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Autore: Lullaby 99    07/01/2015    5 recensioni
«Comunque InuYasha é davvero un ragazzo d’oro e pieno di vita, è fortunato ad avere due persone come voi accanto in questo periodo»
{...}
«Peccato che non gli rimanga più molto da vivere»
{...}
«Non credi che dovremmo staccarci?» chiese poi lui, dopo attimi lunghissimi, col solito tono ironico.
Idiota, dove la trovava la voglia di fare il simpatico?
«No» rispose decisa, stringendolo, se possibile, ancora più forte.
«Perchè non me l'hai detto?» si fece coraggio, approfittando del fatto che non potesse guardarlo negli occhi.
«Lo sai benissimo»
«Anche se fosse, voglio sentirtelo dire»
«Non fare la preziosa, quattrocchi»
«Non sto affat- aspetta, come mi hai chiamata?! E poi adesso non li porto nemmeno gli occhiali!» sbottò, risentita.
«Oh, quanto siamo permalose» ridacchiò.
«Io permalosa? Ma dico, ti senti quando parli?»
«Sai ch-»
«Non riesco a comprendere come non fai a capire la serietà della cosa! Insomma, stai per andartene e dovresti rivelarmi tutto ciò che hai sempre voluto dirmi, non stare qui a ridere come un deficiente»
«Kagom-»
«Ma no, ovviamente no, che c'importa vero?»
«Ma mi vuoi ascoltare?»
«No!»
«Ma se mi hai appena detto che non ti svelo quello che vorrei dire! E poi perchè stiamo litigando abbracciati?»
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Kikyo, Koga | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Tomorrow May Never Come
 
[...perché devi vivere, vivere ogni istante come se fosse l’ultimo]


 
«Senti, prendi il tuo benedetto ottimismo e vattene adesso» disse, seccata, puntando le mani sui fianchi, mentre batteva un piede a terra, scocciata.
«E ti avvert-»
«Shhh» la fermò, afferrando la mano che gli stava puntando contro, e avvicinandola al proprio petto.
«C-Che cosa fai?!» sbottò, cercando di allontanarsi, facendo leva sulle braccia, ma fu inutile. 
«Qual è il tuo problema?» chiese lui, d’un tratto serio, fissandola col suo sguardo ambrato insistentemente, tanto da metterla in soggezione.
«Problema?» domandò a sua volta, in un sussurro.
La sua vicinanza le metteva agitazione, accidenti a lui.
Era certa che le sarebbe arrivata una delle solite frecciatine su come “non si risponde ad una domanda con un’altra”, ma così non fu.
«Sì» sbuffò «perché sei sempre convinta di portare sulle spalle il peso di tutto il mondo? Chi credi di essere?» 
Kagome aprì la bocca per replicare, stizzita, ma lui la zittì con un’occhiataccia, come per intimarla di non interromperlo.
«Che senso ha per te pregare ogni giorno, se poi non sai nemmeno riconoscere il valore della vita, di quanto può essere bella?» 
«Come?» irruppe lei, con voce fredda «Cosa ne sai tu di me?» accusò, non badando nemmeno più al fatto che si trovava tra le sue braccia.
Lui sembrò pensarci su.
«Non molto, in effetti» disse «ma abbastanza da notare che non sorridi mai» 
«Pff, devo pure sorbirmi la ramanzina» sbottò lei, alzando gli occhi al cielo e riuscendo, finalmente, ad allontanarlo.
Si voltò, pronta a rientrare in casa, ma la fermò per un braccio, costringendola a voltarsi.
«Vivi, ridi, sorridi, chissà, potrebbe non esserci un domani» soffiò, incatenando il suo sguardo col proprio.
Kagome avrebbe davvero voluto ribattere, dirgli di stare zitto, ma non ce la fece.
Non seppe cosa la fermò, ma non ne fu in grado.
«Oh» aggiunse InuYasha, mettendosi una mano sotto il mento, compiaciuto «che parole poetiche, quanto son bravo» ghignò, incrociando le braccia al petto, soddisfatto.
«Cretino» fu il commento che sentì, prima che rientrasse in casa, sbattendo la porta.
E ci provò, ci provò davvero a resistere, ma scoppio in una risata divertita, che fece risvegliare gli istinti omicidi della ragazza dall’altra parte della porta.
 

