Anime & Manga > Soul Eater
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Autore: Another_Soul World    05/01/2015    2 recensioni
Attenzione… questa non e una storia come le altre.
È stata creata letteralmente dai sogni di una ragazza con una mentalità molto contorta, dove il mondo della fantasia più pura e della pazzia più innata si lega e intreccia con quello di Soul Eater.
Cosa creeranno queste cose?
Entrate per scoprirlo…
[Psicologico] [Soma] [Ispirata puramente dai sogni che la mente dell'autrice stessa crea di notte]
Genere: Dark, Erotico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maka Albarn, Soul Eater Evans, Un po' tutti | Coppie: Soul/Maka
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Musicario (?):
• White Rabbit - Emiliana Torrini
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• Hurry Up And Save Me - Tiffany Giardina

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• Narcissistic Cannibal - EarlyRise

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• Where Is My Mind - Emily Browning feat. Yoav

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• Gravity - Sara Bareilles

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• Hello - Evanescence

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PROLOGO

A voi che siete stati presenti ogni attimo della mia vita…

« Maka! Allora? Sei pronta?!? » la voce melensa di mio padre mi raggiunse attutita dal piano di sotto facendomi cadere la spazzola di mano dallo spavento e un conato di vomito istintivo.
« Ehm… sì! Adesso scendo! » gli risposi un po' seccata raccogliendo la spazzola da terra posandola sul comodino bianco vicino al letto.
Mi aveva costretta lui a venire alla festa, cosa che con un po' di resistenza e "no" secchi a raffica avrei potuto anche evitare…
Ma mi ero informata, ovviamente, e purtroppo era un evento molto importante ed era più che consigliabile andarci. Soprattutto per i giovani Master e Weapon che dovevano ancora cominciare il primo anno alla Shibusen.
L'inaugurazione della fine dell'estate.
Feci un respiro profondo e mi allacciai un cinturino di pelle nera al collo.
Beh almeno per ripicca non mi ero impegnata più di tanto nel vestirmi, come sempre d'altronde.
Ma diciamocelo, il vestito che mi aveva prestato Vee era molto ehm… leggero?
Era un vestito con le maniche lunghe di stoffa marrone chiaro ma da lì fino alla vita era solo rete trasparente nera, con la grazia della stoffa a coprirmi il seno e un fiocco di un marrone più scuro sulla scollatura quadrata. La gonna mi arrivava a metà coscia e, grazie a Lord Shinigami, era fatta di stoffa anche quella.
Ma in compenso era molto comodo, era morbido a contatto con la pelle e in effetti se mi fossi messa qualcosa di più pesante ero sicura che sarei morta dal caldo con l'afa che era calata sulla città, nonostante fossimo a fine estate ormai.
Ma ero più che sicura che questo sarebbe bastato a far imbestialire Spirit. Sorrisi al pensiero e canticchiando a bocca chiusa scesi le scale, presi il mantello nero e me lo avvolsi sulle spalle. Era una pura formalità a quel punto.
Aprii la porta di legno di ciliegio e uscii.
La luce violetta della foresta e il profumo di legno e resina mi investì, la luna ghignava come sempre e il respiro pesante dei cavalli e il loro scalpitio di zoccoli irrequieto rompeva il silenzio assieme a qualche richiamo di animali notturni.
Papà era già in sella.
« Coraggio Maka, siamo in ritardo! » cantilenò lui tutto contento.
Trallallero trallallá che felicità…
Corsi verso il mio cavallo e montai in sella cercando di non impigliarmi nel lungo e morbido mantello nero.
« Okay andiamo. » gli dissi incitando Echo ad avanzare, cosa che fece senza troppa resistenza. Era da un bel po' che non uscivamo lo ammetto e il fatto di poter per una volta deviare dal nostro percorso casa-mercato o casa-libreria a quanto pare lo aveva entusiasmato non poco poiché andava a un passo molto più veloce e entusiasta di quello che gli avevo comunicato io con un colpetto lieve dei talloni sui suoi fianchi.
Spirit mi superò accelerando il passo fino a che non mi costrinse ad andare al galoppo per stargli dietro.
Tutta questa fretta proprio non la capivo… era una festa pubblica dopotutto! Non succedeva nulla se arrivavi con cinque o dieci minuti di ritardo!
E poi chiariamoci… non eravamo dei primitivi che non sapevano nemmeno cos'era un cellulare. Solo che in questo mondo preferivamo non dare molto nell'occhio e in ogni caso, una macchina, una moto o anche solo un triciclo non sarebbe potuto andare da nessuna parte a causa del terreno poco agibile.
I cavalli erano la scelta migliore.
Il rumore di zoccoli e il soffio del vento erano gli unici suoni che sentivo ormai e non mi impegnavo più di tanto a rimanere in equilibrio, mi sarei anche potuta addormentare.
Passarono dieci minuti buoni e finalmente arrivammo al luogo dove era tenuta la festa.
Era una villa dove il colore dominante era il bianco. Marmo bianco e ossidiana nera ovunque. Da fuori si poteva vedere la luce delle famose candele di Lord Shinigami illuminare di luce aranciata le gigantesche finestre, incorniciate da pesanti tende rosse.
La cosa che mi colpì più di tutte le altre però era la quantità di gente ammassata davanti al portone di legno di quercia.
Assieme alle statue di un aquila, un leone e un cavallo fatte di diamante ovviamente.
Ma soprattutto la sensazione che mi sentivo nell'anima… come una vibrazione e una sensazione di pienezza nel cuore.
« Papà… ascolta… » gli dissi guardandomi meglio attorno.
Il giardino davanti alla villa era abbastanza grande per contenere moltissime persone, una gratinata di metallo nero sul quale si arrampicavano piante di rose rigogliose disegnava il confine del loro territorio.
Era veramente imponente come struttura.
« Dimmi Maka. »
Spirit scese da cavallo stando sui bordi per non dare fastidio alla gente mentre un ometto sulla sessantina che prima non avevo notato prendeva le redini del suo cavallo. Scesi anche io e diedi un colpetto affettuoso sul collo di Echo. Diedi le redini al tizio che, senza fiatare, portò i cavalli alle stalle.
Tipetto strano eh?
« Maka? » mi riprese Spirit.
Sarà il caso di chiederglielo? Non so… non penso sia normale che la mia anima stia reagendo in questo modo.
Ma d'altronde a chi altro potevo chiedere?
Vee probabilmente ne sapeva ancor meno di me.
« Ho una strana sensazione… »
« Beh intanto entriamo così possiamo toglierci la mantella e il cappotto di dosso eh? »
Annuii.
Ovviamente, tempo cinque passi che me lo ritrovo a sbavare sulla scollatura di una moretta sui vent'anni e il seno molto abbondante.
Lord Shinigami, che schifo…
Non mi sprecai nemmeno a dirgli nulla lo superai e all'entrata diedi la mantella a Ometto n° 2. Possibile che fosse lo stesso? Erano identici!
