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Autore: Draconius    06/01/2015    0 recensioni
Nella Lombardia, Daniele, un giovane uomo di 33 anni, invalido e con pochissime prospettive davanti a se, si innamora di una tirocinante del centro diurno che frequenta. Il suo amore però non è da dichiarare perché la ragazza è (a detta sua) una donna impegnata, e Daniele ha dei seri principi: non tentare mai di togliere una donna che qualcuno ama, perché sarebbe come distruggere una famiglia. Così, Daniele semplicemente non parla a nessuno del suo amore, non lo confessa, lo vive nel suo cuore e nei suoi sogni dove può dare libero sfogo alla sua natura romantica e amorevole.
Un giorno però, la giovane donna si avvicina sempre di più a Daniele e i due si accorgono di essere innamorati. Si accettano l'un con l'altra in una relazione seria ma segreta perchè Marta (il nome della giovane dottoranda) non può e non deve far sapere a nessuno della loro storia, almeno per il momento.
Tutto fila liscio fino a quando i genitori di Marta non scoprono che Daniele proviene dal sud e dichiarano guerra ai due innamorati, che invece di abbassare la testa e accettare un verdetto ingiusto, si mettono a lottare per il loro amore.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Bondage, Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Daniele stava andando al centro diurno accompagnato dal padre, come al solito, ed era anche in condizioni non perfette: l'orecchio destro non funzionava bene in quanto aveva avuto una forte infezione il Natale, il capodanno fino al 7 gennaio di quell'anno nuovo. Gli aveva praticamente rovinato le ferie natalizie ma poco importava per lui, era a Boltiere, in una città del nord Italia, dove veniva trattato con rispetto e affetto, non più in un posto crudele dove solo perché non parlava il dialetto veniva trattato a calci dietro. E presto la casa in cui viveva sarebbe stata ufficialmente sua, ancora un anno di tempo e il pagamento sarebbe finito. Certo, c'era anche il garage da pagare ma quello rappresentava poca cosa, quello che più pesava era un debito con la maledetta Equitalia che il padre aveva contratto su di lui per sbaglio anni prima, un debito che si stava pagando lentamente. Tolte queste due problematiche, Daniele avrebbe potuto vivere tranquillo da ogni turbamento ma non era così: in cuor suo, sentiva un vuoto tremendo, un vuoto profondo e assoluto. Non era dovuto al fatto di aver cambiato posto in cui vivere, (quello l'avrebbe fatto volentieri anni prima se avesse potuto), era il fatto che da anni nessuna donna riscaldava il suo cuore con il suo amore. Ed era una cosa che Daniele sentiva molto pesante dentro di se, come una freddezza enorme che si faceva largo dentro di lui. Il guaio era che ci poteva fare ben poco: il suo aspetto fisico non era dei migliori, era ingrassato parecchio per colpa dei psicofarmaci che prendeva e portava capelli lunghi, in più non riusciva mai ad attirare una donna in internet da anni nemmeno usando le sue foto migliori. In lui si stava installando un'amarissima consapevolezza che sarebbe invecchiato da solo, senza la donna dei suoi sogni a dargli amore e calore.
In passato, fu innamorato di una donna napoletana con la quale Daniele aveva tutte le migliori intenzioni, voleva creare una famiglia con lei e vivere giorno per giorno al suo fianco, ma le fu tolta dai genitori perché Daniele aveva progetti troppo ambiziosi per i genitori della sua ex: voleva portarla con se nel nord Italia e costruire le basi per una famiglia in un posto più civile, più abitabile, più all'altezza di se stesso, più all'avanguardia, e soprattutto dove aveva trovato molto più rispetto e educazione che in quel di Napoli.
Per Daniele, quello fu un colpo dal quale non si riprese mai più, era rimasto solo da allora e per due anni aveva lottato per riavere il suo amore, ma non ce la fece a prevalere contro la rivalità dei genitori di lei, che la misero contro di lui senza pietà.
Da allora, Daniele rimase solo, divorandosi l'animo sempre di più e spezzandosi in maniera sempre più profonda perché gli sembrava che nessuna donna lo ritenesse degno di lei, malgrado in internet abbia fatto parecchi tentativi di trovare una compagna, essi erano tutti falliti. E Daniele si riteneva brutto e indegno di qualsiasi compagna, si riteneva consapevole che non era più capace di far innamorare una qualsiasi donna di lui, qualsiasi siano stati i suoi movimenti e i suoi tentativi.
