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Autore: SwanFangirl    11/01/2015    4 recensioni
DALLA STORIA:
“Oh, andiamo, Regina! Lasciati andare per una volta!” esclama Emma, con un sorrisetto sarcastico che vorrei toglierle a suon di schiaffi.
Punta nell’orgoglio, alzo un sopracciglio con sguardo di sfida.
“Crede forse che io sia frigida, sceriffo Swan?” chiedo, offesa.
“Io non lo credo. Io lo so” mi corregge la bionda, provocandomi con fare piuttosto ovvio e divertito.
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Swan Queen ambientata nella prima stagione. Il rating arancione è più per le tematiche conflittuali che per altro.
Leggete e saprete (?)!
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Mary Margaret Blanchard/Biancaneve, Ruby/Cappuccetto Rosso
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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“Oh, andiamo, Regina! Lasciati andare per una volta!” esclama Emma, con un sorrisetto sarcastico che vorrei toglierle a suon di schiaffi.

Punta nell’orgoglio, alzo un sopracciglio con sguardo di sfida.

“Crede forse che io sia frigida, sceriffo Swan?” chiedo, offesa.

“Io non lo credo. Io lo so” mi corregge la bionda, provocandomi con fare piuttosto ovvio e divertito.

Spingendo la bionda di lato, avanzo verso il gruppetto di persone riunite in cerchio e mi siedo accanto a Mary Margaret, che sembra quella più a disagio lì –dopo di me ovviamente, ma questo non posso darlo a vedere, perché la signorina Swan mi ha sfidato ed ora sono costretta a fare il suo gioco.

“Spero vivamente che la sorte non ci obblighi a fare qualcosa di assolutamente inopportuno insieme, signorina Blanchard” chiarisco immediatamente.

Mary Margaret, terrorizzata, annuisce con vigore, rispondendo: “Sì, lo spero anch’io… Cioè, non perché lei non sia attraente o altro, anzi lei è molto bella e-“ poi si ferma, notando lo sguardo omicida che le sto rivolgendo. “Insomma, ha capito.”

Emma in quel momento si siede accanto a me, dall’altro fianco. Subito mi scosto di qualche centimetro, mentre l’altra sbuffa a quel comportamento da parte mia –che è del tutto giustificato, dato ciò che mi sta facendo fare.

“Bene, cominciamo!” dice Ruby, che dirige questo gioco, di cui è certamente esperta. “Gli obblighi e le verità che capiteranno saranno del tutto casuali, come le persone con cui capiterà che dobbiate svolgerli.”

Dopo aver detto ciò, fa un occhiolino al ragazzo che sta sistemando piegati su un tavolino da caffè, facendo capire a chiunque sia dotato di intelligenza che, in realtà, non c’è assolutamente nulla di casuale in quel gioco. Poi Ruby continua a parlare, accarezzandosi i capelli castani con ciocche rosse in modo sensuale –non che io la trovi sensuale, eh-: “Non vi sono limiti; quindi potrebbe capitarvi una bacio innocente sulla guancia della vostra migliore amica, oppure qualcosa come un succhiotto alla persona che odiate di più… Anche se, secondo me, è più probabile la seconda!” e fa un altro occhiolino, stavolta a Mary Margaret.

Io ed Emma ci guardiamo con aria perplessa.

Oh no, non può essere quello che pensò. Non può farmi fare un succhiotto a… Biancaneve! Potrei vomitare! E poi perché mai Snow sarebbe d’accordo?! Non è che il sortilegio, oltre alla memoria, abbia cancellato anche la sua eterosessualità?

“Regina, tocca a te” mi scuote Emma, mettendomi l’angoscia addosso.

Dannazione, perché ho accettato? Stupido orgoglio e stupida Swan!

“Okay…” dico, guardando Ruby in cagnesco.

“Obbligo o verità?” mi domanda lei, per poi aggiungere: “…Signor Sindaco.”

