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Autore: Ambrudale    11/01/2015    0 recensioni
Emily, la ragazza più popolare della scuola, fidanzata con Matthew, il capitano della squadra di football, sogna da sempre una storia da favola. Ma la realtà è molto diversa dai racconti: ha delle amiche ,che non sopporta e tutti gli studenti, la credano vanitosa, anche se cercano in tutti i modi di conquistare la sua attenzione. L'unica persona a cui lei vuole veramente bene è Logan, il suo migliore amico, gay, ma che la conosce meglio di tutti.
Una sera ad una festa, mentre va a salutare Logan, lui le presenta questi due sue amici, che si scopre non essere gay. Immediatamente qualcosa cambia in lei.
Genere: Fluff, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
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Fin da quando ero piccola mio padre mi chiamava Principessa e mi raccontava tutte le storie della Sirenetta, Biancaneve, La Bella e la Bestia; ma la mia preferita era Cenerentola. Anche tutt'ora, all'età di sedici anni è uno dei miei racconti preferiti, quando sarò grande farò lo stesso con i miei figli. Adoro inventare e raccontare storie. Mio babbo mi diceva sempre che prima o poi, presto o tardi avrei trovato il Principe Azzurro. Ma adesso non so se continuare a crederci. Fin ad ora ho sempre avuto delle storielle con i ragazzi ma nulla di serio. Cercavo la mia anima gemella. E per il momento era Matthew. Il capitano della squadra di football. Cosa che stentavo a credere, che io credessi ancora a queste novelle. Ma io ero cresciuta grazie alle favole che ogni sera mi venivano raccontate. Adesso essendo cresciuta, queste favole non mi vengono più raccontate, ma che, stranamente, mancano. Ogni sera prima di cenare facevo lo stesso pensiero. Se le mie amiche, o come le chiamavo io nei miei pensieri, Le Oche, sapessero che ero cresciuta grazie alle favole, racconti e novelle a scuola ci sarebbe stato il finimondo. Al liceo io ero diciamo la più popolare della scuola, a dir la veritá non sapevo perché lo ero; questo soprannome me lo avevano assegnato il primo giorno di scuola durante il primo anno. Non ricordo nulla di quel giorno, anche se è avvenuto solo due anni prima. Credo di aver fatto colpo, ma proprio non ricordavo. Mia madre, con la sua voce assordante, come sempre era riuscita a distogliermi dai miei pensieri.

«Emily! Vieni giù, è pronta la cena!»

«Arrivo mamma!» risposi con voce convinta. Altrimenti con le orecchie ammaccate che aveva non avrebbe sentito la mia risposta, e così sarebbe salita in camera mia, cosa che li vieto sempre di fare, perchè avevo troppi segreti. Ma, come tutte le mamme, non dava ascolto alla figlia. Durante l'adolescenza era sempre così, ma non sapevo se dopo il rapporto migliorava o peggiorava. Riguardo al nostro non avrei saputo rispondere. Forse lo avrei saputo tra un po' di tempo. Per non far aspettare ancora la mia isterica madre, decisi di avviarmi in cucina.

Mi sedetti, mia mamma, invece, come tutte le sere, dopo aver preparato la cena diceva la solita frase: «Scusa amore, oggi ho lavorato troppo, ti infastidisce se vado a dormire?». E anche questa sera successe la stessa cosa. E io risposi uguale a tutte le altre volte: «No, mamma. Fai pure.» Come sempre mi diede il bacio della buonanotte sulla fronte e andò a dormire. Babbo come ogni sera, da quando avevo compiuto otto anni, tornava tardi la sera. Io avevo capito tutto: mio padre aveva un amante. Io l'avevo capito tre anni fa, e se dovevo essere sincera, credo che anche mia mamma se ne fosse accorta. Mio padre non aveva un lavoro particolarmente stancante. Faceva l'assicuratore e, a casa non doveva tornare tardi, anzi poteva scegliersi i suoi orari di lavoro. Io l'avevo scoperto perchè avevo sentito mia mamma urlargli che si stava perdendo tutte le cose che facevo a scuola. Mi ricordo che una volta dovevo fare il saggio di danza, e quando mi aveva detto che veniva a vedermi mi ero sforzata ancora di più per saper alla perfezione il balletto. La sera del saggio non lo vidi, e pensai che, forse, aveva avuto un contrattempo. Ma non era così, si era semplicemente dimenticato di sua figlia. E di tutto il resto.

Terminato il pasto lo misi nel lavabo pulii i piatti e li risistemai. Per me era un abitudine. Andava avanti da non so quanto.

