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Autore: kimartwins18    10/01/2015    0 recensioni
Le sono sempre piaciuti gli areoporti. Le piace quell'alone di speranza e possibilità che aleggia nell'aria. Quell'idea di potere partire per il più sperduto angolo del pianeta.
I gate sembrano tanti porte per i mille sentieri del mondo, come le porte all'interno del cappello magico del cappellaio matto.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Quello che i finlandesi non dicono


Il suono delle rotelle della valigia sull'asfalto le arriva all'orecchio come uno strumento scordato.

Il sole, quasi assente nelle due ultime settimane, sbuca oltre una grande nuvola bianca,quasi per ricordarle quello che si perderà quando dovrà lasciare quel paese.

Si guarda intorno .Vuole fissare nella sua mente ogni piccolo dettaglio.Crede che così riuscirà ad imprimere più a lungo quella sensazione di pace e appartenenza, di emozione e vitalità.

Le sono sempre piaciuti gli areoporti. Le piace quell'alone di speranza e possibilità che aleggia nell'aria. Quell'idea di potere partire per il più sperduto angolo del mondo.

I gate sembrano tanti porte per i mille sentieri del mondo, come le porte all'interno del cappello magico del cappellaio matto.

Ma in quella mattina non è prorio amore quello che prova per il luogo in cui si trova.

Odia il pensiero di dover oltrepassare quella porta perché questo significherebbe mettere la parola fine a quei due mesi di amicizie e nuove esperienze, di alberi e laghi, di salmone e patate, di sauna e pane nero. La fine del suo viaggio in Finlandia.

Eppure si trova lì, accanto Sanna,la sua simpaticissima mamma ospitante che aveva voluto accompagnarla all'aeroporto. Pensa ai suoi biondissimi fratellini ospitanti che ha salutato poco meno di due ore prima all'asilo e all'improvvviso le si stringe di nuovo lo stomaco.

I suoi amici negli ultimi giorni avevano già iniziato la fase depressiva di rientro, con filmini con musiche tristi e parlando con nostalgia dei giorni passati insieme. Ma lei si rifiutava di parlarne.Non erano ancora tornati, non avevano ancora concluso quella bellissima esperienza. Voleva pensare al presente, a ciò che ancora avrebbero potuto condividere in quell'ultimo giorno.Non avrebbe pensato al fatto di doversi semparare da loro fino a quando non si sarebbe trovata di fronte al fatto compiuto, altrimenti lo sapeva, sarebbe scoppiata prematuramente a piangere. Non che fosse una ragazza dalla lacrima facile.


Sono in anticipo. Probabilmente qualcuno sarà già arrivato al luogo d'incontro ma lei vuole godersi il più possibile quella sensazione di non essere ancora entrata nel programma schematizzato che avrebbe scandito quella giornata.

Così entrano da Starbucks,uno dei due soli presenti ad Helsinki. Lo hanno aperto da poco più di un anno, le dice Sanna. Le piace quel posto.Nonostante i prezzi un tantino alti, le da l'idea di essere connessa con il resto dei bar aperti in tutto il mondo. Dappertutto tranne che in Italia. È per questo che si gusta quel frappuccino al cioccolato che sa troppo di caffè. Nella tazza su cui ancora una volta hanno sbagliato a scrivere il suo nome. Ma non le importa perchè quel nome, con l'accento sulla prima sillaba come si usa nella loro lingua, le da la sensazione di essere almeno un pochino finlandese.

Ma finito il frappuccino,forse un pò troppo in fretta, Sanna le ricorda che devono arrivare al luogo dell'appuntamento.

Odia il suono delle rotelle sul pavimento liscio delle "partenze europee".

Tutto intorno a lei la riporta a quel lontano ma troppo vicino primo luglio. E d'improvviso, come un deja-vu,sente quella sensazione di novità e aspettativa che l'aveva colpita quando aveva messo piede per la prima volta sul suolo finlandese.

I volti pallidi, i capelli biondi che accomunano la maggior parte di quei cinque milioni di abitanti.

E in lontananza vede come una grande chiazza arancione moccupare con prepotenza la piccola zona dedicata al check-in. In lontanza sente le voci dei ragazzi che indossano la sua stessa maglietta. Ad indossarla si sente un po' un granchio,ma ciò le dispiace affatto,la fa sentire parte di qualcosa,come un piccolo pezzo di un puzzle molto più grande.

Si avvicina e subito le viene incontro Sophie, la sua amica canadese.

