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Autore: OokamiSpirit    18/11/2008    4 recensioni
E’ quasi incredibile come basti il battito di una sola persona a creare una melodia su cui poter danzare. Ora che lei ti ha aperto il suo cuore saprai aprirle il tuo, quel tuo cuore assopito nell’oscurità del dolore e del silenzio, riportato alla luce da un sorriso?
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: L, Naomi Misora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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< E’ quasi incredibile come basti il battito di una sola persona a creare una melodia su cui poter danzare. Ora che lei ti ha aperto il suo cuore saprai aprirle il tuo, quel tuo cuore assopito nell’oscurità del dolore e del silenzio, riportato alla luce da un sorriso? >



“Il mio nome è Luis Lawliet” queste le parole che usasti per presentarti davanti all’intera classe.
Con passo quasi strascicato raggiungesti il banco a te assegnato incurante di tutti i mormorii e le occhiate curiose.
Dopotutto avresti dovuto aspettartelo, un nuovo ragazzo che entra a metà anno nel corso di terza superiore, sarebbe stato la novità del momento.
Con noncuranza ti rannicchiasti, piedi sulla sedia. Gesto che non passò inosservato agli altri, diventando motivo di altri mormorii Non ti importava, non volevi essere lì, non avresti dovuto essere in quella scuola. Odiavi quella città.

3…2…1… Finalmente le 16.00, accogliesti quasi con gioia il suono della campanella di fine lezione. Prima ancora che ti riuscissi ad alzare i tuoi compagni si erano già precipitati fuori, fuggendo verso casa. non proprio tutti. In classe eravate rimasti solamente in due, tu e la ragazza nel banco davanti al tuo, Naomi Misora. Vi eravate scambiate poco più di due parole durante la ricreazione, e sembrava essere l’unica con un briciolo di cervello in quella gabbia.
All’uscita si trovava la macchina pronta a riportarti a casa. Come al solito.

Stavate per avviarvi verso casa, quando intravedesti all’angolo della strada Naomi, ferma alla fermata dell’autobus. Notasti anche i due ubriachi sdraiati nella panca lì vicina.
Lei sembrava leggermente nervosa a sentire i commenti poco delicati dei due e cercando di non dare troppo nell’occhio si allontanò di qualche passo, ma gli uomini le si avvicinarono ancora di più. “Watari accosta alla fermata un attimo…” parlasti con voce piatta per poi rivolgerti a Naomi:
“Serve un passaggio?”
La ragazza esitò un attimo poi le bastò sentire l’alito dell’ubriaco più vicino per decidersi.
“Grazie e scusate il disturbo”
Ti stupisti nel sentire la sua voce ora. Era diversa da come era a scuola, sembrava più sciolta, meno rigida persino nella postura. Ti sorrise. Le sorridesti.
Riflesso istintivo? Non lo avresti saputo dire con certezza.

Senza quasi accorgertene cominciasti a parlare quasi con interesse con lei, attingendo ogni tanto con la mano da un sacchetto di caramelle, finché non arrivaste davanti a casa sua. La salutasti con un cenno e la osservasti entrare nel cortile del condominio dove viveva.

Piccolo cosa c’è? Perché ti nascondi?” “Un rumore mamma un rumore” la tua voce è tremante, i piccoli pugni premuti sugli occhi… delle mani ti stringono i polsi forse anche un po’ troppo forte. Hai paura di quella voce “Mamma lo so che è un brutto sogno…”“non ti preoccupare ci sono qua io” allora la guardi e in gola ti si strozza un urlo che ti spacca i timpani…

Ti svegliasti di soprassalto, il corpo madido di sudore freddo. Ti passasti una mano tremante sugli occhi cercando di placare i battiti impazziti del tuo cuore, e di bloccare quelle lacrime che mai avevi ancora lasciato scorrere.
Aspettasti un attimo prima di alzarti dalla poltrona dove ti eri assopito, non del tutto certo che le gambe ti avrebbero sorretto. Poi ripreso il controllo ti avviasti verso la doccia…

I giorni si susseguirono uno uguale all’altro, tu sempre al centro di sguardi curiosi,a volte persino timorosi, spesso seguito da qualche ragazzina infatuata. L’unica ormai piacevole distrazione erano le conversazioni con Naomi. Passò una settimana e poi un mese, e a scuola ormai ci andavi solo per confrontarti con lei, interessati entrambi sui crimini più importanti commessi negli ultimi giorni.
Si era dimostrata una ragazza molto brillante e intuitiva. Inoltre eri sicuro che celasse qualcosa dietro quegli occhi scuri.

“Oggi niente autista?” La sua voce scherzosa ti riscosse dai tuoi pensieri. Si sempre i soliti pensieri.
Con un mezzo sorriso le rispondesti:
“Watari aveva altre commissioni…oggi anche io prendo l’autobus” Ma l’autobus non arrivava.
Solamente dopo una mezzora passò in bicicletta una signora che vi avvertì dello sciopero.
Sospirasti poi insieme vi avviaste verso casa, per fortuna non abitavate troppo distanti l’uno dall’altra.
Camminavate in silenzio, anche questa era una cosa che avevate in comune. Se non c'era niente di cui parlare, vi accontentavate anche solo della presenza dell’altro.

Abbassando un attimo lo sguardo l’occhio ti cadde su un fascicolo che spuntava appena dalla tracolla di Naomi. Ti sembrò di aver visto la foto di un bambino dai capelli neri, ma non riuscisti ad accertartene che un tuono ruppe il silenzio.

