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Autore: Mikirise    08/01/2015    4 recensioni
Piper sa che sua mamma è… speciale.
Sa che è bravissima a risolvere i problemi di cuore delle persone, nonostante non riesca proprio a togliersi quel sorriso divertito dal viso, quando qualcuno soffre per amore.
Non sa, però, come Afrodite faccia a risolverli, questi problemi.
Bacchetta magica? Stregoneria? Lavaggio del cervello?
No, è inutile, non riesce proprio a immaginalo.
Ma Leo può.
Piper non ha mai accettato di lavorare per sua madre, ma Leo, con un contratto che non chiedeva soldi ma la soluzione ai suoi problemi sentimentali, sì.
E questo è il racconto di quell'anno in cui Leo fu il meccanico-aggiusta-tutto della biblioteca e di come questo lavoro gli cambiò la vita.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Afrodite, Calipso, Leo Valdez, Nico di Angelo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Tutta colpa di Afrodite'
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Note:
*nervosanervosanervosanervosaaaaanervosa* Volevo aggiornare la storia ieri, perché ieri si tornava a scuola e addio libertà *faciaociaoconlamanina*, ma ieri mi sono resa conto di tutti i compiti che dovevo fare per oggi e che non ho fatto -ma che sorpresa… dai, qualche saggio breve, una dozzina di versioni e tre racconti di Joyce non erano poi neanche troppo male. Penso che se avessi fatto tutto con calma, mi sarebbero piaciuti i racconti di Joyce, ma, beh, sono una studentessa! Siamo fatti così- eeee quindi…

*nervosanervosanervosa* Annuncio, quindi, che, ufficialmente questo è il penultimo capitolo della storia, o, beh, la fine, per chi non ama gli epiloghi. Perché il capitolo dieci sarebbe l'epilogo… odio quando le fanfiction diventano lunghissime e tendo a prefiggermi capitoli limitati e…

*nervosanervosanervosa* Sono sicurissima che dopo l'epilogo la storia mi mancherà tanto ed è per questo che, beh, ho creato la serie Tutta colpa di Afroditee che verrà arricchita di altre due storie -una Octachel/ Rachollo tanto perché mi è piaciuto utilizzare la famiglia di Apollo, ed una Thaluke, che è quasi finita, quindi sarà la prima che pubblicherò, forse il giorno stesso in cui finirò la Biblioteca- e *nervonervosanervosa* ho dovuto modificare alcuni dettagli di questa storia per far incastrare le tre storie. Ma niente di che.

Il fatto che una trentina di persone abbia deciso di seguire questa storia, fino alla quasi fine, mi ha scaldato il cuore. Siete, non so, fantastiche incredibili ed avete sprecato così tanto tempo con la mia storia e… grazie.

Certo, i miei ringraziamenti spero di poterli fare a modo nell'epilogo. E l'epilogo sarà l'inizio di altre due storie, quindi…

Va bene, taglio.

Buona lettura!






 

Come utilizzare la biblioteca nella maniera più sbagliata in questo mondo ed essere felici

Ossia di quando Leo scoprì dei retroscena della vita di tutti che non avrebbe mai, mai, proprio mai, confessato a Piper

Capitolo nove: Fogli, testa e cigni-gru, non ho dimenticato niente, mi piaci tu






La consapevolezza era arrivata, come Calypso era arrivata nella sua vita: con un colpo in testa, i suoi attrezzi che cadevano a terra ed un dolore pazzesco che lo fece lamentare con un “Aho” lamentoso.

“Non mi stavi ascoltando” si giustificò la ragazza coi capelli cannella, assottigliando lo sguardo e scuotendo la testa, con ancora il libro con il quale lo aveva colpito a mezz'aria.

“Ovviamente non ti ascoltavo” aveva borbottato Leo, accarezzandosi il cuoio capelluto, con un leggero broncio “Vedi? Il mio pollice tutto è tranne verde”

“Forse se mi ascoltassi, la smetteresti di ridurre in cenere, o seccare le piante della biblioteca, potresti fingere, per lo meno, di…” e di nuovo la sua voce divenne ovattata, mentre il messicano osservava le sue labbra muoversi a rallentatore, le sue mani muoversi in circolo davanti al suo petto, la maglietta rossa che cadeva perfettamente sul suo busto -con la deliziosa scritta Who Am I?, che lo stava facendo impazzire- ed i suoi occhi assottigliarsi, aprirsi, chiudersi, passare da un particolare all'altro, ricadendo sempre sulle mani veloci di Leo, che continuava a piegare origami.