Se solo avessi la magia o un qualunque altro modo per sfuggire a questa situazione…

Sto per rispondere verità, la scelta più cauta, ma poi Emma si schiarisce la voce ed io mi volto verso di lei, trovando il suo sguardo sicuro di sé fisso su di me, e so che non posso fare la debole, devo fare la scelta più rischiosa per farle capire chi sono io.

“Obbligo” pronuncio con sicurezza ostentata, nonostante dentro mi senta come una bambina spaventata.

Questo stupido gioco mi sta facendo più paura di quanto abbiano fatto altre cose ben più spaventose. E, quando il ragazzo porge alla cameriera il bigliettino che mi riguarda, rabbrividisco.

“Sbatti Emma Swan contro il muro e regalale il bacio più passionale e mozzafiato della sua vita” dice la voce accattivante di Ruby, trattenendo una risatina.

Dopo la ragazza-lupo (anche se non sa di esserlo) mi rivolge uno sguardo malizioso, per poi guardare alle mie spalle. Anche io lo faccio, vedendo Snow sorridere ad Emma, che mi fissa e deglutisce, per poi alzarsi. Io arrossisco, cosa che di solito non mi accade mai, mentre tutti ci guardano con fin troppa attenzione.

“Okay, beh… So che probabilmente sarà terribile, ma non preoccuparti, va bene?” dice Emma, sorridendomi e cercando di sembrare rassicurante, anche se non molto convinta.

E’ sbagliato, ma sono impaziente di baciarla… Non so, forse è solo perché voglio finirla al più presto. O forse ci siamo odiate tanto fin da quando lei è entrata nella mia vita che adesso doverla baciare mi fa sentire come quando ci prendiamo a pugni: viva, piena di adrenalina.

“Pronta?” mi chiede la bionda, avvicinandosi a me ancora di più.

Annuisco, anche se essere al centro dell’attenzione mi rende nervosa forse anche più del bacio in sé. Oh, ma chi voglio prendere in giro? Sono nervosissima per il bacio, e se non sapessi come baciarla? Oppure se cominciassi a dare di matto senza volerlo, come faccio sempre quando si tratta di Emma Swan?

Comunque Emma spazza via ogni mia indecisione, baciandomi leggermente, con un tocco gentile, che però viene interrotto immediatamente da Ruby: “Eh no! Non è questo ciò che ho detto!”

In questo momento ci vorrebbe un bell’incantesimo del sonno fuori programma per Cappuccetto Rosso!

Serro la mascella, guardando la bionda, che sta fulminando anche lei Ruby con gli occhi. Di scatto, spingo Emma contro il muro e, senza perdere un secondo, la baciò con impetuosità, toccando le sue braccia che ho bloccato sopra la sua testa, in modo che io abbia totale controllo su di lei. La sua lingua lecca il mio labbro superiore e, in particolare, la cicatrice che lo solca. Quindi io socchiudo le labbra, facendo incontrare le nostre lingue, mentre le mani di Emma si liberano e si poggiano sui miei fianchi, facendomi sussultare per un momento. Le nostre lingue si rincorrono per qualche minuto, impazzite, proprio come noi, che, per la foga, non ci accorgiamo del tempo che passa e, soprattutto, ci scordiamo quasi di tutte le persone che ci stanno fissando in questo momento, questo momento che dovrebbe essere intimo.

“Wow” pronuncia chiaramente la voce di Ruby Lucas, il che mi sveglia da quella specie di incantesimo. “Il miglior bacio della serata, ragazzi!”

“Vi arrabbiate se vi chiedo un bis?” domanda un uomo fin troppo ubriaco.

Lo liquido con uno sguardo truce, per poi afferrare il bracco della bionda e trascinarla fuori con me, noncurante delle occhiate curiose delle tante persone che hanno assistito a quel bacio mozzafiato… per la signorina Swan, non per me ovviamente.

Arrivate fuori, prendo le chiavi della mia macchina e le dico: “Sali. Senza storie”, dopo entro anch’io in macchina e metto in moto, dirigendomi verso l’appartamento di Emma, nel quale saremo finalmente sole e potremo litigare come si deve; infatti Mary Margaret è ancora in quello stupido locale ed Henry è rimasto a dormire da Kathryn, visto che è tanto affezionato al suo cane.

