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Autore: Adeia Di Elferas    07/01/2015    4 recensioni
Thomas è stato licenziato perché, in un momento di debolezza, ha baciato Jimmy, addormentato, ed è stato visto da Alfred. Sotto minaccia (o il licenziamento senza referenze o la denuncia), facendo costantemente paragoni fra la propria infelice situazione e quella invece rosea dei Bates, Thomas vede la sua vita cadere in pezzi una volta di più...
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Thomas Barrow
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
- Questa storia fa parte della serie 'Upstairs & Downstairs Abbey'
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~~ Eccola, la casa dei piccioncini, la casa degli sposini ritrovati che tutti amavano e che tutti volevano vedere per sempre felici.
 A nessuno importava della verità, nessuno sembrava ricordare più che Bates era stato arrestato per l'omicidio di sua moglie, poco importava se era lui o meno l'assassino. Era già stato sposato, aveva divorziato per stare con Anna, una donna molto più giovane di lui che non aveva fatto altro che soffrire, da quando si erano sposati.
 Eppure, adesso che finalmente sembravano felici, nessuno voleva più ricordare. Tutti perdonavano tutto.
 A lui non avevano mai perdonato niente.
 Ricacciando le lacrime là, in fondo, da dove stavano arrivando, Thomas prese una sigaretta. Gli tremava la mano, la mano rimasta deforme a causa di un colpo di fucile. Ecco cosa gli era rimasto della guerra: degli incubi e una mano che sembrava un mostro di Jules Verne.
 Il cottage dei Bates si stagliava contro la luna come un insulto, ai suoi occhi. Perchè lui non poteva? Perchè doveva sempre essere trattato come un cane rognoso? L'irascibile Bates, zoppo, caustico, arrogante... Lui lo rispettavano tutti. Era un 'eroe di guerra', un uomo 'come si deve'. Perchè, Thomas non era stato anche lui in guerra? Non rispettava, forse, la legge?
 Ah, no, non rispettava la regola fondamentale.
 Con una certa fatica accese la sigaretta e tirò un lungo sospiro, prima di aspirare. Adesso gli avrebbero dato il benservito. O quello o la galera, perchè per quelli come lui c'erano poche scelte.
 Non aveva mai chiesto molto, gli bastava vivere in pace. E invece...
 Dalla porta del cottage uscì la figura ingombrante e pomposa di Bates e Thomas fu per un momento sopraffatto dall'insano desiderio di saltargli addosso e stringere le mani attorno al suo collo taurino fino a togliergli anche l'ultimo fiato dal corpo. Ma non ne aveva la forza.
 Quando Bates lo riconobbe, Thomas non poté fare a meno di palesarsi e scambiare con lui qualche parola senza valore.
 
 Una volta tornato nella sua stanza, in quella che era stata la sua stanza per oltre dieci anni – dieci anni della sua vita, dannazione! – si rese conto che a breve non avrebbe mai più dormito su quel letto.
 Avevano provato per anni a buttarlo fuori ed ora ecco: finalmente se lo toglievano dai piedi.
 Non aveva più voglia di combattere. Aveva perso. Era tutto finito. Se avesse avuto abbastanza coraggio, si sarebbe ucciso. Per fortuna, non era un uomo così spavaldo. In apparenza, forse, sembrava molto intraprendente, ma in realtà era sempre cauto. Le poche volte che non lo era stato, l'aveva pagata cara.
 Si strinse le mani l'una nell'altra, con forza, chiedendosi se Jimmy alla fine avrebbe chiamato la polizia comunque.
 Non era la prima volta che veniva minacciato, ma da Jimmy... Non credeva possibile che Jimmy, quel Jimmy, potesse fargli una cosa simile. Aveva travisato i suoi comportamenti, era vero. Era stato troppo avventato, verissimo. Però lo aveva sempre aiutato, lo aveva sempre trattato come un amico. Il suo errore di valutazione era stato gravissimo, ma se solo Jimmy l'avesse voluto ascoltare... Potevano aggiustare tutto, non c'era bisogno di arrivare a tanto, per Dio...!
 Thomas era intelligente, non aveva bisogno di ricevere una bastonata, quando gli si poteva dare uno schiaffo.
 Scosse la testa e cominciò a piangere in silenzio. Sarebbe andato all'estero, forse. Si sarebbe inventato una nuova vita. Avrebbe nascosto meglio la sua natura, non sarebbe mai più caduto in tentazione. Sarebbe stato attento, cauto, maledettamente cauto...
 Le parole che il Duca gli aveva detto la notte in cui aveva gettato tutta la loro corrispondenza nel fuoco gli tornarono in mente di colpo.
 Gli aveva detto che, per lui, Thomas era stato solo un momento di follia durante la stagione londinese. Una cosa di poco conto, in fondo. Una cosa stupida, da niente, da dimenticare.
 Thomas si sentiva esattamente così: un momento di follia. Era ciò che l'aveva guidato nella stanza di Jimmy, che l'aveva fatto uscire dai binari. Era bastato un momento di follia per rovinare tutto...
 Quella notte avrebbe voluto sognare qualcuno, Jimmy o il Duca, ma non ci riuscì. Per tutti loro covava troppo rancore. O meglio, provava rancore verso i sentimenti che si era permesso di provare. Per loro no, per loro mai. Soprattutto per Jimmy. Lo stavano manovrando, altrimenti non si sarebbe spinto tanto oltre.

