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Autore: HellWill    07/01/2015    1 recensioni
(Ho visto questa challenge (goo.gl/XBoRTK) e non potevo non farla.)
(Significato di "Gilding a Lily": "To adorn unnecessarily something already beautiful", ovvero "Adornare senza necessità qualcosa di già bello".)
(Missing Moments & SPOILER, Saga Soffitti Sconosciuti)
"«Va tutto bene?» chiese lui gentilmente, e la ragazza sorrise appena.
«Sì. Sì, va tutto benissimo» mormorò, e Nidàl le si avvicinò: si diedero un casto bacio e il giovane sorrise, appoggiando la fronte a quella di lei. Restarono a guardarsi negli occhi per qualche minuto, sorridendosi reciprocamente, poi Nidàl sembrò notare la sua acconciatura.
«Non ti sembra… esagerato, mettere tutti questi fiori?» fece una piccola smorfia ed una mezza risata, e anche Marika sorrise.
«È un giorno speciale, devo essere più bella del solito» si giustificò, ridacchiando, e Nidàl le sfilò lentamente la margherita iniziale dalla treccia; qualche ciuffo cedette e le ricadde sul lato sinistro del viso, dandole un’aria esotica.
«Non c’è bisogno di rendere più bello ciò che è già bello» mormorò lui, baciando il centro della margherita."
Genere: Fantasy, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Sovrannaturale
- Questa storia fa parte della serie '365 DAYS WRITING CHALLENGE'
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7 gennaio 2015
Gilding a Lily

Tess continuava a girarle attorno come un’ape operaia con la regina, con il suo continuo chiacchiericcio, e persino Charlotte, Stephanie e Margot, le tre ragazze che la aiutavano, sembravano sopraffatte dalla sua parlantina: ogni tanto, quando Tess si fermava un attimo, dopo aver fatto una domanda, loro balbettavano qualcosa e, rincuorata, la donna riprendeva a parlare con un mezzo sorriso.
Non era il momento giusto per sposarsi, Marika lo sapeva bene: il nord del Regno di Mame era in fermento, le prime città-fortezza in cui la Resistenza era riuscita ad infiltrarsi stavano insorgendo e, nonostante i non-umani fossero del tutto impreparati alla guerra, si erano buttati a capofitto nella battaglia contro gli esseri umani, loro padroni e carcerieri. Era un periodo di tensioni anche all’interno della Resistenza, dal momento che con la nascita delle rivoluzioni i suoi membri erano spaccati a metà: favorire di nascosto la liberazione, come avevano sempre fatto, oppure intervenire apertamente contro il Regno di Mame.
«Non dovresti pensare alla politica, non oggi» le mormorò Tess in un orecchio, prendendole due ciocche di capelli e legandole con lo stelo di una margherita. Marika ritornò al presente e rimase tuttavia impassibile, sondando la donna con i suoi occhi azzurri.
«Non sto pensando alla politica» mentì, imperturbabile, e Tess le mise il pollice sulla fronte, proprio in mezzo alle sopracciglia.
«Ti viene una ruga qui, ogni volta che lo fai… per cui, stavi pensando alla politica» concluse, e Marika non poté trattenere un sorriso.
«Pensavo solo che non è, per così dire, il tempo giusto per sposarsi» mormorò, e Tess continuò ad intrecciarle i lunghi capelli ricci e castani che, intercettando i raggi del sole autunnale, si illuminavano di riflessi viola e rosa; Marika sentì sospirare la donna e anche le tre aiutanti tacevano, probabilmente colte dalle stesse considerazioni.
Per qualche minuto, nella stanza risuonò solamente un silenzio teso, e a nulla poteva il rilassante e pacato suono delle foglie mosse dal vento, fuori dalla finestra, o l’aura dorata che il sole gettava sulle cinque giovani: c’era nervosismo e incertezza nell’aria, e un matrimonio non avrebbe migliorato le cose.
«Se non ora, quando?» mormorò allora Tess, sistemando i fiori posti in un vaso ed intrecciandoli alla elaborata ed enorme treccia sulle spalle di Marika. «Ora ci sono le rivolte, fra poco ci sarà la guerra, e non sarà una breve scaramuccia… è della libertà di decine di popoli, che parliamo. Magari si faranno dei trattati di pace, fra qualche anno, ci saranno delle concessioni, un giorno, ma stammi a sentire bene: questa guerra, più in là, assumerà altre connotazioni, perché Mame ha miniere solo a nord, e campi di grano solo a sud: se il nord diventa indipendente, avrà bisogno di cibo, e il Regno di Mame invece avrà bisogno di metalli e pietra… saranno comunque dipendenti l’uno dall’altro, e la guerra assumerà connotazioni perlopiù economiche… non sarà mai un buon momento, da qui a vent’anni» mormorò, e Marika si arrovellò sulle sue parole per qualche minuto, in silenzio.
