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Autore: Ari Youngstairs    10/01/2015    9 recensioni
Malec | Divergent!AU
“Eppure, io ero convinto di non avere nulla di speciale.
Schietto, timido, voglio bene ai miei fratelli e ho poca voglia di stare in mezzo alla gente: un normalissimo Candido. Beh, forse non proprio normale, dato che ho fin troppi scheletri nel mio armadio.
La città in cui vivo è divisa in cinque Fazioni, ma non le amo particolarmente: ci limitano, e nel mio caso sono la cosa più scomoda che possa capitarti.
Però se tengo la bocca chiusa non potrà accadermi nulla di male. Giusto?”

Alexander Gideon Lightwood si sbaglia: la sua semplice vita viene completamente stravolta dopo il Test Attitudinale, rendendola quasi come un vero e proprio thriller.
Aggiungete dell'azione, intrighi, cospirazioni e qualche battito cardiaco di troppo.
Che ne verrebbe fuori?
Genere: Azione, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Altri, Magnus Bane
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Note: Buon anno gente, spero abbiate passato delle belle vacanze! ♥️
Io sì, l'assenza della scuola e i pochi compiti mi hanno concesso tanto tempo libero, in cui ho avuto tempo di leggere parecchio e scrivere questo capitolo (addirittura più lungo del precedente!)
Volevo ringraziare tutte le persone che hanno recensito lo scorso capitolo, in particolare tre ragazze che hanno recensito per la prima volta (The high warlock, Handy e SweetEyes) che spero di risentire presto ♥️
Che dire, spero che il capitolo vi piaccia, fatemi sapere. Grazie ancora ♥️