Il salone era bellissimo, un lampadario di cristallo elaborato era la fonte di luce maggiore, accostati alle pareti c'erano tavoli colmi di cibo e bevande di ogni genere e due scalinate arcuate verso l'esterno portavano al piano superiore che si separava in due corridoi pieni di porte sconosciute e i parapetti filigranati lasciavano vedere il salone da lassù con una scenografia forse un po' esagerata.
« Kaaam!! »
Una zazzera di capelli neri e due occhioni blu intenso mi vennero in contro stritolandomi in uno dei tipici abbracci koalosi di Vee.
Kam era il soprannome che mi aveva dato… come se ci fosse bisogno di abbreviare ancora di più il mio già cortissimo nome ma con il tempo mi ero convinta che fosse esattamente una Trilli sotto dosi pesanti di anfetamine! Non stava mai ferma!
Il che di solito mi avrebbe dato sui nervi ma la sua energia era talmente contagiosa che non ti avrebbe mai potuto dare fastidio.
« Vee! Così mi strangoli! » protestai ridacchiando ma ricambiai l'abbraccio.
« Ops! Scusa scusa! » rise lei e mi lascio andare incrociando le braccia dietro la schiena come una bambina.
« Stai benissimo con quel vestito! » le dissi entusiasta.
Ci eravamo scelte a vicenda il vestito e a quanto pare avevo fatto centro!
« Ovvio che lo è! A me sta bene qualsiasi cosa sia viola! » rispose entusiasta prendendomi a braccetto e trascinandomi verso una finestra lontano dalla massa.
« Oppure sono io troppo brava per sbagliare! » replicai con un tono di voce fintamente indignato alzando fieramente il mento.
Vee ridacchiò divertita e alzò le mani come a darmene atto.
« Oh certo cara! » rispose lei battendo le ciglia come un angioletto.
« E poi ceh! Non puoi dirmi che questi orecchini sono tipo abnormi! » continuò facendo oscillare le enormi piume che variavano dal verde al viola che aveva come pendenti.
Risi come una matta.
Anche per questo stavo bene con lei, sapeva sempre trovare un modo per farmi ridere!
Anche quando ridere in questo periodo era un vero lusso.
« Comunque tu sei scandalosa con questo vestito! » ammiccò lei facendomi l'occhiolino.
Le feci la linguaccia.
« Scandalosamente brutta vorrai dire! »
Lei sgranò gli occhioni blu e si posò una mano sul cuore teatralmente offesa.
« Vuoi dire che faccio schifo a sceglierti i vestiti? »
Ridacchiai e scossi la testa evitando che un bambino ci venisse addosso spingendola via dalla sua traiettoria appena in tempo.
« No! Semplicemente è il manichino che l'indossa che fa schifo. » replicai alzando gli occhi al cielo.
« Ma smettilaaa! »
Incrociò le braccia al petto esasperata.
Distolsi lo sguardo spostandolo sul mio riflesso, alla finestra.
Insomma quella ero io.
Una ragazzina alta con più gambe che altro, Vee a volte mi diceva che ero uno sgabello da bar e in effetti era vero. I capelli mi arrivavano a metà schiena ed erano di un biondo spento, gli occhi verdi ma non intensi come quelli di Vee, le labbra piene ma non belle come quelle della mamma.
Niente di speciale.
« Hai messo il broncio. » mi fece notare lei.
« Non ho messo il broncio! » anche se era esattamente quello che avevo fatto.
Alzò un sopracciglio come a dire: "Non me la bevo cara."
Poi sgranò gli occhi.
« Quasi dimenticavo! Andiamo! Fra poco tocca a noi! » saltò su come se si fosse ricordata solo ora di una cosa vitale.
Mi prese per un polso e mi trascinò verso il palco che avevano allestito in mezzo alle due scalinate.
« Eh? »
Cosa…?
« Massì! Tuo padre non ti ha detto nulla? » chiese lei tutta contenta.
Ehm… no?
« No! Che cosa? » risposi un po' allarmata.
« Oh lo vedrai! » non si sprecò lei.
Oltrepassammo la marea di gente ammassata e ci intrufolammo sul retro del palco.
Ooookay forse avevo un idea di quello che dovevamo fare ma mi augurai con tutto il cuore che non fosse seriamente quella la vera ragione.
Aprì una porta di metallo, prima nascosta dal palco.
« Ah eccole qua! » una voce gutturale ma con un tono allegro e solare ci accolse.
« Ciao a tutti! » cantilenò agitando distrattamente una mano in segno di saluto.
Un uomo sulla trentina con la barba incolta e corporatura robusta ci accolse con un sorriso.
« Ciao Vee! »
« Ti ho portato la cantante number one! » annunciò sollevandomi il braccio come se fossi un trofeo.
« Aspetta Vee io…! »
« … sono così contenta di cantare assieme alla mia migliore amica alla festa più importante dell'anno! » completò a modo suo Vee.
« Non ci eri nemmeno vicina. » borbottai.
« Oh eddai Kam! Hai una voce che fa piangere gli angeli, è da quando tua madre se ne è andata che non canti e soprattutto siamo a una festa mortalmente noiosa senza nulla da fare! Qual'è il problema? » protestò soffiandosi via dagli occhi una ciocca di lucidi capelli neri.
Il fatto che non avevo la minima voglia di cantare forse?
Presi fiato per protestare ma una voce maschile mi interruppe.
« Vi consiglio di muovere il culo che siamo anche abbastanza in ritardo. »
Un ragazzo dai capelli corvini quanto quelli della mia suddetta "amica" era entrato dalla porta di metallo ed era filato dritto verso una bellissima chitarra a dodici corde.
Alle mie spalle, Vee ridacchiò. Il ragazzo alzò la testa di scatto, e quando vide Vee aprì la bocca, ma poi la richiuse, incerto.
Aveva degli occhi di un blu quasi elettrico e i tratti simili a quelli di…
« Vee » disse in tono neutro.
« Tommy » replicò lei gelida.
« Lo conosci? » le sussurrai.
Gemette e alzò gli occhi al cielo con un espressione di pura sofferenza.
« Non me lo ricordare. Ma questo imbecille è mio fratello. »
Un'altra cosa che ci accomunava… era il disprezzo per gli esseri del sesso opposto.
Fate o cacciatori che siano, i maschi erano tutti uguali.
« In ogni caso… » prese parola il tizio sulla trentina « … Alexander ha ragione ci dobbiamo sbrigare. »
Alexander? Io pensavo si chiamasse Tommaso visto che Vee lo aveva chiamato Tommy…
« Il tizio laggiù si chiama Alexander Tomsun e con il tempo capirai che il suo vero nome di battesimo è Bastardo. » mi sussurrò all'orecchio Vee.
« Poi la brutta copia di babbo natale si chiama Caleb ma non mi chiedere il cognome perché non lo so. » disse lei tamburellandosi le labbra con l'indice.
« O forse non ce l'ha nemmeno chissà. » concluse stringendosi nelle spalle come se non le importasse più di tanto.
« Mi fa piacere sapere che hai una così alta considerazione di me Vee. » intervenne Caleb divertito.
Vee sbuffò fintamente indignata.
« Sottomettiti plebeo. » completai io al posto di Vee che mi guardò con orgoglio.
« È la mia discepola. »
Caleb scoppiò a ridere.
« Comunque piacere di conoscervi. » salutai educatamente.
Il "babbo natale" uscito male mi sorrise e alzò una mano in risposta mentre Bastardo si limitò a farmi un cenno col capo ma entrambi i gesti mi arrivarono freddi e distaccati.
« Di là ci sono altri tre ragazzi, un bassista, una tastierista e una dj ma non ho la minima voglia di presentarteli perciò… Caleb vogliamo iniziare? »
« Certo che sì! »