Il ragazzo sospirò, forse troppo pesantemente.

“Non mi stai ascoltando di nuovo, vero?”

Il messicano arricciò le labbra, chiedendosi cosa avrebbe dovuto dire “Beh” sorrise alla fine “potresti iniziare a mettere i sottotitoli, quando parliamo, magari aiuta”

“Sei dislessico”

“Allora siamo fregati. Non ti ascolterò mai. Potremmo provare con i gesti, tipo i sordomuti” scherzò, lasciandosi scappare una piccola risata.

“Possiamo provare con i pizzicotti, magari il dolore ti aiuta ad ascoltare” suggerì Calypso con un sorriso troppo sarcastico -ma maledettamente bello-.

E Leo Valdez alzò un lato della bocca, che sarebbe dovuto essere un sorriso non controllato dalla sua mente, ed abbassò subito lo sguardo sul suo origami, prendendo a piegare i fogli ancora più velocemente.

“Adesso m'ignori anche?”

“È uno dei miei privilegi poterti ignorare”





🔆🔅🔆🔅




"Potevate anche chiedermelo direttamente" disse Percy, spegnendo il nintendo DS, accanto a Jason che esultava per la sua vittoria in Mario Kart "Mi hanno distratto. Jason, non vale!"

Il biondo scosse la testa "Grace è il vincitore. Inginocchiati davanti al vincitore, su!"

"Lo farei" rispose il moro, tamburellando le dita sul tavolo "ma non sei credibile, giocando con Baby Peach" e stava giusto per riaccendere la Nintendo DS, ma Annabeth gli prese le mani, cercando di riportare la sua attenzione su di lei e Leo, che, accanto alla bionda, piegava origami su origami.

"Concentrati, Testa d'Alghe"

Percy la guardò e sbattè le palpebre "Certo" sorrise "Calypso. Non c'è molto da raccontare... Jason, per Ade!, non iniziare una nuova partita! Dicevo...?"

"Calypso" lo aiutò Leo, senza neanche alzare lo sguardo sul ragazzo.

"È succeso più o meno, due anni fa? Jason!" Percy non sembrava essere a suo agio con la conversazione, Leo se ne rendeva conto pur non guardandolo. Ma Annabeth aveva bisogno di sapere e per questo, solo per questo, il moro avrebbe affrontato la situazione, sperando che il passato non rovinasse il presente. Anche se, certamente, non c'era molto da raccontare.

Jason corse dal divano della biblioteca accanto a Percy, come soltanto un amico con legami di sangue avrebbe potuto fare per una persona e lo rassicurò con un semplice "Sono qui, bro" che fece sorridere sia il messicano che il cugino "Sì, due anni fa"

"Beh, ecco. Non stavamo ancora insieme. E io stavo spesso nel campetto da calcio e da basket insieme a Jason e Grover. Un giorno stavamo giocando a baseball con la palla da basket e Grover colpisce così bene la palla da mandarla fuori campo"

"Io direi fuori dallo stadio" integrò il biondo.

"È stato proprio un bel lancio" convenne Percy "che finì nella mansione di Atlante. Atlante è il papà di Calypso e…” lasciò che il nome di Zoe non toccasse l'aria, abbassando lo sguardo e deglutendo, scosse la testa, cercando di lasciare in pace il ricordo della ragazza, che ragazza sarebbe stata per sempre “ricordi? Quello che non condivide le mele con nessuno..." si riprese, con uno sbuffo ed alzando gli occhi al cielo.

"È per questo che gliele rubiamo" Leo portò davanti a sè il pugno, come fecero anche Jason e Percy, per farli scontrare, in un gesto che Annabeth li vedeva fare in continuazione.

"Insomma, dovevamo decidere chi sarebbe andato a prendere la palla. Per giustizia, ci sarebbe dovuto andare Grover, ma, il traditore, chiede di decidere giocando a carta sasso e forbice. E chi perde secondo te? Questi barano e perdo io. Quindi mi preparo ad andare contro la morte e sopportare la rottura di scatole che sarebbe stata la paternale di Atlante. Invece mi ritrovo una bella ragazza, con la palla in mano che si lamenta perché l'hanno colpita in testa"

"Questa è Calypso" sorrise Leo "Cosa ti ha fatto? Ti ha colpito in testa con la palla o...?"