Ari Youngstairs





• Capitolo Quattordici •


A volte mi sorprendo di quanto sia geniale e contorta la mente dei miei fratelli.
Mi hanno spiegato che, dopo ieri sera, hanno bloccato tutti i treni per la fazione degli Eruditi e viceversa. 
Eppure da come mi hanno raccontato oggi pomeriggio alle due un treno clandestino partirà per il loro Centro di Controllo.
È l'una e mezzo, quindi ora di pranzo, e ci stiamo dirigendo verso mensa.
Adesso devo trovare una scusa per distrarre Magnus e...Dio, mi sento come un agente segreto! 
Questa cosa si sta rivelando più divertente del previsto.
Entrati nella mensa un odore di pasta pomodori e formaggio ci avvolge, facendomi venire l'acquolina in bocca.
Ci guardiamo intorno alla ricerca di un tavolo, ma l'unico disponibile ha soltanto tre posti liberi. 
Prima che possa dire ai miei tre compagni che andrò a cercarmi un altro posto, una voce mi chiama dall'altra parte della stanza, e riesco ad udirla chiaramente nonostante il fracasso tipico dell'ora di pranzo.
«Alec, c'è un posto libero qui!» Magnus, dal tavolo che hanno soprannominato “dei capi”, sta sbracciando per attirare la mi attenzione. La mia attenzione?
Lancio un'occhiata indecisa a Jace, che in risposta mima con le labbra un concitato «muoviti!»
Anche se ho rischiato di andare addosso ad un paio di persone, riesco a raggiungere Tessa, Woolsey e Magnus al loro tavolo, ma prima di mettermi seduto, esito. 
Fa quasi paura mettersi vicino a loro e percepisco, come filo spinato sulla pelle, le numerose occhiate che sto ricevendo. 
«Beh, siediti, vogliamo mangiare la pizza, mica te.» Mi invita gentilmente Tessa, è solo dopo qualche istante riesco a prendere posto accanto a Magnus.
Mi sento rigido come un bastone e rovente come fuoco.
«Grazie per...il posto.» Mormoro, giocando nervosamente con una forchetta di plastica.
«Figurati. In fondo nessuno ha il coraggio di mettersi qui.» Consata Magnus, prima di gridare: «Quando arriva la pizza? C'è chi ha fame!»
Sento una cameriera gridare qualcosa in cucina, finché non le vengono consegnati parecchi vassoi, con sopra delle pizze fumanti che emanano un profumo a dir poco divino.
Quando ci consegnano la nostra, Magnus ci si avventa sopra come un lupo affamato.
«Che bontà.» Sbiascica con la bocca piena, ed io mi lascio sfuggire un sorrisetto.
Prendo una fetta di pizza, piena di sugo di pomodoro e mozzarella, e addentandola mi rendo conto di quanto avessi fame. 
«Come sta andando l'Iniziazione?» Mi chiede Tessa dopo un po', ed io capisco a cosa si sta riferendo. 
Ma prima che possa rispondere, lo fa Magnus al posto mio: «Bene, non è male, anche se ha ancora da lavorare su alcune cose.» Il suo è un tono complice, di chi sa.
La ragazza mi lancia un'occhiata sbigottita, ed io mi mordo a sangue le labbra. 
«Ehi, tranquillo.» La voce di Magnus mi arriva all'orecchio come un sussurro. «Sei al sicuro, te l'ho detto. Ti fidi di me?» 
La sua vicinanza mi mette a disagio, ma dopo aver deglutito un paio di volte, annuisco con la testa.
«Che avete tanto da bisbigliare?» Domanda Woolsey, masticando la sua pizza.
«Ma fatti gli affari tuoi.» Magnus lo guarda in cagnesco, mentre Tessa ascolta divertita la conversazione.
Con le guance più rosse che mai, faccio per alzare la mano per prendere un altro pezzo di pizza, ma il mio allenatore mi batte sul tempo e prende l'ultima fetta.
Mi sono accorto solo ora che Magnus ne ha mangiata oltre metà, ed io soltanto una misera parte.
Ritraggo la mano, giocherellando con le dita. Dio che fame, lo stomaco mi brontola in maniera insopportabile.
Dopo qualche secondo, però, vedo sventolare davanti al mio naso il fatidico ultimo pezzo di pizza, ancora caldo.
«Tieni, dai. Hai una faccia da cucciolo bastonato.» M'informa Magnus, offendomelo. «Sento il tuo stomaco brontolare da qui.» 
Sorpreso, prendo la pizza e prima di addentarla lo ringrazio, sorridendogli.
Ho quasi timore di sorridere in sua presenza, poiché sicuramente potrei cominciare a balbettare e ad arrossire come un idiota. Forse lo sono davvero.