«Ciao» la salutò, vedendo la ragazza voltarsi, e fissarla confusa.
«Tu sei Kikyo, giusto?» disse poi, porgendole una mano.
«Io sono Kagome» concluse, con un sorriso.
Kikyo parve illuminarsi, stendendo le labbra per poi ricambiare la stretta.
«Kagome, che piacere conoscerti di persona, InuYasha mi ha parlato molto di te» le disse, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
«Spero bene» rispose, ridendo appena.
Così, era lei, Kikyo.
Dire che era bella era poco: alta, slanciata, snella, lunghi capelli neri, grandi occhi castani, una pelle chiarissima, senza imperfezioni, e movimenti che trasudavano eleganza da ogni gesto.
Come poteva, lei, reggere il confronto?
Lei, che fino a poco prima indossava gli occhiali, che non sapeva rivolgere un sorriso sincero alle persone che le stavano intorno, acida e asociale, in lotta contro tutti.
E poi era arrivato lui, quel cretino, che l’aveva quasi costretta a portare le lenti,  a ridere più spesso – lui e le sue frasi poetiche, o come le definiva –, ad essere ciò che era in quel momento, una ragazza felice, spensierata e, soprattutto, viva.
«Tu invece ... sei Koga, giusto?» chiese Kikyo, strappandola dalle sue riflessioni, mentre si rivolgeva al ragazzo al suo fianco.
«Il mio fidanzato» precisò Kagome, arrossendo appena. 
E poi c’era anche quell’altro idiota, Koga, il suo migliore amico da quando si era trasferita a New York con la sua famiglia. 
Un ragazzo bello, indubbiamente, che aveva conosciuto ai tempi del liceo.
Era un libertino, allora, ma poi, a quanto pare, qualcuno lo aveva aiutato a capire i sentimenti che provava per Kagome.
«Giusto» rispose il ragazzo, cingendole un fianco, mentre sorrideva. 
«Anche voi a fare compere? Oggi è il nostro anniversario di nozze, perciò ho deciso di fargli spendere per bene» ridacchiò, con una scintilla allegra negli occhi. 
«Oh» intervenne Kagome, guardandosi intorno «quindi anche InuYasha è qui?» domandò, cercando la sua figura assiduamente con lo sguardo.
Era da un sacco di tempo, circa due settimane, che non lo vedeva.
E per uno come lui, che piombava a casa sua praticamente ogni benedetto giorno, era anche fin troppo.
«Perchè dovrebbe essere qui?» le chiese la ragazza, aggrottando le sopracciglia, perplessa.
Kagome fece per replicare, ma venne preceduta da un uomo, che comparve al fianco di Kikyo, cingendole un fianco. 
«Oh, loro sono Kagome e Koga, gli amici di InuYasha, te ne avevo parlato» li presentò, raggiante, sotto lo sguardo confuso dei due.
«Lui invece è Naraku, mio marito» concluse, poggiandogli una mano sulla spalla.
I due ragazzi si guardarono un attimo, interdetti.
«Marito...? Ti sei ... risposata?» ebbe il coraggio di domandare Koga, fissando con la punta dell’occhio Kagome, che era irrigidita di colpo.
«Risposata? Kikyo, diamine, ti sei sposata con un altro prima di me e non mi hai invitato?» rise Naraku, ricevendo una leggera pacca sulla schiena da Kikyo, che lo guardò tra l’esasperato e il divertito.
«Comunque InuYasha é davvero un ragazzo d’oro e pieno di vita, è fortunato ad avere due persone come voi accanto in questo periodo» aggiunse poi, socchiudendo gli occhi con una vena malinconica nello sguardo, che Kagome non seppe e non volle decifrare.
«Peccato ch-»
«Naraku» lo interruppe la moglie, scoccando un’occhiata preoccupata ai due di fronte a lei.
L’uomo poggiò una mano sopra la sua, scuotendo la testa, come per dire che non c’era nulla da nascondere.
Ma Kikyo sapeva, sapeva che se avesse detto la verità, tutti gli sforzi di InuYasha sarebbero stati inutili.
«Peccato che non gli rimanga più molto da vivere» 
 
«Oh, Sango, non fare caso ai commenti acidi di Kagome, lo sai che è solo gelosa del fatto che tu abbia un ragazzo, mentre lei no» ghignò InuYasha, beffardo.
«Cosa?!» sbottò la ragazza in questione, sotto la risata diverita della sua migliore amica - ex migliore amica? -, attirando qualche sguardo di troppo nella sua direzione.
«Che ne sai tu se sono fidanzata o meno?» chiese poi, spavalda. In effetti, era vero, non aveva mai avuto relazioni, accidenti. 
«Uh, e chi sarebbe lo sfortunato?»
Kagome sorvolò volontariamente sul suo tono e sulle parole usate, mentre incrociava le braccia al petto.
«Koga, mi sembra ovvio» disse, mordendosi la lingua.
Il suo migliore amico l'avrebbe decapitata, sicuramente, ma tutto pur di non darla vinta a quel cretino.
Lo vide alzare un sopracciglio, scettico.
«Ma non avevi detto che era solo un amico?»
«Non vado a raccontare la mia vita privata al primo che incontro» scattò sulla difensiva, cercando di sembrare sicura.
«A me non l'hai detto, però» le fece notare Sango, risentita. 
Sì, decisamente, ex migliore amica.
«Avanti, non facciamo caso a questa scorbutica» concluse InuYasha, intraprendendo un'animata conversazione con la mora, sotto lo sguardo iracondo della corvina, celato dalle lenti degli occhiali.

