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Autore: lapoetastra    11/01/2015    7 recensioni
< Io ti odio. >
Dean si bloccò a metà frase, con la bocca spalancata.
Non era vero.
Non poteva esserlo.
Suo fratello, il suo Sam, non avrebbe mai potuto rivolgergli quelle due crudeli parole, più affilate di un coltello e più scottanti di un fuoco.
Doveva esserci un errore.
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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< No, Sammy. Mi dispiace. >
< Eh dai, Dean! Solo un poco! >
< Ho detto di no. >
I due fratelli Winchester stavano discutendo.
Sam, il più piccolo dei due, un bambino di appena sei anni, voleva a tutti i costi uscire in giardino a giocare con la neve, caduta in notevole quantità la notte appena trascorsa.
Dean, invece, più grande di lui di quattro anni, glielo impediva.
Non lo faceva per cattiveria o eccessiva severità - lui adorava il fratellino - ma semplicemente perché quest’ultimo era malato.
Una leggera influenza, niente di preoccupante, ma Dean non poteva assolutamente permettere che si aggravasse esponendosi alle gelide temperature invernali dell’esterno.
< No, Sammy. Non puoi proprio. Rimarrai qui, faremo qualche gioco insieme e… >, stava appunto dicendo il maggiore, cercando di essere autoritario.
< No! >, urlò il più piccolo, con voce roca. < Lasciami uscire! Solo un poco. Ti prego. >
< Non se ne parla nemmeno. >
Dean incrociò le esili braccia davanti al petto, per mostrare che era irremovibile, senza però incrociare lo sguardo di Sam.
Non ce la faceva.
Aveva infatti paura che se avesse visto gli occhi imploranti e prossimi alle lacrime del fratellino, sarebbe ceduto, e non voleva che accadesse.
Lo faceva per la sua salute, in fondo.
< Lo dico a papà, quando torna, che non mi vuoi lasciare andare a giocare >, tornò all’attacco Sam, con la classica voce piagnucolosa tipica dei bambini.
< Guarda che papà sarebbe d’accordo con… >
< Io ti odio. >
Dean si bloccò a metà frase, con la bocca spalancata.
Non era vero.
Non poteva esserlo.
Suo fratello, il suo Sam, non avrebbe mai potuto rivolgergli quelle due crudeli parole, più affilate di un coltello e più scottanti di un fuoco.
Doveva esserci un errore.
Era così, naturalmente.
Sam non avrebbe mai…
< Mi hai sentito? Io ti odio! >, urlò però quest’ultimo, ancora più forte, come se gli avesse letto nel pensiero.
Poi iniziò a tossire, una tosse grassa e catarrosa che quasi gli mozzava il fiato in gola.
Dean avrebbe voluto correre da lui, per dargli leggere botte sulla schiena in modo da aiutarlo a respirare meglio, ma non riusciva a muoversi.
Quelle due parole lo avevano ferito come una spada, facendogli sanguinare il cuore spezzato.
Stava male, tantissimo.
Era talmente sconvolto da non essere neanche in grado di piangere.
Sam, intanto, aveva smesso di tossire e si era risistemato sotto le coperte, voltandogli ostinatamente le spalle.
< Io… io esco >, mormorò Dean.
Il fratello non gli rispose, fingendo di dormire.
Il maggiore uscì e si sedette di fronte alla porta di casa.
Non voleva allontanarsi e lasciare Sam malato solo, ma aveva bisogno di aria, che in quella stanza dove ancora aleggiavano le due dure parole era diventata irrespirabile.
Ora, con la neve che aveva ripreso imperterrita a scendere che gli bagnava il viso mescolandosi alle lacrime, Dean pensava.
Si domandava se fosse o meno un bravo fratello.
Aveva sempre creduto di esserlo, ma adesso non ne era più tanto sicuro.
Il tono in cui Sam aveva pronunciato quel “ti odio”, così amaro, così secco, lo aveva distrutto, disintegrando tutte le sue convinzioni.
Forse era troppo severo, o forse non c’era mai, per questo il fratello non gli voleva bene.
Eppure lui cercava di dargli tutto l’amore possibile e di essere anche padre e madre insieme, ma probabilmente tutto ciò non bastava.
Il tempo passava, e Dean rimaneva fermo sull’uscio della porta con il naso ridotto ormai ad un pezzo di ghiaccio ed il cuore ancora in frantumi.
Quando arrivò la sera, decise di rientrare, cercando di asciugarsi le lacrime che non volevano cessare di scendere.
Appena varcò la soglia, con passo tremante, si imbatté in Sam.
Quasi inciampò sul suo piccolo corpo raggomitolato per terra, addormentato.
Dean lo fissò per alcuni secondi, incredulo, poi lo prese delicatamente in braccio, facendo attenzione a non svegliarlo.
Ma quando era ad un passo dalla sua cameretta, Sam aprì gli occhi, sbattendoli confuso.
< Fratellone, sei tu? >, domandò ancora assonnato.
< Sì, Sammy, sono io. Sono tornato. Sono qui con te >, rispose il maggiore, adagiandolo con delicatezza sul letto e rimboccandogli le coperte fin sotto il mento.
< Io.. ti aspettavo. Stavo lì, davanti alla porta, ma tu non tornavi, e così mi sono addormentato. Dovevo… dovevo chiederti scusa >, mormorò il più piccolo, con la voce impastata.
< Shh… va tutto bene, fratellino. Ora dormi. >
< No, io… Non è vero che ti odio. Non è vero, capisci? Sei il mio fratellone, ed io non so come farei se non ci fossi tu, perchè ti adoro. E prima non dicevo sul serio, ero arrabbiato e… Ma io non ti odio. Davvero! Non ti odio! >, quasi urlò Sam.
< Lo so, Sammy. L’ho sempre saputo >, sorrise Dean.
< Dormi con me, stanotte, ti prego >, lo implorò il minore, tirandolo gentilmente per un braccio prima che potesse allontanarsi.
< D’accordo, fratellino >, cedette il maggiore, accoccolandosi sotto le pesanti coperte vicino a lui.
Sam gli si strinse contro, poggiando il piccolo capo sul suo petto e Dean lo abbracciò teneramente, accarezzandogli con dolcezza i morbidi capelli castani.
Dopo un po’ sentì il suo respiro farsi pesante, segno che si era di nuovo addormentato.
Lui invece non riusciva a prendere sonno.
Rimaneva lì, beandosi del calore del corpo di Sam premuto contro il suo e cercando di asciugarsi gli occhi bagnati.
Perché sì, Dean stava ancora piangendo.
E non riusciva a smettere.
Solo che questa volta non erano lacrime di tristezza e disperazione.
Ma di gioia.
Ed amore.
Per suo fratello.
La persona più importante della sua vita.
   
 
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