La bambina nacque alle 16.17, era così bella. 
- signori, con che nome la devo registrare? - 
Ci guardammo, e sorridemmo. 
- Kate Kaulitz.- rispose Bill. 
Era nata la nostra bambina, ero diventata ufficialmente madre. Niente più scherzi, niente più ripensamenti. 
** 
Gli anni passavano, lei cresceva e io crescevo insieme a lei. Un giorno, circa nove mesi fa -esattamente il giorno del suo compleanno- presi la macchina, e la portai verso il luogo in cui si sarebbe svolta la festa. Accadde l’impensabile. Un camion ci tagliò la strada. Inutile dire che ci fu molto sangue. Il mio risveglio in ospedale non fu uno dei migliori, anzi. La notizia che mi diedero, mi distrusse emotivamente. Lei era in coma, e io non potevo fare niente per salvarla. Avevo fallito come genitore. Non ero riuscita a svolgere il mio compito di proteggerla. Bill aveva fatto interrompere il tour per starmi accanto. Mi avevano chiesto parecchie volte l’eutanasia, ma io non ne volevo sapere. “Non permetterò che voi uccidiate mia figlia.”, rispondevo. Forse era egoismo, ma che potevo farci? L’affetto che provavo per lei era maggiore rispetto a quello che provavo per me. E prima di tutto bisogna amare sé stessi. 
- novità? - mi chiese Bill.
- dorme, ancora.- risposi. 
Quanto avrei voluto che il suo fosse solo un sonno a lungo periodo. Volevo che si risvegliasse per poterla riabbracciare, per poterle lavare i capelli, per poterla vedere sorridere nuovamente. Ma sarebbe mai successo? Mia madre mi credeva pazza, lei avrebbe fatto staccare la spina mesi prima, ma io no. La speranza era l’unica cosa che la faceva tenere ancora in vita, ma la mia scelta era giusta? Continuavo a ripetere che lo facevo per il suo bene, ma la realtà era un’altra. Lo facevo per me stessa. Lei era pronta per volare in cielo, dopotutto era il suo sogno, ma io non ero pronta a lasciarla andare. Bill lo era, non perchè provasse meno affetto, ma perchè soffriva forse più di me a vederla stesa su un letto con uno sguardo privo di emozioni. 
- Alyson, fino a quanto vorrai costringerla a stare attaccata a dei fili su un letto? - mi chiese Bill, ormai stufo di questa situazione. 
- meglio su un letto che dentro una bara.- risposi acidamente. 
- Alyson!- urlò con tono di rimprovero. 
Avevo esagerato, lo sapevo bene ma di vederla morta, vestita di nero dentro una bara, non ne avevo proprio voglia. La mia testardaggine l’avevo ereditata da mio padre, non mi stupisco del fatto che mia madre abbia voluto separarsi da lui. I mesi passavano, e lei non dava segni di vita, ma la sua situazione non peggiorava, e quello bastò a non farmi cambiare idea. 
- non migliora, è vero ma è anche vero che non sta peggiorando. Per cui, perchè ucciderla?- 
Il mio ragionamento non faceva una piega, ma in quei mesi mi ero talmente intestardita che non ne volevo proprio sapere di ucciderla. Fino a quando non arrivò il suo compleanno. Quindici giugno 2014. Un anno dal coma. Un anno di sofferenza. 
- signora, ci ha ripensato?- 
La verità è che io non ho mai smesso di pensarci, io volevo soltanto aspettare il suo compleanno per poter dire “ecco, vedi? Si è svegliata.” Mi misi seduta accanto a lei, e le accarezzai i capelli. 
- ricordi quando dicevi che volevi diventare un angelo per poter volare? Ti piacevano quelle ali grandi ricoperte di bianche piume candide, ti piacevano anche quelle lunghe vestaglie color panna. Mi facesti comprare un sacco di libri sugli angeli, pochi mesi fa ti ho riletto il tuo libro preferito, anzi la tua trilogia. Tu mi hai ascoltato, vero? Immagino di sì. Sei così forte, ma allo stesso tempo così fragile. Ora hai sette anni, l’anno scorso ti avevo preparato una festa a sorpresa, ma la vera sorpresa è stato quel camion. Ti ho tenuta viva, se così si può dire, inutilmente. Ti ho fatto soffrire, vero? Che egoista che sono, scusa piccola. Spero che tu un giorno possa perdonarmi. Ogni tanto mandaci un bacio da lassù.- dissi mentre le lacrime scendevano lungo le guance. 