 
 
«C-Cosa?» 
La voce di Kagome fu un sussurro appena udibile, mentre i suoi occhi si dilatavano, colti da un’improvvisa agitazione.
Vide la ragazza davanti a lei scoccare uno sguardo inceneritore all’uomo al suo fianco, che ben presto si trasformò in un’occhiata triste e rassegnata, mentre si portava una mano tra i lunghi capelli neri, sospirando.
InuYasha l’avrebbe sicuramente uccisa, se avesse potuto, ma ormai era inutile mentire. 
Il danno era fatto. 
«Kagome ...» disse in seguito, risoluta, prendendo le sue mani nelle proprie.
La ragazza in questione la fissò perplessa, alternando lo sguardo tra i due.
«Io sono Kikyo, la dottoressa di InuYasha, penso tu abbia sentito parlare di me proprio da lui» concluse, voltando il capo verso l’uomo dai lunghi e mossi capelli corvini e occhi scarlatti, che incutevano timore ad un primo impatto, ma mal celavano un animo pacato e rilassato, che di malvagio aveva poco, dopotutto.
«Dottoressa?» disse Koga, in piedi accanto a lei, rispondendo al posto suo, troppo confusa per parlare. 
«Ma ... InuYasha aveva dett-»
«Ho capito» lo interruppe Kikyo, abbassando lo sguardo «ha mentito di proposito» la videro mordersi un labbro, combattuta.
«Fibrillazione ventricolare» disse poi, sospirando, mentre chiudeva gli occhi, stancamente.
Kagome non volle ascolare oltre.
Si dimenticò di ogni buona maniera e si voltò dall'altra parte, allontanandosi.
Fece qualche passo incerto, barcollando appena, mentre sentiva un gelo improvviso trafiggerla e un bisogno irrefrenabile di avvolgersi con le proprie braccia.
Senti un mano posarsi sulla spalla e si girò, incontrando gli occhi celesti di Koga, tristi.
Aprì la bocca per dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma la voce sembrava esserle morta in gola. 
Boccheggiava, mentre il suo corpo iniziava a tremare e gli occhi inumidirsi. 
Il ragazzo le prese lentamente il volto tra le mani, avvicinando la propria fronte alla sua, mentre la prima, disperata, lacrima le calò lungo la guancia.
«Io...» cercò di dire, in un sussurro appena udibile.
«Lo so» rispose lui, indietreggiando, con un'espressione rassegnata in viso.
«Vai da lui, Kagome» le disse, con voce fredda.
La ragazza lo guardò, mentre si sentiva uno schifo.
Si portò entrambe le mani alla bocca per coprire un singhiozzo sfuggito, mentre abbassava la testa, stringendo gli occhi.
«Mi dispiace» riuscì a proferire soltanto, prima di voltarsi.

 
 
Come previsto, InuYasha non ci aveva messo molto a smascherare la sua bugia, tempo due giorni appena.
Inutile dire che Kagome l'aveva mandato al diavolo senza aggiungere nulla.
«Perchè?» chiese d'un tratto lei, quando una sera d'autunno si erano ritrovati da soli sul divano dopo aver lavato le stoviglie insieme, con grande disappunto della ragazza, convinta di non aver bisogno del suo aiuto.
Perchè, poi, lui piombasse a casa sua ogni giorno, era un mistero. Perfino sua madre lo adorava, santo cielo.
«Cosa?» replicò InuYasha, fissandola perplesso.
«Voglio dire, sei arrivato così all'improvviso, e così tante cose sono cambiate, e davvero non riesco a capire perchè tu ti dia tanto da fare per la mia famigl-»
«Per te Kagome, l'ho fatto solo per te» la interruppe, prendendole le mani. Rimase interdetta per un attimo, ma poi gli scoccò un'occhiata in tralice quando lo vide ghignare.
«Ammettilo, era questo che volevi sentirti dire, vero?» chiese, ridendo.
«No» rispose serafica, tanto da farlo rabbrividire.
«Ti sei mai soffermata a vedere i tuoi occhi, Kagome?»  le domandò in seguito, improvvisamente serio.
«Io l'ho fatto per loro. Erano sempre così tristi e spenti» disse, cogliendola impreparata «adesso sono più vivi»
Kagome arrossì appena.
Stupido.
«E poi, ho un problema, io» aggiunse «non riesco a vedere le madri tristi» il riferimento alla signora Higurashi era evidente. 
«L'ho fatto anche per lei»
Kagome non riuscì a trattenere un sorriso.
Aveva imparato a fare anche quello, grazie a lui.
«Infatti» riprese «immagino che la mia sia dietro di noi che stia piangendo» ridacchiò piano, volgendo un occhio verso Izayoi, che gli diede un colpetto sulla fronte, imbarazzata.
«Pazzo» gli disse ridendo a sua volta, prima di dileguarsi.
Anche Kagome non riuscì a trattenersi.
Anche quello, si disse, lo aveva imparato da lui.
C'erano molte cose, in effetti.
«Potresti almeno ringraziarmi» ghignò poi, riassumendo il solito cipiglio strafottente.
«Grazie» biascicò Kagome, voltando il capo dall'altra parte.
InuYasha rimase sorpreso. Non si aspettava che l'avrebbe fatto davvero.
Le mise una mano sulla spalla, facendola voltare, sotto lo sguardo confuso della ragazza. Poggiò le mani sui suoi occhiali, e glieli tolse lentamente.
Kagome trattenne il fiato.
«Ecco, così riesco a vedere meglio i tuoi occhi»
Si alzò di scatto, come scottata, portandosi una mano sulla guancia, dove il suo tocco l'aveva bruciata.
«Kagome?» le chiese, alzandosi a sua volta.
«Non vedo niente» disse poi, sbuffando, facendolo ridere.
 
