Storie originali > Horror
Ricorda la storia  |      
Autore: Alecraft Mounts    11/01/2015    3 recensioni
Tratto dal testo:
"Fido non s'era mai comportato a quel modo. Mai. E la cosa rendeva Mark piuttosto nervoso. Non riusciva a non pensare alla storia che aveva letto. La sua mente continuava a collegare la bizzarra reazione del boxer ad una qualche strana presenza.
“Pazzo Mark! Smettila di pensare a questa roba! E' solo una leggenda, diavolo...” continuava a ripetersi in mente il ragazzo, eppure il suo sesto senso continuava a suggerirgli che c'era veramente qualcosa che non andava."
Genere: Horror, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

...THE BLACK DOG...

 

 

Due piccoli consigli prima di leggere la storia:

  1. Ascoltare questa traccia durante la lettura del seguente racconto (primo video): http://it.search.yahoo.com/yhs/search?hspart=ddc&hsimp=yhs-ddc_bd&p=30+minutes+of+horror+music+atmospheric+soundtracks+volume+2&type=380_na__alt__ddc_dss_bd_com

  2. Se potete, spegnete le luci della stanza nella quale vi trovate.

Detto questo, vi auguro una buona lettura!

 

 

Finalmente, era di nuovo solo in casa. Solo, con Fido, il suo boxer dal manto marrone a chiazze color panna. I genitori erano appena usciti, avrebbero cenato in un ristorante, quella sera. E Mark poteva fare tutto ciò che voleva fino ad ora tarda, fino a quando i genitori non sarebbero rientrati. Gettò nell'immondizia la bustina della merendina che aveva appena finito di mangiare e si diresse in camera sua, al piano superiore, con Fido che lo seguiva, scodinzolando e abbaiando al padrone. Mark, dopo aver fatto entrare il cane che s'accucciò sotto la scrivania, si chiuse la porta alle spalle, dopo di ché si gettò a peso morto sulla sua sedia da ufficio.

Mise in carica il suo cellulare, poggiandolo sulla scrivania, poi gettò uno sguardo al suo computer. Quella sera avrebbero trasmesso in TV uno dei suoi film preferiti. Eppure, la voglia irrefrenabile di accendere il suo Acer e di navigare sul web in cerca di storie di paura era talmente grande che non ne poteva fare a meno. Tipo come quando ad un bambino di cinque anni veniva regalato un giocattolo. Tanto che gli piace quel gioco che non ne può fare a meno. Ecco, lui era come un bambino che si era praticamente innamorato del suo giocattolo preferito.

Osservò il suo televisore trentacinque pollici, sorretto da un asta collegata ad una parete blu elettrica della sua cameretta, posta sulla sua scrivania, per poi riposare il suo sguardo sullo schermo nero del computer.

“Solo una mezz'oretta, nulla di più. Poi accendo la TV e guardo il film.”

Mark avviò il suo computer, aspettò che si accendesse del tutto, poi cliccò sull'icona di Google e digitò il nome del famoso sito italiano riguardante Creepypasta.

-Vediamo un po' cosa c'è di nuovo. Sono proprio curioso di sapere cosa mi toccherà leggere questa sera.

Scorreva lentamente la pagina, leggendo attentamente i nomi di leggende metropolitane e storie di paura.

-”Bunny Man” già l'ho letta, “Candle Cove” già l'ho letta, “Cane Nero” già l'ho let... Aspetta, “Cane Nero”?- rifletté ad alta voce. Ecco, aveva trovato qualcosa di nuovo da leggere. In quel momento si chiedeva cosa avrebbe potuto fare un semplice cane dal manto nero come la pece. Incuriosito, cliccò sul link che l'avrebbe portato alla pagina di questa Creepypasta.

 

Finì di leggere ciò che definiva una sottospecie di “articolo di giornale” e cominciò ad osservare l'immagine del fantomatico lupo nero dalle pupille rosse. Già, rosse. Per strada, di cani di qualunque razza dal pelo color notte ne vedeva di numerosi, ma nessuno aveva gli occhi completamente rossi. Nessuno. E proprio per questo stentava a credere ad una leggenda metropolitana del genere.