Ma torniamo a noi, Daniele era arrivato al centro diurno, li avrebbe passato la mattinata e piccola parte del pomeriggio a fare attività varie come occuparsi della cucina, apparecchiare, sistemare le verande, insomma tutte quelle attività che si fanno da soli in casa. Daniele era contento di andarci: tutti quei giorni da solo in casa con i suoi lo avevano distrutto, voleva il contatto con altre persone, anche se malate come lui, andavano benissimo. Anzi, era meglio che fossero malate anch'esse: Daniele condivideva lo stato di invalido con loro, e quindi aveva qualcosa in comune con quasi tutti quelli che stavano al centro diurno, motivo in più per preferire quel posto alla silenziosa e solitaria stanza che aveva a casa sua, dove neanche il suo computer, compagno inseparabile negli anni passati in solitudine, riusciva a riempire il vuoto incolmabile dentro il suo cuore.
Daniele fu salutato calorosamente dagli altri, era considerato un bravo ragazzo al quale si poteva chiedere di tutto, persino sfotterlo un pò con il solletico come faceva una ragazzo in particolare e lui non si indispettiva per niente, era contento anche di quel contatto fisico e quel ragazzo poi stava male peggio di lui, la sua pazienza e la sua bontà non lo facevano arrabbiare.
Incominciò con li fare il caffè per gli altri e preparò due moke belle cariche per tutti, ma se ne pentì subito di averle fatte così cariche: Marta, la bellissima ragazza tirocinante di cui era segretamente innamorato entrò nella cucina e salutò tutti, Daniele ne notò subito le bellezze invariate che presentava quella ragazza così semplice e deliziosa: occhi celesti, frangetta tagliata sulla fronte, capelli che scendevano non oltre le spalle, un fisico minuto e l'altezza della ragazza non superiore alla sua (1 metro e 62 cm). Ma quello che più faceva innamorare di lei Daniele, era la sua voce, una voce vivace, quasi infantile ma piena di vita, una risatina che ogni volta che sentiva, il suo cuore batteva ancora più forte.
Ma tutto questo era vero solo in se, solo nel suo cuore e nei suoi pensieri, perché Marta aveva già detto di essere una donna impegnata e quindi Daniele non avrebbe mai detto niente dei suoi sentimenti a lei, ne a nessun'altro. Non lo confessava a nessuno, viveva solo nel suo cuore e nei suoi pensieri.
Si limitò a salutarla e a sistemare una moka in modo tale che il caffè che ne sarebbe venuto fuori sarebbe stato il più leggero possibile, dato che Marta preferiva caffè debole. Ne uscì una brodaglia che solo alcuni (inclusa Marta) trovarono buonissima, fortunatamente l'altra moka era bella forte, come la maggior parte delle persone gradiva e preferiva. Daniele lo faceva volentieri senza che nessuno glielo chiedesse, lo considerava un privilegio.
La giornata continuò con la solita riunione mattutina e Daniele intervenne con qualche parola, giusto per far sentire che c'era anche lui ma niente di troppo serio, non aveva nessuna intenzione di apparire come l'anima della discussione o troppo impetuoso, dava semplicemente il suo contributo. Soltanto che in tutto il tempo non finiva mai di lanciare occhiate innamorate a Marta, facendo attenzione che lei non lo notasse.
Daniele spiegò che era stato assente per colpa di una infezione batteriologica alla testa e che aveva ancora catarro nelle orecchie, specialmente quello destro che ancora funzionava male, ma che era fuori dal rischio di trasmettere l'infezione. Comunque, non fu niente di speciale e Daniele godeva anche della pace di quel luogo, pace in cui approfittava per chiudere gli occhi e assopirsi sulla sedia quando nessuno gli voleva parlare.
O quando Marta non era in giro, in quel momento stava giocando a scala quaranta con altri pazienti e Daniele non voleva tenere i suoi occhi sempre puntati su di lei, per paura di innescare qualcosa di cui si sarebbe pentito, almeno così la pensava lui.
A Daniele, quel giorno, toccò di cucinare e dispensare quindi fu di cucina tutto il tempo fino all'ora di pranzo, e durante il pranzo non riuscì a fare a meno di guardare Marta, quel suo sguardo sembrava un raggio di luce nel suo cuore ormai buio e senza speranza, stranamente Daniele notava con la coda dell'occhio che quel giorno, Marta sembrava guardarlo anche lei, non sapeva dire con quale intenzione o quale pensiero ma si sentiva osservato da lei. E invece di dargli perplessità, la cosa gli diede ancora più pace nel cuore di quanta pensasse possibile, ma sapeva che la cosa doveva finire li. Però nessuno gli vietava di sognare ad occhi aperti qualcosa di più, basta che lo teneva per se.
Dopo pranzo, Daniele andò alla veranda posteriore a prendere un po' d'aria, era solo ed infatti la sua intenzione era quella, stare un poco da solo a riflettere. Nel giardino c'era una coccinella sulla pianta di basilico e Daniele si avvicinò di più per poterla vedere da vicino, gli piacevano i colori vivaci dell'insetto e si soffermò molto a vederlo, senza accorgersi che qualcuno gli stava arrivando alle spalle.
"Che cosa stai guardando?" chiese una voce femminile alle sue spalle.