"Il codardo qui, mica le ha detto che la palla era sua! Abbiamo dovuto comprare un altro pallone per colpa di quest'idiota!" borbottò Jason, incrociando le braccia "Ci avrà iniziato a flirtare da quando l'aveva vista da lontano. Dongiovanni"

Percy fece spallucce "Più forte di me" si giustificò "in realtà, ancora mi dovete spiegare come flirto, perché io ci ho seriamente provato a dirle di ridarmi la palla, ma lei sembrava non ascoltarmi. Non è colpa mia se sono affascinante!"

Annabeth lo fulminò con lo sguardo e lui arricciò le labbra.

"Va bene. Dopo quel fatto non è successo granché. Lei ha iniziato a parlarmi ed era molto dolce, premurosa, gentile..."

"Parliamo della stessa ragazza, noi due?" chiese Leo, assottigliando lo sguardo.

"Lei..." il moro sospirò abbassando la testa e muovendo su e giù la mano trai capelli "È colpa mia. Si era aperta molto con me. Parlavamo di tutto, lei mi aiutava in tutto quello che era possibile. Ma per me era solo un flirt. Ho pensato potesse essere anche solo mia amica. Non so lei... forse non era il mio tipo, o forse io ero troppo preso da altre cose, non lo so. Abbiamo iniziato a parlare attraverso il Viaggio Ombra e lei è diventata, non so come spiegarlo, l'ombra di una ragazza. Non la vedevo in carne ed ossa, non la vedevo come ragazza, ma come quelle stupide lettere che ci mandavamo, delle quali non ci capivo niente, perché non riuscivo a leggerle e... avrei potuto, in un inizio, non farla diventare nella mia mente una ragazza che ho abbandonato, in un modo o nell'altro. Potevo decidere di rimanere al suo fianco, di rimanere con lei ma c'era qualcosa, qualcuno, che m'impediva, in un certo senso, di farlo" Percy abbassò la testa "E quando le scrivevo non pensavo mai a lei. Calypso se n'era accorta e mi aveva scritto una lunga lettera che forse era d'addio. Io le ho risposto con un semplice mi dispiace. Capisco, adesso, che si era innamorata di me. E io l'ho abbandonata senza che lei avesse amici, o comunque qualcuno per potermi, non so, maledire in un modo o nell'altro. Io so di averla lasciata sola. Per questo non mi piace parlarne. Nè ricordarlo. Ma potevi chiedermelo senza problemi. Non ho segreti, per te"

Annabeth si leccò le labbra, prendendo fiato per poter dire qualcosa al moro, che teneva la sua testa sempre più bassa, ma fu interrotto da Leo che commentò il tutto con uno sprezzante "Ma che bravo ragazzo"

Jason lo fulminò con lo sguardo, rimproverandogli mutamente le parole appena dette, ma Leo non sembrò darci peso.

"Mi dispiace per davvero" mormorò Percy, giocando con le mani "Avrei dovuto stare più attento, starle più accanto, esserle amico e non il ragazzo che le ha spezzato il cuore. Ma sono felice che abbia trovato te. Nel senso, Leo Valdez, sei il ragazzo che Calypso deve aver aspettato per tutti questi anni. La fai ridere, la fai arrabbiare, la rendi serena. Sei tutto per lei e, se ancora vale qualcosa, un aiuto, un qualsiasi favore, chiedimelo e lo avrai. Avrei dovuto stare più attento in passato, ma ciò non toglie che voglio veramente vedere uno dei miei migliori amici e Calypso felici. Se lo siete insieme poi..."

"Ora che lo dici" sorrise il messicano "avrei proprio bisogno di un aiuto"


☆★☆★



Fu Nico a consegnarle il libro.

Era corso giù dalla collina della biblioteca, nell'intento di fermarla e l'aveva fatto, appoggiandole una mano sulla spalla e facendola girare verso di lui.

Calypso gli aveva sorriso dolcemente, ringraziandolo di cuore per averle portato La meccanica del cuore, senza però dare cenno a voler aprire il libro davanti a lui.

"È importante" aveva detto il piccoletto, indicandolo.

Lei aveva alzato le spalle, per poi chiedere, sospettosa, cosa fosse importante.

"Torna indietro. È importante" sbuffò Nico, ancora col fiatone "E appena incontri quell'idiota del tuo amichetto, digli che non sono Luke o Butch"

Calypso lo guardò di sbieco, mentre lui la spingeva verso la salita della collina, con poca eleganza, ma, alla fine, iniziò a camminare verso la biblioteca, di nuovo, tenendo sotto braccio il libro che il moro le aveva lasciato.

