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Autore: MadamaBr    05/01/2015    2 recensioni
Questa storia è un altro dei modi che ho pensato per avere il nostro "Vero o falso". A raccontarlo è una Katniss matura e segnata dalle perdite, ma che ha smesso di sentirsi sola. Buona Lettura :)
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Mi sento libera quando sono nei boschi. Sono riuscita di nuovo a ritrovare me stessa, a ritrovare quel pezzo di me che pensavo mi avessero strappato via. Piano piano negli anni ho ripreso a venire nei boschi. Anche se non riesco più a cacciare, mi piace pensare che tra questi alberi ci sia mio padre. Lo sento più presente di prima. Sento la sua essenza in ogni cosa. Mi sembra di sentirlo addirittura parlare, quando soffia il vento :”Katniss tendi bene l’arco…ecco così” sento scoccare una freccia lontana nel tempo. Il bosco mi rende di nuovo felice, e libera. Il fatto che non ci sia Gale con me non mi manca. La sua persona mi è diventata indifferente e lontana. A volte l’ho visto per le strade del 12, quando si decideva a venire a trovare la sua famiglia. Non ci salutiamo. Ci limitiamo a un flebile scambio di sguardi, che lui interrompe quasi subito, quando il mio si fa duro e accusatore. Nonostante tutto, nonostante il tempo, non posso dimenticare che se Prim è morta, ed è anche colpa sua. Prim…la sua essenza balla felice nei corridoi della mia casa. Quando sono in silenzio mi sembra di percepire la sua risata. A volte l’ho vista rannicchiata sul pavimento del salotto mentre accarezzava Ranuncolo. Ma la mia Prim non c’è…lei non c’è più…e non tornerà…..c’è solo quel gattaccio, brutto e con mezzo orecchio che ha deciso di impormi la sua presenza a vita. Eppure non sono così sola come voglio credere…non sono mai stata sola…non sono più sola…..
Apro gli occhi e su di me il sole mi colpisce quasi diretto. Mi porto una mano sulla fronte per proteggermi. Neanche adesso sono sola…. Chiudo di nuovo gli occhi e lascio che i rumori del bosco mi invadano. Sento anche un rumore non tipico della foresta, un rumore estraneo….una punta di matita che gratta sulla carta. I rumore è irregolare e a volte incisivo. Mi alzo e mi metto a sedere. Peeta è di fronte a me, con la schiena appoggiato a un grande masso. Sotto la frangia bionda si intravede la vena che gli si gonfia quando è concentrato. Gli si intravede la lingua che tiene tra i denti, fuori dalla bocca. Ha una faccia buffa e assorta allo stesso tempo. Mi raggomitolo, restando a guardarlo in silenzio. I miei movimenti da cacciatrice sono rimasti impercettibili e silenziosi. Soprattutto per lui, che è sempre molto rumoroso.
Abbiamo ricominciato a vivere io e Peeta. Le cose vanno meglio…… all’inizio non restavamo neanche 10 minuti nella stessa stanza. Poi siamo stati capaci di sederci l’uno di fronte all’altra, a scrutare reciprocamente le nostre mosse. Poi ci siamo rinchiusi ognuno in casa propria, poi ci siamo rinchiusi nella stessa casa. Abbiamo ricominciato a dormire nello stesso letto, a parlare, e mangiare insieme. A sopravvivere. Lui mi riportava in dietro quando decidevo che non valeva più la pena vivere. Io l’ho trattenevo tra le mie braccia tutte le volte che un flash tentava di inghiottirlo. E poi gli abbracci sono diventati baci. I gesti gentili, sono diventati indispensabili. Restare l’uno al fianco dell’altra è diventato inevitabile. Peeta mi ha permesso di avere un motivo per restare, mi ha dato un motivo per ricominciare….non come diceva Gale…. “Katniss sceglierà chi dei due le serve per sopravvivere”. Quando sono con Peeta, anche se non parliamo, il semplice guardarci, mi da un motivo per vivere. Lo stesso motivo che avevo quando c’era Prim.