Salii in camera mia e, come tutte le sere, sentii mia mamma piangere. Io non potevo far nulla, dovevo far finta di non esserne a conoscenza. Anche se era difficile. Mi sedetti davanti al computer, accesi la chat delle mie amiche (Le Oche). 1476 messaggi. Queste qui non facevano altro che chattare. Ero abituata anche a questo. La mia vita era un abitudine. Loro, agli occhi di tutta la scuola, compresi i professori erano delle troie. Io, invece, non venivo vista in questo modo. Anzi, ero ammirata da tutti. Ripeto: non ne sapevo veramente il motivo. Forse avevo fatto colpo nel club delle Chirleeder. Avevo un corpo molto elastico, forse sarà stato per questo.

Come sempre non scrissi nulla. Lasciai che loro scrivessero tutti i loro pensieri su quanto era bello quel ragazzo con gli occhi azzurri o quanto fosse bella la nuova maglietta della più costosa marca di tutto il mondo. Argomenti di cui io ne facevo veramente a meno. Mi misi il mio abito bianco con una piccola scollatura, non era molto corto, ma, a essere sinceri, neanche troppo lungo. Indossai il mio nuovo paio di scarpe nere, e, come sempre, senza dire nulla, mi diressi alla festa. Non mi ero nemmeno truccata pesantemente, mi ero messa solo un pò di mascara. I capelli erano come sempre: un pò boccolati e castani. Non mi facevo trattamenti come le altre tre.

Per non pensare a quelle tre, che, sfortunatamente, avrei rivisto, pensai all'arrivo imminente del mio compleanno. Era da poco iniziata la scuola, e il mio compleanno si festeggiava il 15 Novembre. Dagli otto anni in su, l'unica persona che si era ricordato veramente del mio compleanno era stato Logan, il mio migliore amico. Un ragazzo bello molto, anche se femminile, troppo. Da poco avevo scoperto che era gay. La cosa non mi turbava, perchè non essendo omofoba, lui poteva amare un uomo come lo amavo io, forse anche più intensamente.

Arrivai alla festa. Ci doveva essere anche Logan, ma non so cosa avesse deciso alla fine. Le Oche non sapevano niente di lui; conoscerlo lo conoscevano, ma solo di vista, e, naturalmente, non sapevano che io e lui fossimo migliori amici. Avevamo deciso entrambi che sarebbe stato meglio non dirlo a nessuno. Sia per me che per lui.

Entrai dentro la casa di questo ragazzo di cui non sapevo nè nome, nè cognome, e nemmeno l'aspetto. Prima di entrare, diciamo che indossai quella 'maschera' che mi permetteva di non far vedere la vera me. Appena feci il mio ingresso, mi parve che la musica si abbassò di volume e che tutti, senza lasciarne uno, si fossero fermati. Mi fissavano tutti, e ormai c'ero abituata. Sorrisi, come sapevo fare. E dopo poco arrivarono quelle tre oche. Adele, Brigett e Grace. Tutte e tre avevano i capelli biondi e gli occhi, sia azzurri che verdi. Erano più alte di me. Ma, non per essere antipatica, molto più ignoranti. Iniziarono a farmi tutti i complimenti, mentre gli altri studenti mi fissavano, sbalorditi. Chiesi dove fosse Matthew, il mio ragazzo. E loro mi dissero che era a giocare a biliardo con i suoi amici. Nel tratto dal punto in cui eravamo ci sarà voluto dieci minuti di tempo. In quell'arco di tempo quelle tre non hanno fatto che parlare di come era bello quello o quell'altro. Di cosa si sarebbero messe alla festa del prossimo anno. Argomenti che io mi sentivo meglio se non gli sentivo.

«Pupa! Dammi un bacio su!» mi gridò Matthew, per far sapere a tutti che io e lui eravamo fidanzati, cosa che sapevano tutti. Ma, per mia grandissima sfortuna, dovevo fare come mi veniva detto. Lo baciai, sperando, che almeno questa volta sarebbe stato un bacietto leggero, ma, naturalmente, non fu così. Quando posai le mie labbra sulle sue, mi affondò la sua lingua nella bocca, cosa che se non lo volevo, mi dava molto fastidio. Questa cosa durò per vari minuti, ed in questo arco di tempo, tutti, e ripeto tutti, ci stavano fissando. Si staccò da me precipitosamente, cosa che mi aveva preso alla sprovvista e, per poco, le gambe non mi cedettero.

«Che bella coppia che siete. Ma adesso andiamo a scatenarci in pista!!» urlarono tutte e tre insieme euforiche. In quel momento vidi fare il suo ingresso Logan: la mia salvezza.

«Ragazze, arrivo tra poco. Vado a salutare una persona.»

«Ma certo tesoro.» risposero, di nuovo in coro.

