Tutto quello a cui riesci a pensare è scappare, scappare via da tutto, dalle persone che ami, dalla vita fin lì costruita, scappare dalle difficoltà. Perche forse, riflettendoci bene l'unica cosa che avevo saputo fare nei miei, brevi, 19 anni era fuggire, senza mai affrontare i problemi.
Ciò comportava il voler dimenticare tutto e tutti.
Niente di giusto era capitato.

O forse no.

Solo una cosa non avrei voluto dimenticare, o qualcuno. Il suo volto, che se pur così lontano dalla mia vista, il solo ricordo mi riportava alla mente il motivo per cui non avevo ancora mollato. Solo il ricordo del suo sorriso.
La dolcezza dei sui baci, e la magia dei sui abbracci.

Questo mi bastava.

Il suono della sua voce, che mi faceva addormentare ogni notte, mettendo fine alla tristezza del mio cuore. Sapevo che quelle parole registrate su uno stupido file Mp3, erano per me " Ogni notte mi riempivo di te. Si il mio cormo era abituato, ma ora devo riempirlo di lascrime. La notte con le tue braccia che mi circondano, il respiro che va più veloce. è il miglior paradiso, senza di te è un mondo senza speranze." 
Lui stesso me lo aveva confidato più volte. Ma se pur così innamorati e legati l'uno all'altra, eravamo infinitamente lontani.
Nessun abbraccio o bacio come una qualsiasi coppia; nessuna passeggiata mano nella mano. Forse la parola normalità non ci apparteneva, ma innamorati si. Un amore puro. Così lo definirei, un amore da favola quasi. Quello che ogni ragazza si meriterebbe di provare almeno una volta nella vita.

Ci sentivamo spesso, per messaggio, tramite Skype. Ma incontri fisici, ce ne erano pochi. Io impegnata tra scuola e lavoro , il weekend; e lui invece costantemente in viaggio, tra concerti e registrazioni varie, dall'altra parte del mondo. Nonostante ciò facevamo il possibile per incontraci. Spesso ero io a raggiungerlo, per qualche settimana, durante le mie vacanze scolastiche.

Ci eravamo ripromessi che una volta diplomata, lo avrei raggiunto in Corea e che avremmo cercato una sistemazione per conto nostro.  Solo noi due. Per questo avevo preso la decisione di lavorare il sabato e la domenica, in una pizzeria della mia città. Speravo in un futuro felice, con il ragazzo che amavo, e che ancora amo.

Io 19 e lui 25, solo due numeri, che però non ci allontanarono mai. Anche con 6 anni di differenza, che ammetto non essere pochi, tra noi non vi erano dislivelli o altro. Anzi ci confrontavamo su tante cose, spesso con risultati opposti. Erano i nostri caratteri così opposti a tenerci saldi, incollati. Lui sempre sorridente e scherzoso, Io timida e insicura, sempre chiusa in me stessa.  Siamo cresciuti insieme fino al mio trasferimento in Italia.

Io ho continuato a studiare, a vivere la mia vita qua, come ogni ragazza, ma con il cuore ormai occupato. Dongwoo aveva deciso di intraprendere la difficile carriera di Idol in Corea, ad ogni costo, lottando contro la volontà della sua famiglia, che avrebbe preferito per lui una laurea in medicina. Ho cercato sempre di sostenerlo per quanto mi era possibile, e credo di esserci riuscita. So che avrebbe voluto stringermi forte, e anche io, Dio solo sa quanto. Ero con lui ad ogni difficoltà, confidandomi paure, emozioni.
Insieme abbiamo condiviso il nostro primo amore, la nostra prima volta, che mai , per niente al mondo dimenticherò.
 

Già, adesso sono qui, nella mia stanza, di questa stupida città , di questo stupido ed inutile paese. Sono ai piedi del letto, con le ginocchia al petto, fissando il vuoto, in direzione del pavimento.

Penso .

Penso a ciò che accadrà una volta aperta quella porta. Una volta che dovrò affrontare la realtà, dalla quale questa volta non posso scappare.
“Come farò? “ è l'unica frase che mi passa per la testa. Si perchè non posso mettere a rischio tutto ciò che lui ha costruito in questi anni per il suo sogno. Lo distruggerei. In un secondo. Non so se comunicargli la notizia così, non posso. Non deve saperlo. L'unica cosa giusta da fare è sparire. Si , è la cosa migliore. Per entrambi. Sarà dura andare avanti da ora in poi. Perchè sono incinta.
Non mi pento di ciò. Mio figlio non sarà mai un errore. Ok.
Tutto quello che devo fare è uscire da questa stanza e andarmene. Mi chiederà spiegazioni, è logico. Ma devo essere forte, per noi 3. Forse un giorno saremo una famiglia, non so. Ma devo lasciarlo vivere la sua vita a pieno, senza intralci.

Lui è ancora lì sul divano, addormentato, come al solito... “non si accorgerà se me ne vado, ha il sonno pesante” sorrido vedendolo lì inerme, in tutta la sua bellezza.
Gli lascio un leggero bacio sulle enormi labbra morbide, mentre una lacrima mi riga il viso.

Il momento è arrivato.

“Addio Jang Dongwoo...”