Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: Crystal_Snow    10/01/2015    0 recensioni
[[STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA NONOSTANTE IL MIO AMORE VERSO DI ESSA]]
Shu è una persona fuori dal comune. Non simpatizza per nulla, ha l'autocontrollo di un combattente ed è assolutamente pericolosa. Vive insieme al suo Maestro, passa le giornate a tirare pugni ad un sacco e ad imparare mosse...fino a quando non conosce sette splendidi ragazzi che mettono a dura prova tutti i suoi passi avanti.
Perchè essere normali non è mai un pregio.
Genere: Azione, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Dedicato a tutte le persone fuori dal comune, uniche nel loro genere. Siete le più speciali.



Un giorno di dodici anni fa mia madre ebbe la mirabolante idea di iscrivermi ad un corso di Krav Maga. Diceva mi avrebbe fatto diventare una bambina sicura e forte, qualità fondamentali per vivere una vita senza troppi problemi, ma la ragione era fondamentalmente un’altra. Mia madre aveva la leucemia e desiderava che, il giorno della sua morte, io fossi stata capace di controllare le mie emozioni riuscendo a non chiudermi in me stessa. Per questo, ogni martedì e giovedì, mi recavo nella palestra del mio paese per allenarmi. Il Maestro Sunwoo fu il primo ad addestrarmi e l’ultimo a mettermi K.O., fatto sta che dopo due anni di allenamenti, avevo imparato a non piangere davanti agli sconosciuti e a metterli fuori combattimento in caso di attacco. All’età di otto anni controllavo le mie emozioni meglio di chiunque altro mio coetaneo.
Mia madre se ne andò in quello stesso periodo.
Il giorno del suo funerale la pioggia era funesta ma io non piansi, neanche una lacrima uscì dai miei occhi mentre la sua bara veniva calata nel terreno. Fui affidata al Maestro Sunwoo e il giorno del mio nono compleanno ricevetti una lettera di mia madre in cui annotava tutto ciò che avrebbe voluto dirmi nel corso degli anni. Non piansi neanche allora.
Da quel momento in poi, la mia vita diventò un percorso di miglioramento interiore basato sugli insegnamenti di mia madre. La mia capacità di concentrazione mi permetteva di conciliare studio, allenamenti e passioni in modo quasi perfetto tanto che, oltre ad avere il massimo dei voti, avevo raggiunto ottimi risultati in campo sportivo. Il Maestro era solito chiamarmi Shu, come il personaggio di Ken il guerriero, perché grazie al mio udito e al mio tatto ero in grado di combattere in completa cecità. E fu grazie alle capacità combattive che gli allievi del Maestro Sunwoo presentavano, che il dojo di espanse fino a diventare una vera e propria scuola. Gli iscritti aumentarono in modo esponenziale tanto che si dovette costruire un edificio più grande dove esercitarsi e giunsero da luoghi lontani esperti di differenti arti marziali a condividere la loro arte. Da allora conobbi nuove persone.
Ashley fu una delle mie prime migliori amiche, perfetta per i combattimenti un po’ più sostenuti, era agile, assolutamente letale e legammo tanto da diventare inseparabili. Cody invece, era aggraziato ed elegante ma quando si trattava di Kung Fu, diventava un petardo in fase di scoppio ed era difficile da fermare. Jieun aveva un viso dolce e cantava nel giardino del dojo ogni venerdì pomeriggio, pareva una principessa di porcellana anche se possedeva una cintura nera dall’età di dodici anni. Sanghyuk era il suo fidanzato, bello e temerario, capace di rompere un sacco da boxe dopo l’altro senza alcun problema. Yoora era un fulmine, correva spedita per chilometri senza mai stancarsi e di conseguenza anche i suoi movimenti erano forniti di questa particolarità. Jungwook chiudeva il gruppo in bellezza, era austero, possedeva un controllo smisurato e si diceva fosse riuscito a sfondare una porta blindata con un solo pugno ma lui non aveva mai affermato né negato. Fu grazie a lui che mi innamorai per la prima volta. 
Eravamo in palestra quel giorno e parlavamo di canzoni, Jungwook sosteneva che il metal fosse da squilibrati mentre io vaneggiavo perché di musica non ne capivo davvero nulla. Non so come ma arrivò a parlare di una sua amica di Seoul che era diventata pazza di un gruppo che aveva appena debuttato e il solo sentir parlare di coreografie intricate mi incuriosì a tal punto da voler cercare sul web. Tornata a casa, anche se la ricezione era pessima, digitai sul computer la parola BTS e mi apparve un mondo nuovo, sgranai gli occhi confusa.  L’immagine di un ragazzo in particolare mi rapì, avevo appena conosciuto Jeon Jungkook.
 

