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Autore: AnyaTheThief    09/01/2015    3 recensioni
"... Magari lei è tornata" espone la sua teoria ai compagni che lo guardano seri ed in silenzio per tutta la durata del suo discorso, mentre il giovane neo-Moschettiere tenta di esprimere tutta la sua preoccupazione.
Entrambi all'unisono scoppiano in una risata fragorosa.
"E tu hai capito tutto questo da...? Un ghigno sotto ai baffi?" lo deride Aramis.
Il povero D'Artagnan sospira rassegnato, ma anche un poco divertito. E va bene, forse ha esagerato e viaggiato un po' con la fantasia, sicuramente un po' di alcool ha fatto la sua parte.
"Fidati, amico, Athos sta benone." lo rassicura Porthos appoggiandogli una sonora pacca sulla spalla. "Per quanto bene possa stare uno che ha rischiato di morire più volte per mano della moglie che credeva di aver ucciso." aggiunge poi, prima di scoppiare a ridere di nuovo assieme ad Aramis.
Anche D'Artagnan ritorna ad immergersi nell'atmosfera leggera e spensierata, e a sorseggiare dal suo boccale, costringendosi a fingere solo per un attimo che i suoi amici abbiano ragione. Ma lui sa che non è così, ed andrà a fondo in questa cosa.
E poi è davvero tanto, tanto curioso.
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Athos, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Mi ritiro per oggi."
L'annuncio non giunge insolito alle orecchie dei suoi compagni. Come tutte le sere, più o meno a quell'ora, lascia il suo tavolo in disparte e li rende partecipi della sua presenza con quell'unica frase, sempre la stessa.
E come tutte le sere si regge a malapena in piedi, tanto che una domanda di routine gli veniva posta a rotazione da uno dei tre.
"Ce la fai?"
Ma con un gesto incurante della mano venivano rassicurati, e prima che facessero in tempo a preoccuparsi, lui era già sparito.
Eppure qualcosa di diverso c'era.
D'Artagnan l'aveva capito.
Innanzitutto, da un po' di tempo aveva rincominciato a sedersi in disparte. Gli era parso che le cose fossero migliorate da quando... Beh, da quando non aveva più tutti quei rimorsi sulla coscienza. Ma alla fine era tornato come all'inizio. O almeno, quasi.
Mentre lui, Aramis e Porthos ridevano assieme attorno al tavolo, gli era sembrato di intravedere sotto l'ombra del cappello di Athos quella piccola smorfia simile ad un ghigno. Li ascoltava mentre scherzavano? Era abbastanza sobrio da capire i loro discorsi e coglierne l'ironia?
Lo segue con lo sguardo mentre sta uscendo dal locale. Qualcosa non gli torna, e nonostante gli altri due lo conoscano da più tempo, lui è stato l'unico in fronte al quale Athos si è messo a nudo. Lui è stato il primo a sapere il suo segreto.
E a salvargli la vita.
Ma questa di certo non è una cosa che gli rinfaccerebbe mai. E' soltanto preoccupato che possa essersi cacciato in qualcosa di pericoloso in cui non vuole coinvolgerli. Magari Treville gli ha affidato un compito riservato, e lui si sta portando sulle spalle un'enorme zavorra. Forse è qualcosa che sta mettendo in pericolo la sua vita. Forse qualche scagnozzo del cardinale? Magari ha avuto dei problemi con la giustizia, di nuovo, e non vuole che anche loro si mettano in pericolo a causa sua.
"... Magari lei è tornata" espone la sua teoria ai compagni che lo guardano seri ed in silenzio per tutta la durata del suo discorso, mentre il giovane neo-Moschettiere tenta di esprimere tutta la sua preoccupazione.
Entrambi all'unisono scoppiano in una risata fragorosa.
"E tu hai capito tutto questo da...? Un ghigno sotto ai baffi?" lo deride Aramis.
Il povero D'Artagnan sospira rassegnato, ma anche un poco divertito. E va bene, forse ha esagerato e viaggiato un po' con la fantasia, sicuramente un po' di alcool ha fatto la sua parte.
"Fidati, amico, Athos sta benone." lo rassicura Porthos appoggiandogli una sonora pacca sulla spalla. "Per quanto bene possa stare uno che ha rischiato di morire più volte per mano della moglie che credeva di aver ucciso." aggiunge poi, prima di scoppiare a ridere di nuovo assieme ad Aramis.
Anche D'Artagnan ritorna ad immergersi nell'atmosfera leggera e spensierata, e a sorseggiare dal suo boccale, costringendosi a fingere solo per un attimo che i suoi amici abbiano ragione. Ma lui sa che non è così, ed andrà a fondo in questa cosa.
E poi è davvero tanto, tanto curioso.


 


Il tonfo del letto che continua a sbattere contro la parete accompagna a ritmo i gemiti della ragazza, che ansima di piacere, travolta dalla passione.
Lui spinge il bacino con determinazione, mugolando a denti stretti ed affondando i polpastrelli nella carne abbondante della sua coscia, senza mai fermarsi, sempre più a fondo, fino a portarla al culmine del piacere.
E quel sussulto che lei fa ogni volta, quel flebile sibilo del tutto naturale, che le viene dal profondo della gola, la sua schiena inarcata, le unghie che gli conficca nelle spalle e che trascina laddove sono visibili altri marchi sulla pelle pallida...
E i suoi capelli rossi sparsi sul cuscino, una criniera di boccoli confusa ed arruffata, il seno prosperoso, i capezzoli turgidi, le gambe che si stringono attorno alla sua vita...
E il profumo di vaniglia, quei bastoncini che bruciano sulla cassettiera, le labbra rosse e carnose, il volto lentigginoso sudato, la brezza tiepida che entra dalla finestra...
E poi i suoi occhi che si aprono a guardarlo, quando ancora non ha esaurito il suo orgasmo. Lo sa benissimo che quando lo guarda in quel modo...
Anche lui geme un po' più forte, ma lei ansima andando a coprire quel suono, quando sente il calore del suo seme irradiarsi dentro di lei.
Sorride.
Lui fa quel ghigno e scuote il capo.
Poi si morde il labbro superiore e si lascia ricadere al suo fianco, tra le lenzuola umide, riprendendo fiato.
Anche lei inspira ed espira rumorosamente per qualche minuto, con un sorriso soddisfatto che le illumina il volto, poi rotola sul fianco, verso di lui. In un gesto che sembra quasi rituale, posa il suo indice a sfiorargli la fronte e lo fa scorrere lentamente verso il basso, soffermandosi a stuzzicare quella cicatrice sopra al labbro che poco fa si stava mordicchiando.
Lei ride, e la sua risata gli ricorda il suono di mille campanellini al vento; poi lo bacia proprio in quel punto dove aveva posato l'indice. E lo guarda, quasi a sfidarlo a non distogliere l'attenzione da lei.
Lui ricambia, un po' scettico, come se non volesse partecipare a quello strano gioco. Sembra che per un attimo stia per sorridere. Un sorriso vero, non il solito ghigno beffardo. Ma poi, come se si fosse ricordato di qualcosa, la sua fronte si aggrotta, e nei suoi occhi cala di nuovo quel velo di tristezza che lo fanno sembrare così cupo.
Le passa una mano tra i capelli, ma non sembra molto spontaneo.
Lei se n'è accorta. Il sorriso si trasforma in un'espressione rassegnata, come se sapesse cosa sta per succedere. Allora abbassa lo sguardo dove lui non può incrociarlo, e lui fa un breve sospiro prima di parlare.
"Meglio che vada, ora."

  
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