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Autore: tylica_tmr    05/01/2015    2 recensioni
"Hey papà,
Ho passato gran parte della mia vita ad imparare come sopravvivere.
La mia strada è stata dura e lunga senza di te al mio fianco.
Perché non c'eri anche tu, durante quelle notti?"
One shot su Ashton Irwin ispirata a Emotionless dei Good Charlotte.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ashton Irwin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Emotionless 

Hey papà, 
È da molto tempo che non ci sentiamo, così ho deciso di prendere in mano carta e penna e di scriverti.
Vorrei raccontarti la direzione che sta prendendo la mia vita.
Sono particolarmente emozionato in questo periodo perché io e i ragazzi abbiamo appena fatto uscire un nuovo cd: è già il secondo.
Sembra tutto così surreale.
È un album live sai? Dal vivo è tutta un'altra cosa. Vogliamo che la gente capisca di che pasta sono fatti i 5 Seconds of Summer.
Oh papà, dovresti sentirci: Calum e Michael sono spettacolari con i loro strumenti, mentre Luke riesce a farti emozionare ogni volta che apre bocca.
Scommetto che saresti fiero di me, se solo sentissi come suono la batteria ora.
Poi c'è il tour, quest'anno.
Abbiamo già fatto qualche data ed è stato tutto grandioso: il pubblico urla il tuo nome, scandisce i testi delle canzoni che hai scritto tu, ti fa sentire tutto il suo calore e ti fa salire i brividi lungo la schiena.
Ma prima di tutto c'è la meravigliosa consapevolezza di poter regalare a quelle persone delle emozioni impagabili, che non dimenticheranno per il resto della loro vita.
È tutto così pazzesco.
A volte, quando salgo sul palco, mi posiziono dietro la batteria e alzo gli occhi sul mare di persone sotto di me, mi sembra di vivere in un sogno.
Ho troppa paura di svegliarmi in quei momenti, ho troppo paura di aprire gli occhi e ritrovarmi in camera mia.
Allora suono e basta, come se quella potesse essere l'ultima volta in cui posso farlo.
E sai qual'è il bello? 
So di saperlo fare bene: magari non sarò un fenomeno, e sbaglierò alcuni passaggi, ma suonare la batteria è la cosa che so fare meglio in assoluto.
Sono così tranquillo che riesco a concentrarmi solo sulla nostra musica.
Sono innamorato di questo, papà, follemente innamorato.
È tutto estremamente stancante, dormo pochissimo, gli spostamenti sono frequenti e debilitanti, lavoro tutto il giorno e torno raramente a casa, ma adoro la mia vita e non la cambierai mai, per nulla al mondo.
Non ora, almeno.
Non più.
Chi l'avrebbe mai detto? 

Ma tu sei uscito ormai da troppo tempo dalla mia vita.
A volte ci ripenso, a volte mi tornano in mente tutti i ricordi mentre gli occhi si riempiono di lacrime e il battito cardiaco accelera.
Eri il mio eroe a quei tempi, puoi immaginarlo?
Ti ricordi quella notte papà?
Era la sera della vigilia di Natale di dodici anni fa, ed io e Lauren eravamo venuti a chiamarti in camera tua, perché era pronta la cena di mamma, e tu adoravi le cene di mamma, in particolar modo quelle di Natale.
Sembrava che tutto stesse andando bene.
Ma tu non c'eri.
Non sapevi di questa parte giusto?

Nessuno ti ha mai raccontato cosa è stato dopo la tua partenza.
Beh, lo farò io.
Ora.
Abbiamo chiamato mamma, convinti che si trattasse di un gioco.
Lauren aveva tre anni allora, avresti dovuto vedere come correva e saltava allegra su e giù per la casa, chiamandoti e cercandoti.
Aveva il vestito rosso delle feste e i suoi capelli, che tu le avevi pettinato quella stessa mattina, erano ancora legati in due trecce.
Rideva come solo lei sapeva fare, con in mano un pezzo di torrone che aveva appena sottratto alla sorveglianza della mamma.

Non ti manca papà? Non ti manca la tua piccola ragazza?

Sono corso in cucina e ho detto tutto felice alla mamma che ti eri nascosto e se per piacere poteva aiutarci a cercarti.
Lei aveva ancora le mani sporche di uova e farina quando ha raggiunto camera vostra.
Ma lei non ha pensato nemmeno per un secondo che quello fosse un gioco.
Lei ha notato subito che i tuoi vestiti ed i tuoi effetti personali erano spariti.
Lei ha capito subito che tu te ne eri andato.
E che non saresti tornato.

Aveva ragione.

