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Autore: Oceania1997    10/01/2015    0 recensioni
Un mentore ubriacone, dal carattere forte e dalla poca sportività ma dalla grande astuzia e furbizia. E' questa l'idea che ci siamo fatti di Haymitch e, nonostante le sue caratteristiche non spingano ad amare sin da subito questo personaggio, ben presto, si scoprono tanti piccoli dettagli su di lui che ci inducono a cambiare idea. Come abbia fatto a vincere la seconda edizione della memoria ce lo siamo chiesti un po' tutti e la Colin ci ha mostrato dei piccoli stralci della sua impresa. Ma come sono andate veramente le cose? Chi era il giovane Haymitch e come ha affrontato le grandi sfide dell'arena? Tra insidie e pericoli, intrighi ed inganni, la forza di volontà e la determinazione avranno la meglio e lo condurranno ad una vittoria che , comunque, ha un suo prezzo.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Favoriti, Haymitch Abernathy, Nuovi Tributi, Presidente Snow
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Dal momento stesso in cui mi ritrovo nell'Arena mi rendo conto che c'è qualcosa di strano. Tutto ciò che mi circonda, a partire da quella vasta pianura fiorita,  è così bello che sembra di essere in un luogo fantastico e meraviglioso, un luogo di pace. Il cielo è di un rosa leggero ad indicare l'alba imminente, il monte innevato sulla destra è circondato da un ampio laghetto e, sul lato opposto, un rado bosco è sorvolato da mille uccelli colorati e ghiandaie imitatrici in festa. Un torrente, alimentato forse dal ghiaccio che si scioglie, sembra dividere il monte e si getta nel vasto lago. L'aria è cosparsa di un profumo delicato e piacevole come quello della primavera, in cui iniziano a sbocciare i fiori e le farfalle trasportano il polline. Credevo di essere pronto a tutto e che niente mi avrebbe sorpreso, in quanto ero certo che in onore di un'edizione così importante dei Giochi ci sarebbe stato qualcosa di unico. Questo però è troppo. E' insolito. Non ho mai visto un luogo così ma somiglia tanto a quel bosco incantato della storia che mia madre era solita leggere alla piccola Katy quando aveva quattro anni. Ormai ne sono trascorsi cinque e lei non crede più a quelle storie da quando, all'età di sette anni, ha visto andare a fuoco il treno merci di cui la gente del Giacimento si serviva per trasportare il carbone estratto dalle miniere fino a Capitol City ,prima che diventasse compito dei Pacificatori, i quali, si assicurano che nessuno si trattenga una quantità maggiore di materia prima di quanto non gli spetti. Nostro padre ed alcuni suoi colleghi erano responsabili del trasporto quel giorno in cui fu appiccato l'incendio e il carbone trasportato, alimentando le fiamme, non diede loro il tempo di fuggire da quella orribile prigione di ferro. Fu allora che la mia piccola sorellina iniziò a crescere troppo velocemente e ad abbandonare quelle storie a lieto fine, quelle favole irreali che rendono spensierati e fantasiosi i bambini, incapaci di capire il significato della morte. Ma questa non è una favola per bambini e questi sono i giochi della fame, i giochi della morte. Questo posto, tranquillo e incontaminato, risulta inadeguato per la crudeltà che presto lo caratterizzerà. Solo dopo qualche attimo mi rendo conto che la pianura non esiste davvero, non è reale ma è tutta creazione degli Strateghi. Ritorno a concentrarmi, ancora convinto che la scelta dell' Arena non è stata casuale. Sono i cinquantesimi Hunger Games, è la seconda Edizione della Memoria e niente può risultare banale. Nonostante non fossi ancora nato quando fu celebrata la prima edizione conosco la crudeltà e l’originalità che adoperano gli strateghi per creare l’arena e per pianificare la nostra sofferenza e la nostra morte poiché per anni hanno mandato in onda stralci di quei momenti con l’apparente intento di far divertire la gente. In realtà si trattava di un segnale quasi indistinguibile in cui ci veniva detto . Si, in effetti l’aggettivo che meglio descrive queste edizioni è indimenticabile.