“Cosa disegni in modo così concentrato?” interrompo il silenzio, che non è per niente imbarazzante, ma piacevole e rilassato. I silenzi che tanto mi piacciono. Peeta mi sorride, ma non mi risponde. Con uno scatto della testa tenta di spostarsi i capelli dagli occhi, ma quei ricci ribelli e ormai lunghi, gli ricadono insistenti sul volto. Mi sollevo e silenziosa mi siedo al suo fianco, portandogli con un gesto della mano i capelli dietro l’orecchio e baciandogli la fronte. Come facevo con Prim. Appoggio anche io la schiena al grande masso e guardo il suo disegno. Sono io, mentre sono stesa tra i fiori e le piante. Non capisco niente di arte, ma nonostante questo cerco sempre di fare un apprezzamento sui suoi dipinti o disegni. So che lo rende felice. “Che bella ragazza…chi è?” scoppia a ridere in modo naturale. Posa a lato la matita e l’album da disegno e mi stringe tra le braccia. Poggio la testa sul petto, chiudo gli occhi e mi inebrio del suo profumo. Odore di pane, di olio, di pittura. Mi domando sempre come possa avere di continuo questo buon odore. Involontariamente mi trovo a regolarizzare i miei respiri con i suoi. Mi bacia la testa e mi accarezza i capelli, che tengo in una treccia stretta. Improvvisamente senza che non ci sia un reale motivo, il suo cuore inizia a tamburellare. Alzo la testa dal suo petto, impaurita che stia per avere uno dei suoi episodi, invece il suo viso è rilassato, ma fissa il vuoto. Mi raddrizzo, per guardarlo meglio. “Peeta, va tutto bene?” lui si volta a guardarmi e mi regala uno dei suoi magnifici sorriso, che mi rassicura. Allarga le braccia e io mi ci tuffo in mezzo, cercando di far aderire il più possibile il mio corpo al suo. Ma il battito del suo cuore non accenna ad decelerare. Poi lo sento tirare un sospiro di sollievo e il suo petto si gonfia. “Katniss….” Alzo gli occhi verso di lui, di nuovo preoccupata. Lui mi raddrizza e mi porta le mani sulle guance. Involontariamente arrossisco, quando i miei occhi incontrano i suoi, color del cielo. Perdo ore a fissare quegli occhi, quando nessuno dei due ha voglia e forza di parlare. Mi bacia dolce la punta del naso.
Sa sempre come tranquillizzarmi e farmi sorridere. Solo Peeta ha questo effetto su di me. Quando passavo le mie giornate con Gale, non facevamo altro che cacciare e parlare delle sue idee rivoluzionarie, che mi hanno riempito la testa. Con Peeta posso anche non parlare. Possiamo stare ore in silenzio nella stessa stanza e non sentirci inadatti. Possiamo passare giorni rinchiusi in casa, questo non ci impedisce di essere sereni. Perché ci siamo creati il nostro piccolo mondo, siamo stati capaci di ricostruire il nostro piccolo villaggio dei vincitori….
“Katiniss….io ti amo….” Il suo respiro è improvvisamente irregolare. Il mio cuore è improvvisamente fuori controllo. In tanti anni….che ci conosciamo…queste parole non sono mai uscite dalla sua bocca. Forse nessuno l’ha mai notato, ma non mi ha mai detto quelle parole, né per le telecamere, né per me. Mi ha sempre fatto capire con i suoi gesti dolci, premurosi, attenti, protettivi quello che provava. Quando io stessa avevo preso consapevolezza del suo amore per lui, me l’avevano portato via. Avevano cancellato i suoi ricordi e mi avevano fatto diventare la sua nemica numero uno. Lui, però, aveva lottato. Aveva lottato contro tutto e tutti ed era tornato da me. Anche questa era una dimostrazione del suo amore. Lo dimostrava ogni volta che mi riportava indietro dall’obblio in cui decidevo di rinchiudermi. Lo dimostrava quando la notte si svegliava per coccolarmi e tranquillizzarmi, dopo incubi di fuoco e fiamme. Mi ripete che è solo un incubo, che noi siamo qui, che lui è qui….che resterà con me per sempre. Ogni parte di lui mi dimostra il suo amore, ogni singolo gesto o parola. Perché lui sa sempre quando e come sorprendermi. Lui è quello bravo con le parole, lo è sempre stato, mentre io sono quella che con il mio fuoco brucio tutto e tutti. So che se ora provassi a dire o fare qualcosa, rovinerei tutto. Brucerei lui, me e l’aria intorno a noi. Allora decido di stare ferma, in silenzio. Ma a Peeta il fatto che non esprima mai i miei sentimenti non piace. Mi ha chiesto più e più volte di provare a dirgli che volevo che restasse con me. Mi ha chiesto di dirgli se ero felice che lui fosse lì. Io incapace ho sempre risposto solo sì. Ora però dire sì non basterebbe.