Si abbracciano strette, come per testimoniare il fatto che in quel momento sono ancora lì,insieme, senza un oceano a separarle. Poi arrivano lo spagnolo Luis, il tedesco Max, la cinese Shine e in poco tempo si ritrova immersa in quell'oceano di abbracci arancioni.

Segue quella corrente di persone e si ritrova vicino ad alcune famiglie ospitanti che stanno salutando il nuovo membro della famiglia da cui si devono separare. Di nuovo chiome bionde, sguardi fermi ,finlandesi, ma sorprendentemente e visibilmente commossi.

Si volta per cercare con lo sguardo Sanna. Le si avvicina e lei le dice che purtroppo è arrivato il momento di separarsi. Si abbracciano strette e in quel momento si sente veramente parte di una nuova famiglia, di aver creato un legame che sarebbe durato nel tempo. Sarebbe tornata e avrebbe seguito la crescita dei suoi due nuovi fratelli.

Ma quell' abbraccio non può durare per sempre e con il groppo in gola riesce a dire un convinto "Moi moi" mentre la vede andare via.

Si accorge che una lacrima le bagna la guancia ma la lascia colare giù, fino a bagnarle l'orlo della maglietta.

Si volta e vede una ragazza bionda che le viene incontro. È Heidi, la sorella ospitante della sua amica sudafricana Sarah. Anche lei ha le lacrime agli occhi. L'abbraccia e a sorpresa le da un bacio umido sulla guancia. Le vengono in mente i pomeriggi passati in giro per Helsinki, la gita al parco divertimenti o quella all'isola di Suomenlinna.

Non avete grandi aspettative, le avevano detto i volontari alla partenza. I finlandesi hanno un atteggiamento piuttosto distaccato, le avevano detto. Eppure quella dimostrazione di affetto la riempe di gioia e sorpresa, rendendola felice di aver seguito il consiglio dei volontari.

Anche Heidi però va via,portando con sé un'altra lacrima.


Più in là vede Lorenzo, il fiorentino, che saluta la sua famiglia. Vicino ovviamente c'è anche lui, suo fratello, Joona. Un'altro ragazzo dai capelli biondi ,alto, occhi azzurri. Un diciottenne che si sarebbe detto piuttosto comune lì, nella terra di Babbo Natale.

Eppure per lei non era un ragazzo qualunque.

La sua casa era vicino alla sua, qualche kilometro a nord di Vantaa. Ogni mattina lei, Jake (un ragazzo americano), lui e Lorenzo facevano la strada insieme fino allo spiazzo da dove partivano gli autobus.

Lui scendeva ad Espoo, loro ad Helsinki.

La prima impressione era stata positiva. Tra tutti i ragazzi della sua età che aveva e che avrebbe conosciuto in seguito, lui era stato l'unico che aveva superato quasi subito quella distanza finlandese mista a timidezza che contraddistingue i suoi coetanei. Parla inglese meglio di qualsiasi diciottenne italiano che abbia mai conosciuto, ma da bravo finlandese, non è un tipo dirompente, non parla a sproposito ed è questo suo equilibrio a piacerle.

Le viene in mente la prima volta che sull'autobus le si era seduto accanto, il modo in cui nonostante lo spazio ridotto sul sedile, aveva cercato di non sfiorarla, per non invadere i suoi spazi.

Quei silenzi privi di imbarazzo che lei aveva imparato ad apprezzare e che con lui non duravano mai troppo a lungo, per non farla sentire a disagio.

Nei pomeriggi solitari,quando nessuno era in casa, era con lui, a volte con Jake, che usciva a camminare, a parlare.

Lui le aveva fatto incontrare i suoi amici.Quasi tutti biondi,ovviamente .Ma apparte un paio di ragazze, Mia e Laura, che avevano superato il primo imbarazzo,gli altri ragazzi si erano detti troppo poco esperti della lingua inglese per poter parlare con lei. Lei,invece, sapeva che probabilmente parlavano bene in inglese o addirittura meglio di Joona, ma erano irrimediabilmente timidi o spaventati dall'idea di sbagliare qualcosa.

Questa era una delle maggiori differenze che aveva notato con gli italiani, che pur di comunicare utilizzano qualsiasi mezzo possibile,nonostante l'inglese elementare.

Loro due avevano condiviso molti pomeriggi, cibo, esperienze, con gli altri ragazzi del programma e non.

Insieme ad Heidi, poteva dire che lui era ormai il suo nuovo amico finlandese.

Qualcuno da andare a trovare quando e semmai sarebbe tornata lì. Qualcuno con cui mantenere una corrispondenza.


