Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: CreepyGirl97    05/01/2015    3 recensioni
"Siamo anonimi.
Siamo tanti.
Noi non perdoniamo.
Noi non dimentichiamo."
- Anonymous.
Informatica. Amore. Vendetta. Morte. Pericolo.
Manchi solo tu.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Kim Namjoon/ RapMonster, Kim Seokjin/ Jin, Nuovo personaggio, Park Jimin, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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ATTENZIONE: Questa fan fiction è stata pensata, progettata e scritta in collaborazione con Mariella_otaku. Passate dal suo account! ;D

Capitolo 1

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Latitudine:     37° 33’ 57 N

Longitudine:  126° 58’ 42 E

Il soggetto si sta dirigendo verso Nord, apparve sul monitor del computer in una scrittura verde.

Sorrise sotto i baffi, mentre con la mano prendeva il telefono a fili per chiamare i suoi complici. Il suo sorrisetto, però, svanì subito, dopo aver sentito la notizia datagli dai suoi due scagnozzi.

- Come avete potuto perderla di vista?! – Gridò Namjoon esasperato ai suoi tirapiedi. Era già la quarta volta che cercavano di prendere quella ragazza, ma ogni volta quei due cretini di Jimin e Taehyung la perdevano tra la folla. Le avevano infilato un microchip nel cellulare per tenere sotto controllo tutti i suoi spostamenti. Credo che l’unica volta in cui quei due siano riusciti a farla franca, sia stato proprio quell’episodio. A quanto pare il presunto “charme” di Jimin ha aiutato nell’intento.

Ci dispiace boss, ma è sparita! Non puoi capire quanto sia difficile riconoscerla e localizzarla in questo mare di ragazzi in costume, arrivò dall’altro capo della linea.

Eh già, perché quel giorno era il 31 ottobre, Halloween. Il motivo della scelta di quella serata lugubre, cupa e anche un po’ festosa, a dirla tutta, a noi è ancora sconosciuto. Nessuno sa perché volessero mettere in atto il rapimento proprio in quel giorno.

- Fate qualcosa, allora! Avete il GPS, no? Vi è stato dato per un motivo, diamine, usatelo! – Ribatté in risposta il leader.

Ehm, sì… A proposito del GPS, beh… È scarico!, si scusò Jimin.

- Come può essersi scaricato? La batteria era completamente carica un’ora fa, è impossibile che sia successo!

La verità era che gliel’aveva fregato un bambinetto di 7 anni. Pensava fosse una tavoletta di cioccolata e, dopo quasi mezz’ora di litigio, il moccioso ha mollato un calcio negli stinchi a Taehyung e lui, come uno stupido, lo ha lasciato cadere in mezzo alla strada e il bambino, stizzito e trionfante, lo ha raccolto e se n'è andato, curioso di sapere che cosa indicasse quella “mappa”, una volta scoperto che non era commestibile.

Probabilmente se cercaste la parola “stupido” in una qualsiasi lingua su un qualsiasi dizionario, trovereste la  foto incorniciata e con tanto di descrizione di Taehyung, il “teppista” più sgamabile della città. No, anzi, del mondo intero.

- Mi chiedo perché non vi abbia già conficcato in fronte una pallottola. – Dall’altra parte si poté percepire il terrore creatosi. Quando Namjoon diceva una cosa del genere, era piuttosto certo che, un giorno o l’altro, sarebbe successa. – Ma ora voglio solo che la prendiate. Altrimenti ci saranno provvedimenti seri. Chiaro? – Acconsentirono, ricominciando a cercare quella maledetta ragazza.

Intanto, un altro personaggio interruppe i pensieri del capo: - Perché hai dato di nuovo l’incarico a quei due? Vuoi ancora non riuscire nella cattura? – Disse saccente Jungkook.

 - E chi altro avrei potuto mandarci?

- Non so, noi due, magari?

- E lasciare quei due matti qui, con tutte le nostre apparecchiature, i nostri computer? Sarebbe più sicuro andare dalla polizia dichiarandosi colpevole di un omicidio.

- Le tue metafore sono originali come sempre, vedo. – Continuò Jungkook, digitando alcune lettere e numeri alla tastiera.