Lo sai cosa fanno gli altri papà la sera della vigilia di Natale? 
Si travestono da Santa Clause e consegnano i regali ai propri figli.
Tu hai scelto quel giorno per andartene via di casa.
Per abbandonarci.
Perché questo è quello che hai fatto, non ci sono scuse.
Hai abbandonato un bambino di otto anni, una bambina di tre anni e tua moglie, incinta di un altro figlio.
Lui è nato, nonostante tutto. 
Si chiama Harry e ha lo sguardo tanto uguale al tuo che non riesco nemmeno ad osservare i suoi occhi senza avvertire una stretta al cuore.
Ma lui non lo sa, e probabilmente non lo saprà mai.
Io invece sono perfettamente consapevole di essere quasi identico a te ed è qualcosa che non potrò dimenticare per il resto della mia vita.
Mamma non lo dice quasi mai, ma io so che ho il tuo stesso sorriso. 
I denti, le fossette accentuate e la risata.
Rido come te.
Da quel giorno, papà, ho cercato di ridere il meno possibile davanti a mamma ed ho finito quasi con smettere di farlo completamente, perché i sensi di colpa erano troppo forti.
Io non volevo somigliare a te.

Un mese dopo la tua partenza siamo stati sfrattati perché non avevamo abbastanza soldi per pagare l'affitto.
Così abbiamo girato tutta la regione con la roulotte, passando da un luogo all'altro, senza punti di riferimento.
Mi sedevo spesso davanti al finestrino in silenzio, vivendo in un mondo di rumori assordanti, solo in mezzo alla folla.
Volevo trovarti e riportati indietro, perché senza di te ero perso. Non avevo accettato il fatto che tu te ne fossi andato.
Ma c'erano problemi più urgenti da risolvere.
Mamma cercava di tirare avanti, ma lo stipendio di una commessa non riusciva nemmeno a sfamarci tutti e quattro.
Mi ricordo quelle sere: lei mangiava poco e cedeva quasi tutto a noi, ma a volte il cibo non bastava ugualmente, così io allungavo gran parte del mio pasto a Lauren.
La notte piangevo spesso, ma mamma era sempre lì ad accarezzarmi la testa, mentre io stringevo i pugni e dimenavo le gambe.

A volte il mio stomaco era stretto nella morsa della fame, certo.
Ma non solo in quella.
C'era odio, papà, un odio costante e devastante nei confronti dell'uomo che ci aveva fatto tutto ciò.
Come avevi potuto lasciarci così?
Una risposta non l'ho mai trovata.

Ho passato gran parte della mia vita ad imparare come sopravvivere.
La mia strada è stata dura e lunga senza di te al mio fianco.
Perché non c'eri anche tu, durante quelle notti?
Ogni singola azione, ogni singolo gesto.
Anche respirare era più difficile da quando tu non c'eri più.
Ma guardami ora, papà, sono ancora vivo.
E noi stiamo tutti bene.

Tu invece?
La notte riesci a prendere sonno, anche se sai di aver rovinato l'intera vita dei tuoi figli?
Non ti scrivo per dirti che ti odio ancora, ma solo per chiederti come stai.
Sei felice ora?

Io sì.
Adesso.

Ma ci sono stati momenti così scuri durante la mia adolescenza che faccio fatica anche solo a pensarci.
L'uomo di casa ero io, all'improvviso.
Sentivo la reponsabilità delle vite di Lauren, di Harry e della mamma che gravavano sulle mie spalle.
Cercavo disperatamente di dare loro ciò di cui avevano bisogno.
Uno dei ricordi più dolorosi che possiedo risale ad una giornata autunnale: Lauren, che allora frequentava le elementari, era tornata a casa baldanzosa ed allegra perché sarebbe andata in gita a Melbourne con la sua classe.
Ma noi non potevamo pagarle il viaggio.
La mamma era al lavoro e così è toccato a me il compito di informarla che lei sarebbe rimasta a casa.
Quel giorno le sue lacrime e i suoi singhiozzi mi spezzarono il cuore per sempre.
Sentivo che, in qualche modo, quella situazione era colpa mia. 
Era tutto colpa mia.
Perché io non riuscivo a darle tutto, perché io non ero abbastanza per lei.
Le avevo fatto male e dovevo essere punito.
Così ho iniziato a punirmi sul serio papà, per ogni stupidaggine, ogni giorno.
E le cicatrici figurate che mi portavo dentro apparvero veramente sulle mie braccia.
La tensione era così tanta che mi sembrava di vivere in una costante apnea.
Ogni volta che provavo a respirare l'acqua entrava nei polmoni e il dolore diventava insopportabile.
Quindi chiudevo la bocca e cercavo di andare avanti, arrancando.
Ma mai papà, mai ho pensato di andarmene e di abbandonarli anche se tutto mi stava velocemente cadendo addosso.
Sarei rimasto per sempre: lo promisi alla mamma, lo promisi ad Harry, lo promisi a Lauren e lo promisi a me stesso.

Poco tempo dopo mamma si fidanzò con un altro uomo, quando io avevo più o meno 15 anni.
Fu durissima per me accettarlo, ma alla fine riuscii ad aprirmi.
Lui era davvero una persona meravigliosa e si prese cura di noi.
La sera tardi ascoltava con mamma i cd della loro band preferita, i Counting Crows: era una seccatura perché io avrei voluto dormire, ma allo stesso tempo era bellissimo perché li sentivo ridere e mi rendevo conto che erano felici e innamorati.
Tu hai mai provato quel genere di amore?