Si alzò dalla sedia prese un microfono senza fili e uscì.
Tommy prese la chitarra e si rifugiò nella stanza a fianco dove c'erano le altre tre persone anonime.
Okay okay niente panico…
Feci un respiro profondo poi un altro ancora ma non mi aiutò per niente a calmare i miei poveri nervi.
Pian piano la paura del palcoscenico si insinuò in me artigliandomi pancia e polmoni. Caspita, da quanto tempo non sentivo più questo genere di paura…!
Santo Shinigami ma chi me lo faceva fare!?!?
« Vee… » iniziai con la voce che tremava.
« Stai morendo di paura anche tu vero? » intuì lei ma le brillavano gli occhi come se stesse per giocare al suo gioco preferito.
« Pazzesco! »
Sarà anche pazzesco per lei ma per me era molto diverso… in più avevo ancora quella sensazione strana nell'anima e nel cuore. Quella vibrazione deliziosa sotto la pelle mi tormentava ancor più di prima.
L'adrenalina mi inondò le vene e la mente e la mia anima si collegarono istintivamente con quella di Vee e degli altri musicisti nell'altra camera.
Da noi funzionava così… i brani li inventavamo noi al momento ma per farlo i cantanti dovevano essere sincronizzati con i musicisti e viceversa.
I pensieri mi portarono subito a mia mamma. Lei cantava benissimo, lo faceva come hobby e fuori dagli studi da Master fin da piccola aveva deciso di prendere lezioni di canto. Era un po' come la mia passione per i libri…
Appena aveva del tempo libero lo passava a cantare. Quando nacqui io lei mi trasmise tutto quello che sapeva riguardo al canto.
Già mia mamma…
Per farmi nascere i miei genitori hanno dovuto portarmi fuori dal mondo parallelo e portarmi sulla terra poiché i rapporti tra Shokunin e Buki qua erano severamente proibiti da Lord Shinigami.
Ma in fondo non lo biasimavo.
Nessuno sa che mia madre in realtà era una Master… ne tanto meno che fosse proprio la più rispettata e stimata tra le Master.
« Ehi! Terra chiama Maka! »
Vee mi schioccò le dita davanti al viso per distogliermi dai miei pensieri.
« Scusami… » sussurrai.
« Okay ma forza iniziamo già a uscire… » mi agguantò una mano e mi trascinò fuori.
E dentro e fuori e ma che cavolo decidetevi!
La superai e andammo a sederci sugli scalini di ferro che portavano sul palco.
Caleb si schiarì rumorosamente la voce e il vociare generale si spense di un bel po' di tacche, ma rimase ugualmente un mormorio generale tra la folla.
« Innanzitutto buonasera a tutte le fate e i cacciatori e grazie di essere qui presenti stasera e in così numerosi. Alla festa di fine estate allestita da Lord Shinigami in persona! » uno scroscio di applausi seguì le sue parole.
« Purtroppo non è potuto essere presente poiché impegnato a organizzare e dirigere i preparativi per l'entrata al primo anno dei giovani Master e Waepon che con grande gioia annuncio frequenteranno la Shibusen per far diventare le rispettive buki le death scythe ufficiali del sommo lord, ma vi porge le congratulazioni e i più calorosi saluti e vi annuncia che la cerimonia dello smistamento tra cacciatori Shokunin e fate Buki si terrà da qua a cinque, sei giorni massimo. »
Altro scroscio di applausi.
Non avevo mai visto Lord Shinigami dal vivo… ma me lo immaginavo come una figura imponente che reggeva tutto l'equilibrio del nostro mondo, mi sarebbe piaciuto conoscerlo.
« Che palle. Ci dicano qualcosa che non sappiamo piuttosto! » sbuffò Vee appoggiando la nuca al sottile corrimano di ferro.
« I preliminari sono sempre noiosi. » concordai.
Ma in cuor mio ringraziavo che ci fossero, mi davano del tempo in più per placare l'agitazione che mi riverberava nel cuore.
« Ma con gioia infinita dò inizio alle danze e ricordate… »
« … che la fortuna possa sempre essere a vostro favore. » completai io ironica imitando il motto di Hunger Game.
Vee ridacchiò, unì il pollice al mignolo e fischiò come una ghiandaia imitatrice, risi di cuore spezzando almeno di un po' la tensione che mi si era formata nei muscoli.
Babbo Caleb venne verso di noi e ci dovemmo spostare per lasciarlo passare, feci un respiro profondo.
« Pronta sorella? » mi fece Vee, gli occhi illuminati di eccitazione.
Annuii convinta.
« Andiamo! »
Salimmo gli scalini e come in ogni palco che si rispetti non si riusciva a vedere per niente il pubblico grazie a tutta la luce dei vari riflettori puntati sul palco.
Ci sistemammo davanti ai microfoni.
Le mani mi tremavano perciò le nascosi dietro la schiena deglutii e gridai con energia: « Pronti ragazzi?! » .
Degli urli di incitamento ci arrivarono da sotto.
« Chi si addormenta lo sculaccio siete avvisati. » aggiunse Vee ironica, un coro di risate ci raggiunse appena prima che la musica iniziò a suonare dalle casse e nelle nostre anime.
Strinsi il microfono tra le mani.
« One pill makes you larger… » cantai a bassa voce.
« One pill makes you larger… » mi seguì Vee.
« And one pill makes you small. » completai.
La musica esplose contagiosa in ogni angolo del salone e le luci danzarono illuminando tratti di folla con luci bianche, rosse, blu e verdi. La luce del gigantesco lampadario si era affievolita moltissimo lasciandoci nella penombra.
« One pill makes you larger.
And one pill makes you small… » cantò Vee con più energia.
« And the ones that mother gives you,
Don't do anythin' at all… » andai avanti io.
« Go ask Alice » assieme.
« When she's ten feet tall… » cantò Vee
Mi piaceva il tema che aveva preso questa canzone… da piccola adoravo la favola di Alice nel paese delle meraviglie.
« And if you go chasin' rabbits,
And you know you're goin' to fall… » cantò ancora Vee.
In pista molta gente aveva già cominciato a ballare, altri si erano rifugiati ai tavoli del buffet e altri ancora se ne stavano semplicemente a chiacchierare a bordo pista.
« Tell him a hookah-smokin' caterpillar,
Has given you the call… » feci io.
« Call Alice. » di nuovo assieme.
« When she was just small… » cantò Vee.
La tensione stava abbandonando pian piano il mio corpo e iniziai ad apprezzare quel momento mio malgrado.
« When the men on the chessboard,
Get up and tell you where to go… » cantai e azzardai a muovere qualche passo lasciando muovere il mio corpo a tempo di musica.
« And you have just had some kind of mushroom,
And your mind is movin' low… » mi raggiunse Vee lanciandomi un occhiata complice che ricambiai con un sorriso.
« Go ask Alice, I think she'll know!! » cantammo assieme.
Staccai il microfono dalla stanga e feci qualche passo in avanti avvicinandomi a Vee che stava improvvisando qualche passo di danza sul posto.
« When logic and proportion have fallen sloppy dead,
And the White Knight is talkin' backwards,
And the Red Queen's off with her head! » cantò Vee e lasciò la parte più alta a me.
« Remember what the Dormouse said!
"Feed your head, feed your head"! » cantai con energia poi ci fu uno stacco remixato e un altra melodia uscì dalle casse.
« Bene vi lascio nelle mani, o meglio, nella voce di Maka ragazzi! » annunciò Vee tirandosi indietro.