- immagino che lei abbia fatto già la sua scelta.- disse il dottore.
- proceda pure.- abbracciai Bill, avevo bisogno del suo sostegno. 
Staccò la spina. Era definitivamente morta. Non ero più madre. Bill mi strinse forte a sé, lui non pianse. Avrei voluto avere anche un decimo della sua forza, io non ce la facevo. Ero distrutta, speravo così tanto in un suo risveglio. Mi sono illusa per un anno, che ingenua che sono. Corsi a casa a preparare gli scatoloni, per “dimenticarsi” di una persona bisogna buttare tutto, giusto? Decisi di dare tutto il suo guardaroba e i suoi giochi in beneficenza, loro ne avevano più bisogno di me. Come suo ricordo mi rimanevano solo le foto, e il suo elastico per capelli, che custodivo gelosamente. Mi stesi sul letto e piansi, piansi perchè era l’unica cosa che mi restava da fare. Arrivò il giorno del suo funerale, e sul comodino vidi una lettera.
“Ciao Alyson, so che è un giorno difficile e lo saranno anche quelli a venire. Ti voglio solo dire: sii forte, sii forte perchè nessuno merita le tue lacrime, e nostra figlia non ti vuol vedere piangere. Lei ti sta guardando da lassù, pensi che non sia triste per aver lasciato la madre migliore del mondo? Non piangere perchè è morta, sorridi perchè ha vissuto momenti speciali con tutti noi, e sono stati i migliori anni per te, e per me. Ricordati di tutti i sorrisi, ricordati della prima volta che ha fatto la pipì sul letto, ricordati del suo primo ruttino, ricordati del parto, di quella sensazione che provavi quando l’abbracciavi. E il suo primo bagnetto? Ricordati della prima volta in cui ti ha chiamato ‘mamma’, o i suoi primi passi. Hai rinunciato alla tua adolescenza per poterti occupare di lei, e questo ti fa onore. Lascia stare le persone che ti hanno definita una poco di buono, evidentemente non conoscono il potere dell’amore. Lei ti ha ringraziato tante volte, ma adesso sono io che voglio ringraziarti. Ti ringrazio perchè non hai lasciato nostra figlia in mano di altre persone, nonostante ti avessi detto di fare ciò che ti sentivi, anche andando contro la mia volontà. Ti ringrazio per essermi stata accanto in questi otto anni di relazione, ti ringrazio per avermi insegnato ad amare, e un ultimo ringraziamento vorrei farlo ai tuoi genitori, per aver fatto una donna così educata e forte. Con tutto ciò che hai passato, ti definisci ancora una ragazza? Tu sei una donna, e come tale meriti rispetto. E ora, ti chiedo una cosa importante. Ti andrebbe di diventare la mia donna, Alyson Kaulitz?”

Mi ha davvero aperto gli occhi. Dalla vita ho avuto tutto ciò che desideravo, una figlia anche se per poco, un marito fantastico, e ho continuato gli studi, dopo la sua morte, riprendendo in mano la mia vita. Sì, Kate. Tu sei stata proprio un angelo.








E' la prima storia che pubblico, lo faccio principalmente per mettermi in gioco. Spero non faccia troppo schifo, ditemi cosa ne pensate e datemi tanti consigli, mi piacerebbe pubblicare qualcos altro :) 
Inoltre, in questo testo mi sono immedesimata nella protagonista e ho pensato a cosa avrebbe scelto lei, non intendo in alcun modo convincere persone a pensarla come Alyson. 
   
 
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