InuYasha si passò una mano sugli occhi, sospirando stancamente.
Dannazione.
La chiamata di Kikyo era arrivata fulminea, che lo metteva al corrente dell'accaduto.
Dopo tutto quello che aveva fatto per nasconderlo, non poteva finire davvero così.
«InuYasha, ma che fai?» la voce preoccupata di sua madre lo raggiunse presto, anche fin troppo, mentre lo vedeva intento a togliersi la flebo con noncuranza.
«Mamma, devo andare» le disse, come se ciò bastasse a spiegare tutto.
Era in ospedale da due settimane, sotto stretta sorveglianza, dopo aver avuto uno scompenso cardiaco.
Una seccatura.
«Per favore» la implorò poi, sospirando. 
E, lo sapeva anche lui, Izayoi non avrebbe avuto coraggio di fermarlo. Si arrese, senza nemmeno tentare, abbassando lo sguardo, per poi rivolgergli un sorriso preoccupato.
«Stai attento» 
«E tu stai tranquilla»
Senza ripensamenti, uscì dalla stanza, stando attento a non farsi riconoscere da qualche infermiera.
La sua salute, di fronte a lei, non aveva importanza.
Doveva vederla.
Assolutamente.
 

«Sono innamorata di InuYasha»
Kagome era cambiata, lo avevano notato tutti.
Soprattutto, rideva in continuazione, anche per le più piccole sciocchezze.
Koga non seppe con esattezza, lì, seduto davanti a lei sul terrazzo di un locale particolarmente grazioso, quante volte si sentì morire dentro. 
«Ah» disse poi, dopo tempo immemore, battendo un pugno chiuso sul palmo della mano «tu ami InuYasha, certo» aggiunse, puntandole un dito contro, cercando di mantenere un tono scherzoso. 
Davvero credeva di avere speranze con lei?
Kagome annuì, raggiante, mentre si torturava una ciocca di capelli, arrossendo appena.
«Lo sapevo che ti avrei scioccato con questa notizia» rise, compiaciuta.
«Oh, non sai quanto» rispose lui, mentre si allargava in un sorriso forzato e stringeva i pugni sotto il tavolo.
«Comunque» riprese lei, seria «secondo te ho qualche speranza con lui?» chiese, d’un tratto nervosa ed insicura.
«Voglio dir-»
«Solo un pazzo non ti amerebbe, Kagome» disse, lasciandola leggermente spiazzata ma abbastanza rincuorata.
«Quindi, dovrei dirglielo?» fece, con voce tesa.
Koga si coprì parte del volto biascicando un ‘no’ appena udibile, quasi piagnucolando.
«Cosa?»
«Ho detto,» si riprese «vai, vai adesso e diglielo» concluse, con la morte nel cuore.
«Va bene» disse alzandosi elettrizzata, ma prima che potesse voltarsi la voce del ragazzo la bloccò.
«Kagome, aspetta» le porse il mazzo di rose rosse che aveva preso per lei «quando ... beh, insomma, quando ti confesserai, dagli queste» le disse, sorridendo mesto.
Kagome le prese e lo abbracciò mentre era ancora seduto.
«Oh, grazie Koga, ti adoro» salutò, baciandogli la guancia, prima di correre via.
Il ragazzo si porto una mano alla parte del viso incriminata, sbuffando.
«Hn, ti adoro anch’io» rispose, a nessuno in particolare, per poi alzarsi e andarsene.
Ne aveva abbastanza, per quel giorno.