Qualcuno, penso mentre guido, potrebbe credere che questa mia necessità di insultare, maltrattare e schiaffeggiare spesso Emma Swan sia dettata dall’attrazione che provo nei suoi confronti, ma non è solo questo. Una parte di me la odia davvero: è piombata nella mia vita come uno tsunami, sconvolgendo tutte le mie certezze e portandomi perfino a pentirmi di ciò che le ho fatto e di cui lei non è affatto consapevole. Ma quella parte di me, oramai, quasi soccombe rispetto a quella che mi dice di gettarmi tra le sue braccia e lasciare che mi baci ancora.

Finalmente a destinazione, dopo un viaggio di puro silenzio, io ed Emma scendiamo dall’auto e lei apre la porta, le mani che tremano.

“Tutto bene?” le chiedo, sinceramente preoccupata.

“S-sì” risponde, anche se quella parola non mi convince affatto, specialmente con quel balbettio di mezzo.

Entriamo e saliamo le scale del condominio, arrivando infine nell’appartamento che lo sceriffo divide con la maestra –la quale, adesso, sarà sicuramente a confabulare con quel diavolo di Ruby.

La ragazza non proferisce parola, si toglie la giacca e la getta con noncuranza sul divano, sul quale poi si siede e si prende la testa tra le mani, i capelli dorati che le ricoprono il volto.

“Scusa” dice, dopo un po’.

“Per cosa?” le chiedo, per poi riprendere: “Non che mi dispiaccia sentirti scusare con me, anzi era ora… ma non capisco perché adesso.”

“Perché sono stata io a sfidarti ed ora mi starai odiando” spiega Emma, per poi alzarsi di botto e venirmi incontro, poggiando le proprie mani sulle mie braccia.

Normalmente mi scosterei malamente o peggio, ma credo di essere ancora sotto shock per il contatto ben più intimo che abbiamo avuto poco fa. Così la lascio fare, non reagisco al suo gesto di accarezzarmi gli avambracci ed al suo sguardo che non si può equivocare: sta per rifarlo. Ed io avrò la forza di fermarla?

“Regina…” sussurra, poggiando la fronte sulla mia e respirando sulle mie labbra. “Io non mi ero mai sentita così viva come quando ti ho baciata.”

Non le rispondo ed abbasso lo sguardo, colta dallo sconforto. Non solo perché sono riluttante ad accettare quella verità che mi porterebbe ad ammettere la vera natura dei miei sentimenti, ma soprattutto perché sono consapevole che l’odio sarà sempre alla base del nostro rapporto se lei venisse a sapere di ciò che le ho fatto, di tutto ciò che ho combinato nella mia folle vita.

“Regina, ti prego, dimmi che anche tu hai provato lo stesso” continua la bionda, salendo a sfiorarmi il collo ed i capelli, mentre i brividi percorrono la mia pelle.

“Emma, te ne pentirai” dico io invece.

Lei aggrotta le sopracciglia, scostandosi in modo brusco e serrando le dita in due pugni. Uno di essi sbatte sul muro, facendomi sussultare.

“Perché devi sempre rovinare tutto?!” sbotta, con rabbia.

Non ha tutti i torti in effetti. Io rovino davvero tutto, è la mia maledizione: ogni cosa che tocco, muore. Non riesco nemmeno a ricordare quante dannate volte mia madre mi abbia detto le stesse parole che ha appena urlato contro di me Emma.

Abbasso lo sguardo, sentendomi tremendamente ferita ed in colpa, ma poi sento le dita di Emma, soffici, alzarmi il mento per far incontrare i nostri sguardi.

“Scusami” dice, per la seconda volta questa sera. “Non volevo, io… io lo so che è molto complicato tra di noi.”

“Non immagini quanto, tesoro” uso quell’appellativo senza quasi accorgermene, e lo sceriffo sussulta. “Noi dobbiamo parlare, Emma.”
 