«Magnus, hai offerto un pezzo di pizza?» Chiede Tessa, con il tono di chi ha visto un alieno o un gatto volante. «Questo sì che è strano. Di solito se qualcuno prova a fregarti del cibo lo ammazzi.»
«Tessa, segnatelo sul calendario.» Suggerisce Woolsey, e Magnus gli lancia una forchetta indispettito. 
Visti da vicino non sono così spaventosi, dopotutto. Non come credono tutti: Tessa con me è sempre stata gentile e premurosa, Woolsey è solo strano in maniera indefinibile, e Magnus...Magnus ti ha mandato in palla gli ormoni, cretino.  
Una campanella segna la fine del pranzo e vedo Isabelle da lontano lanciarmi un'occhiata complice, poco prima di uscire.
«Ehm, Magnus.» Lo chiamo, prima che si alzi dal tavolo. «Dovrei parlarti.»
Annuisce, e dopo essersi guardato intorno, mi afferra per un polso e mi trascina via, portandomi in uno di quei corridoi che non usa quasi nessuno.
«Anche io dovrei parlarti.» Annuncia dopo un po'. «Sappi che mantenere segreta la propria divergenza non basta. Devi saperla controllare, se non vuoi che qualcuno se ne renda conto da solo.»
«Cosa intendi per controllare?» Domando, e i miei denti, in modo quasi automatico, mordono a sangue le labbra già massacrate. Prendi tempo, prendi tempo, prendi tempo.
«Nella prima parte dell'Iniziazione, la più corta, ti è andata bene. Ma la seconda è più lunga e più difficoltosa. Ci saranno dei...test, per vedere se come Intrepido vali non solo fisicamente, ma anche in fatto di astuzia, abilità e intelligenza. Gli Intrepidi, in quei test, si comportano tutti allo stesso modo, i Divergenti invece variano di persona in persona.»
Sposta lo sguardo dalla parete, incollandolo su di me. 
«Quanto è forte la tua Divergenza? Dobbiamo capire quanto è grosso il tuo problema.» 
«Quattro fazioni. Sono destinato a quattro fazioni.» Rispondo, cercando di non dare troppo peso alla parola problema.
Le braccia di Magnus, prima tenute incrociate sul petto, gli cadono molli lungo i fianchi, e vedo i suoi occhi luminosi rabbuiarsi per un istante. 
 «Oddio.» Sussurra, visibilmente scosso. «Will era destinato a tre. Gli hanno sparato a vista.»
Sento un nodo alla bocca dello stomaco, e una nauseabonda voglia di vomitare: l'ultima volta che mi sono sentito così era alla festa, quando mi ero scolato la bellezza di due litri di vino. Peccato che ora sia completamente sobrio. 
«Chi è Will?» Domando, giusto per far arrivare una boccata d'ossigeno al cervello.
«Era il marito di Tessa.» Il suo sguardo si riempe di malinconia. «So cosa stai pensando. Tessa ha diciannove anni e si è già sposata: beh, qui da noi funziona così.» Ammette, facendo spallucce.
Hanno sparato ad un Divergente destinato a tre fazioni, ed io a quattro...comincia a girarmi vorticosamente la testa.
«Alec, sei pallido come un cencio.» Constata lui, prima di appoggiarmi il palmo della mano sulla spalla. «Stai bene?»
«È...è solo un po' d'ansia.» Sbiascico, ma dallo sguardo di Magnus capisco che non ci crede: la verità è che la paura mi sta assalendo. Dopo ieri sera, neppure questo è un luogo sicuro.
«Scusa.» I suoi occhi sono bassi, puntati verso il pavimento. «A volte non penso quando parlo. Comunque, quando hanno scoperto Will non eravamo preparati, nessuno sapeva nulla.» 
Porto le braccia allo stomaco, ormai in subbuglio. Ma che mi succede? Non è ora il momento di farsi prendere dal panico.
«Ehi, calmo, ascoltami: andrà tutto bene. Ho paura quanto te, ma angosciarsi non serve a niente. Dobbiamo affrontare una cosa alla volta.» Dice sinceramente, abbozzando un sorriso.
Devo ammettere che ha quasi un effetto tranquillizzante su di me. Come quando si recupera l'equilibrio dopo esser caduti, o come quando si riprende fiato riemergendo da una lunga apnea.
«In effetti ci sarebbe una cosa che potrebbe fare al caso tuo.» Continua dopo qualche minuto. «Ti va di provare?»
Annuisco, ma poi mi ricordo che Jace, Izzy e Clary contano su di me per andare al Centro di Controllo degli Eruditi.
«Potrei soltanto andare a dire una cosa a mio fratello?» 
Ricevendo un consenso, sfreccio via ancor prima che possa aprir bocca. 