 
Kagome camminava lungo le vie di New York, senza una meta precisa.
O forse un luogo dove voleva andare c’era, e in quel caso, lei non aveva più controllo dei suoi piedi.
Il vento freddo e pungente le sferzava il viso, facendola tremare, ma non vi diede peso, perchè non le importava.
Urtò qualcuno, probabilmente un passante, ma non si premurò di fermarsi e scusarsi, perchè non le importava.
Un rumore fastidioso ed assordante raggiunse le sue orecchie, un po' offuscato, forse lo squillo del suo telefono, ma non vi badò, lasciando che smettesse da solo, perchè non le importava.
Perchè non le importava, non le importava più di niente.
Ogni cosa era diventata superflua, in quel frangente.
Il mondo sembrava aver perso la sua consistenza, come se avesse iniziato a scivolarle da sotto i piedi, ogni colore si era tinto di grigio, monocromatico, come ad ornare un'esistenza vuota e senza sfumature.
Non sentiva più il freddo, nè le voci.
Percepiva soltanto le lacrime scorrerle lungo le guance e corroderle la pelle.
Era rimasta intrappolata in una bolla di sapone, le cui pareti oscillavano pericolosamente, pronte a frantumarsi da un momento all'altro, e in ogni vibrazione rieccheggiava soltanto un unico, effimero, punto di equilibrio.
InuYasha.
E lui ... lui ... stava per andarsene.
Morire.
Morire.
Morire, dannazione!
E lei non ne sapeva nulla, nemmeno un cenno, e non non avrebbe neanche saputo niente se non fosse stato per Naraku, non avrebbe nemmeno lontanamente che lui sarebbe ... sarebbe ...
Non dirlo, Kagome, non dirlo, ti prego!
... morto?
Non è vero, maledizione, non è vero!
Ora ogni tassello iniziava ad incastrarsi al posto giusto.
Vivi, ridi, sorridi, chissà, potrebbe non esserci un domani.
La consapevolezza di quelle parole la colpì come il più violento degli schiaffi.
Il suo comportamento, il suo voler perennemente che lei sorridesse, che vivesse la vita appieno come se non ci fosse più un altro giorno in serbo per il suo futuro, cercar di fare star meglio tutti quelli che incontrava sul suo cammino, il suo porgere la mano verso chi non aveva più nulla in cui sperare e che aveva perso la fiducia nella vita.
Ogni singola cosa, ogni singola parola, ogni singolo gesto.
E ciascun ricordo fu una stilettata sempre più brutale.
L'aveva allontata di proposito, perchè lui sapeva.
Sapeva che lei aveva iniziato a provare dei sentimenti per lui, sapeva che avrebbe sofferto, sapeva che non aveva più troppo tempo a disposizione.
E non si era limitato solo a questo, no.
L'aveva letteralmente gettata tra le braccia di Koga, aiutando quest'ultimo a prendere coscienza di ciò che provava per lei, e regalandole una persona che l'avrebbe amata e protetta dopo che lui se ne sarebbe andato.
E chissà come si era sentito ad osservarla da lontano mentre si innamorava di Koga, perchè sì, lei quel ragazzo aveva imparato ad amarlo, ma se in quel momento comparava i due sentimenti, il confronto non reggeva.
Quello che provava per InuYasha era qualcosa ... di più.
E si sentiva anche tremendamente in colpa nei riguardi del moro, ma, appunto, non le importava di nulla, adesso.
Voleva solo vederlo, sentire la sua voce, il suo tocco, realizzare che era ancora lì, anche se non per molto. 
Si asciugò con foga le lacrime, non badando agli occhi probabilmente arrossati, per prendere un'altra strada, un luogo dove poter stare in pace, lontano da tutto il caos della città.
 
 
Kagome arrivò davanti al cancello della casa dove abitava InuYasha, trafelata, le guance tinte di un leggero rosso e il respiro affannato, completamente fradicia per via della pioggia e lei, ovviamente, girava senza ombrello.
Quando lui le aprì,  trattenne il fiato.
«Ciao»
«Ehi» la salutò, invitandola ad entrare, fissandola per nulla sorpreso, come se sapessse già del suo arrivo.
«Santo cielo, guarda i tuoi capelli» ridacchiò, non appena mise piede dentro, per poi prendere un asciugamano e strofinarglielo in testa, nonostante le proteste della ragazza.
Kagome sbuffò, sorridendo appena, quando riuscì finalmente a liberarsi.
«E grazie per i fiori» le disse, facendo per prenderli, ma lei li nascose dietro la schiena, scuotendo la testa.
«Dopo» rispose.
La fece accomodare, malgrado fosse bagnata, sul divano, mentre si sedeva a sua volta sul bracciolo di quello accanto.
«Allora» incalzò «ti porto qualcosa?»
«No, grazie» disse, portandosi distrattamente una ciocca dietro l'orecchio.
Nella stanza scese un imbarazzante silenzio, almeno per lei, interrotto solo dallo scrusciare della pioggià.
«Fuori sta piovendo»
Si morse la lingua, maledicendosi. Che intervento idiota!
«E io sono in casa» rispose lui, alzando un sopracciglio.
«Lo so»
«E anche io lo so che fuori sta piovendo, per tua sfortuna ci vedo ancora» ghignò, facendola avvampare.
Che figura patetica.
«InuYasha, ecco, io...» incominciò poi, prendendo un respiro profondo. «Io ... Io ... beh, io ..»
«Kagome, che stai facendo?» la interruppe, guardandola di traverso, al quale lei abbassò lo sguardo.
Così facendo, le cadde su una fotografia che sporgeva da uno dei libri poggiati sul tavolino di fronte a lei.
La prese tra le mani, sotto l'occhio attento del ragazzo, e scrutò curiosa.
Raffigurava InuYasha in uno smoking elegante, mentre cingeva la vita ad una ragazza bellissima, in abito da sposa, che sorrideva raggiante.
«Chi è?» chiese, sbattendo le palpebre.
«Oh, lei è Kikyo»
«Kikyo?»
«Mia moglie»
Kagome credette che il suo cuore avesse smesso di battere, perchè non lo sentiva più, mentre sgranava gli occhi.
La voce le era improvvisamente morta in gola.
Sua ... moglie.
Che
stupida.
«E' per lei che io e mia madre siamo venuti a New York» aggiunse «oh, non te l'avevo detto?»
 
