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Autore: Mel_mel98    08/01/2015    3 recensioni
Un Peeta Mellark a metà tra l'hijacked e il ragazzo del pane.
Quando neppure le grida bastano per alleviare il dolore di un animo distrutto.
Quando i vecchi amici diventano nemici, e i nemici di un tempo si trasformano nell'unica cosa a cui aggrapparsi.
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Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nick dell'autore: Mel_mel98
Titolo: Scrivi, mi hanno detto, a qualcuno a cui vorresti chiedere spiegazioni
Fandom: Hunger Games
Pacchetto scelto (+ personaggi, prompt, canzone & citazione che contiene): Tablet- Peeta/Johanna, sangue, “Il mondo contiene tantissime persone morte”, Demons (Imagine Dragons)
Elementi utilizzati: tutti
Genere: introspettivo, triste
Avvertimenti:nessuno
Rating: verde
Introduzione: Un Peeta Mellark a metà tra l'hijacked e il ragazzo del pane. Quando neppure le grida bastano per alleviare il dolore di un animo distrutto. Quando i vecchi amici diventano nemici, e i nemici di un tempo si trasformano nell'unica cosa a cui aggrapparsi.
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N.d.A.: allora, partiamo dal presupposto che sono stata giorni e giorni a crogiolarmi su quella dannata canzone. Perché non sapevo davvero come usarla. E questo non è un problema, l'avrei evitata se non fosse che... Che io Demons l'adoro alla follia.
Quindi mi sono costretta a pensare a qualcosa.
Ho deciso di fare un riferimento esplicito ed uno più generale, riferito al significato di tutta la canzone. E alla fine non ce l'ho inserito il testo, diciamo che mi dava un po' fastidio visivamente.
Per il resto, credo che sia tutto abbastanza chiaro.
Quindi adesso, andiamo al sodo. Buona lettura!

 

Scrivi, mi hanno detto.
~A qualcuno a cui vorresti chiedere spiegazioni~

 

Cara Johanna,

so che probabilmente non leggerai mai questo insulso pezzo di carta. Lo aprirai, e dopo pochi secondi finirà dritto nel cestino della tua stanza. Sì, farai così, non mi sembri davvero il tipo di ragazza che si perde in cose del genere.

Ma che ci posso fare, io? Quei medici che passano le ore a guardarmi dall'altra parte del vetro mi hanno ordinato di scrivere a qualcuno. Dicono che fa parte della terapia. Stamattina mi sono ritrovato sul comodino fogli e penne. Mi sono voltato, in cerca di una spiegazione. “Scrivi.”, mi ha risposto una voce metallica. Proprio gentili, non c'è che dire.

Devono aver intuito i miei pensieri, perché subito una voce più dolce è intervenuta, dicendo “Scrivi una lettera. A qualcuno che non vedi da tempo, che ti manca. Con cui vorresti parlare, a cui vorresti chiedere spiegazioni.” Mi è scappata una risata, che ho subito represso. Non sono poi così furbi, però.

Volevano che scrivessi a Katniss, è chiaro. Vogliono sapere se qualcosa in me è cambiato, se sento ancora il bisogno di ucciderla. Ma io non voglio, invece. Il punto è che non lo so. Non so cosa provo nei suoi confronti. Non ne ho la minima idea. Mi sento come un corpo svuotato, privato di tutto. Capitol City mi ha distrutto. Non cambiando i miei ricordi, non pestandomi a sangue. Ma lasciandomi vivo.

E così, ho deciso di scrivere a te. Dopo tutto, a chi altro potrei scrivere? Non mi è rimasto nessuno. E in fondo, tu conosci questo corpo meglio di chiunque altro. Katniss magari saprà chi ero prima, ma certamente non sa cosa sono adesso. E neppure io ne sono così sicuro, in fondo.

La verità, è che Peeta Mellark è morto. Di questo ne sono certo. Lo vedo negli occhi di Haymich, che è venuto a parlarmi ieri, che sono morto. Gli stessi video che ogni giorno i medici mi mostrano e mi commentano, lo dimostrano. Io sono morto. Ma perché, allora, sono ancora qui?

Credo... che tutti i vincitori siano morti, in realtà. Guarda Annie, per esempio. Lei è morta nell'Arena, insieme a tutti gli altri tributi. Eppure era là a Capitol con noi, e adesso è qui nel tredici. Sana e salva, dicono i medici. Loro, con le loro certificazioni, i loro diplomi, la definiscono sana. Ma potrebbero avere anche dieci lauree in medicina, e non saprebbero lo stesso cosa sia la salute.