Ne aveva lette moltissime, da quella dello Slenderman, un uomo in giacca e cravatta alto tre metri e senza viso, a quella di Jeff The Killer, un ragazzo di sedici anni che diventò uno spietato criminale con dei problemi mentali. Tutte molto strane alle quali credere, ma almeno, proprio perché rapivano e uccidevano, una parte di te credeva a queste storie. E, tra l'altro, erano cose che potevano accadere tranquillamente anche nella vita reale. Ma, di un cane-lupo che presagiva morte, proprio non si poteva credere ad una cosa del genere.

La leggenda narra di un cane nero, riconosciuto come “The Black Dog”, che era stato avvistato in diverse parti del globo. Questa “creatura” dalle iridi rosse, si manifesta ad ora tarda ad una singola persona, raramente a gruppi numerosi, nascosto tra la fitta boscaglia, oppure semplicemente nel vicolo di alcune case, al buio. Ha il potere di far nascere disagio e ansia nella persona che in quel momento lo avvista e, se quest'ultima prova ad avvicinarsi, esso scompare nel nulla, così, tutto d'un botto, come se fosse un ammasso di nebbia oppure uno spirito. E, nelle famiglie di queste persone che hanno avvistato il cane, dopo sei giorni esatti, avveniva un lutto. Strano, vero? Come un cane possa presagire la morte se viene anche solo notato con la coda dell'occhio, senza fissarlo nemmeno in quei due rubini incandescenti, in quei due puntini laser rossi, che risaltano non poco col suo manto nero pece.

Mark non credeva a questa storia, per niente.

-Sarà che gli amministratori del sito non sanno più cosa inventarsi per far prosperare questa pagina web. - ragionò a voce alta il ragazzo quindicenne, mentre veniva osservato dagli occhi dolci e spiritosi di Fido, che in quel momento ancora si trovava sotto la scrivania.

Osservò ancora per un paio di minuti la figura oscura e leggermente sgranata del cane. Nonostante non possa credere ad una leggenda del genere, aveva paura. Paura che tutto ciò potesse equivalere al vero.

Con mano leggermente tremante, spense il monitor del PC. Fece per afferrare il telecomando della televisione, quando la luce della sua cameretta si spense di botto, lasciandolo al buio più completo. Mark sobbalzò, spaventato dal mancare improvviso della corrente elettrica. Osservò il cupo paesaggio affacciandosi dalla finestra, constatando che anche gli altri quartieri erano completamente spenti.

Sospirò, leggermente sollevato. Ogni tanto capitava che qualche blackout colpisse la sua piccola cittadina.

Gli occhi del ragazzo stavano cominciando, pian piano, ad adattarsi all'oscurità. Adesso riusciva a riconoscere la forma della sua scrivania in legno di betulla, il monitor del computer, la TV e l'armadio. Cercò, a tastoni, la maniglia del cassetto della scrivania, Una volta trovata, la afferrò, tirandola verso di se e aprendo così quel vano, dove vi era una torcia elettrica. La prese, se la rigirò fra le mani, cercando il tasto d'accensione, e finalmente riuscì ad illuminare, in parte, la stanza, con quella flebile luce giallastra.

Fido drizzò le orecchie per un istante, avvicinandosi cautamente alla porta della cameretta del suo padroncino. Annusò il pavimento, come per cercare una qualche traccia, e subito dopo si allontanò uggiolando, dirigendosi verso il ragazzo, che intanto lo osservava con fare curioso e preoccupato.

Fido non s'era mai comportato a quel modo. Mai. E la cosa rendeva Mark piuttosto nervoso. Non riusciva a non pensare alla storia che aveva letto. La sua mente continuava a collegare la bizzarra reazione del boxer ad una qualche strana presenza.

“Pazzo Mark! Smettila di pensare a questa roba! E' solo una leggenda, diavolo...” continuava a ripetersi in mente il ragazzo, eppure il suo sesto senso continuava a ripetergli che c'era veramente qualcosa che non andava.

Un brivido di gelo risalì lungo la spina dorsale del giovane.

Paura.

Un chiaro segno della paura.

Il battito cardiaco aumentò la velocità.

Ansimava e sudava freddo.

Fido si era accoccolato accanto alle gambe di Mark, lo sguardo ancora fisso sulla porta, le orecchie drizzate.

Ora anche gli occhi blu dalle sfumature ametista di Mark erano fissi sulla porta. Non riusciva a distogliere lo sguardo da essa. Era come ipnotizzato.