Lui alza lo sguardo e trova i suoi occhi. Sorride.

La stessa identica sensazione che aveva provato tre settimane prima la travolge. Si sente stupida,imbarazzata dal calore che le sale alle guance.

Si sente bella quando lui la guarda. In tutta la sua vita non si era mai sentita bella,forse carina, ma non bella. Quella sensazione di essere apprezzata per quello che è,senza proccuparsi del naso un pò troppo a patata, del fisico non propriamente da modella.

Un sorriso spontaneo le spunta sulle labbra e con passo indeciso gli si avvicina. Le sembra di non arrivare mai. Si ricorda di quella mattina di tre settimane prima, quando si era svegliata con un largo sorriso in faccia. Il ricordo del pomeriggio precedente passato insieme agli altri al parco divertimenti ad Helsinki. Il ricordo del suo abbraccio l'aveva seguita anche nei sogni. Per la prima volta nella sua vita avrebbe potuto dire che forse era così che ci si sentiva quando si prova una certa connessione o attrazione verso una persona.

"Moi" gli dice quando lo raggiunge.

Lui è più alto di lei, ma non di troppo. Questo le piace perché in Italia lei è considerata una ragazza piuttosto alta.

"Ciao. Come stai?"

"Hyvaa!" risponde lei sorpresa."devo ammettere che entrambi dovremmo allenarci un po' sulla pronuncia" aggiunge in inglese.

"Ti prometto che studierò qualche parolina in più. E poi avrò modo di fare pratica: a dicembre io e la mia famiglia verremo in Italia, a Firenze. Lorenzo ci ospita a casa sua"

"Ma è grandioso!" e una luminosa prospettiva le si presenta improvvisamente per quell'inverno.

"Roma non è troppo lontana" butta lì lui, ma lei sa che è una risposta ben pensata.

"Se vai in Italia non puoi non vedere la capitale del mondo antico. Come si dice: Roma caput mundi!"

Si rende conto che in quel momento percepisce le persone intorno a loro un po' più distanti, come se stessero concedendo loro pò più di spazio, solo per loro due.

Non era mai stata baciata.Questo pensiero la coglie come un fulmine a ciel sereno. Non ci pensava molto, credeva che le cose dovessero seguire il loro corso, che se a quasi diciassette anni compiuti ci fosse stata una ragione per cui ancora nessuno l'avesse baciata. Nessuno di veramente importante le era sembrato la persona giusta. Forse il primo bacio non doveva essere qualcosa di speciale. Forse era solo un rito di passaggio.

Quel pensiero la fece sentire a disagio ma allo stesso tempo come se stesse sull'orlo di un burrone era venuto il momento di saltare.

Ogni tanto avrebbe voluto trovare il coraggio di prendere le decisioni più spontane, fare ciò che avrebbe voluto veramente fare. Eppure era cambiata da quando era più piccola. Non era più quella bambina estremamente timida che giocava solo esclusivamente con suo fratello. Adesso si sarebbe potuto dire che aveva diversi amici, ma se ci si fermava a pensare, non aveva una migliore amica,nessuno con cui avere quell'esclusivo legame che si accosta a quel titolo.


Non ho aspettative, ripete a sé stessa. Forse per non rimanere troppo delusa dalla realtà.

"E poi a Roma ci sono io"dice con un sorrisino impertinente. Non vuole essere provocante,né arrogante. Non ci sarebbe comunque riuscita.

È per questo che quando lui risponde con quel "è il primo motivo per cui ho deciso di andare", con quello sguardo improvvisamente più intenso, che il suo cervello smette per un attimo di funzionare.

Le sembra di guardare quella scena da fuori, come una spettatrice. Al posto suo dovrebbe esserci una ragazza carina, che ci sa fare, che avrebbe una risposta altrettanto profonda, come la scena di un film.

Eppure sembra essere lei la protagonista e si sente improvvisamente importante.

È la voce di Antti, il capo gruppo dei volontari, che la riporta alla realtà. Allora tutti spostano la loro attenzione su di lui.

Per le famiglie ospitanti è tempo di andare. I ragazzi devono andare oltre al check-in.

Si gira di nuovo a guardarlo e il suo stomaco fa una capriola. Lui l'abbraccia ma non è come gli altri abbracci che si sono dati. Percepisce una nuova intensità, un forza che non si aspettava. Così non le sembra inopportuno ricambiare quella stretta, come a volergli far sentire la sua voglia di rimanere.

Rimangono così per tre,quattro, cinque secondi quando lui le sussurra all'orecchio "non voglio lasciarti andare".

