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Autore: Hashtag_Grunge    11/01/2015    1 recensioni
-Ma?- domanda lei.
-Ma lasciati salvare-
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ed Sheeran
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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-Un caffè, grazie- il cameriere annuì per poi allontanarsi, la ragazza dagli occhi arrossati e stanchi fissava la grande finestra il cui paesaggio l’appassionava molto.
Un paesaggio nebbioso e cupo, con alberi spogli e altri con poche foglie secche e colorate, che con fatica rimanevano attaccate ai rami.
Il viale era ricoperto da foglie colorate, bambini vivaci giocavano allegramente nel parco, con genitori fin troppo attenti a loro e altri fin troppo distratti per badarli.
Osservava il tutto con un forzato sorriso malinconico, che increspava sulle sue labbra screpolate.
Era pieno autunno e come ogni tardo pomeriggio Cecily si ritrovava nella solita caffetteria poco distante dalla libreria in cui lavorava.
Ogni volta finito il suo turno, con estrema calma e tranquillità si avviva alla caffetteria per ordinare un solito caffè liscio. 
Fissava il cielo grigio e con poche nubi circolare, fissava le foglie per l’intero viale alberato giacere a terra morte senza vita, guizzava il suo sguardo fra i bambini e alle coppie di innamorati che camminavano per il viale.
Lei osservava tutto con estrema attenzione, attenta ad ogni particolare, amava passare i pomeriggi a fissare il grigio cielo di Londra come solito era.
All’apparenze poteva sembrare una ragazza normale, senza alcun bisogno di aiuto, ma in verità lei era soltanto una figura che appariva e scompariva, una figura in penombra a tutto.
Lei era stanca e triste, ormai a pezzi, era stanca di lottare contro oscuri demoni che la tormentavano di continuo.
Ma comunque non si faceva abbattere da ciò continuava a resistere, finche un giorno sapeva che sarebbe arrivata la fine di tutto.
Lei però amava passare i pomeriggi in casa dove spesso perdeva la cognizione del tempo, troppo attenta al nuovo libro acquistato.
Amava il caffè e il suo profumo così intenso, amava la pizza ne mangiava in quantità, amava le sciarpe, amava l’autunno e l’inverno.
Amava leggere libri di ogni genere variazione, amava andare a teatro, oppure semplicemente guardare balletti e opere trasmesse in tv.
Amava passeggiare ore e ore per le strade affollate di Londra, per i lunghi viali alberati, osservare il Tamigi e ascoltare il suono silenzioso della neve scendere.
Amava passare il tempo nella sua libreria, dove spesso si perdeva in letture fuggitive.
Era una ragazza così, dolce e timida, forse troppo imbranata e sbadata, parecchio silenziosa e timida.
Forse troppo pacata come la definiva Scarlett, amica di liceo e tutt’ora sua amica.
Grandi amiche dal liceo, inseparabili amiche per la pelle.
Compagne di stupidaggini, di risate, di pianti, di gioie e dolori, il loro rapporto era qualcosa di solido e resistente a tutto.
E poi c’era lui. L’unico suo pensiero che la tormentava mattina e sera.
Che giorno dopo giorno la lacerava, e si sgretolava lasciando fuori un sorriso spento e degli occhi che imploravano aiuto.
Il ragazzo che le faceva provare emozioni oscure a lei, emozioni sconosciute alla mora.
Era impaurita per questo sentimento che cresceva giorno dopo giorno, le preoccupava, la intimoriva sapeva che dentro di lei qualcosa stava cambiando che per quel ragazzo nutriva un sentimento maggiore all’amicizia.
Il cameriere arrivò con l’ordinazione, la ragazza ringraziò con un sorriso per poi prendere a girare il caffè amaro fissandolo in espressivamente.
-Pensi di berlo oppure stai lì a fissarlo tutto il giorno?- una voce, quella voce così vellutata e profonda la fece rabbrividire, alzò il capo e due occhi chiari le mozzarono il fiato.