Per l'ennesima volta i ragazzi in pista si fermarono e mi fecero arrivare alla porta, senza tanti problemi. Appena Logan mi vide aprì le braccia, come segno di abbraccio, e, subito, mi gettai tra le sue braccia, notando, che con lui c'erano due ragazzi, molto carini. «Logan! Mi sei mancato tanto!»

«Anche tu piccola.»rispose. Ci staccammo e, girandosi, mi ritrovai davanti a questi due ragazzi. «E adesso, le presentazioni: Micheal Ross» indicò un ragazzo alto, capelli biondi e occhi verdi. Era vestito in modo molto elegante: camicia bianca arrotolata fino ai gomiti e jeans, con scarpe da ginnastica molto raffinate. «Invece lui, è Brad Jackson», lui era diverso dall'altro: pur essendo alto aveva degli occhi neri, difficile da distinguere la pupilla. Capelli biondi anche lui. Era vestito in modo simile a Micheal, ma solo per pantaloni e scarpe. Al posto della camicia portava una t-shirt molto stretta, che faceva intravedere gli addominali perfetti. Aveva le braccia muscolose e un pezzo del tatuaggio gli fuoriusciva dalla manica destra della maglietta. Avevo sentito nominare il suo nome, dalle mia "amiche". Se non ricordo male, lui a scuola nostra non aveva la fama del bravo ragazzo, anzi, era considerato un puttaniere. Girava voce che era andato a letto anche con la professoressa di letteratura, e dopo che gli altri professori vennero a saperlo, decisero di liceziare la professoressa. Però sapevo anche che a scuola era molto bravo - puttaniere a parte.

«Lei è Emily Hill, nonchè la ragazza più brava, più bella e più popolare di tutta la scuola!» mi presentò in modo scherzoso Logan, pur sapendo che non amavo essere etichettata come la più popolare della scuola.

«E' un vero piacere conoscerti.» disse Micheal e, invece di stringermi la mano, mi diede direttamente due baci su entrambe le guance. Rimasi un pò spaesata dal gesto. Ma non ci feci molto caso.

«Allora è vero quello che si dice, eh.» disse in tono beffardo Brad.

«E cosa si dice scusa?» chiesi incuriosita io.

«Si dice che tra i due licei di questa città, tu sia la ragazza più bella. E menomale che sei nella nostra scuola, altrimenti quegli altri ti avrebbero già mangiato.» non capii come mai aveva detto una cosa del genere. Forse voleva farmi un complimento? Mah, non sembrerebbe. Lo ignorai, mi rivolsi a Logan, portandolo un pò più in là, per non farmi sentire da Micheal. «Scusa, ma Micheal è...»

«Gay? No, non ti preoccupare. Li ho portati alla festa, per farteli conoscere.»

«Ma che problemi ha Brad? E' sempre così scontroso o lo fa solo con me?» lui non rispose, si limitò a ridere. Tornammo dagli altri. Ad un certo punto misero la canzone di me e Logan: I Live For The Night, dei Krewella. Io e Logan eravamo andati a sentire un loro concerto e la canzone che ci piacque più di tutti fu proprio questa. Subito ci scambiammo un occhiata, capendoci subito. Allora, prima che mi trascinasse in pista, lasciando quei due lì da soli dissi: «Potete restare lì, ma noi dobbiamo andare immediatamente, questa è la nostra canzone preferita. Sarei più felice se voi veniste con noi...»

«Non mi faccio vedere con te.» disse Brad. Voleva fare lo stronzo? Allora gli avrei tenuto testa. 

«Ah già. Tu non sei alla mia altezza, hai ragione, non venire.» finito di parlare sfoderai il sorrise più seducente nel mio repertorio. E per fortuna il mio "sorriso", fece effetto. Rimase fermo a fissarmi. «Micheal vieni?» lui annuì sorridendomi, e io ricambiai. Andammo sulla pista da ballo, lasciando Brad lì impalato. Un pò mi dispiacque, ma se voleva la guerra, l'avrebbe avuta. Noi tre ci scatenammo. Dopo che misero la terza canzone, notai, che Logan aveva adocchiato un ragazzo, che sembrava avere gli stessi interessi riguardo ai sentimenti. Lasciò sola me e Micheal, ma continuammo a ballare, come se non fosse successo niente. Terminata la canzone, MIcheal si offrì di andare a prendere da bere. Risposi di prendermi una birra, e lui fece come li avevo detto.

Continuai a scatenarmi. Mi fermai solo quando il dj postò una canzone lenta. Non avendo un cavaliere in mezzo alla pista, decisi di dirigermi a vedere come procedeva la partita di biliardo, che stava giocando Matthew. Ma delle mani mi fermarono, prima che potessi andare via. «Dove credi di andare?» girandomi vidi la persona che non avrei mai voluto vedere: Brad.