§

So esattamente dove trovare chi cerco.
Corro come un forsennato per gli innumerevoli corridoi, freddi e umidi, fino a raggiungere il grande portone che dà sulla stazione.
I volti di Clary, Jace e Isabelle si illuminano non appena mi vedono.
«Eccoti finalmente!» Mia sorella mi afferra saldamente per un braccio, trascinandomi verso l'uscita, ma io mi fermo sul posto prima che possa riuscire nel suo intento. 
«Cosa c'è, Alec?» Domanda Clary, gli occhi preoccupati e pieni d'impazienza.  
«Non posso venire con voi.» Sospiro. «Posso distrarre Magnus e lasciarvi star via per un po'. Ma devo rimanere qui.»
I nostri sguardi si intrecciano, creando una rete di occhiate che dicono tutto e niente.
«Quindi...dobbiamo lasciarti da solo?» Isabelle mi prende le mani portandosele al viso, in un gesto rassegnato.
Annuisco, nonostante tenessi particolarmente ad andare al Centro di Controllo degli Eruditi. Spero solo che non combinino qualche casino.
«State attenti, mi raccomando.» Sussurro, più che altro per convincere me stesso che per ricordarlo a loro. Per quanto riguarda i miei fratelli saranno anche scapestrati, ma certamente non sciocchi.
«Lo saremo fratellone.» La voce di Isabelle è dolce e convinta, e non riesco a dubitare di lei quando mi parla così. 
Mentre il portone si chiude alle loro spalle, sento il cuore un pochino più leggero.


§

Mi adagio sul lettino, i muscoli tesi come corde. Mi pare di esser ritornato al giorno del Test Attitudinale. Sembra passato così tanto tempo...
Magnus mi scosta una ciocca corvina dalla fronte, per poi appiccicarvici una ventosa di gomma, collegata ad un computer -piuttosto grande e vecchio- pieno di polvere. 
«Vedi, nella seconda parte dell'Iniziazione-» comincia a spiegare il mio allenatore «-dovrai affrontare le tue peggiori paure, ma dovrai farlo come un Intrepido.»
Tendo le orecchie, mentre sento uno strano nodo formarsi alla bocca dello stomaco. 
«Una volta, prima di affrontare il Test vero e proprio, si allenavano con questa macchina. Poi non è stata più utilizzata poiché ritenuta obsoleta... e in effetti lo era, ma noi potremmo usarla a nostro vantaggio.»  
Mi porge un piccolo bicchiere di plastica, di quelli che si usano per il caffè, contenente un liquido verde fosforescente che emana una puzza terribile.
Rivolgo a Magnus uno sguardo supplichevole.
«Eh no, non fare quella faccia. Bevi, forza.» Mi incita severo, anche se sono convinto di avergli visto balenare un sorriso sulle labbra. 
Mando giù quello che potrebbe esser tranquillamente definito veleno che mi infiamma la gola come se avessi ingoiato acido, e attendo che faccia effetto. 
«Comunque, ci tenevo a dirti che non ho la più pallida idea di cosa potresti vedere.» Ammette, in imbarazzo. 
«Come scusa?» L'ansia mi sta prendendo a morsi. 
Cado all'indietro sullo schienale del lettino, e sento le forze abbandonarmi, come se mi stessi per addormentare. 
La vista mi si annebbia, e l'ultima cosa che vedo prima di chiudere gli occhi è il volto preoccupato di Magnus. 