-Ed!- increspando un sorriso sulle labbra screpolate.
-Tieni- li porse un libro.
-Ho trovato la libreria chiusa, e allora sapendo dove trovarti sono venuto qua per riconsegnartelo- si sedette di fronte a lei ordinando una caffè liscio anche lui.
-Grazie- bevve un sorso di caffè per poi rivolgere lo sguardo alla finestra dove il cielo si stava imbrunendo.
Sospirò profondamente, ormai quello strano sentimento la straziava talmente tanto da farla soffocare.
È come se fosse in apnea da una vita e non riuscisse a risalire a galla, provava un macigno sopra lo stomaco che le pesava, fin troppo.
-Tutto bene?- domanda il rosso guardandola dolcemente, come solo lui sapeva fare.  
-Ed ti è mai capitato di provare un sentimento strano, quasi straziante per una persona?- domanda lei continuando a guardare il paesaggio fuori.
il silenzio del rosso si poteva ben intuire era stranito da questa domanda.
-Nel senso..- prese un respiro profondo e si girò verso di lui.
-Hai mai nutrito un sentimento estraneo, mai provato per qualcuno che hai sempre reputato amico, che hai sempre reputato importante per te ma nell’ambito amichevole?- il rosso annuì poco convinto e la mora proseguì.
-Tipo come se tu lui ormai non lo reputassi un amico ma qualcosa di più, quel qualcosa in più che alla fine fotte sempre- lui sorrise per poi annuire nuovamente.
-In questo periodo mi sento così maledettamente confusa e fuori posto quasi da volermi segregare in casa e non mettere più piede fuori-
-Passeresti i pomeriggi depressa sul divano a cibarti di gelato con film strappalacrime che oltretutto detesti?- domanda ironico.
-Può darsi, il gelato è un ottima soluzione in questi casi, soprattutto in questi casi- risero.
-Bene allora saremo in due, adoro il gelato e rimpinzarmi davanti a un film è ancora meglio-
-Gemelli separati dalla nascita- rise di gusto la mora.
Passarono ore a parlare di tutto e di più, risero parecchio e, per qualche ora Cecily dimenticò quello strano pensiero che vagava nella sua mente a piede libero.
-Si è fatto tardi- la mora si alzò e si mise il cappotto si avvolse la sciarpa al collo e si mise il cappello.
-Si hai ragione- il rosso tirò fuori i soldi lasciandoli sul tavolo, la mora lo fissò e lui li fece segno di non preoccuparsi.
-Grazie per il caffè, ricordami che te ne devo uno- stavano camminando per il viale alberato, illuminato da miseri lampioni dalla luce opaca.
La ragazza tirò fuori una sigaretta offrendone una al rosso che accettò volentieri.
-Stavo pensando..- il ragazzo frantumò quello strano silenzio imbarazzante in un certo senso quasi fastidioso e snervante.
-Che sei una ragazza veramente carina- sorrise davanti a se mentre la ragazza si girò verso di lui.
-Nel senso che sei molto dolce e gentile aiuteresti tutti, ma tu non osi farti aiutare, tu pensi di risolvere tutto da sola-
-Penso di avere forze a sufficienza per badare a me stessa e salvarmi da sola nei momenti peggiori- portò la sigaretta alle labbra ispirando il fumo per poi ributtarlo fuori.
-Dovresti avere un ancora di salvezza pronta a sostenerti nel momento in cui cadi, non puoi sempre contare sulle tue forze, prima o poi cederai-
-Cosa stai cercando di dirmi Ed?- domanda la ragazza confusa.
-Ti conosco da anni ormai e so come sei fatta, so che sei maledettamente cocciuta, sei sbadata, parecchio imbranata, sei timida, dolce, silenziosa e, apprezzo tutto questo di te-
-Ma?- domanda lei.
-Ma lasciati salvare-
Cecily non ha avuto una vita facile, perse la madre quando era solo un adolescente, aveva un padre troppo assente per accorgersi della figlia e suo fratello morì per overdose al suo diciottesimo compleanno.