Il soggetto si sta dirigendo verso Sud.

~~~~~~

Se la situazione al campo base era tesa e seria, lo stato durante l’agguato era completamente esilarante.

Non si erano mai viste due spie, perché in fondo erano spie anche loro, così combina guai. Almeno si può dire che non attiravano i sospetti dei veterani e delle altre persone in generale. Sembravano solo due grossi idioti.

- Ti vuoi scrollare di dosso, Taehyung? – Borbottò infastidito Jimin.

- Ma quello scarafaggio è gigante. E mi sta fissando. È inquietante!

- Prima cosa quello è un ragno, non uno scarafaggio, ed è un costume. Ammetto che è piuttosto disturbante come travestimento, ma è finto. Quindi, riassumi una posizione eretta, non voglio passare per il tuo ragazzo.

- Non essere cattivo con me! Namjoon-hyung non vuole che litighiamo, altrimenti si arrabbia! – Lo riprese Taehyung, lasciando il suo braccio.

- Se non la smetti di blaterare e non mi aiuti, vedremo chi si arrabbierà veramente, qui. Così non solo dovrai competere con il Boss, ma anche con me. – Lo minacciò Jimin, facendo rabbrividire il compagno.

- Comunque, - Cercò di cambiare discorso Taehyung. – Cosa facciamo? Non abbiamo più il GPS e non possiamo rintracciarla. Potremmo… chiamare Namjoon-hyung?

- Chiamare il Boss? Sei matto? Quello mi dilania vivo, se oso chiamarlo. Piuttosto, dato che è una tua idea, telefonagli tu.

- Forse… Forse è meglio se troviamo un altro modo…

Ma, come se il leader avesse letto le menti di quei due scalmanati, il telefono squillò.

Boss.

- Ah, m*rda. Ma la stavi gufando o cosa? - Sbuffò Jimin, rispondendo al cellulare: - Pronto? Oh, hey, Boss! Uhm, no, non ancora. Certo, la stiamo cercando! Sì, subito! Ah… Boss? Può… può dirci le sue coordinate? Cosa? NO, NO. Stavo scherzando. Non ci servono. – Chiuse la telefonata con un sospiro. – La prossima volta rispondi tu, ok?

- Quindi cosa facciamo? – Chiese Taehyung, con una punta di timore. Improvvisamente il viso di Jimin s’illuminò, guardando una ragazza in fondo alla strada.

- ECCOLA! – Gridò, prendendo per il polso il compagno, correndo verso di lei. – Tu aspettami qui, Taehyung, ok?

- Ma voglio venire anch’io!

- No, altrimenti crei un casino e io non voglio che il Boss ci riprenda, va bene? – Lo sgridò, in un tono quasi psicopatico.

Velocemente Jimin si passò una mano fra i capelli, cercando di pettinarsi, e partì alla conquista.

Si sporse sulla ragazza sola, quasi a sfiorarle il collo: - Ehi. – Sussurrò sensualmente. La ragazza si girò, turbata. Nessuno le aveva mai rivolto la parola in questo modo. Anzi, era la prima volta che usciva da casa sua. Il fratello non le aveva mai permesso di uscire, prima d’ora. Gliel’aveva concesso solo perché era il suo compleanno. Il suo diciottesimo compleanno. Era un misto di pura adrenalina e paura.

- Sei carina, sai? – Continuò flirtando.

- Ehm, io… - Cercò di rispondere timidamente.

- Qual è il tuo nome, piccola?

Piccola? Era quello il gergo adesso?

- Il mio… mi chiamo… Mi chiamo Hana. – Disse abbassando la voce, quasi avesse paura del suo nome.

Jimin ghignò sotto i baffi: aveva fatto centro.

- Non ti ho mai visto qui in giro, sai? Sei nuova di qui?

- Oh… Oh, no. Solo… Non mi piace uscire. – Mentì Hana.

- È davvero un peccato, sai? Nascondere la tua bellezza... – La complimentò facendola arrossire. – Ehi, che ne dici se ti presento i miei amici, piccola? Sono sicuro che sarebbero felici di conoscerti.

Aveva un’espressione affidabile e i suoi occhi sorridevano. Era davvero molto invitante ed accogliente, ma doveva fidarsi?

Flashback

Era il giorno del suo diciottesimo compleanno, quel giorno. Si svegliò con la solita depressione, nonostante fosse diventata maggiorenne, cosa che tutti i ragazzi festeggiano con allegria. Ma che senso aveva festeggiarla, se poi non aveva amici e non poteva uscire?

A lei piaceva uscire, almeno, questo era quello che aveva sempre pensato. Non sapeva affatto com’era divertirsi e ubriacarsi con gli amici, ma da quello che vedeva alla TV era piuttosto invitante.

Il vero problema era suo fratello, Seokjin. Nonostante la sua vita notturna movimentata, non permetteva ad Hana di uscire: voleva proteggerla, diceva. Da cosa non si sa bene, non gliel’aveva mai detto.

- Haaanaaaa ~! – Sentì cantilenare il fratello dalla cucina. Scese ciabattando le scale e si ritrovo davanti Hoseok, Yoongi e, appunto, il fratello.

- Che diavolo ci fate voi qui? – Chiese scontrosa ai due ragazzi, amici di Seokjin. Era strano vederli lì, alla luce del sole. Solitamente se ne stavano sempre nella camera da letto di suo fratello, a giocare a videogiochi e guardare porno. O almeno questo le suggerivano i rumori e i versi animaleschi che provenivano dalla stanza.