Ah beh certo la prima canzone a me eh!
Corista dei miei stivali.
Le lanciai un occhiataccia alla quale rispose con un bacio soffiato da angioletto.
Una musica elettronica prese il posto di quella di prima.
Presi un bel respiro e iniziai.
« I'm going through the same day!
Same place, same way I always do…
Then I saw you from the corner of my eye,
And it hit me like a ton of bricks, I can't lie! » cantai velocemente.
« Oh you got to me! » la voce remixata di Vee mi fece da coro.
« My life was alright living in black and white…
But you changed my point of view! »
Non so perché ma sentivo un paio di occhi insistenti fissarmi severi laggiù in mezzo alla folla… e la sensazione non era per niente piacevole.
« Show me your colors!
Show me your colors!
Cuz without you I'm blue…! »
Vee mi raggiunse con un: (Without you I'm blue).
« Hurry up and save me!
Hurry up and save me!
Hurry up and save me!
Hurry up and save me! » cantai e un po' alternai la mia voce con quella di Vee.
« I just wanna feel alive…!
And I do when I'm with you! »
Forse avevo capito di chi erano quegli occhi che per di più mi lanciavano occhiate assassine a raffica e se gli fossi stata accanto lo avrei massacrato con una librata in testa.
« Hurry up and save me!
Hurry up and save me!
Hurry up and save me!
Hurry up and save me!
I just wanna feel alive…!
And I do when I'm with you! » ripetei variando un po' la vocalità dal ritornello di prima.
E immancabile arrivò Vee con un: (Show me your colors! Show me your colors!)
Okay se Spirit non mi avesse tolto gli occhi di dosso entro dieci secondi gli avrei tirato il microfono in testa.
« I have to have control of myself.
My thoughts, my mind…
Cause the way it's going down,
In my life I feel like a prisoner
In a light…
Are you feeling me! »
Lo avrei fatto sul serio… solo che quella sensazione di pizzicore nell'anima e quella pienezza nel petto mi distraevano… e si intensificavano anche.
Oh era bellissimo.
« Cuz the way you make my,
Break my ,shake my, walls around!
I feel like I'm breaking out! »
Non capivo… da dove veniva quella sensazione? Era nuova per me, non avevo mai sentito nulla del genere prima. Mi lasciava spiazzata, incuriosita e forse anche un po' intimorita lo ammetto.
« Show me your colors!
Show me your colors!
Cuz without you I'm blue…! » cantai e presi fiato per un attimo cercando di attanagliare quella morsa calda che mi sentivo nel petto.
« Hurry up and save me!
Hurry up and save me!
Hurry up and save me!
Hurry up and save me!
I just wanna feel alive…!
And I do when I'm with you! »
« Hurry hurry up! » cantò Vee e lasciai che questa volta fosse lei a cantare il ritornello.
« Hurry up and save me! »
« Save me! » cantai io sovrastando la mia voce alla sua
« Hurry up and save me! »
« Save you! »
« Hurry up and save me! »
« Save me… »
« Hurry up and save me! »
« I just wanna feel alive
And I do when I'm with you! » cantai e chiusi gli occhi lasciandomi travolgere da quella sensazione.
« My window's opened up!
Tonight I'm crawling out!
Will you be there are you waiting!
Will you be there will you save me! » cantai e mi stupii io stessa dell'intensità con cui avevo cantato quel pezzo.
Spirit lo avevo buttato in un qualche angolo della mia mente, in quel momento esisteva solo quella sensazione…
« So just save me, so just save me! » cantò Vee.
« Save me, save me… » fece lei.
« You can save me… » cantai io.
« Save me, save me… »
« I know you can save me…
I know you can save me…
So just, so just save me! » ci misi molta più energia in quel pezzo e una scossa mi vibrò ferocemente dentro.
« Hurry up and save me!
Hurry up and save me!
Hurry up and save me!
Hurry up and save me!
I just wanna feel alive…!
And I do when I'm with you! » cantai.
« Without you I'm blue!
Hurry up and save me! » mi seguì Vee.
« I'm blue! » cantai e la mia mente si fece nera.
« Hurry up and save me! »
« Are you…! » una pulsazione nel buio.
« Hurry up and save me! »
« Are you! » un anima dalla luce azzurrognola brillava nel buio.
« Hurry up and save me!
I just wanna feel alive…!
And I do when I'm with you! » cantò di nuovo Vee e infine ci fu lo stacco remixato che segnava l'inizio di un altra canzone ma io quasi non lo sentii.
Possibile che avessi visto… un anima… un anima di una persona reale? Come era possibile?
Un paio di mani mi cinsero le spalle facendomi trasalire, Vee sorrideva divertita e portandosi il microfono alla bocca disse: « Pronti ragazzi? Adesso arrivo io! Poi vi lascio a Tommy che intanto mi vado a mangiare qualcosa.»
Scossi la testa, un po stralunata e scesi dal palco.
« Don’t want to be sly and defile you
Desecrate my mind and rely on you… » iniziò Vee e le note di un pianoforte la accompagnarono.
« I just want to break this crown
But it’s hard when I’m so rundown and…
You’re so cynical!
Narcissistic cannibal!
Got to bring myself back from the dead… »
Scesi le scale facendo scorrere il palmo della mano sul freddo metallo del corrimano e tempo due secondi che mio padre mi raggiunse con le narici dilatate dalla rabbia e un cipiglio furioso.
« Maka ma si può sapere come ti sei vestita?!?! » sbraitò gesticolando animatamente.
« Sometimes I hate…
The life I made…
Everything is wrong every time! »
Gli sorrisi e mi strinsi nelle spalle mentre qualcosa che assomigliava alla rabbia e alla soddisfazione mi ribollì nel petto.
Lui per primo faceva cose sconce che problema c'era se per una volta mi mettevo un vestito scollato dopotutto?
« Mi dispiace papà, Vee aveva insistito così tanto affinché mi mettessi questo vestito! Non me la sono sentita di deluderla, perdonami… » mentii abbassando lo sguardo con aria colpevole.
« Pushing on, I can’t escape.
Everything that comes my way…
Haunting me taking it’s sweet time! »
Puntualmente la sua rabbia si dissolse e una faccia ebete e beata gli si dipinse in viso.
« Ah Maka quanto sei dolce ma certo che ti perdono! » disse e mi abbracciò, cosa che subito mi fece irrigidire come un palo della luce.
« Holding on, I’m lost in a haze.
Fighting life ’til the end of my days… »
Papà profumava perennemente di tabacco, alcol e dopobarba. Una combinazione che mi faceva venire i conati poiché sapeva esattamente dei locali in cui andava lui, gli si era impresso addosso l'odore da quanto li frequentava.
« Ah profumi come “lei” Maka… » non gli diedi il tempo di finire la frase che, dominata dall'istinto di spezzare il contatto, gli tirai in testa il libro tascabile che avevo nascosto in una sacca dentro a una fascia di pelle nera che avevo attaccata alla coscia, coperta dalla gonna.
« Don’t want to be rude, but I have to…
Nothing’s good about the hell you put my through.
I just need to look around…
See the light that has come unbound! »
Okay forse avevo un pochettino esagerato a dosare la forza del colpo ma se non lo avessi staccato da me mi sarebbe venuto un attacco di panico!