Sussultò visibilmente quando la luce della sua torcia si spense di colpo.

Terrorizzato, schiacciava ripetutamente e violentemente il tasto d'accensione della pila.

“Merda. Si è scaricata la batteria. Dannazione!”

Di nuovo, non vedeva nulla. Riusciva solo a percepire la presenza del suo migliore amico a quattro zampe, che si schiacciava ancor di più contro le gambe del ragazzo, apparentemente terrorizzato quanto Mark.

Un secondo brivido gli attraversò la colonna vertebrale, facendolo tremare violentemente.

Il ragazzo continuava ad accarezzare la testa di Fido, come se quel gesto gli potesse infondere coraggio.

Ma avvenne il contrario.

Mark si immobilizzò come un pezzo di ghiaccio, trattenendo il respiro.

Gli parve di aver udito la porta dell'androne aprirsi.

Si senti un forte botto. Probabilmente era appena stata chiusa.

Fido ricominciò ad uggiolare, tremando come una foglia.

Mark ancora non si muoveva, visibilmente spaventato.

Pesanti passi si dirigevano prima verso la cucina, poi cominciarono a salire le scale, pian piano, in modo molto lento.

Erano due paia di passi, si potevano udire perfettamente i forti tonfi dei piedi.

Per un istante si fermarono, come se chiunque fosse entrato stesse osservando per bene il lungo corridoio.

In fondo vi era la stanza di Mark.

I passi avanzarono, cautamente, avvicinandosi sempre più alla camera del ragazzo.

Fido si era nascosto sotto al letto, in preda al panico, le zampette bianche sul muso e le orecchie abbassate.

Mark, si era accucciato accanto al suo letto, con la schiena schiacciata contro il muro, le gambe piegate all'altezza del petto, strette nell'abbraccio del ragazzo. Stringeva convulsamente e violentemente la stoffa del suo pantalone nero. Gli occhi ametista, sgranati e ricolmi di terrore puro, osservavano la porta insistentemente.

La presenza s'arrestò di botto una volta raggiunta la porta della camera.

Quegli pochi istanti sembrarono durare un'eternità per il ragazzo, visibilmente spaventato. Non riusciva a muovere un singolo muscolo, era come se si fossero ghiacciati. Non riusciva a pensare ad altro oltre che a quella misteriosa presenza.

Mark notò con terrore che la maniglia s'abbassava lentamente.

Si udì uno scatto.

La porta si aprì di alcuni centimetri.

Buio, era quello che riusciva ad osservare il ragazzo.

Non vedeva nulla, e la cosa lo preoccupava moltissimo. La presenza poteva essere dovunque!

Un terzo brivido, particolarmente più gelido dei primi due, gli attraversò brutalmente la spina dorsale. La paura oramai aveva raggiunto livelli assurdi. Ma una nuova sensazione s'aggiunse a quest'ultima. Si sentiva osservato.

Si guardò intorno, cercando di riconoscere ciò che lo circondava.

Fu allora che, spostando lo sguardo al di fuori della porta, li vide.

Sussultò violentemente, trattenendo il respiro e sudando freddo.

Il suo cuore minacciò seriamente di perdere un battito.

Concentrandosi maggiormente, riuscì a notare le quattro piccole zampe, ricoperte interamente dal lungo pelo nero arruffato.

La coda folta che scodinzolava a destra e a manca.

Le grandi orecchie, simili a quelle di Fido.

Gli occhi.

Rossi come un rubino.

Luminosi come due puntini laser.

Erano lì, che lo fissavano.

 

 

 

Angolo Autrice:

 

Salve a tutti!

Premetto che questa è la mia prima one-shot horror che scrivo e, diciamo che avevo una mezza ispirazione e così ho creato “questa”. Non ho idea di come sia venuta fuori ^^” ma spero in un qualcosa di decente >.<

Inoltre, spero che abbiate apprezzato la “colonna sonora” che ho scelto ^^”

Se vi è piaciuta almeno un po' oppure avete da ridire su certe cose, e se magari avreste anche dei consigli da darmi per migliorare le prossime storie che scriverò, una piccola recensione mi farebbe veramente piacere C:

Un abbraccio da parte di Alecraft Mounts! Ciao ciao a tutti!

 

 

 

 

 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Horror / Vai alla pagina dell'autore: Alecraft Mounts