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Autore: SalvamiDaiMostri    09/01/2015    0 recensioni
Ambientata dopo la terza stagione. Dopo il matrimonio, John si è allontanato da Sherlock per dedicarsi alla sua nuova famiglia e nessuno dei due collabora più con la polizia. iLestrade si ritrova a ricordare i bei tempi andati quando, improvvisamente, riceve una chiamata.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lestrade, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Piove. Certo che piove... ormai è ottobre: è normale che piova a Londra. Lestrade esce irritato come sempre dal commissariato. Beh, “sempre” non è corretto.. Un tempo, con Sherlock e John era più semplice risolvere i casi più intricati e, perchè non ammetterlo, le giornate trascorrevano più liete con quella coppia di idioti tra i piedi, e la sera il detective tornava a casa più sereno. Ma da quando John e Mary si sono sposati, Sherlock si è improvvisamente isolato, forse per lasciare spazio alla coppia felice, forse per proteggere la loro bambina dai guai che un Holmes può attirare... John ci aveva provato a contattarlo, a invitarlo a risolvere qualche caso insieme, a cercare di mantenere saldo il rapporto, l’amicizia... Ma tra il fatto che Sherlock declinava ogni proposta con le peggiori scuse, e il lavoro all’ambulatorio, e la bambina a casa, accadde l’inevitrabile. Chissà quanti mesi sono passati da quando si sono visti l’ultima volta quei due... Lestrade si accese una sigaretta. Le sigarette... ci era riuscito a smettere Sherlock... Con l’aiuto di John... E tornare a fumare per lui fu il primo passo. Quando quel giorno il team anti droga lo portò in commisariato dopo la retata non voleva crederci: ci era ricaduto. Il detective chiamò immediatamente John: che venisse a parlarci, a tirarlo su, aiutarlo.. Era in pessime condizioni: vestito di stracci, sporco, smunto e pallido in viso... Di certo non dormiva ne mangiava bene da tempo. Ma la bambina piangeva in sottofondo: “Arrivo appena posso!” ma le ore passarono, Sherlock utilizzò la sua telefonata disponibile per chiamare Mycroft che pagò la cauzione. Inutile cercare di farlo ragionare: non vuole aspettare, non vuole vedere John. Gli ha anche tirato uno spintone... “Che se ne vada!” Aveva pensato, e lo aveva visto allontanarsi sotto la pioggia. Sì, pioveva anche quel giorno. Soffiò il fumo della sigaretta.
- Detective, c’è una segnalazione dall’antidroga.
- Non è di nostra competenza.
- Ma, capo, l’hanno trovato.
La sigaretta gli cade a terra. Lestrade si fionda contro il sergente Donovan e gli strappa il cellulare dalla mano per metterselo all’orecchio. Si fa dire dove l’hanno trovato. Getta il telefono addosso a Donovan e si fionda in macchina. A sirene spiegate, sfreccia verso il luogo indicato, non è lontano: non riesce a pensare a nulla. L’agente al telefono ha detto solo “E’ grave”. Non smette di piovere.
Arrivato: che merda di posto.. Un vicolo stretto e buio, puzza di piscio e marciume. Poco più in là ci sono i ragazzi dell’antidroga che stanno ammanettando due uomini, ma Sherlock non è nessuno di quelli. Dove cazzo è allora?? Chiede a uno dei ragazzi che, rattristato, gli indica con il braccio di girare l’angolo “Dietro a quel cassonetto” Lestrade non ringrazia nemmeno e corre, scivola anche sull’asfalto bagnato.
Dietro al cassonetto c’è Sherlock gettato su un cumulo di cartoni bagnati, una ragazza della squadra antidroga è con lui. Dice “E’ in overdose. Abbiamo chiamato un’ambulanza immediatamente, ma è incoscente da diversi minuti... Signore, non credo che ce la farà...” Lestrade lo guarda con gli occhi sgranati: lo vede poco perchè è buio e piove, ma è conciato ancora peggio di quell’ultima volta che lo aveva visto al distretto.. La bava alla bocca, gli occhi ingialliti. Il detective si getta a terra, afferra la giacca di Sherlock e comincia a gridare “Svegliati! Stupido bastardo! Alzati!” Le lacrime si confondono con la pioggia. Gli tira uno schiaffo “Svegliati! Svegliati Sherlock!” la donna si allontana. Lestrade va in panico, non sa cosa fare, non sa cosa pensare: Mycroft! Chiamare Mycroft! Lui sa sempre cosa fare. Ma se Sherlock è lì e in quello stato, è perchè Mycroft glie l’ha permesso. E allora no, ma che fare? CHE FARE??
Nemmeno si accorge che Sherlock ora è sveglio e gli ha appoggiato una mano sul viso. Cerca di parlare, allora il detective lo sente: “Oh Sherlock... che cosa hai fatto...” gli accarezza i capelli. Lui muove la bocca, ma non dice niente, si sforza. Piange. Lestrade lo guarda impietrito.
“J-John” il fiato gli si rompe. Tossisce, tossisce sangue. “John?” risponde Lestrade sorridendo, un sorriso disperato, un sorriso pietoso “John sta bene Sherlock, sta arrivando! Resta vivo e potrai parlare con lui. Resta con me.. ti prego...” patetica, patetica bugia. Lestrad si sente solo inutile e patetico in quel momento. Sherlock tossisce ancora una volta, più forte, e continua a piangere. Continua a sforzarsi: vuole dire qualcosa. “J-John... mi... mi disp-mi dispiace...”
“Glie lo dirò Sherlock, te lo giuro” Sherlock allora sorride e guarda l’amico che piange per lui.
“S-ono feli-ce che.. che tu... sia qui, Greg”e poi, tacque.
Lestrade allora scoppia in un grido che gli nasce dal profondo del cuore. E piange lacrime amare e soffocati singulti, poichè quel suo amico che aveva avuto tante occasioni per imparare il suo nome, e lo aveva sempre sbagliato, ha scelto proprio il suo ultimo respiro, per dirlo correttamente.
 
 
 
 
   
 
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