«Sei molto lungimirante, Tess» sorrise infine, e la sentì sbuffare; il viso magro ed indagatore della donna entrò nel campo visivo di Marika e la giovane poté vedere che sorrideva.
«Oggi è un giorno speciale, va bene? Tu e Nidàl consacrate la vita l’uno all’altra, e tutto il resto del mondo, oggi, non esiste».
«Io sono una Sacerdotessa» mormorò Marika, giocherellando con un velo del vestito. «Teoricamente non dovrei nemmeno sposarmi» sorrise, e Margot, truce, le fermò la mano prima che rovinasse l’abito. Ne aveva scelto uno etereo, fatto di mille veli, come per ricordare a tutti le sue origini di creatura mista: sua madre era una mezza-ninfa, mentre suo padre era un mezzo-sirenide, e i colori freddi – verde, azzurro e viola – non facevano che rimandare al tempo stesso alle piante, ai fiori, e alle profondità marine.
«Tu non sei una Sacerdotessa perché prima di fuggire da Mame ti hanno ordinata tale a quattordici anni» sorrise Tess, mettendole una mano sul petto, in mezzo ai seni. «Tu sei una Sacerdotessa qui, nel tuo cuore e nelle tue vene. Tu sai benissimo di essere consacrata a Madre Terra, di appartenerle, ma le regole imposte al culto dagli esseri umani non devono vincolarti: gli Elfi e le ninfe avevano Sacerdotesse che si sposavano ed avevano figli… Che senso avrebbe avuto venerare ciò che dà la vita e negarsi il dar la vita?» ridacchiò, e Marika si sentì rincuorata.
Un lieve bussare alla porta le interruppe e le tre ragazze si voltarono tutte contemporaneamente, smettendo di aiutare Tess ad intrecciare i fiori nella sua chioma già acconciata.
«Chi è?» chiese Stephanie, distratta, porgendo un fiore a Tess; una voce maschile, divertita, rispose:
«Il futuro marito! La futura moglie è presentabile?» chiese, e il viso di Marika si illuminò spontaneamente in un sorriso. Tess la guardò e scosse il capo, sussurrando un «È proprio innamorata» a Charlotte, ma Marika la ignorò: la sua attenzione era completamente assorbita dal giovane che era dietro la porta, celato dal legno, e ogni atomo di se stessa sembrava bramarlo e chiederne la presenza.
Tess aprì la porta e spinse le ragazze ad uscire: diede poi una spintarella anche a Nidàl e si chiuse dietro l’uscio, ma non prima di aver fatto un occhiolino a Marika.
La ragazza osservò il giovane uomo: dall’estate precedente si era lasciato crescere un po’ i capelli, che ora gli ricadevano morbidi sul collo, in lisce ciocche castane; si era sbarbato, e indossava una semplice tunica bianco avorio, di seta Kanoriana, delle braghe di tela marrone e i suoi soliti stivali, labari e tirati a lucido per l’occasione. Marika si perse a contemplare la linea della sua mascella e il taglio occidentale dei suoi occhi castani, la pelle tesa ed abbronzata, di una morbidezza senza pari.. era così bello che sentiva il cuore pulsare dolorosamente nel petto.
«Va tutto bene?» chiese lui gentilmente, e la ragazza sorrise appena.
«Sì. Sì, va tutto benissimo» mormorò, e Nidàl le si avvicinò: si diedero un casto bacio e il giovane sorrise, appoggiando la fronte a quella di lei. Restarono a guardarsi negli occhi per qualche minuto, sorridendosi reciprocamente, poi Nidàl sembrò notare la sua acconciatura.
«Non ti sembra… esagerato, mettere tutti questi fiori?» fece una piccola smorfia ed una mezza risata, e anche Marika sorrise.
«È un giorno speciale, devo essere più bella del solito» si giustificò, ridacchiando, e Nidàl le sfilò lentamente la margherita iniziale dalla treccia; qualche ciuffo cedette e le ricadde sul lato sinistro del viso, dandole un’aria esotica.
«Non c’è bisogno di rendere più bello ciò che è già bello» mormorò lui, baciando il centro della margherita. Marika si sentì avvampare e il suo cuore accelerò come se Nidàl avesse baciato una sua parte segreta, o la sua anima, o entrambe; ringraziò dentro di sé di avere la pelle scura e che le sue guance in fiamme non mostrassero segni di ciò che provava dentro di sé, come aveva invece spesso visto sul viso di Tess, e Nidàl le sorrise. «Sei stupenda già sporca di polvere e sangue, e non vedo come potresti mai essere più bella» mormorò, baciandola nuovamente. Marika si sciolse nel suo abbraccio e desiderò che quel momento durasse all’infinito, cristallizzato per l’eternità.
   
 
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