InuYasha correva per le strade, nonostante sapesse benissimo che non doveva affaticarsi in quel modo, specialmente dopo quello che gli era successo.
Ma non gl'importava, perchè Kagome era lì da qualche parte e, dannazione, aveva bisogno di lui, lo sapeva.
Fu costretto però a fermarsi, appoggiandosi ad un palo della luce, mentre sentiva il corpo cedere.
«Cazzo» sibilò, portandosi una mano all'altezza del petto, respirando in modo innaturale.
Ma non aveva tempo da perdere. Doveva assolutamente trovarla per parlarle.
Con uno sforzo sovraumano si staccò dal suo sostegno, cercando di avanzare ad una velocità più moderata.
Arrivò davanti alla palazzina dove abitava Koga, entrando in casa senza nemmeno suonare. Come al solito quello stupido non si premurava di chiudere a chiave.
Lo trovò sul grande terrazzo che si affacciava sul fiume Hudson, regalando una splendida vista.
Non appena sentì dei passi dietro di sè, il ragazzo si voltò, scoccandogli un'occhiataccia, che si trasformò in una poco più turbata non appena vide lo stato in cui riversava.
Il volto esausto, il respiro irregolare, il sudore che colava insistente lungo il collo, andando ad ampliare la grande macchia scura che si era formata all'altezza del petto sulla maglietta, altro segno del suo affaticamento.
Distolse lo sguardo, per non cedere davanti alle sue condizioni.
«Mi hai mentito» disse poi, stringendo la ringhiera.
«No» rispose l'altro, mentre lo sterno si alzava ed abbassava velocemente.
«Mi hai mentito, maledizione!» gridò Koga, con più veemenza, tra la quale InuYasha scorse solo un grido disperato.
«Tu la ami!» gli puntò un dito contro, per poi abbassarlo successivamente, stringendo la mano in un pugno.
«Non è vero» rinnegò, cercando di rimanere calmo.
«Smettila, ti prego» disse il moro in un ringhio frustrato «comportarti così non cambierà la realtà, tu ami Kagome e lei ama te, io in tutta questa storia non centro un bel niente» gli occhi chiari s'incupirono, fino ad assumere una sfumatura bluastra.
«Accidenti a te, perchè non capisci?» sbottò a sua volta l'albino, alzando notevolmente la voce, malgrado lo sforzo che ne conseguiva.
«Io ... tra un po' di tempo non ci sarò più, rimarrò soltanto un ricordo! Tu invece sei qui, sei reale, e sei anche l'unico che potrà renderla felice, perchè, dannato, lei ti ama esattamente come la ami tu!»
«Ma non come ama te, giusto?» mormorò Koga, senza più rabbia nella voce, ma solo tanta stanchezza.
InuYasha imprecò, mandandolo al diavolo, per poi poggiargli una mano sulla spalla.
«Devo forse dedurre che non l'ami abbastanza, che le tue sono solo frottole?»
Sapeva di aver toccato il tasto giusto, infatti vide nuovamente la scintilla omicida nei suoi occhi.
«Che ne sai tu di quello che provo io, eh?! Kagome è la mia ragione di vita, e tutto per colpa tua e della tua maledetta idea di farmi capire cosa provassi realmente per lei!» gridò, iracondo.
Ed era vero. Se InuYasha non fosse intervenuto, lui non si sarebbe mai accorto di quello che comportava Kagome nella sua vita. Era convinto fosse solo la sua migliore amica, e invece, oh quanto si sbagliava.
Non si pentiva di ciò, sia chiaro, ma in quel momento avrebbe tanto voluto non provare niente, perchè faceva male, in qualunque modo guardasse la situazione.
«E sei disposto a lasciarla andare così facilmente?» gli domandò, con voce calma ma affaticata.
Non aveva più nemmeno la forza di parlare, tra poco.
«Senti,» cominciò «Kagome potrebbe avermi solo per poi perdermi, ma che cosa potrebbe guadagnare perdendo te? Nè amore, nè la tua amicizia, rimarrebbe completamente sola se anche tu decidessi di lasciarla così, capisci?» 
Koga sospirò, passandosi una mano tra i capelli, rassegnato.
«Avete solo bisogno di un po' di tempo, ed è quello che io non ho, dannazione, non me ne rimane più ormai» disse, con una nota frustrata nella voce.
«Non puoi lasciarla, per lei, per te, per il tuo amore e per me, un uomo che sta per morire» concluse, con fermezza, per poi lasciare la presa sulla spalla del ragazzo e voltarsi, deciso a cercare Kagome, ora che aveva risolto pure quella questione.
Quando arrivò all'uscio della terrazza, però, sentì la voce di Koga.
«Se tu fossi stato al mio posto che cosa avresti fatto?»
InuYasha lo guardò, un sorriso mesto sul volto, mentre si appoggiava stancamente alla porta.
«Magari» disse «magari potessi esserci io, al tuo posto»
 