Il gong non è ancora suonato, nei pochi secondi che restano prima dell'inizio mi interrogo sul da farsi. Fino a poco prima di vedere il campo ero certo della strategia che avrei adottato, ma ora? Mi guardo intorno e vedo gli occhi degli altri tributi fissi su quella meraviglia che per quarantasette di noi sarà la tomba. Che fare? Mancano pochi secondi e io non ho ancora capito cosa sarebbe ideale. Poi decido. -Resta vivo- mi dico. Il gong suona e io parto. Corro verso quell'enorme corno dorato al centro della piana e recupero velocemente uno zaino grigio, qualche coltello e una corda; poi scappo in direzione dei boschi. Strano a dirsi, mi sono comportato quasi come uno di loro...dei favoriti. Ho seguito  per così tanti anni gli Hunger Games da capire che lanciarsi sulla Cornucopia allo scadere dei sessanta secondi è un gesto avventato che con grande probabilità conduce allo scontro iniziale, al bagno di sangue che risulta inevitabile e per chi, come me,  non ha alleati è  assolutamente sconsigliabile. Eppure il vuoto e la meraviglia nei loro sguardi mi aveva dato quella strana certezza che, prima che fossero tornati alla realtà e avessero capito che i Giochi erano iniziati, sarei già stato molto lontano. Solo una volta raggiunto il punto in cui gli alberi iniziano ad estendersi ed intrecciarsi per formare il bosco, sento le urla di dolore, il suono metallico delle armi e l'aria di morte. Mi giro un attimo per guardare il campo e vedo una ventina di tributi che si stanno massacrando a vicenda nei pressi della Cornucopia mentre molti altri sono già stesi a terra, morti.
Poi sento arrivare fittissimo un odore sgradevole...di rose e  sangue. Questo però non sembra essere emanato da quei piccoli fiori colorati nella radura bensì da delicate rose bianche che crescono intorno ad alberi dai tronchi zebrati e ruvidi. Betulle. E' la prima volta che le vedo perchè alberi così non crescono nel distretto 12...o forse si, forse crescono nella parte più fitta dei boschi e non nel loro limitare, come qui nell'arena, ma l'accesso a quei luoghi del 12 è stato vietato dai Tempi Bui e l'intero distretto è stato delimitato da un recinto elettrificato che non permette a nessuno di oltrepassarlo.
L'odore delle rose è nauseante ma non sembrano essere dannose quindi procedo, incamminandomi sempre di più verso l'interno per mettere distanza tra me e gli altri tributi che, una volta terminato lo scontro iniziale, cercheranno di rintracciare quelli che si sono dispersi nella boscaglia o sul monte. Mentre cammino riesco a sentire il suono del mio respiro, lo scricchiolio delle foglie e dei rami che si spezzano sotto i miei piedi. E' un bosco abbastanza bizzarro, il silenzio sembra innaturale. Non un uccello che canta, non lo squittio di uno scoiattolo, non lo zampettare di un coniglio. Arrivo alla conclusione che o gli animali di questa bosco sono assolutamente silenziosi oppure...non ci sono! Parteggio per la seconda, seppure ricordi di aver adocchiato molti uccelli nella radura. In effetti la caratteristica che più mi aveva sorpreso dell'Arena è la presenza di grandi fonti d'acqua e cibo, cosa che facilita molto la sopravvivenza. Negli scorsi Giochi ho visto tributi morire nel modo più lento e doloroso possibile. Di fame, sete o freddo. Ma a quanto pare quest'anno non sarà così. La temperatura non è nè troppo calda nè troppo fredda e permette di avanzare senza nessuna difficoltà. Mi chiedo dunque quale siano le intenzioni degli Strateghi. Devono pur trovare un modo di sterminarci prima o poi. Siamo troppi per morire solo nei combattimenti e se gli Hunger Games si protraessero per troppo tempo risulterebbero noiosi e non attrarrebbero più la gente. Intanto il silenzio del bosco mi pervade e mi lascia sempre all'erta. L'unica speranza che ho è quella di trovare della selvaggina più avanti e quindi per una buona mezz'ora continuo a camminare ad un'andatura costante. 
   
 
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