« You’re so cynical…
Narcissistic cannibal!
Got to bring myself back from the dead! »
Va bene magari avevo proprio esagerato perché a Spirit luccicarono gli occhi dal dolore mentre un verso pietoso gli uscì dalla gola quando si toccò la nuca. Anche se dovevo ammettere che un po' mi rese orgogliosa, se addirittura ho fatto lacrimare una fata con solo una librata voleva dire che avevo sviluppato molta, moltissima forza nelle braccia.
« Sometimes I hate…
The life I made!
Everything is wrong every time!
Pushing on, I can’t escape…
Everything that comes my way.
Haunting me taking it’s sweet time! »
Perché nonostante tutto le fate, le Buki, erano infrangibili. Resistenti e inviolabili.
Maledetta pelle di fata…
Profumavo come “lei” eh…? Profumavo come mamma?
Beh era piuttosto ovvio visto che usavo proprio il profumo che si metteva lei.
Fragole e Champagne.
Un profumo così dolce e deciso, aggressivo quando serviva. Lo adoravo.
« Ahi Maka! Non si tratta così il tuo paparino! » piagnucolò lui ma ormai non lo ascoltavo neanche più.
« Sometimes I hate…
The life I made!
Everything’s wrong every time!
Pushing on, I can’t escape…
Everything that comes my way.
Haunting me taking it’s sweet time! »
Una vibrazione più insistente delle altre mi scosse l'anima facendomi istintivamente stringere di più la presa sul libro tascabile e uscire un gemito sorpreso dalla gola.
Una pulsazione mi vibrava sotto la pelle e di riflesso spostai lo sguardo sulla scalinata sopra di me, fino al corridoio pieno di porte.
Scossi la testa per schiarirmi le idee e gli dissi: « Scusami io devo… io devo andare… ».
Corsi via urtando un paio di persone al mio passaggio. Si lamentarono ma non sentii cosa mi dissero.
Stetti a bordo pista reggendomi al muro, mi sentivo così… così debole… e forte allo stesso tempo.
Lanciai un occhiata la corridoio al piano di sopra pieno di porte e finestre, non c'era molta gente lì. Anzi diciamo che non c'era proprio nessuno.
Trattenni di colpo tutto il fiato che potevo nei polmoni e con un passo più veloce del normale salii la scale. Mi sentivo le gambe molli, le mani tramavano e il cuore mi martellava nel petto con una forza inaudita.
Appena arrivata di sopra imboccai il corridoio di destra andando in fondo, sempre più in fondo.
« Holding on, I’m lost in a haze!
Fighting life ’til the end of my days. »
Mamma… cosa mi sta succedendo?!?
Il parquet rosso sangue e liscio sotto i miei piedi non faceva rumore, le porte alla mia sinistra sembravano tutte uguali, di legno scuro mentre le pareti erano dipinte di filigrane dorate sotto uno sfondo di vernice nera. La parete fatta di vetro alla mia destra dava sul giardino e lasciava filtrare la luce fioca della luna ghignante.
Vee lasciò il palco a Tommy ma non ascoltai una parola di quello che disse.
Deglutii e solo quando arrivai alla fine del corridoio mi fermai.
Cosa sto facendo?
Con un singhiozzo mi accasciai nell'angolo, tra la parete di vetro e quella nera.
Quella sensazione non voleva abbondarmi…
« With your feet in the air…
And your head on the ground. » cantò, aveva una voce profonda e melodiosa che mi piacque fin da subito.
Appoggiai la nuca al muro e chiusi gli occhi abbandonandomi alle sensazioni.
« Try this trick…
Spin it.
Yeah…! »
Sentii pulsare dolcemente il pavimento sotto di me a causa delle casse e della musica alta che qua però arrivava più attutita quasi lontana.
« Your head will collapse…
But there's nothing in.
But you ask yourself… »
Sentii il freddo del pavimento e la mia pelle calda, bollente. Il respiro affannoso e il cuore che rimbombava velocemente e con fin troppa forza nella cassa toracica.
« Where is my mind? »
L'anima vibrò più forte che mai, tanto che una specie di pallina mi si bloccò in gola rendendomi più difficile respirare gli occhi pizzicarono e qualcosa di caldo mi scivolò sulla guancia… qualcosa di umido.
« Where is my mind? »
Portai le dita alla guancia e capii che quelle erano lacrime.
Scivolavano copiosamente sulla mia guancia, calde e delicate come una carezza.
« Where is my mind? »
Ma non sentivo tristezza nel mio cuore, anzi… una serenità mai provata mi avvolse il cuore e per la prima volta nella mia vita mi sentii protetta… protetta sul serio, meglio di quando avevo ancora mamma al mio fianco.
Aprii gli occhi a feci un bel respiro dischiudendo le labbra.
« I was swimming in the Caribbean… » cantai dolcemente, quasi in un sussurro.
Il ricordo di una radura mi si formò nella mente… ricordavo bene quel momento… quando avevo ancora l'Iride.
« Animals were hiding behind the rocks… » continuai trascinando la nuca alla parete di vetro di fianco a me, il vetro freddo fu una benedizione contro la mia guancia bollente.
« Except a little fish, but they told me. »
C'era un piccolo lago in quella radura ed io e mia mamma ci andavamo spesso in quel luogo. Lei che mi intrecciava i capelli con i fiori di erica e occhi della madonna mentre io mi rilassavo cantando per lei.
« He swears he was trying to talk to me, to me… »
“ Li riconosci Maka? Li riconosci i significati di questi fiori? ” ricordo che un giorno mi chiese lei con voce gentile mentre io canticchiavo sotto voce.
“ Mmh… no mamma. ”
« Where is my mind? »
“ L'erica è un fiore sacro per le fate… ” mi spiegò lei e un sorriso dolcissimo le si posò sulle labbra mentre un sentimento che non ero riuscita a capire le aveva fatto luccicare gli occhi, più verdi dello stelo di una rosa appena recisa.
« Where is my mind? »
“ E l'occhio della madonna rappresenta l'amore più puro. ”
Appena ebbe finito di intrecciarmi una ciocca di capelli ricordo di essermi girata con un espressione confusa sul viso da bambina.
« Where is my mind? »
“ Non capisco… io non mi posso innamorare di una fata! Sono una cacciatrice! Shinigami lo ha vietato… ” avevo ribattuto.
Lei mi aveva sorriso e mi aveva accarezzato dolcemente una guancia.
« Way out in the water… »
“ Shinigami ha proibito l'amore tra Master e Arma semplicemente per non far soffrire nessuno dei due una volta che l'arma fosse stata pronta per essere utilizzata. Il Legame è una cosa molto importante e una volta fatto non si può più spezzare. ” mi aveva spiegato lei pazientemente.
« See it swimming…
Where is my mind? »
“ A maggior ragione! Sarebbe una disgrazia se mi innamorassi della mia fata! Soffrirei tantissimo quando poi sarò costretta a lasciarlo quando Lord Shinigami spezzerà il nostro legame per unire l'arma a lui…”
« Way out in the water… »
Non avrei mai sopportato di legarmi a qualcuno per l'anima, amarlo e poi lasciarlo così…
Mamma aveva annuito.
« See it swimming. »
“ Quando accadrà il Master cadrà in un sonno profondo rinchiudendosi nella propria mente… non morirà, non subito ma una volta spezzato il legame con il proprio partner l'anima è destinata a sgretolarsi e a collassare su se stessa. Vedi… sarebbe come perdere metà della tua anima. ” aveva aggiunto.
« Where is my mind? »
“ Ma c'è una cosa che nessuno sa… ”