L'onestà di questa frase la lascia quasi senza parole. Non sa da dove, ma alla fine riesce a trovare la prontezza nel rispondere "Non mi perderai".


Si sente improvvisamente grande, decisa. Sente di meritarsi quella fetta di protagonismo.

Lui scioglie l'abbraccio e si ritovano vicinissimi,il suo naso quasi sfiora il suo. La vicinanza di quei suoi occhi azzurri non la rende nervosa, solo felice.

Succede in un attimo e lei quasi non se ne accorge. Lui le prende il viso tra le mani e le bacia le labbra.Un tocco nuovo, che lei non ha mai provato. Si sente inesperta ma non le importa,questo è il loro momento e sa che non compirà niente di estremamente maldestro o imbarazzante. Scopre che in fondo non è poi così difficile baciare. Dopo il primo intenso contatto i due volti si separano di pochi centimetri. Lei sorride raggiante, come a dargli la conferma che quel che è successo è quello che voleva succedesse. Lui non sa da quanto tempo lei ha aspettato questo momento.

Con rinato entusiasmo gli si riavvicina, stavolta determinata ad andare oltre a quel bacio che sembrava solo una richiesta.

Le sue mani gli stringono i capelli biondi,leggermente mossi.

Lui la stringe a sè poggiandole le mani sui fianchi. Allora lei pensa che ha fatto bene ad aspettare perchè quello è veramente ciò che dovrebbe essere definito un primo bacio:pieno di vera emozione,felicità,un po' di imbarazzo ma allo stesso tempo qualcosa che ti rende più sicura istante dopo istante,tocco dopo tocco.

È strano sentire il sapore delle labbra di qualcuno. Non avrebbe detto che sapessero di menta, miele o quelle stupidaggini che molto spesso aveva sentito dire sui baci. Le sue labbra sanno semplicemente di lui. Quell'impercettibile odore che lei riusce ad associare a qualunque persona faccia parte della sua vita.

E deve ammettere che quel sapore così reale sulle sue labbra le piace da morire.

Si baciano per un tempo davvero indecifrabile. Non saprebbe dire se secondi, minuti. L'unica cosa che sa è che non vuole lasciare la presa, non vuole andare via.

Un rumore di applausi però le fa cogliere la concezione del tempo. Si staccano, fronte contro fronte, il respiro un pò affannato.


Si rende conto che l'applausi di tutte quelle magliette arancioni sono diretti priprio a loro. Qualcuno grida un "finalmente!" in italiano e lei è sicura che solo i suoi amici italiani avrebbero potuto iniziare quel teatrino. Sorride. Lo guarda e anche lui sorride. Qualcuno fischia.

"E alla fine, zitta, zitta lei è l'unica che è riuscita a prendersi un finlandese!" dice Alessandro, tra le riste generali.

Presto però riprendono le loro conversazioni precedenti,per lasciare loro un pò di privacy.

"Credo non ti servano molte parole per dirti che mi piace stare con te. Che mi piaci tu."

"Anche tu mi piaci." e si sente a suo agio. Non serve aggiungere altro. Ridacchia.

"Adesso sono io la finlandese con queste risposte quasi a monosillabi."

"E a quanto pare tu mi hai italianizzato. Non ho mai parlato tanto. Così direttamente."

Le piace il suo sorriso. È quella l'espressione che più gli si addice. Le sembra che rappresenti in pieno la Finlandia d'estate.

Adesso però sa che deve andare. La famiglia di Lorenzo è l'unica che è ancora lì ma lei non vuole davvero andare. Lo stringe un'ultima volta, con una nuova consapevolezza, con una rinata forza.

"Ci vediamo a dicembre" le dice lui.

"Ti aspetto" gli promette, prima di premere di nuovo le labbra sulle sue, con una spontaneità che non pensava di poter provare.

Così, prima di girarsi e prendere la sua valigia per scomparire in quel mare arancione verso i metal detector, lo osserva per imprimere nella sua memoria ogni piccolo dettaglio del suo viso, dei suoi vestiti, di lui. Ma in fondo sa che non ce ne sarebbe bisogno.Ormai lui è stampato sulla sua pagina del presente e lei avrebbe fatto in modo che la sua immagine non venisse cancellata così facilmete.

E comunque lo avrebbe rivisto.

Insieme al Natale, alle vacanze e alla cioccolata calda, adesso poteva aggiungere un altro motivo alla lista delle ragioni per considerare dicembre il suo mese preferito.









  
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