“Mi prendi in giro? Ti prego, dimmi che stai scherzando” dice Emma, con lo sguardo vacuo fisso sul pavimento.

“Mi dispiace tanto. Mi dispiace” ripeto io, come un mantra, le lacrime che scendono copiose lungo il mio volto, andando a bagnare le mie gote pallide, dopo quel racconto lungo e sofferto.

Emma si alza di scatto, ribaltando la sedia su cui si era seduta e cominciando a camminare avanti e indietro. Da’ un altro pugno contro il muro, stavolta molto più forte, per poi ritrarre la mano insanguinata. Subito io mi alzo, allarmata, e le poggio una mano sulla spalla, con preoccupazione.

“Emma! Emma, calmati, torna da me” le dico, ma lei si sposta malamente e mi schiaffeggia con forza.

Me lo merito.

Tento di parlare, ma un altro schiaffo arriva dritto sulla mia guancia, colpendo anche il mio labbro e facendolo sanguinare, anche se immagino sia solo una ferita superficiale. Ciò sembra non bastarle, e mi spinge contro il muro con violenza, facendomi gemere per il dolore. Senza che possa capire il senso delle sue azioni, Emma mi guarda negli occhi con senso di colpa evidente nello sguardo e mi bacia in modo dolce e lento, leccando le mie labbra per lenire la mia ferita. Probabilmente fa tutto ciò perché è totalmente sotto shock, eppure mi godo il contatto, cercando di non infuriarmi perché mi ha messo le mani addosso. 

“Non è possibile, io non posso essere-“ si ferma, fissando il suo sguardo sul mio, di nuovo.

“Tu sei la Salvatrice. Ed io sono la Regina Cattiva” dico, ma quelle parole pesano come macigni sul mio cuore oscuro e ferito. “So che è difficile accettarlo, ma tu sei la figlia di Biancaneve e del Principe Azzurro, e sei nata per sconfiggermi.”

“Ma io non voglio sconfiggerti…” protesta debolmente la  bionda, le labbra ancora sulle mie.

“Ed io non volevo arrivare a questo punto, e l’avrai capito da tutto ciò che ti ho raccontato. Solo ora mi rendo conto di quanto io sia stata stupida ed egoista. Implorerei il tuo perdono in ginocchio, se ciò servisse a farti capire quanto sono dispiaciuta, Emma.”

Emma continua a guardarmi, combattuta. Poi, finalmente parla, dicendo qualcosa che non mi aspettavo: “Fallo.”

Io aggrotto le sopracciglia, la confusione probabilmente comprensibile dalla mia espressione. E lei mi rivolge uno sguardo freddo ed inequivocabile. Tremante, mi lascio cadere ai suoi piedi sulle ginocchia, lo sguardo basso e colmo di vergogna. Dopo pochi secondi trovo da qualche parte dentro me il coraggio di guardarla.

“Ti prego, Emma. Ti prego, perdonami” la supplico, disperatamente dispiaciuta.

“Per cosa?”

Ancora quello sguardo e pieno di disprezzo, che mi fa sentire piccola come mai mi sono sentita dopo aver lanciato mia madre in quello specchio.

“Per aver tentato per anni di uccidere tua madre, per aver fatto di tutto per distruggere la sua felicità, per aver ucciso e ferito migliaia di innocenti e per aver lanciato questo sortilegio, che ti ha separata dalla tua famiglia per ventotto anni, in cui avrai certamente sofferto in maniera incomparabile. E mi dispiace anche per aver cercato di distruggerti da quando sei arrivata in questa città” elenco tutti i motivi per cui lei dovrebbe odiarmi, ad ognuno sentendomi svuotare dell’odio che ho covato per decenni, ma non del senso di colpa, che resterà sempre dentro me.

Emma annuisce e poi, inaspettatamente, mi porge la mano per aiutarmi a mettermi in piedi. La prendo con delicatezza e sorpresa. La fronteggio, mentre il suo sguardo sembra tornare quello con cui mi ha guardato in molte precedenti occasioni: quello colmo di comprensione e di qualcos’altro che sembra quasi… amore.