Era attaccata al fratello anche se le litigate c’erano, si volevano bene. Solo che dopo lui è iniziato a cambiare.
Ha incontrato nuove compagnie e fatto amicizia con persone sbagliate e questo lo portò alla morte.
Quando morì un vuoto in colmabile si impossesso della fragile ragazza, lasciandola cadere in basso più profondamente di quanto non lo fosse già.
La sua vita sociale alle medie e alle superiori era un drastico disastro.
Il suo soprannome era “Cecily la racchia” così i popolari della sua classe la reputavano.
Una povera sfigata, con un orribile corpo e un viso da far ribrezzo. Così tutti la vedevano quando lei in fondo era una bellezza da esemplare.
Ma troppo timida e sfiduciosa da mostrarsi per ciò che era.  
Arrivò a dimagrire parecchio, fin quando la sua migliore amica non si preoccupò del suo peso, della sua gracilità.
Arrivò a soffrire di bulimia, ha vomitare tutto ciò che le facevano ingerire, era arrivata al punto di metter fine alla sua esistenza.
Ma poi tutto passò, superò i momenti difficili di depressione che la seguirono fino in quinta liceo, fin quando si lasciò alle spalle il turbolento passato e lasciarla vivere.
Solo che quel vuoto, quel buio quei demoni spesso ritornano a fiorire e lei non sa come reagire a ciò.
Forse Ed aveva ragione, doveva farsi salvare, ma a che scopo? Ormai ci era dentro, orai era finita.
-No- rispose lei secca buttando a terra la sigaretta consumata.
-Perché?- domanda il rosso.
-Ormai ci sono dentro, ormai, sto affondando e sinceramente di risalire non mi interessa e, farmi salvare è l’ultimo dei miei problemi- si fermò per poi fissare il ragazzo con sguardo colmo di malinconia.
-Ce, non ci credi nemmeno te alle parole che hai detto, vuoi che ci creda io?- si avvicinò a lei.
La ragazza non rispose, iniziò a fissare il vuoto, cercando in vano di non incrociare lo sguardo attento e scrutatorio di Ed.
-Vivi- sussurrò il ragazzo abbracciandola, stringendola a se accarezzando i suoi capelli mori.
La sua mente prese a profanare pensieri su pensieri, il muscolo cardiaco iniziò a pompare troppo velocemente, quasi a voler uscire dalla cassa toracica e, i suoi occhi stranamente si appannarono.
Delle lacrime trattenute da troppo tempo si sprigionarono rigando il candido viso della ragazza, lasciando scie invisibile sulle guance pallide.
Non potette fare a meno che stringersi fra le braccia di quel ragazzo che gli faceva provare troppe emozioni.
-Ed..- sussurrò piano, quasi quasi non si sentiva, ma lui con l’orecchio teso udì il suono di voce spezzato della ragazza, rimase in silenzio.
-Penso che tu..cioè io..insomma..io..- il ragazzo la colse di sorpresa unendo le loro labbra, sprigionando finalmente quel grande macigno che pesava sullo stomaco della ragazza.
Le mani del ragazzo stringevano i gracili fianchi della ragazza mentre lei accarezzava dolcemente quei capelli rossicci che amava pazzamente per il loro colore.
E ritrovarono lì in quella strada, illuminata da una luce opaca, in un silenzio in cui di udiva solo il loro respiro e l’amore che entrambi provavano.
In una sera autunnale, Cecily Marshall iniziò a vivere, iniziò a godersi quella vita negatasi per molti anni, grazie al ragazzo dai capelli rossi. 

 

Ciao a tutti! 
È la prima storia che pubblico su Ed, infatti ero indecisa se pubblicarla o no e ho optato per il pubblichiamola, YEE!!
Beh che dire, spero vi piaccia, se volte lasciate una recensione, consigli e tutt'altro accetto tutto!
Vi ringrazio in anticipo <3 Buona lettura e a presto.
Ele.


 
  
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