“Questa non ci voleva” brontolasti stizzito.
Avevate preso una scorciatoia passando per un boschetto, e ora eravate isolati da ogni riparo decente.
Cominciò a piovere forte e per evitare di inzupparvi completamente vi rifugiaste sotto uno dei tanti alberi. La tua maglia bianca ormai nei punti bagnati era trasparente, e il fondo dei tuoi jeans fradici. Naomi si avvolse nel suo maglioncino, ma nel muoversi fece ribaltare la tracolla da cui scivolarono fuori dei fogli.
E fu in quel momento che vedesti fin troppo bene la foto del bambino. Afferrasti veloce il fascicolo intero prima che la ragazza al tuo fianco potesse riappropiarsene.
Non ti eri sbagliato.
Quel bimbo dalla pelle chiara, i capelli neri e gli occhi altrettanto scuri era un viso fin troppo conosciuto. Quel bimbo eri tu.
Scorresti incredulo le informazioni riguardo alla tua vita.

Genitori: Deceduti Lavoro attuale: Studente, collaborazione in incognito con la polizia (?) A seguito di quelle parole c’era raccontato tutto l’episodio e ogni supposizione possibile. La rabbia prese posto allo stupore. Non avevi mai permesso a nessuno di avvicinarti, non ti era mai importato avere delle amicizie. Uno dei motivi era quello. Nessuno doveva ficcare il naso nella tua vita.
La guardasti come per chiedere spiegazioni, il tuo viso non esprimeva alcuna espressione, solamente gli occhi induriti tradivano una qualche emozione.
“La tua vita privata non mi interessa…” cominciò desolata Naomi, ma non volevi sentire scuse, non in quel momento.
Lasciasti lì lo zaino e decidesti di fare due passi.
Leggevi ogni singola parola, alcune informazioni esatte altre totalmente sbagliate. Ma notasti non senza sollievo che le pagine riguardanti il tuo passato erano molto ridotte e totalmente intoccate.
Mentre dove erano riportati tutti i dati riguardanti i casi importanti riusciti e conclusi della polizia, gli angoli e i bordi dei fogli erano lisi e con aggiunte di appunti scritti a mano.

Lentamente la rabbia sparì, almeno nei confronti di Naomi.
La sua non era curiosità ma un semplice incarico dell’FBI. A quanto pare non eri l’unico ad essere invischiato nelle forze militari a soli 17 anni.
Un’ultima piccola annotazione sbucava in fondo all’ultima pagina:

Dorme mai o mangia solamente dolci?

Sorridesti, ma il discorso sul dormire ti riportò alla mente ricordi ancora fin troppo vividi.
La pioggia cominciò a calare e decidesti di tornare dalla tua amica.
Amica. Una parola che ancora ti suonava strana. La trovasti lì dove l’avevi lasciata, ora addormentata contro il tronco. Una lacrima le brillava sulla guancia. Forse era solo una goccia di pioggia.
Eri stato via per circa un’ora e ormai il sole cominciava a tramontare. Ti misi la sua tracolla su una spalla e il tuo zaino sull’altra. Poi la prendesti in braccio.
Arrivasti davanti alla Whammy’s House, dove vivevi fin da bambino, e senza dare spiegazioni a nessuno salisti nella tua stanza, dove appoggiasti delicatamente Naomi sul letto.

Solo ti sporgesti un pò troppo e pedesti l’equilibrio.
Gli zaini caddero a terra con un tonfo attutito dal tappeto.
Ti ritrovasti su di lei con il viso a pochi centimetri dal suo, le braccia facevano leva ai lati della sua testa.
Trattenesti il respiro temendo di svegliarla, le gocce d’acqua scivolavano dai tuoi capelli sulle lenzuola.
Il suo respiro caldo e leggero accarezzava la tua pelle.
Scivolasti lentamente al suo fianco rannicchiandoti contro di lei improvvisamente stanco. Le palpebre si fecero pesanti, il tuo cuore cullato dai battiti del suo. Ti si chiusero gli occhi, all'improvviso senza paura di sognare dopo tanti anni.
L’oblio arrivò nello stesso istante in cui una lacrima corse lungo la tua guancia cancellando via ogni pensiero.

< "non ti preoccupare ci sono io qui” guardasti il volto davanti a te, l’urlo che aspettavi non arrivò, davanti a te non c’era alcun volto sfigurato, non c’era alcuna macchina distrutta.
C’era solamente Naomi, la mano tesa verso il bambino che le stava davanti. Il bimbo le prese la mano, rialzandosi. Una volta in piedi davanti a lei non c’era più il piccolo. C’eri tu, le lacrime che morivano su sorriso vero.
Riuscisti a sentire in te quello che solamente una persona era riuscita a risvegliare…
Ormai le catene dei ricordi giacevano a terra, come rovi recisi... >




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Note Finali!
Grazie per aver letto la mia one shot!
Vorrei precisare solamente due cosine:
Questo l'ho scritto in una sera, a ora abbastanza tarda (23.30 circa) e non ho messo tutte le cose che mi frullavano in testa!
Per rispondere all'opinione di alcuni:
Si lo so, questo L è diverso dall'originale e non sono riuscita a renderlo bene, è probabile che con più calma modifichi un pochetto la storia, articolandola e sviluppando alcuni punti un pò trascurati!
In ogni caso, grazie ancora!
  
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