 Quando si svegliò nel cuore della notte, era bagnato fradicio di sudore e gli girava la testa. Stava sognando il cottage dei Bates, si vedeva felice, sposato, con dei figli, benvoluto da tutto il paese, coi vicini che gli facevano visita e i conti di Grantham che si congratulavano con lui per la sua bella famiglia.
 Si prese la fronte tra le mani e si sedette. Oh, quanto sarebbe bello... Se solo fosse stato così facile...
 Perchè la natura era stata così crudele con lui? Carson glielo aveva detto: la natura maligna lo aveva trasformato in un mostro. Thomas non si sentiva un mostro, ma era così che tutti lo vedevano.
 Un mostro, un momento di follia, un criminale... Nessuno lo vedeva solo per quello che era...
 Si alzò di scatto e cominciò a camminare per la stanza, felice di non condividere la camera con altri.
 La sua mente lavorava molto in fretta, più che mai. Stava rimettendo su una bilancia tutto, tutto quanto. Il bene, il male, il suo passato, il suo presente... La pesa pendeva con gravità da una parte, lasciandogli poco margine di decisione.
 Era così semplice, la soluzione era tutta lì.
 Aprì il cassetto del comodino ed estrasse il rasoio. Accese la luce, perchè c'era troppo buio, troppo... Non voleva andarsene col buio...
 Si rimise seduto sul letto, le lenzuola era un bagno di sudore. Stava tremando... Tremava così forte che faticò ad aprire il rasoio. Quando ci riuscì, la lama riflettè la luce della lampada e per un momento tutto gli parve già deciso.
 Come in un sogno, davanti agli occhi vide il proprio corpo esangue, Carson che entrava nella stanza, per vedere come mai non era ancora sceso come gli altri... E poi tutti i curiosi, anche i conti, tutti a chiedersi perchè, come se non sapessero la vita che lo avevano costretto a vivere...
 Qualcuno, forse, avrebbe speso mezza parola di cordoglio, ma i più si sarebbero limitati ai commenti salaci sulla sua natura mostruosa, sulla sua viltà o sulla sua vigliaccheria...
 Forse solo Anna, la perfetta signora Bates, avrebbe versato qualche lacrima, sincera, forse. Se ci fosse stata ancora Lady Sybil, lei di certo avrebbe pianto con tutta l'anima, ma Lady Sybil era morta. E presto lo sarebbe stato anche lui.
 Impugnò con una certa forza il rasoio ed avvicinò la lama al polso. Ci ripensò: sarebbe stata una cosa troppo lenta.
 Appoggiò, allora, il filo alla gola. Avrebbe dato un colpo secco, avrebbe tagliato la carne e i vasi e se ne sarebbe andato velocemente, al massimo in un paio di minuti. Aveva visto tanti uomini al fronte morire per ferite simili. Non sarebbe stato il primo, non sarebbe stato l'ultimo...
 Chiuse gli occhi e premette il metallo contro la propria pelle. Contò fino a cinque. Fino a dieci. Fino a cinquanta...
 Gettò via con un gesto inorridito il rasoio. Quando l'oggetto toccò terra, il fragore lo fece sobbalzare. Ma che stava per fare?!
 Spense la luce e si coricò, tirandosi le coperte fin sotto al mento. Stava per uccidersi... Come aveva potuto anche solo lontanamente prendere in considerazione quell'ipotesi così assurda?
 Era stato solo un momento di follia. Ed era passato. Solo un momento di follia...

   
 
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