Peeta mi prende di sorpresa e si fionda sulle mie labbra. Mi bacia e io riesco solo a buttargli le braccia al collo e ad assecondare i suoi dolci gesti. Improvvisamente mi vengono in mente le parole che Finnick mi disse quando eravamo rinchiusi nel rifugio antiatomico del Distretto 13. Quelle parole mi riempiono spesso la mente: “ Quando ti ho incontrata non capivo. Dopo i primi giochi pensavo che tutta la storia d’amore fosse una commedia. Ci aspettavamo tutti che avresti ripetuto quello schema. Ma è stato quando Peeta ha colpito il campo di forza ed è quasi morto che…che ho capito di averti giudicato male. E che lo ami davvero. Non so in che modo. Forse non lo sai neppure tu. Ma chiunque vi faccia attenzione si accorge di quanto ti importi di lui.” Nel Distretto 13, prima del ritorno di Peeta, quelle parole erano diventate quasi una consapevolezza. Poi Peeta era tornato e non era più Peeta….proprio come Prim aveva predetto, avevano ridotto Peeta in quel modo per far si che io mi spezzassi. Ed era successo, mentre le sue mani si avvolgevano e stringevano il mio collo, io mi ero spezzata. Mi avevano portato via il mio ragazzo del pane. Ora davanti a me non c’è più il ragazzo del pane, quel bambino insicuro, che lasciava che io lo manipolassi. Davanti a me ora c’è un uomo. Un uomo forte, che ha sofferto, anche e soprattutto per colpa mia. Davanti a me c’è un Peeta che ha lottato per tornare da me, e che è stato capace di innamorarsi di nuovo di me. Non di Katniss Everdeen la ragazza del Giacimento; non di Katniss Everdeen il tributo volontario; né della sfidante di Capitol City; né della ghiandaia imitatrice. Oggi io sono Katniss Everdeen la spezzata e lui ha lottato per tornare e amare me. Quello che chiunque potrebbe percepire come un corpo vuoto e stanco. Un corpo che solo lui è capace di risvegliare e di mettere in movimento. Solo lui è capace di farmi percepire qualcosa. Ormai non ho più paura della morte, non ho più paura del dolore o della sofferenza. Ho solo paura che Peeta possa andare via da me. Le parole di Finnick tornano prepotenti nella mia testa: “ Lo ami davvero. non so in che modo. Forse non lo sai neppure tu…”
Peeta si allontana dalla mia bocca. “Katniss….” E il mio respiro si ferma con lui. “Tu mi ami….vero o falso?” il cuore tamburella senza sosta. Chiudo gli occhi e li riapro di scatto. “Vero…” perché è vero. È da sempre vero. Finnick lo sapeva. Snow lo sapeva. Gale lo sapeva. Tutti lo sapevano.
Peeta ha un sorriso di sincera e reale felicità. La consapevolezza che questo momento sia reale, che noi siamo qui e che stiamo vivendo questo momento, lo rende davvero felice. Ed è guardando il suo fantastico sorriso, che mi domando perché ci ho messo così tanto a dirgli quello che provavo. Bastava davvero così poco a ripagare Peeta di tutto quello che lui faceva per me. Bastava renderlo felice dicendogli la verità. Se avessi saputo che bastava così poco, avrei potuto ripagarlo anni fa di tutto quello che lui ha fatto per me….Si fionda sulle mie labbra, non lasciandomi il tempo di respirare “Ti amo…” continua a ripetermi, senza darmi il tempo di rispondere. Perché si Peeta Mellark….io ti amo….
  
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