2 gennaio 2015
Cause/Effect
«Credi nel destino?».
Il ragazzo sbuffò e ridacchiò, passandosi una mano fra i capelli viola.
«No. Credo nella causalità. Tutto ha cause e conseguenze».
«Mh» mormorò la ragazza dai capelli azzurri sollevò appena lo sguardo dal pianoforte, steccò una nota, fece una smorfia e smise di suonare, sospirando. Tamburellò le dita sulla tastiera, senza premere nessun tasto d’avorio, e sollevò di nuovo gli occhi viola sul ragazzo.
«Quindi non credi alla casualità?».
Lui sorrise.
«Già».
«E come lo spieghi il fatto che siamo proprio qui, ora, e che siamo noi e abbiamo queste caratteristiche? Il fatto che tu sia qui in biblioteca è casuale, così come il fatto che proprio lo spermatozoo che ha fecondato proprio l’ovulo dal quale sei nato tu è casuale».
«Mh, non la penso così, tutto qui» ridacchiò Michael. Azure stiracchiò le labbra in un pigro sorriso e si alzò; il ragazzo si irrigidì e la guardò sospettoso, sondandola con gli occhi color ametista e socchiudendo le palpebre.
«Davvero. E quindi cosa ha portato l’universo ad esiste in questa esatta forma e dimensione?».
«Non è nelle mie competenze. Io insegno storia, non sono un-».
«Non m’importa» lo interruppe lei, seccamente, e Michael ridacchiò.
«E allora perché me l’hai chiesto?».
«Sei noioso» lo rimbeccò lei, e il ragazzo alzò gli occhi al cielo.
«I bambini non la pensano così, durante le mie lezioni si divertono sempre moltissimo».
«Perché sono bambini. Non ti devono sposare, né ti devono sopportare 18 ore su 24» ridacchiò lei, e Michael sorrise bonario.
«Se mi chiedi una cosa, causa, avrai una risposta, effetto».
«Se mi fai arrabbiare, causa, avrai un calcio, effetto» rispose lei con un sorriso angelico. Michael sollevò le mani e rise, ma la ragazza non faceva sul serio: sorridendo, si allontanò a passi incerti, sui tacchi, dal pianoforte.
«Quando pensi di tornare a casa?».
«Non so, alle cinque c’è il corso extracurricolare sulla Guerra d’Indipendenza… dura un’oretta. Per le sei dovrei esserci».
«Andiamo a cena fuori?».
«Causa: faccio un corso oltre le normali 8 ore di lezione… Effetto: sono troppo stanco per andare a cena fuori».
Azure alzò gli occhi al cielo e si avvicinò nuovamente al maestro delle elementari, guardandolo negli occhi dello stesso colore dei propri, e gli passò una mano fra i capelli viola pieno.
«Causa: la mia stupidità. Effetto: Ti amo» mormorò, stampandogli un bacio sulle labbra. Il ragazzo la strinse a sé e le morse le labbra, baciandola a sua volta; lei ridacchiò e gli mise le mani sul petto, spingendolo via delicatamente. «La ricreazione è quasi finita, maestro Michael… i bambini si staranno chiedendo che fine hai fatto» sorrise, avviandosi verso la porta della biblioteca. Michael si toccò distrattamente le labbra, mordendosene uno come per rievocare il sapore di frutti di bosco della saliva di lei.
«Certo» disse, poco convinto, e scosse piano il capo. «A stasera, allora».
«Sempre se l’effetto del tuo corso di storia causerà il tuo ritorno» ridacchiò lei, uscendo. «A stasera» gli disse, il tono attutito dal momento che ormai era fuori dall’edificio.
«A stasera» mormorò lui, restando a guardare la porta a vetri come imbambolato; dopodiché si riscosse, sorrise appena e si diresse fischiettando all’ala sud della scuola, dove era collocata la sua aula.