Arrivata al portone della biblioteca, chiuso, girò la testa verso Nico che, con una forcina per capelli -probabilmente rubata ad Hazel- apriva il portoncino che dava al giardino. Con un paio di colpi di polso, riuscì a far sentire un plick! leggero alla castana, che aprì la bocca, sentendosi poco al sicuro accanto al piccolo italiano.

"Che c'è?" aveva chiesto lui, come se avesse fatto la cosa più normale in questo mondo "Me lo hanno insegnato Travis e Connor. E Leo ha perfezionato la loro tecnica"

"Leo?" chiese Calypso, incredula.

"Cosa pensi? È un teppistello" Nico le fece cenno di entrare con lui.

"Dove dobbiamo andare?"

"Leo ha detto che ha lasciato le indicazioni dentro il libro" disse lui, come se nulla fosse, camminando sui sassolini che, ad ogni passo, sembravano volerlo far inciampare o affondare "Non so cosa intendesse" disse per prevenzione ad ogni domanda.

Lei rimase qualche passo dietro di lui ed aprì il libro, alla ricerca del fogliettino.

Ti ricordi dove ci siamo parlati la prima volta? Ti sto aspettando lì.

"Eh?" l'intelligente risposta della ragazza, che girò il fogliettino, nella speranza di trovare qualche indizio in più.

La prima volta che si erano incontrati? E dove?

Bella domanda.

Letteratura per bambini? Quando Leo aveva gettato in aria i libri di Zafon e imprecato contro Marina nelle maniere peggiori? No, no. Lei già sapeva il suo nome, ai tempi, e ricordava di aver riso dell'indignazione del ragazzo. Risposta sbagliata.

"Insomma?" incalzò Nico, con le braccia incrociate e battendo un piede sui sassolini bianchi.

Letteratura latina? Quando Leo aveva iniziato a battere il martello contro gli scaffali, non tanto perché doveva lavorare, ma perché voleva darle fastidio? No, no. Ai tempi ricordava di aver litigato con lui, ma solo perché lo aveva notato tempo prima e l'infastidiva da qualche settimana. Risposta sbagliata.

"Non mi mettere ansia"

Letteratura francese? Quando Leo aveva iniziato a cantare quelle odiose canzoni Disney, con un ridicolo balletto, per strapparle un sorriso, visto che l'aveva vista un pochino triste? No, no. Ai tempi già la conosceva, altrimenti, perché la voleva far ridere? Risposta sbagliata.

"Prima di notte, magari"

Calypso sbuffò, accarezzandosi il collo, con un poco d'irritata inquietudine. Letteratura americana? Letteratura spagnola? Letteratura inglese? Italiana? Manuali? Filosofia? Pedagogia? Psicologia? Era incredibile quanto ogni sezione avesse almeno un ricordo legato a Leo. Ma non era quello giusto. Non lo era mai.

Finché...

"Lo studio di Afrodite" la ragazza si portò una mano sulle labbra, trattenendo una risata "Ma certo!" si girò verso Nico e lo prese dalle spalle, quasi scuotendolo in avanti ed in indietro "La prima volta che ci siamo incontrati è stato davanti ad Afrodite! Io ero lì perché dovevo parlare con Afrodite sull'ultimo... non giudicarmi, Afrodite è stato il mio unico contatto umano per anni... dovevamo discutere sull'ultimo libro di Saramago e lui era lì perché Jason e Percy avevano distrutto uno scalino e la colpa era ricaduta su di lui. Leo ha fatto una battuta sul mio nome e io l'ho insultato con un Omuncolo Ignorante. Non una delle nostre migliori conversazioni... nemmeno insulti, a dirla tutta"

Nico sbattè le palpebre, per indicare la biblioteca, di nuovo, ed iniziare a camminare verso la parte opposta "Io non ti avevo chiesto niente" la salutò "Me ne torno a casa. Tu vai. Cioè, perché mi dovete raccontare tutti le vostre smielate storie d'amore? Non m'importa niente! Dèi!"

Calypso lo salutò con la mano, per poi girarsi ed iniziare a correre, senza neanche rendersene conto.

Entrata in biblioteca, guardò a destra e poi a sinistra, come se non riuscisse a riconoscere il luogo in cui passava i suoi pomeriggi da dieci o nove anni. Ricordarsi, comunque, dove fosse lo studio di Afrodite non le fu difficile e, dirigendosi verso quello, ascoltò i suoi passi rimbombare per la biblioteca, che sarebbe dovuta essere chiusa.