Kagome teneva lo sguardo puntato sulle piccole onde del fiume davanti a sè, mentre le parole di InuYasha le eccheggiavano nella mente.
Lui era venuto per Kikyo, perchè diceva che avevano litigato e lei si è rifiutata di tornare a casa, a quanto pare aveva combinato qualcosa di grosso, e lui l'aveva seguita, per riportarla con sè indietro.
Non aveva nemmeno chiesto approfondimenti, non se la sentiva.
Si era alzata e con una scusa banale era corsa via, in lacrime.
E si era sentita così sciocca.
Come aveva potuto solo pensare che lui potesse essere in qualche modo interessato a lei?
Sentì poi un tocco sulla spalla e qualcuno che l'abbracciava.
«Mamma» sussurrò sorpresa.
Come aveva fatto a trovarla? 
«Ti sei innamorata di InuYasha e lui è sposato, stupida» le disse, ma non c'era cattiveria nella sua voce, solo tanta tristezza. 
Non riuscì più a trattenersi e iniziò a piangere, aggrappandosi all'abbraccio della donna, che le accarezzava i capelli di tanto in tanto.
«E perchè diavolo ti sei messa a piangere pure te?» borbottò poi, stringendola più forte.
«Perchè ti conosco e so che non riuscirai ad andare avanti, deciderai di rimaente zitella fino alla fine dei tuoi giorni e morire da sola, lo so» rispose la mdre, facendola quasi sorridere.
«Mamma io lo amo» disse poi, staccandosi «lo amo davvero! Mi dà fastidio, mi prende in giro, arriva ovunque io vada e si diverte ad ascoltare le conversazioni degli altri» 
Sul volto di InuYasha si dipinse un debole sorriso.
Lui era lì, poco dietro loro, in silenzio, ad ascoltare come aveva detto lei.
«e nonostante tutto io lo amo! Perchè? Perchè proprio quel cretino?» gridò più a se stessa, coprendosi il viso con le mani mentre l'ennesimo singhiozzo la scuoteva.
«Sono sicura che imparerai ad amare di nuovo, Kagome, non perdere la speranza. Adesso andiamo, inizia a far freddo» 
La ragazza annuì e la seguì in silenzio.
InuYasha rimase da solo, davanti alla corrente impetuosa del fiume e sapeva già cosa fare.
L'aveva fatta soffrire, e ogni sua lacrima gli lacerava il cuore, e adesso doveva rimediare.
E la chiave era lui, Koga.