§

Sto cadendo nel vuoto. 
Sento un fischio acuto nelle orecchie, mentre l'oscurità mi avvolge come una pesante coperta. 
Odo delle voci intorno a me, lontane e spaventose come potrebbero essere quelle degli spettri, ma non riesco a distinguere chiaramente cosa dicano.
Con un tonfo sbatto la schiena a terra, ma non provo alcun tipo di dolore. 
Rialzandomi, noto di aver addosso non più la divisa nera da Intrepido, bensì una camicia bianca e dei pantaloni scuri: abiti da Candido.
Sono nel cuore della città, davanti l'entrata della Torre. Solitamente questo posto brulica di gente, ma ora non c'è anima viva e regna un silenzio inquietante.
«C'è nessuno?» Domando, senza ottenere risposta.
Questo posto ha un che di surreale, persino il cielo non sembra vero: è di un grigio scuro ma non vi sono né sole né nuvole, come se fosse un foglio di carta scurito dal fumo.
Voglio andarmene da qui, subito. 
Chiudo gli occhi, concentrandomi. Forse così riuscirò a svegliarmi.
Puoi farcela.
Purtroppo non accade nulla, ed io rimango bloccato in questo posto tetro.
Mi incammino verso la strada che porta a casa mia, dato che restando fermo sicuramente non combinerò nulla. 
Percorrerla a piedi e non con l'autobus fa uno strano effetto, soprattutto se prima c'era un traffico da capogiro. Che sia della nostalgia? 
Devo ammettere che finora è stata una fedele compagna dato che non mi ha mai abbandonato; anzi, ogni giorno si fa più insistente e fastidiosa.
Un po' come una canzone che non ti piace, ma che sei costretto a riascoltare ancora e ancora, fino a non poterne più.
«Mi scusi?»
Per poco non mi prende un infarto. 
Dopo esser sobbalzato, mi volto lentamente in direzione della voce: una donna col volto pieno di rughe, capelli bianchi e crespi raccolti in cima alla testa, che mi fissa con i suoi occhi inquisitori color acciaio. 
Dagli abiti blu e gli occhiali che porta, sembrerebbe un'Erudita.
«Documenti.» Mi ordina, con fare altezzoso.
Deglutisco, mentre cerco invano qualsiasi cosa possa assomigliare ad un documento all'interno delle mie tasche. 
«Documenti.» Ripete, avvicinandosi. 
Il suo sguardo è come filo spinato, gelido e spietato. 
Non sapendo che fare rimango zitto, e in una delle sue mani nodose appare una pistola. 
«Male, male, molto male, divergente.» 
Innalza l'arma verso il cielo, ma quando preme il grilletto non vi è nessuno scoppio, nessun proiettile, ma una scintilla che sale sempre più in alto per poi esplodere in un mare di luce, come un fuoco d'artificio. 
Automaticamente provo a correre via, ma intorno a me vedo soltanto una schiera di forze dell'ordine, venute da chissà dove, tutte con pistole e fucili spianati. 
Un moto di paura mi cresce impetuoso nel petto, affannandomi il respiro. 
I miei occhi vagano alla ricerca di volti noti, di qualche appiglio a cui reggersi, ma l'unica familiarità è il ghigno diabolico di Camille, il ghigno di un vincitore. 
«Pensavi che non ti avremmo scoperto?» Domanda, per poi schioccare le dita pallide e sottili. «Sparate.» 


§

Ho il cuore che sembra voler saltare in aria. 
Tento di respirare, ma è come se il mio corpo non rispondesse ai comandi. I polmoni bruciano.
«Alec!» Magnus mi toglie con urgenza le ventose di plastica, che mi hanno lasciato dei segni rossi e circolari sulla pelle. 
È come se qualcuno mi avesse tenuto per ore in una centrifuga, tanto la testa mi gira mandando scariche di dolore.
Sento le mani di Magnus dietro la schiena che cercano di farmi alzare dal lettino, ma non appena ci provo sento una forte nausea montarmi nello stomaco. 
«Inf...ermeria.» Balbetto, prima di perdere i sensi. 






Note2: Imploro pietà. So che non è proprio il massimo, ma meglio di così non veniva.
E ho una brutta notizia. Cioè, perlomeno, credo sia brutta: con i professori che mi sfondano (ho l'esame di terza, credo mi capiate, sono peggio delle sanguisughe), e questo brutto blocco, non riesco ad aggiornare tra due settimane.
Tengo moltissimo a questa storia, voglio dare il meglio. E purtroppo ho bisogno di tempo. Ho paura che, se facessi di fretta, rovinerei questa Fan Fiction che ha riscosso "successi" e apprezzamenti che mai, MAI mi sarei aspettata.
Approfitto per ringraziarvi ancora, grazie davvero. In particolare un grazie ad Alice che non solo trova tempo per recensire tutti i capitoli, ma mi fa da BETA e mi sostiene ♥️
Che dire? Spero di leggere presto le vostre recensioni per sapere che ne pensate, avete letteralmente dato vita a questa storia.
   
 
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