Quella frase mi aveva subito incuriosita e mi ero girata completamente verso di lei.
« Where is my mind? »
“ Shinigami ha preteso che solo una cacciatrice o cacciatore facesse coppia con una fata… le due razze sono sempre state in conflitto fra di loro e questo creerebbe una naturale repulsione che allontanerebbe qualsiasi sentimento d'amore, di qualsiasi genere con il pregiudizio. Ma non sa che molte… moltissime volte, sono proprio gli opposti ad attrarsi. ”
« Where is my mind? »
“ Ma ugualmente alla fine soffrirei moltissimo quando verrà l'ora di perderlo… ” avevo protestanti con gli occhi inumiditi da lacrime ingenue e innocenti.
Mamma mi aveva abbracciata e in un orecchio mi aveva sussurrato: “Allora vivi nel momento Kam… ”.
Aprii gli occhi con la sensazione che qualcuno mi stesse osservando. Una porta si era socchiusa e una persona, accostata allo stipite si era soffermata ad ascoltarmi in rispettoso silenzio.
La vibrazione nella mia anima esplose impazzita.
« Sei molto brava. » disse una voce melodiosa.
Alzai lo sguardo e incontrai un paio di occhi…
Cremisi.
Mi incantai un minuto di troppo a guardarli. Che colore particolare… mi ricordava la tonalità di certi fiori di gladiolo che incrociavo di tanto in tanto nei campi, in primavera.
Decisamente molto intensi.
Ci misi un momento per metabolizzare le sue parole e subito le mie guance divennero calde d'imbarazzo.
« G-Grazie… » sussurrai ed anche se avrei voluto distogliere lo sguardo dal suo, troppo intenso, non ci riuscii.
I miei occhi non si vollero staccare dai suoi mentre la mia anima mi diede una dolce fitta allo stomaco e riempì il mio petto di un emozione che non seppi identificare.
Era stata quella vibrazione a portarmi qui?
Il ragazzo ciondolò la testa da un lato in un modo strano, di un altro mondo.
Aveva capelli candidi… ma non di quel bianco metallico che avevano gli anziani. Il suo era un bianco caldo che mi ricordava un sole invernale che picchiava i raggi sulla neve fresca.
Solo da quel movimento intuii che non poteva essere un cacciatore.
Le sue movenze, il suo sguardo… tutto in lui gridava disumanità.
« Cosa ci fai accucciata lì? » chiese.
Mi puntellai con le mani e facendomi leva su quelle mi tirai su dandomi dei colpetti sul sedere per pulirlo dalla polvere.
« Mi andava di stare da sola. » risposi.
Mi fissò per un attimo, la testa appoggiata sullo stipite, le dita lunghe e affusolate stringevano con delicatezza il legno della porta.
« Sí… anche a me andava. » sussurrò e si rifugiò di nuovo dentro la stanza, da dove era uscito lasciando socchiusa la porta.
Ogni mio istinto mi gridava di seguirlo… ma temevo che lui non avrebbe apprezzato la mia presenza.
Ma era anche vero che una curiosità feroce mi aveva presa. Come mai la mia anima reagiva in modo così insolito quando lui mi si avvicinava?
Cosa dovevo fare…? Cosa avrebbe fatto mamma?
“ Vivi nel momento Kam. ”
Le sue parole mi riecheggiarono nella mente.
Mi avvicinai alla porta, il cuore che mi martellava ancora nel petto, che mi pulsava nella gola.
Le note di un pianoforte mi arrivarono da là dentro.
Lo farò…
Te lo prometto mamma.
Posai una mano sulla porta e la spinsi delicatamente per passare.
Un magnifico pianoforte a coda era il padrone della stanza, collocato su un ripiano alto quanto uno scalino in mezzo al parquet rossiccio. Il ragazzo era sul sedile di pelle nera, entrambe le mani sulla tastiera. Il corpo era rilassato e le dita si muovevano con sicurezza e fluidità.
Chiusi silenziosamente la porta dietro di me e azzardai qualche passo verso di lui, sedendomi sul gradino.
La melodia era lenta e malinconica ma bellissima… e senza volerlo la mia anima si sincronizzò con la sua.
Le parole mi vennero fuori spontanee… come respirare.
« Something always brings me back to you. » cantai quasi in un sussurro.
« It never takes too long… »
Gli occhi del ragazzo si posarono su di me per un attimo, le dita si arrestarono un momento accarezzando i tasti… poi annuì chiuse gli occhi come preso da un ispirazione improvvisa e continuò più dolce di prima, adattandosi alla melodia.
« No matter what I say or do…
I still feel you here… ’till the moment I’m gone. » continuai .
Mi alzai per avere il diaframma più libero e salii il gradino.
« You hold me without touch. »
Poggiai le mani sul legno lucido del pianoforte e osservai le sue dita muoversi leggere sui tasti.
«You keep me without chains… »
Una serenità e una tranquillità mai provata mi invase il cuore, l'anima adesso pulsava a tempo con il mio cuore. Un ritmo calmo e costante.
« I never wanted anything so much than to drown in your love… and not feel your rain. »
La melodia si fece malinconica, una tristezza delicata… diversa da quando piangi. Più intima, più profonda.
« Set me free, leave me be.
I don’t want to fall another moment into your gravity… »
Chiusi gli occhi assaporando quella sensazione che mi rendeva difficile cantare.
Mi sentivo bene… mi sentivo benissimo come se qualcosa in me si fosse spezzato. Qualcosa che mi impediva di sentirmi così.
« Here I am and I stand so tall, just the way I’m supposed to be.
But you’re on to me… and all over me. »
Abbassai lo sguardo sulle mie, di mani. Tremavano e il cuore sembrava volesse scoppiarmi direttamente nel petto.
Ma non ero agitata… non mi sentivo in imbarazzo a cantare davanti a lui.
« You loved me ’cause I’m fragile.
When I thought that I was strong… »
Forse era perché… l'ultima cosa che mi aspettavo da lui era un rimprovero se sbagliavo una nota. Oppure una critica sul mio timbro in generale.
« But you touch me for a little while… and all my fragile strength is gone. »
Non sapevo il perché mi fidassi in quel modo di lui… insomma lo conoscevo da neanche due minuti e in ogni caso senza averci mai parlato sul serio.
« Set me free, leave me be.
I don’t want to fall another moment into your gravity. »
Eppure c'era qualcosa in lui… qualcosa che non riuscii a comprendere ma che mi sussurrava fragilità.
Una fragilità molto simile alla mia.
« Here I am and I stand so tall, just the way I’m supposed to be.
But you’re on to me… and all over me. »
La melodia si fece mano a mano più intensa e più alta.
Ci arriverò mai?
« I live here on my knees as I
Try to make you see that you’re
Everything I think I need here on the ground. »
Gli diedi un occhiata di sottecchi, aveva un espressione totalmente concentrata sui tasti del piano. Come se in quel pezzo ci mettesse parte della sua anima e in effetti un po' lo percepii così… mi stava mettendo alla prova?
« But you’re neither friend nor foe though I
Can’t seem to let you go…
The one thing that I still know is that you’re keeping me…
Down! » sorrisi di cuore quando scoprii di arrivarci senza problemi.
« You’re keeping me down, yeah, yeah, yeah! »
Le sue braccia prima tese dalla concentrazione si rilassarono e un emozione passò veloce sul suo volto e altrettanto velocemente sparì.
Che cos'era? Complicità? Soddisfazione?