A lui devo gran parte della mia attuale felicità, perché mi insegnò a suonare la batteria.
Era un batterista e mi faceva provare a casa sua ogni volta che volevo.
Lì mi sono innamorato.
La svolta è arrivata quando, un giorno, tre ragazzi un po' strani mi dissero che avevano bisogno di un batterista nella loro band.
Solo per un piccolo concerto, mica per sempre.
Io accettai immediatamente, ma l'abitazione di Michael, dove sarei dovuto andare a fare il provino, distava più di dieci chilometri da casa nostra e nessuno poteva accompagnarmi.
Così inforcai la bici e corsi come un pazzo per arrivare in tempo.
A posteriori, mi rendo conto che quella fu probabilmente la follia più intelligente della mia vita.
Quella band ora è la mia vita.
Quei ragazzi sono i miei fratelli.
E la nostra musica è il mio sorriso.

Tuttavia nessuno credeva in noi, all'epoca.
Non serve che ti spieghi come sono visti i ragazzi che suonano dalle nostre parti.
Giovani e senza speranza, ecco come ci definivano.
Non avevamo amici, passavamo le giornate a comporre, scrivere e provare le nostre canzoni.
Un giorno cinque ragazzi inglesi che avevamo visto solo attraverso uno schermo, senza nessun genere di preavviso, decisero di darci la possibilità di realizzare i nostri sogni.
Saremmo dovuti partire per Londra al più presto.
Dovevamo andare via.
Ma io non potevo, perché l'avevo promesso a tutti e non avrei mai permesso che Lauren ed Harry venissero abbandonati.
Non di nuovo.
Io sarei rimasto.
Una settimana prima della partenza degli altri, lei, che allora aveva 11 anni, venne da me, mi fece sedere, mi guardò fisso negli occhi e mi disse così:
-leggi bene papà, leggi perché dovresti essere fiero di tua figlia.-

"Senti Ashton, io non mi ricordo il sorriso di papà, non mi ricordo la sua risata, Harry non l'ha mai visto. So cosa pensi, pensi di essere come lui, l'hai sempre pensato. Ma il tuo sorriso è solo il tuo. E credimi se ti dico che è il più bello che io abbia mai visto. Tu non sei lui. Io so che tornerai, noi ti aspetteremo e saremo orgogliosi di te. Prepara le tue valigie ed insegui il tuo sogno, perché questa è la tua vita, non quella di papà"

Mi accompagnarono tutti all'aeroporto, quando arrivò il momento.
Avevo così paura, papà, ero terrorizzato dall'idea di vederli piangere ancora, ma quando mi salutarono nessuna lacrima rigava il loro viso.
E quando, camminando verso l'aereo, mi girai verso di loro, vidi che sorridevano tutti.
Solo allora anche io ritrovai il mio sorriso e non lo persi più.
Il resto è storia.

Ti ho detto tutto quello che dovevo dirti papà, o forse manca ancora qualcosa.
Magari non ti interessa, magari hai strappato questa lettera non appena hai visto il mittente.
Ma se sei arrivato fino alla fine forse ti starai chiedendo se riuscirò a perdonarti.
E sarai sorpreso quando saprai che l'ho già fatto.
Ho scoperto che coltivare ogni giorno la rabbia e l'odio dentro di me non mi avrebbe reso una persona migliore e non mi avrebbe fatto sentire meglio.
Solo ora posso dirti la cosa più importante che avevo da dire.
Mi ci sono voluti molti anni anni per capirlo e forse ancora di più per ammetterlo.
Ma alla fine ci sono riuscito.

Mi manchi papà.

Ti aspetto.

Ashton








Salve a tutti! 
Da dove cavolo esce questa storia? Vi chiederete voi.
Beh, ultimamente sentivo il bisogno di scrivere qualcosa su Ashton.
Per essere precisi, questa è la sua storia solo a grandi linee.
Alcuni particolari li ho inventati io.
Altri sono tratti dalla canzone che dà il titolo alla storia: Emotionless, per l'appunto, dei Good Charlotte.
Questa band è stata fondata da due gemelli, Joel e Benji Madden, che da bambini hanno vissuto esperienze molto simili a quelle di Ashton.
In Emotionless parlano del loro rapporto con il padre.
Inutile dire che la somiglianza tra le due storie mi ha colpito veramente molto.
Ho cercato di mantenere uno stile semplice e lineare affinché ricordasse quello della canzone.
Magari non è un granché, è quel genere di storia che si scrive in una notte, usando solo le emozioni e le sensazioni di poche ore, ma non tutti conoscono il passato di Ashton e mi sembrava giusto parlarne, tutto qua.
Cambiando discorso, continuerò prestissimo la ff su Calum.
Come al solito fatemi sapere se la storia vi è piaciuta e cosa ne pensate.
Aspetto le vostre recensioni.
A presto 
Veronica






   
 
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