«Qualunque posto tranne che con te.» risposi irritata dalla sua presenza.

«Mamma mia come siamo acide. Hai paura che qualcuno ci veda insieme?» continuò, non lasciando la presa su i miei fianchi.

«Davvero vuoi sapere la mia risposta?»

«A dir la verità, no. Balliamo questo lento, dai.» sembrava più una affermazione che una domanda. Guardandolo notai che la sua carnagione era più bianca del solito, ma forse era solo una mia ipotesi, forse era solo la luce della festa.

«No, grazie.» cercai di divincolarmi dalla sua presa: cosa impossibile. Io in confronto a lui, riguardo la forza, ero uno scricciolo.«Va bene...» risposi perplessa dal suo comportamento.

Rimanemmo in quella posizione: lui con le mani intorno alla mia vita e io con le mani a penzoloni. Fino a quando lui non prese le mie mani e le posò leggermente intorno al collo. Dopo la festa devo andare a casa di Matthew. Questa volta aveva usato un'altra scusa: oggi era una mese che io e lui stavamo insieme, cosa che mi dava non poco fastidio, pensai «Quindi...tu sei fidanzata eh?» annuii, non mi andava di parlarne. «E stai bene con lui?» chiese più insistentemente di prima.

«Ha dei comportamenti molto strani a volte», mi lasciai sfuggire. «No..cioè, volevo dire che..» mi guardava con sguardo incuriosito. «Niente, lascia stare.» non rispose, rimase lì a fissarmi. A dir la verità, Matthew, aveva per davvero un comportamento strano. Ad esempio due giorni fa, mi aveva tirato uno schiaffo, perchè non ero andata a vedere la sua partita di football del giorno prima. Avevo riportato un livido molto grande, e anche molto scuro. Avevo detto a tutti che avevo sbattuto, perchè ero scivolata. E ad essere sincera, Matthew mi aveva minacciato, dicendomi che sarei passata da stronza, se avessi detto agli altri che cosa mi aveva fatto. Quindi rimasi zitta. Invece, l'ultima volta che mi aveva picchiato era stato ieri sera, perchè per sbaglio gli avevp macchiato la sua maglietta preferita. Però mi aveva fatto abbastanza male, lasciandomi un livido sulla spalla. Per fortuna il vestito che mi ero messa stasera mi copriva una buona parte del livido, e le luci colorate facevano la loro parte. Del livido me ne ero ricordata perchè, nel momento che, Brad mi aveva fatto mettere le mie mani dietro il suo collo. Mi aveva percorso una fitta, lungo tutto il corpo.

«Hai capito cosa ti ho detto?» mi scosse dai miei pensieri Brad.

«No, scusa. Che cosa stavi dicendo?» risposi un pò turbata.

«Andiamo fuori a prendere una boccata d'aria.» Neanche il tempo per risponderli ed ero già fuori casa. Alla luce della luna, e dei lampioni, notai che, per davvero, la sua pelle era molto bianca.

«A cosa stavi pensando?»

«Al perchè, tu prima, ti sei comportato in quel modo.» mentii.

«Non c'è un vero perchè. Dicono tutti che le ragazze popolari, sono tutte antipatiche, ma tu non sei così.» disse con voce dolce.

«E chi dice che io non sono così?» domandai stizzita.

«Lo si capisce dal tuo comportamento.»

«Da cosa in particolare?» questa conversazione stava andando più avanti del dovuto.

«Bhè, tanto per cominciare perchè...», mi squadrava da capo a piedi. «Sei dolce e... coccolosa. Ma anche perchè non sei una ragazza che soffre. Sei troppo forte per provare dei sentimenti.» Rimasi a bocca aperta per il commento che aveva fatto. Stavo per rispondere, quando Matthew si materializzò sulla porta-finestra. «Emily! Muoviti. Dobbiamo andare a casa.»

«Non vedi che sto parlando?» risposi. Prima che finii di parlare, me lo ritrovai davanti. «Ho detto vieni.» disse con tono fermo. Brad ci guardava incuriositi: lui non capiva.

«Brad..» cercai di insistere, ma una fitta mi raggiunse alla testa. Le sue mani mi stavano tirando i capelli, il dolore era allucinante. «Mi fai male...» riuscii a dire.

«Allora smettila di fare la troia e vieni.» annuii, non riuscivo a fare altro. Brad non si era mosso di un centimetro. 

Prima di rientrare in casa mi fermai, girandomi per guardare in cagnesco Brad. «Ecco perchè non sopporto le persone come te. Tu non sai niente e non puoi capire cosa sto passando. Tu non mi conosci.» lasciandolo a bocca aperta me ne andai.
   
 
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