Aprì la porta con cautela ed infilò la testa, per controllare che non ci fosse niente di strano nella stanza, e che non fosse il solito scherzo di Leo Valdez per farsi due sane risate.

Pur avendo fatto pace da qualche settimana, in effetti, Leo non aveva smesso di punzecchiarla e prenderla in giro, a volte anche con scherzi innocenti, dai quali Calypso aveva dovuto imparare a difendersi, se non voleva tornare tutti i giorni a casa con il naso dipinto di rosso.

Rosso. Era il colore preferito di Leo e, chissà per quale motivo, Rachel aveva fatto notare a Calypso che stava iniziando a vestirsi continuamente di rosso.

Coincidenze.

Come no. Coincidenze.

Leo era seduto sulla sedia di Afrodite intento a piegare il solito origami. Ultimamente ne stava piegando parecchi. Doveva essere arrivato, l'ultima volta che la ragazza l'aveva incontrato -qualche ora prima, quindi- a quota ottocentotrentaquattro.

"Mi volevi vedere, Omuncolo?"

Leo alzò la testa, guardando la ragazza sulla soglia della porta "Raggio di Sole!" salutò, facendo volare il cigno dietro la sua testa, senza volere. Il ragazzo aggrottò le sopracciglia, ricercandolo per terra "Qual buon vento?"

"Adesso sei tu che parli come un vecchietto"

"Sei contagiosa" alzò le spalle lui, per riprendere il cigno di carta ed avvicinarsi a lei "Sai che numero è questo? Il novecentonovantanove" sorrise soddisfatto, mostrandole l'origami "Me ne manca solo uno"

"Dev'essere un desiderio importante se hai fatto mille cigni in nemmeno un mese. E come mai tutta questa fretta?"

"Segreto professionale"

"M'inalberi con questi segreti" borbottò lei "Mi hai chiamata qua per vederti finire il tuo millesimo origami ed esprimere un desiderio che non mi vuoi rivelare?"

"Più o meno"

"Io te lo direi il mio desiderio" sbuffò Calypso, mettendo su un piccolo broncio contro il ragazzo, che sorrideva "Ci ho seriamente provato a fare degli origami, ma vengono tutti male. In tre giorni ne ho fatto solo uno. Quindi tanto vale dirlo subito il desiderio, no? Tanto ho capito che le leggende giapponesi mi odiano"

"E quale sarebbe il desiderio?" chiese Leo, prendendo l'ultimo foglietto ed iniziando a piegarlo in fretta "Vorrei tanto incontrare i favolosi semi di luna. Altolà Rapunzel. Erano i raggi di sole a creare il fiore del sole, eh"

"Uno, i semi di luna esistono, Valdez. Due, no" Calypso si morse le labbra e lasciò che le parole fluissero dalla sua bocca, senza neanche pensarci "Vorrei piacerti come ad un ragazzo piace una ragazza"

Leo sbattè le palpebre, tenendo in mano i due cigni di carta ed osservando la ragazza che, ancora sulla soglia della porta, si accarezzava il braccio, diventata rossa a causa delle sue parole. Lei prese a boccheggiare, per scoprire di non aver più voce per dire niente e stava anche per andarsene -insomma, Leo stava lì che la fissava senza dire una sola parola-, quando il ragazzo tossì.

"Questo è inaspettato" borbottò lui, riavvicinandosi a lei e prendendola sotto braccio, per poi trascinarla fuori dalla stanza per tutta la biblioteca "Allora ci avevo preso, eh? Sei cotta di me!"

"Perché corriamo?" chiese con qualche difficoltà la ragazza.

"Sei vestita di rosso. È il mio colore preferito"

"Non è una risposta"

"Dici?"

"Dove staremmo andando, poi?"

"Fuori" rispose Leo, aprendo la porta che dava al giardino "Conosci la Grande Quercia?"

"Tutti la conoscono"

"È lì che ti porto"

"Perc..." la domanda le morì tra le labbra, davanti all'albero "Cosa...?"

Leo le sorrise, portandola sotto la Grande Quercia, spostando le centinaia di gru o cigni di carta che erano stati appesi ai rami.

Calypso li osservò, pensando quanto fosse simile ad un salice piangente, in quel momento, quell'enorme quercia.

Mille, no, novecentonovantotto origami cadevano dai suoi rami, a diverse altezze, con diverse sfumature di bianco e tutti creati con un tale zelo che la ragazza non potè fare niente se non ammirare quell'immenso lavoro, fatto da un ragazzino come Leo.