E tu Johanna? Durante gli Hunger Games mi sei sembrata così pronta a lottare, a vivere. Però le urla che ho sentito provenire dalla tua cella, mi inquietano. Come puoi essere ancora viva, dopo tutto quello che ti hanno fatto? Potrei andare avanti a parlare così per secoli: Haymich è affogato nell'alcool, Finnck nel terrore per la sorte della sua amata. Il mondo contiene tantissime persone morte, se ci pensi bene.

L'unica che sembra essere viva, è lei. E forse è per questo che sento dell'odio bruciare dentro di me nei suoi confronti. Me li ricordo, i pass-pro che ho visto quando eravamo ancora a Capitol City. Katniss in uniforme, nel distretto 8, in mezzo ai feriti. E poi le bombe, gli scoppi, le sue grida. C'era una strana scintilla, nei suoi occhi. E brillano solo gli occhi dei vivi, per quel che ne so.

Ogni tanto mi fermo a pensare a come deve essere la sua esistenza. Viva tra i morti.

Forse è per questo che la sua campagna pubblicitaria era molto più efficace di quella del presidente. Lei era decisamente più convincete, con quella meravigliosa luce ad illuminarle il volto, che io adesso sicuramente non ho più. Forse è per questo che si sono liberati di me. Non ero più molto utile, evidentemente.

Ma mi senti? Lo vedi cosa mi sono ridotto a scrivere?!

Alla fine, non ci sono riuscito. Avevo promesso a me stesso che non sarei stato una semplice pedina nelle loro mani. E invece, guardami adesso. Io non sono più il ragazzo del pane del quale gli speciali dei 74esimi Hunger Games parlano. Io non sono più... io.

E in fondo, sono convinto che anche tu non sia più la stessa di un tempo. Per carità, non ho la minima idea di come tu fossi prima dei giochi ma... ho sempre avuto la sensazione che fossi stata costretta a cambiare e che ti dispiacesse, in qualche modo.

Come fai a sopportarlo, Johanna? Come fai a sopportare il fatto di non essere più te stessa?

Perché io me ne rendo conto, ma non sono capace di reagire. Non so che fare.

Nella mia testa, solo sangue, morte, menzogne. Momenti in cui l'odio prende il sopravvento, altri in cui davvero non so cosa fare, se non guardare il soffitto della mia stanza.

E così, senza un motivo apparente, mi ritrovo a stringere istintivamente le mani, a premere con quanta più forza ho le unghie sui palmi, fino a che non mi graffio, mi ferisco. Allora mi perdo nell'osservare quei piccoli rivoli di sangue che escono, mi perdo dentro quel liquido rosso, così familiare purtroppo. E penso che forse, in qualche modo, tutto questo sarebbe potuto non accadere.

Se il mio nome non fosse stato estratto quel giorno, se non mi fossi alleato con Katniss, se fossi morto scendendo dal piedistallo durante il conto alla rovescia. Ho avuto ben due occasioni, se ci pensi, eppure non l'ho mai fatto.

Se invece di uccidere altre persone avessi ucciso me stesso, forse sarebbe tutto diverso.

Ed è per questo che vedere il mio sangue mi impressiona: perché io non dovrei più averne. Dovrei essere morto, morto davvero, a quest'ora.

Ma sono qui. E anche tu. E se ci siamo, un motivo c'è.

A me hanno detto che ciò che mi ha fatto sopravvivere, il motivo per cui combattevo nei giochi era lei. L'amore che provavo per Katniss, e quello che lei teoricamente provava per me, mi ha mantenuto in vita fino ad ora. Un'altra buona ragione per odiala.

Ma tu per cosa combatti? Per chi erano tutte quelle urla nella tua cella? Chi è Johanna Mason in realtà? Per tutto questo tempo, ti sei nascosta dietro una maschera, dietro il tuo personaggio.
Tu non sei come vuoi far credere, e le tue grida lo dimostrano.
Dicevi che Snow non poteva farti più male, ma ti sbagliavi. Guarda, quanto male è riuscito a farti.

Non sei invincibile. Nessuno lo è.

 

Sono triste Johanna. Sono triste perché non mi riconosco, non so più chi sono. C'è qualcosa dentro di me, qualcosa di estraneo e che allo stesso tempo mi appartiene più di ogni altra cosa al mondo. La versione cattiva di me stesso, mi hanno chiamato. Ma com'era allora, quel “me stesso” di cui parlano?

Lo so, lo so che tu a questo non puoi rispondere. Solo lei potrebbe. Ma non voglio, non voglio ancora parlare con Katniss. Rischierei di spegnere anche quell'ultima luce che brilla nei suoi occhi.

Ed è così che ti saluto. Con la mia rabbia, i miei dubbi, le mie paure, tutte insieme nella mia testa a formare un mix letale. Più letale del veleno degli aghi inseguitori.

Ti saluto, più confuso di prima. Dubito che questa terapia funzioni davvero.

Ti saluto, senza la speranza di ricevere una risposta.

Peeta

   
 
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