A volte mi chiedevo se le emozioni di alcune fate fossero davvero così fulminee o semplicemente cercassero di soffocarle dentro se stessi.
« You’re onto me, onto me and all over… » finii e lui suonò le ultime note.
« Mi piace la tua voce. » mi disse con un sorriso obliquo.
Arrossii di nuovo e guardandomi la punta delle scarpe sussurrai: « Io adoro il tuo modo di suonare… ».
Lui allargò il sorriso trasformandolo in un ghigno complice e mi venne istintivo rispondere al sorriso.
Poi una domanda mi sorse spontanea…
« Come ti chiami? »
Lui riportò l'attenzione sui tasti del piano, sembrava volesse con tutto se stesso suonare qualcos'altro.
« Mi chiamo Soul. » fece lui accarezzando il "Sol" con un dito e schiacciò delicatamente il tasto diffondendo il suono nell'aria.
Soul… “ Anima ”.
Azzeccato come nome.
I suoi occhi scivolarono di nuovo verso di me senza però muovere la testa.
« E tu? » chiese di rimando.
Aveva una voce profonda, melodiosa. Mi piaceva.
« Maka. » dissi semplicemente, guardai su e sospirando aggiunsi: « Ma preferisco essere chiamata Kam… la maggior parte della gente che mi conosce bene mi chiama così. ».
« Kam… » ripeté lui suonando dolcemente qualche nota.
« È bello come soprannome no? »
Non mi interessava come la gente mi chiamasse, ma il nome Maka non mi era mai piaciuto.
Kam era molto meglio.
« Il mio nome completo… è come se si riferisse a un'altra persona. » ammisi.
Annuì suonando qualche altro accordo.
Sembrava quasi che si stesse… trattenendo.
Scoppiai a ridere mettendomi una mano sulle labbra cercando di fermarmi. Non volevo offenderlo.
Il ragazzo… Soul, si girò a guardarmi con aria incuriosita.
« Cosa c'è? »
« Guarda che… se vuoi continuare a suonare puoi farlo. Non ti devi trattenere. » ridacchiai.
Mi sorrise, un sorriso che durò due secondi massimo poi si girò di nuovo verso i tasti, fissandoli.
« Non devo trattenermi dici? » ripeté con un aria inquietante. Mi salì un brivido lungo la schiena e la risata mi si fermò in gola.
« Beh se suonassi a modo mio… come sono io… » disse scendendo con i polpastrelli sulle note basse.
« Mi seguiresti? »
Tacqui per un po' osservandolo comporre una melodia improvvisata, profonda, triste.
Triste sul serio questa volta.
Non era una domanda fatta alla leggera quella che mi aveva fatto… il tono della sua voce ne era la prova.
Dovevo pensarci bene prima di rispondere.
Mi appoggiai con l'osso sacro al pianoforte, le mani che stringevano piano i bordi e lo sguardo perso sull'elegante parquet.
Avrebbe significato conoscerlo sul serio? Ascoltare “come era lui”… significava guardargli dentro in qualche modo?
Ascoltando come suonava in quel momento la risposta più istintiva era: Sì.
Domanda cruciale… volevo conoscere a fondo questo ragazzo?
La risposta mi venne ancora più istintiva di quella di prima: Assolutamente sì.
« Sí… » risposi infine.
« Ma solo se tu vuoi sul serio che io ti segua. » aggiunsi guardandolo da dietro la spalla.
Il suo sguardo incrociò veloce il mio. Non distolse lo sguardo per qualche secondo e alla fine disse con voce un po' roca: « Io voglio che tu mi segua. ».
Annuii e mi girai facendo un respiro profondo.
Soul iniziò a suonare una melodia costante, ipnotica. La mia anima si riallacciò spontaneamente alla sua e sentii un profondo dolore dentro di me… dentro di lui. Era un qualcosa di inspiegabile… che faceva male anche a me di riflesso.
« Playground school bell rings again… » cantai e il cuore mi si ruppe nel petto.
« Rain clouds come to play again… »
Cosa poteva aver annidato così tanto dolore in quel cuore? In quell'anima?
« Has no one told you she’s not breathing? »
Mi salì il mansueto groppo in gola. Era di casa in questo periodo.
Gli occhi pizzicarono e mi vennero i lucciconi ma non mi distolsi un attimo dalla melodia.
« Hello… I’m your mind giving you someone to talk to… »
Soul era concentrato corpo e anima in quelle note e ringraziai che non potesse notare lo stato in cui mi trovavo.
« Hello… »
Cacciai indietro le lacrime ma i lucciconi rimasero dov'erano.
Quella melodia… era troppo… mi ricordava cose che non dovevo… non potevo ricordare.
« If I smile and don’t believe. »
Le gambe non mi ressero e fui costretta a sedermi affianco a lui sul sedile.
Non protestò, si limitò a farsi un po' più in là per farmi stare più comoda.
« Soon I know I’ll wake from this dream… »
Lottai con tutta me stessa per non far tremare la voce, così resi le note più intense così da tenermi ben salda.
Chiusi gli occhi, scossi lentamente la testa e cantai: « Don’t try to fix me, I’m not broken… ».
Il braccio di Soul mi passò davanti per raggiungere una nota e appena si avvicinò di più sgranai gli occhi mentre una fitta lacerò il petto.
Oddio… il suo profumo…
« Hello… I am the lie living for you so you can hide… »
Era uguale a…
A…
Abbassai la testa e chiusi gli occhi, stingendo i pugni mentre le lacrime spinsero feroci per uscire.
« Don't cry… »
Presi un bel respiro profondo cercando di ricompormi e fissai lo sguardo sulla parete-finestra che c'era aldilà del pianoforte, davanti a noi. Senza molto successo.
« Suddenly… I know I’m not sleeping! »
Grosse lacrime copiose mi solcarono il viso e ringraziai silenziosamente Soul che aveva alzato la melodia così che la mia voce rimase salda nonostante le lacrime.
« Hello! I’m still here!! All that’s left of yesterday…! »
Suonò le ultime note ma io non osai aprire bocca. Mi asciugai le lacrime con le dita e feci un sospiro tremante per cercare di alleggerire il peso che avevo sul petto.
Tacemmo per un po'… feci un altro respiro profondo e finalmente mi decisi a incontrare i suoi occhi.
Lui aveva l'ombra di un sorriso confuso sulle labbra e la testa leggermente inclinata da un lato.
« Ciao… »
Sorrisi e un altra lacrima mi accarezzò la guancia.
« Ciao… » risposi.
Era così spiazzante… non avere più muri davanti a una persona.
Lui allungò una mano verso di me e mi catturò le lacrime con le sue dita affusolate. Il suo tocco era morbido, caldo e mi riempì subito quel vuoto che avevo nel petto con il suo calore.
« Vuoi diventare il mio partner? » gli chiesi.
Non ci avevo nemmeno pensato seriamente, le parole mi erano uscite senza prima averle filtrate nella mente… ma infondo non avevo la minima voglia di rimangiarmele.
Soul mi prese una ciocca di capelli e ci passò le dita, meditando sulla mia richiesta.
« È così che ti sentirai stando assieme a me… » disse infine lui facendo un cenno del capo verso il pianoforte.
« Sei sicura di volerlo sul serio? Di provare di nuovo quelle sensazioni? » mi chiese guardandomi negli occhi con le sue iridi così intense.
Era devastante rivivere ogni volta il mio dolore… ma mi sentivo bene sapendo che ogni volta la sua anima mi avrebbe riempita in questo modo.
« Sí, sono sicura. » mormorai.
« Allora… mi lego a te. » annuì.
Chiusi gli occhi e appoggiai la fronte al suo petto lasciando andare le lacrime, un paio di braccia e un profumo così simile a quello della mia sorellina mi avvolsero.