- Lasciali perdere! Non vuoi il tuo regalo?

Come se potesse essere qualcosa di diverso dalla solita torta quasi bruciata e i vari CD che non ascoltava mai.

Annuì e subito le venne data una busta. La guardò diffidente e venne invitata dai tre ragazzi ad aprirla.

A parte il solito biglietto d’auguri che si legge solo per gentilezza nei confronti di chi ha fatto il regalo, c’erano delle banconote.

- Cosa significa questo?

- Significa che… puoi usarli come vuoi.

- Ma non posso andare da nessuna parte, come posso “usarli come voglio”? – Si lamentò, sedendosi.

- Il punto è questo. – Continuò Seokjin. – Hai… hai la giornata libera. – Hana lo guardò, senza capire.

Il ragazzo sospirò, facendo fatica a parlare: - Puoi andare dove vuoi. Da sola. Fino a mezzanotte. Poi dovrai tornare qui.

La ragazza ci impiegò alcuni secondi per elaborare il verdetto del fratello, prima di scoppiare di gioia ed abbracciare i tre ragazzi. Si precipitò a prepararsi e, appena tornò nel soggiorno, venne sorpresa dalle raccomandazioni di Seokjin.

- Non fare cose stupide, per favore. Non voglio che tu ti faccia male. Stai attenta alle macchine, ai cartelli e soprattutto non fidarti delle persone, soprattutto quelle inaffidabili, ok?

Hana rise felice, uscendo di casa.

Prese un bel respiro, inspirando l’aria pura del paesino in periferia di Seoul.

Allora era quello il sapore della libertà.

Fine del Flashback

Non era una persona inaffidabile. O almeno non lo sembrava.

- Sono nel locale all’angolo. Sono uscito perché mi mancava l’aria. Allora, vieni? – Jimin cominciava a spazientirsi.

- Va bene! – Rispose troppo in fretta, sorprendendo il bel ragazzo davanti a lei.

- Wow, non pensavo fossi così impaziente. – La prese in giro, marpione, facendola arrossire. Le afferrò la mano, trascinandosela dietro fino ad una stradina laterale accanto al pub.

- Ma l’entrata è lì davanti… - Gli fece notare Hana.

-  Non preoccuparti, i miei amici sono da questa parte. – La rassicurò, conducendola all’interno di quella viuzza. Jimin cominciava ad avvertire i tentativi di opporsi della ragazza.

Doveva agire in quel momento, altrimenti era finita.

Improvvisamente si voltò verso la ragazza, facendola sussultare.

La fissò intensamente, avvicinandosi così lentamente che Hana non si accorse che era ormai a poco più di due centimetri di distanza dalla sua faccia.

- Cosa stai facen… - Le labbra di Jimin premettero contro quelle di Hana, senza lasciarle il tempo di finire la frase. Strepitava al contatto, era il suo primo bacio. Era strano e non sapeva come muoversi. Aveva visto un sacco di film e aveva preso informazioni su Internet, ma lì, in quel momento, era completamente insicura. Cercò di spingerlo via, di solito non era così che funzionava: non sapeva nemmeno il suo nome, c*zzo!

 Il corpo del ragazzo, però, bloccava ogni suo movimento:  le sue braccia le fasciavano i fianchi mentre la spingevano fortemente contro  il muro.

All’improvviso percepì la lingua che cercava di farsi spazio nella sua bocca. La lasciò entrare, sperando di fare le cose nel modo giusto.

Dopo alcuni secondi si staccarono riprendendo fiato. Jimin lasciò la presa sul suo corpo, allontanandosi qualche centimetro. Le ghignò, iniziando a parlare: - Nessuno ti ha mai detto di non parlare con gli sconosciuti?

- Non sei uno sconosciuto… - Hana era sicura di averlo già visto da qualche parte, ma certamente quello non lo rendeva un conoscente.

- Non sai nemmeno il mio nome. – Hana non sapeva cosa rispondere; lui aveva ragione. Cercò di avvicinarsi al ragazzo, ma una figura sbucò dietro di lei, premendole uno straccio davanti alla faccia. Si sentì mancare, non capendo cosa stesse succedendo.

- Finalmente, Taehyung. – Disse il ragazzo che l’aveva appena baciata.

Taehyung…?

- Sei tu che ti sei lasciato prendere troppo da questa ragazzina. – Gli rispose l’uomo dietro di lei. Aveva un vocione profondo che la spaventava.

Sei così stupida, Hana, pensò tra sé e sé la ragazza.

La testa le girava e le ginocchia stavano per cederle.

- Non ero “troppo preso”. Anch’io merito un po’ divertimento, no?

In lontananza Hana sentì un squillo ovattato di un cellulare.

Era il Boss.

Rispondi. Ignora.

Ignora.

- Perché non hai risposto? – Gli chiese Taehyung, senza ottenere alcun segno. Jimin si abbassò a livello del viso di Hana: - Buona notte, piccola.

   
 
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