Daniele si voltò e per poco non trasalì: era Marta, era fuori da sola con lui, mio Dio, quante cose vorrei dirle, pensò.
"Guarda, c'è una coccinella, dicono che portino fortuna." rispose indicando la pianta.
La ragazza si abbassò per guardarla meglio e notò l'insetto che si aggirava tra le foglie di basilico. Anch'ella notò la bellezza nella semplicità di quella creatura della natura.
"E' bellissima, ma perché sei qui fuori da solo?" chiese a Daniele, lui si raddrizzò e cercò di avere un'aria il più naturale possibile.
"Mi piace starmene da solo, per conto mio, ogni tanto, questo luogo è un posto pacifico ma per un lupo solitario come me, ci vuole un po' di solitudine ogni tanto." Daniele diede questa risposta nel modo più naturale possibile, non poteva saperlo ma in Marta qualcosa era scattato nel sentire quella voce e quel modo di parlare così particolare e allo stesso tempo così sincero.
"Vuoi venire a fare una partita a carte con me dentro? Dai! Qui si muore dal freddo."
"D'accordo, va avanti, io mi riempio i polmoni con ancora un pò di questa bell'aria fresca e ti raggiungo."
"Ma come fa a piacerti il freddo, io ci morirei qui fuori!" disse Marta sorridendo.
"Io invece morirei dal caldo se facesse un caldo forte come quello in cui ero costretto a stare, e non mi venire a dire che il freddo ti fa paura: non eri tu a dire che volevi andare in Lapponia a vedere Babbo Natale?" Marta gli fece un sorrisetto tra i denti bianchi che sembrò illuminare tutta la vita di Daniele.
"Si, ma quello ne sarebbe valso la pena, la Lapponia è la patria di Babbo Natale, sai?"
"Appunto, e tu non sai cosa darei per andare al polo nord o nei paesi nordici dell'Europa per vedere le aurore boreali, tutti paesi freddi, pieni di fascino e di bellezze uniche al mondo."
Marta sorrise di nuovo, quel ragazzo non era come gli altri, non era come nessuno che lei conoscesse, era un anello mancante in un mondo dove tutto sembrava uguale, persino gli altri malati del centro sembravano tutti gli stessi sebbene avessero tutti problemi diversi ma Daniele era diverso, era un giovane pieno di belle vedute e di cose che lei non poteva nemmeno immaginare. E lo ammirava, segretamente ma lo ammirava.
"Dai, ti aspetto dentro. Scommetto che ti batto come al solito."
"Ne sono sicuro, sei migliore di me, lo sappiamo entrambi, ma anche io ho qualche carta da giocare. Vengo tra pochi minuti." Lei gli diede una pacca sulla spalla e quel contatto sembrò ringiovanire Daniele di almeno un paio di secoli. Lui giocò a carte con Marta diverse volte, e stranamente vinse, fu ancora più strano perché a lui non interessava molto vincere, la cosa che più desiderava era stare con Marta e sognare ad occhi aperti un suo bacio o una sua carezza, ma non osava farglielo capire, poi agli occhi di Daniele, Marta sembrava completamente distaccata da lui. Anche se nella sua mente e nel suo cuore desiderava dirle quanto l'amava e quanto la desiderava, non avrebbe mai tradito il rapporto che c'era tra di loro, Marta era stata chiara, era una donna occupata e questo frenava Daniele. Spesso si chiedeva se non fosse quello il problema avrebbe fatto un passo avanti? Era solo e stanco da un sacco di tempo e non aveva molta iniziativa, ma se avesse avuto l'occasione, l'avrebbe presa al volo probabilmente, l'occasione di dichiararsi e di cercare di entrare nel cuore di Marta. "Non sembri molto contento di avermi battuto." disse lei sorridente e svegliando Daniele dai suoi pensieri. "E' solo un gioco, mica mi stavo giocando soldi o il mio onore maschile." Disse Daniele sorridendo a sua volta. "Però con Albina ti diverti a dire che i maschi sono superiori delle donne." era sempre sorridente, e quel sorriso avrebbe illuminato Daniele per tutta la giornata. Albina era l'infermiera del centro diurno, una donna molto forte e con molto carattere, aveva una certa età ma non lo dimostrava affatto. "E sennò come faccio a farla incacchiare? E' una femminista convinta e se dico queste cose, la faccio incazzare." "Cattivone! Povera Albina." fece lei dando uno schiaffetto sulla mano sinistra di Daniele, che stava quasi in estasi per quel contatto amichevole. "Sono cattivo? Oh si!" Fece lui scherzando e giocando. Poco dopo Albina si presentò per giocare a carte e Daniele smise di vincere, con grande soddisfazione di Albina e di Marta, ma non importava niente, potevano vincere o perdere quanto volevano: la vittoria di Daniele era stare vicino a Marta senza che lei potesse sentire i suoi pensieri, le sue sensazioni, il suo amore. Era triste ma era meglio così.
   
 
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