Per istinto, i suoi occhi si posarono sulle casette che, un mese prima prima, aveva attaccato insieme a Juniper ed Ella, e ricordò come avesse voluto elogiare quel lavoro, se solo non fosse stata in litigio con Leo.

Il ragazzo attaccò sugli ultimi due fili liberi gli ultimi origami, per poi fare cenno alla ragazza di avvicinarsi.

"È incredibile"

"Ti sto lasciando sulle spine, eh?" sorrise Leo "Jason mi ha detto che devo lasciare almeno per un po' le ragazze sulle spine"

"E se lo dice Jason"

"Ma se tu non fai altro che distruggere i pochi piani che mi faccio in testa, non ti avrei lasciato sulle spine. Forse tu lo avresti fatto, con me, però"

"E quale sarebbe stato il tuo piano?"

Leo rovistò nella sua cintura, fino a trovare un foglio stropicciato e, stirandolo con le due mani, si schiarì la gola "Fase uno, fa tornare Calypso nella biblioteca. Fase due, fa in modo che torni nel posto in cui ci siamo incontrati la prima volta -ci metterà un po', perché non è fantastica come te, quindi porta pazienza-"

"Ma che dolce" alzò gli occhi al cielo lei.

"Fase tre, dille che stai per rivelarle il tuo desiderio. Fase quattro, portala nel luogo in cui vi siete parlati per davvero per la prima volta. Fase cinque, rivelale il desiderio"

"Per adesso non vedo come io ti abbia rovinato il piano"

"Dovevo dirtelo io per primo che mi piaci. È così che funziona. Penso. Di solito è il maschio a dire che gli piace la ragazza, no? Secondo Piper..."

Calypso sbattè le palpebre "Cosa?"

"È il maschio che deve dire che gli piace la ragazza, no?"

"No, prima"

"È così che funziona. Penso"

"Prima"

Leo si grattò la testa, visibilmente imbarazzato "Mi piaci" disse, abbassando lo sguardo "Questo è così imbarazzante. Possiamo passare direttamente alla fase intermedia? Anche perché io già so tutti i tuoi difetti quindi, potremmo anche saltare..."

"Il tuo desiderio era che io ricambiassi?"

"No!" rispose lui bruscamente, scuotendo velocemente la testa e riportando il suo sguardo sul viso di lei "Non sono così meschino. Penso avrei dovuto capire da subito che mi piacevi, non è stato... non sei mai stata come le altre. Io ho sempre pensato che avrei capito quando sarei stato davanti alla persona che veramente avrei potuto amare, ma si vede che... ho sempre avuto un debole per le belle ragazze e pensavo che con loro sarei potuto essere felice, ma, vedi, di loro mi piaceva solo la facciata. Beh, Hazel è una grande amica, ma nient'altro, insomma. Invece, prima di capire te, ti ho guardato nel profondo ed è il profondo che mi piace, non solo il fatto che sei veramente bella e che il rosso, cavolo, ti sta da dio. Io con te ci sto bene. E... non volevo fare la stessa fine di Luke. Io non sono un codardo. Credo. Il mio desiderio era avere il coraggio dirti queste cose"

Calypso prese tra il dito indice e medio un cigno di carta, con un sorriso dolce " Sei complicato"

"Una delle mie qualità" sorrise lui nervosamente.

"Il tipo da gesti eclatanti"

"Così dicono" giocò con le dita, intrecciandole e piegandole tra loro "È per questo che ho scelto la Grande Quercia. Perché è grande. E ho schiavizzato Percy, Jason e Nico per poterli attaccare qui in tempo e Annabeth mi ha aiutato a pensare a cosa dire e mi sono perso anche le repliche di Sherlock per poterti parlare"

"Per lo meno so di essere più importante di una serie televisiva"

"Non intendevo... oh, al diavolo! Sappi che io amo Sherlock e se ho messo te sopra di lui è perché ti..." Leo si bloccò a metà della frase, comprendendo solo in quel momento cosa stava dicendo e l'importanza delle sue prossime parole "...amo più di quanto ami lui" terminò, aprendo a malapena la bocca.

Calypso gettò le braccia al collo del ragazzo e, con le labbra rosa socchiuse, gli lasciò un bacio leggero sulle labbra di lui, per sorridere e dire "Adesso tocca a me tenerti sulle spine, eh, Valdez?"





 
  
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