~Note Autrice~ :

……
……………
Raga… è stato… fottutamente… UN PARTO!! 😱😱😱
Non vi scartavetrerò (?) le palle perché dubito seriamente che siate usciti vivi da… da… 'sta roba insomma 😂✋
Comunque io sono AnotherSoul World!

E sono pure riuscita a sbagliarlo ahahah😂 ahahah😂 ahahah😂 NO. 😑
Io sono Another_Soul World ma potete chiamarmi semplicemente Ana ✋❤
Allora come avrete letto questa è una storia che non sta ne in cielo ne in terra, della serie che non è nemmeno ambientata nel nostro mondo ma in uno parallelo abitato da fate della corte Sellie ( i buoni e i giusti della situazione 😌✋) e Unsellie (i cattivoni passati al lato oscuro 😂) e dai Cacciatori con doni particolari.
Vi dico subito che per fare questa storia mi sono ispirata a Alice nel paese delle meraviglie e che la sorella minore di Maka è morta ma non dico altro U.U
Avrete notato anche che è una roba spudoratamentissimamente SoMa 😍
Si incentrerà principalmente sul passato di Maka da piccola perché non l'ho resa semplicemente una bambina traumatizzata a morte dal padre e dalla separazione dei genitori 😌
E comincerà da subito dopo la morte dell'osso duro di quel cattivone di capo degli Unsellie (il kishin dell'anime). E da lì succederà il bordello 😼😎👊
Come ho detto anche dentro al cappy, il legame tra un arma e il suo maestro è VITALE per l'anima di entrambi. E se uno dei due muore o appunto viene separato dall'altro è inevitabile che anche l'altro muoia a meno che Shinigami faccia il legame con l'arma sventurata ma in ogni caso il master è destinato a morire… e… basta direi che ho detto abbastanza 😂😂
Sarà uscito inevitabilmente una merda perché faccio cagare i figli della stessa merda a scrivere 💩
Ma ho voluto provarci lo stesso dai 😂✋
Da grande voglio fare la scrittrice perciò ci tengo 😍
Se volete tirarmi pomodori 🍅, onigiri 🍙, banane 🍌 o direttamente un camion 🚚 lo potete fare con una recensione 👊

Σουλυτι α τυττι ε αλλα προσσιμα! 😍
Υοστρα Ανα 😘


Traduzione:
“Souluti a tutti e alla prossima! ❤😍
Vostra Ana 😘”

Scusatemi frequento un classico e a volte scappa 😂
Ciau! ✋

P.S
Questa storia ha due finali differenti esattamente come un rpg. Diciamo che c'è un “Happy Ending” e una “Bad Ending” io metterò entrambe per un mio principio ma voi potete prendere la ending che preferite come ufficiale 😌✋
   
 
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