 
Ed era arrivata proprio in quel luogo, dove poco tempo prima aveva pianto tra le braccia della madre.
Guardava l'orizzonte con occhi vacui mentre il rumore delle acque che scorrevano le riempiva le orecchie.
«Sapevo che eri qui»
Sgranò gli occhi, voltandosi di scatto, mentre davanti a sé scorgeva la figura del ragazzo ansante.
Si portò entrambe le mani alla bocca,  mentre le lacrime, fermate così difficilmente,  tornarono a scorrerle sul viso, appannandole la vista.
InuYasha stava a pochi metri da lei, un braccio poggiato sulla ringhiera che delimitava il fiume dalla piattaforma su cui si trovavano, per sorreggersi, mentre la fissava insistentemente, come se avesse voluto dirle qualcosa col solo ausilio dello sguardo.
Kagome fece un passo verso di lui, tendendo appena una mano, e lui fece altrettanto. 
Boccheggiava, perché avrebbe voluto dirgli tantissime cose, ma non un suono usciva dalla sua gola.
Allungò una mano verso il suo petto, timorosa, ritraendola un attimo prima di sfiorarlo, ma lui le afferrò il polso, bloccandola, e gliela fece poggiare proprio lì,  sopra il suo cuore.
Quel debole cuore.
Mise il proprio palmo sul suo dorso, per poi afferrarle delicatamente il volto con l'altra e avvicinare la sua fronte a quella della corvina.
Kagome non distolse lo sguardo nemmeno per un secondo,  tenendolo puntato in quello ambrato del ragazzo, nonostante non riuscisse a vedere con nitidezza per via delle lacrime.
«Sei uno stupido»
InuYasha rise appena,  debolmente. 
«Pensare di andartene assicurandomi una vita felice anche se con un altro uomo ... sei proprio un disgraziato» borbottò, come una bambina in preda ad un capriccio, battendogli un pugno sul braccio, che non gli fece nemmeno il solletico.
«Perché?» sussurrò poi, abbandonandosi contro il suo petto.
«Perché mi ami così tanto?!» gridò lasciandosi andare al primo, disperato, singhiozzo, a cui ne seguirono di altri sempre più forti e violenti. 
Nascose il viso nell'incavo del suo collo, stringendo la sua maglietta in due pugni,  mentre veniva scossa dal pianto.
InuYasha poggiò il mento sopra la sua testa, affondando la mano nei suoi capelli. 
«No» disse, stringendola ancora di più a sé «io non ti amo»
Entrambi sapevano quanta falsità ci fosse in quelle parole, infatti gli sembrò che avesse iniziato a piangere ancora più forte.
«Non ti amo» ripeté, questa volta con meno fermezza, in un disperato tentativo di convincerla ma, sopratutto, se stesso.
Kagome gli lasciò andare la maglia, per poi circondargli il corpo con le esili braccia, appoggiandole saldamente sulla sua schiena.
Stava così bene nel suo abbraccio. 
Per un attimo stava riuscendo perfino a dimenticare il groppo che le attanagliava la gola, mentre tutta la tristezza provata fino a poco prima scivolava lentamente via.
«Non voglio che tu te ne vada» sussurrò quando non le rimasero più lacrime da versare.
«Io ... ho ancora bisogno di te»
Eppure lo sapeva che, pur allontanandosi, lui sarebbe comunque rimasto lì, nella sua coscienza, a sorreggerla per ritrovare la strada in mezzo alla tempesta, nel caso fosse barcollata lungo il tragitto.
Sarebbe rimasto nella sua memoria, per potersi aggrappare alla speranza che sarebbe stato sempre al suo fianco, accantonando ogni pensiero razionale, lasciandosi guidare dal dolce richiamo della follia.
Sarebbe rimasto sulla pelle il suo tocco rovente, per ricordarle che vegliava comunque su di lei, che non era davvero lontano, ma avrebbe continuato a percepire il calore del suo abbraccio anche dopo.
E sarebbe rimasto nel suo cuore, perchè era il suo primo amore, perchè era colui che le aveva insegnato cosa significasse vivere e amare, perchè era testardo, impiccione e terribilmente fastidioso, perchè era rimasto un cretino fino alla fine.
«Non credi che dovremmo staccarci?» chiese poi lui, dopo attimi lunghissimi, col solito tono ironico.
Idiota, dove la trovava la voglia di fare il simpatico?
«No» rispose decisa, stringendolo, se possibile, ancora più forte.
«Perchè non me l'hai detto?» si fece coraggio, approfittando del fatto che non potesse guardarlo negli occhi.
«Lo sai benissimo»
«Anche se fosse, voglio sentirtelo dire»
«Non fare la preziosa, quattrocchi»
«Non sto affat- aspetta, come mi hai chiamata?! E poi adesso non li porto nemmeno gli occhiali!» sbottò, risentita.
«Oh, quanto siamo permalose» ridacchiò.
«Io permalosa? Ma dico, ti senti quando parli?» 
«Sai ch-»
«Non riesco a comprendere come non fai a capire la serietà della cosa! Insomma, stai per andartene e dovresti rivelarmi tutto ciò che hai sempre voluto dirmi, non stare qui a ridere come un deficiente»
«Kagom-»
«Ma no, ovviamente no, che c'importa vero?»
«Ma mi vuoi ascoltare?»
«No!»
«Ma se mi hai appena detto che non ti svelo quello che vorrei dire! E poi perchè stiamo litigando abbracciati?»
«Non stiamo litigando, no davvero, e poi, non lamentarti» 
«Sei davvero complicata, eh» 
«Ma sentitelo, sono stata una stupida a preoccuparmi per te, a quanto pare sei il solito idiota, questa me la lego al dito Taisho, sappilo, e non ti perdonerò nemmeno se-»
«Ti amo»
Sgranò gli occhi, d'un tratto senza parole.
Le divennero nuovamente lucidi, ma non pianse, anzi, si scostò da lui, per vederlo in faccia.
«Come hai detto?» chiese, in un sussurro.
«Ho detto,» riprese lui, un lieve rossore sulle guance «che ti amo»
Deglutì.
Oddio, l'aveva detto davvero?
Dopo tutto il tempo che aveva aspettato, adesso si confessava?
Eppure non riusciva a rinnegare la gioia che stava provando dentro, infatti sorrise appena, afferrandogli piano il volto e appoggiando la sua fronte alla propria. 
Lui sorrise, chiudendo gli occhi. Ormai non aveva senso mentire, dopotutto, non voleva avere rimpianti.
Che importava se Kagome non era sua?, anche lui avrebbe avuto la sua occasione. 
Magari in un'altra vita.
«L'ho sempre detto io» rise lei, «sei un cretino»
Sì, magari in un'altra vita.







 
Angolo Autrice:

Innanzitutto, ne approfitto per augurare a tutti voi un Buon 2015, che vi porti tanta felicità
Cosa dire di questa one-shot, è ispirata ad un film che ho (ri)visto recentemente, e niente, sentivo il bisogno di mettere questa, ehm, cosa per iscritto.
Spero davvero di essere riuscita a spiegare come si sentivano i vari personaggi, anche se non ci metterei la mano sul fuoco xD E anche che le varie scelte di InuYasha siano state comprensibili o meglio che io sia riuscita a spiegarle almeno un poco decentemente é.è
Anche se l'avrete capito già di vostro, ma le parti in corsivo sono flashback che si alternano alla narrazione, no, giusto per evitare equivoci xD
E boh, ho finito le parole xD
Grazie a chi è arrivato fin qui e anche chi vorrà lasciarmi il suo parere :)
Baci,


Lullaby 





 



 

 
  
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