Da allora le mie abitudini cambiarono drasticamente. Il tempo libero diventò una continua ricerca in rete, l’autocontrollo divenne sempre meno e il desiderio di digitare una volta per tutte “Jungkook nudo” si fece una tortura. Decisi di parlarne con il Maestro, la mia concentrazione ferrea era andata a quel paese e nella notte avevo cominciato a rigirarmi nelle coperte squittendo come un topo al pensiero che Jungkook avesse la mia stessa età, tutto questo doveva finire, per il bene mio e della mia sanità mentale. Da grande uomo saggio, il maestro Sunwoo non perse la calma neanche quando gli confidai di aver letto una fan fiction VM18, anzi, mi rassicurò affermando che fosse normale per una ragazza della mia età provare questi sentimenti e che avrei riacquistato la mia concentrazione con il tempo. Quando lo abbracciai di slancio provai una sensazione di libertà e capì che l’autocontrollo non era tutto, bastava non esagerare. 
Quel giorno mi sentì davvero felice.
Il tempo passò e come aveva previsto il Maestro, riottenni la calma interiore che avevo un tempo. Il mio cuore però era libero, vi erano giorni in cui mi sedevo vicino a Jieun a cantare, correvo con Yoora oppure in cui ballavo insieme a Cody, era tutto molto più tranquillo e la mia rigidità esagerata si era affievolita fino a diventare quasi… piacevole. Ovviamente mi allenavo ancora, la mia potenza era conosciuta, ma lo facevo con più desiderio e per un determinato periodo pensai di aver raggiunto la perfezione interiore.
 

Fu un giorno di Maggio che mi fece cambiare idea.
Stavo tornando da scuola insieme ad Ashley, i nostri zaini erano pesanti ma grazie ai duri allenamenti riuscivamo a portarli, senza nessuna fatica, anche per chilometri e chilometri. Saltellavamo allegramente per la strada nonostante i nostri diciassette anni d’età e ogni tanto cercavamo di colpirci a vicenda per divertimento anche se le mosse non andavano mai a segno.
Quando arrivammo al dojo—ormai anche Ash viveva lì visto che la costruzione era grande quanto un quartiere—notammo la presenza di due uomini sospetti. Erano appoggiati ai lati dell’entrata, portavano occhiali da sole e vestivano di solo nero. Ashley mi guardò complice e si diresse dall’individuo a sinistra mentre io proseguii nella direzione opposta per bloccare l’altro. Questo non si accorse della mia presenza neanche quando gli fui a pochi centimetri di distanza, per cui mi bastò un semplice colpo sulla schiena per mandarlo fuori uso. Ashley fu fortunata quanto me, la vidi tirare un calcio all’altezza della mascella dell’uomo che cadde a terra privo di sensi. Il silenzio di tomba che si percepiva era inquietante e anormale visto che era un venerdì e la voce di Jieun sarebbe dovuta essere il suono principale. Io e Ash corremmo alla velocità della luce verso la palestra principale, dove solitamente il Maestro faceva lezione a quell’ora e ci stupimmo di trovare la porta sigillata. Ci guardammo con le fronti aggrottate prima di tirare un doppio calcio e sfondare la porta. Le nostre uniformi svolazzarono nel vento.
Quello che ci si presentò davanti fu davvero l’inizio del mio cambiamento interiore, perché se non svenni di fronte a Jeon Jungkook e agli altri membri dei BTS, fu solo grazie ad un miracolo.
  
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