di cui flebilmente canto
la seconda voce.
Canzone
che ha cominciato a strisciarmi
nelle pieghe del cervello,
vi si è insediata come una
crisalide.Ne è uscito, spiccando il volo,
un ricordo.
E c’eri tu,
amica,
che sei ora divorata
dalla ragnatela del malumore,
che stai passando
il tuo giorno di dolore.
La penna ha deciso
di correre rapida sulla carta,
quasi volesse raggiungerti,
per spezzare
le ciglia invisibili
di quei mostri
che ti tengono prigioniera.
Quei mostri
non sono che enormi felini
e noi
non siamo che delle piccole
lucertole.
Ma la nostra coda ricrescerà,
nonostante tutto.