“Ti perdono, Regina” dice, con dolcezza infinita.

“Cosa? Ma… Come puoi-“

“Non importa il come. Ma il perché.” risponde, senza nemmeno lasciarmi finire la frase. “Regina, io ti mentirei se ti dicessi che non ti ho detestato e... un po’ ti detesto ancora adesso. E ti mentirei se ti dicessi che non mi sento sperduta; cioè, è come se nulla avesse più senso e, allo stesso tempo, è come se avesse senso solo adesso. Ma so perché l’hai fatto: eri incazzata con il mondo intero e, soprattutto, con mia madre, per aver perso la persona che più amavi al mondo. Forse, se fosse successo anche a me ed avessi avuto qualcuno con cui prendermela, avrei fatto lo stesso. E’ comprensibile, nonostante sia difficile accettare tutte le vite che hai distrutto.”

“Allora, perché mi perdoni?” chiedo ancora, non avendo capito il vero motivo per cui lo fa.

“Perché la mia vita ha cominciato ad avere un significato solo da quando Henry mi ha portata da te.”



 
“Buongiorno, signorina Lucas” dico, entrando nel locale.

Ruby alza la testa dal bancone, mostrando il viso pallido e provato dalla sbronza della sera prima, per non parlare degli occhi rossi, che attestano quanto si sia devastata insieme ai suoi amichetti.

“Signor Sindaco” risponde lei, con lo sguardo che si accende di malizia e peccaminosa curiosità. “Lei ed Emma ieri siete andate via prima che la serata cominciasse davvero! Come mai, mi dica?”

“Sa, signorina Lucas, non tutti hanno un sacco di tempo per divertirsi. Io e lo sceriffo Swan abbiamo un figlio di cui occuparci” ribatto io, sicura di me.

“Già, peccato che il figlio di cui dovete occuparvi fosse da Kathryn ieri notte.”

Quella frase mi fa bloccare sul posto, proprio mentre stavo per sedermi al mio solito posto. Stringo i pugni e cerco di ricompormi, voltandomi verso la cameriera. Sorrido fintamente e rispondo: “In effetti io e la signorina Swan ieri sera ci siamo tenute compagnia a vicenda. Sa, esattamente come fate spesso lei e il dottor Whale.”

Ruby spalanca gli occhi e la bocca per qualche secondo di silenzio. E, per fortuna, il locale è ancora deserto, dato l’orario. Alzo il sopracciglio e lei dice sottovoce: “Ho capito.”

“Come, scusi?” chiedo, confusa.

“Beh, ovviamente lei mi sta ricattando. Se io sto zitta, lei sta zitta” spiega brevemente –ed erroneamente- la ragazza.

“Oh, no, io non volevo-“

“Buongiorno, Ruby” mi interrompe una voce che mi fa subito sorridere. “Giorno, Regina!”

Emma sorride alla ragazza-lupo e poi viene da me, poggiando le labbra sulla mia guancia con fare discreto. Ma io afferro la sua nuca e la bacio con passione, leccando le sue labbra senza pudore. Quando la lascio andare, gli occhi della bionda sono ancora chiusi, e le sue labbra leggermente aperte e gonfie, per non parlare delle sue guance che si sono completamente tinte di rosso. Finalmente apre gli occhi e mi fissa con uno sguardo interrogativo.

“Signor Sindaco, non vorrei essere scortese, ma… Lei ha un vero talento” commenta Ruby, sotto shock.

Emma fa vagare gli occhi dalla mia figura a quella di Ruby, con curiosa perplessità.

“Beh, signorina Lucas, la ringrazio molto; e vorrei chiarire che non stavo in alcun modo cercando di ricattarla, e che manterrò il suo segreto” sorrido a Cappuccetto Rosso.

Ruby è ancora più scioccata una volta sentite queste parole. Invece Emma mi dona un bacio sulla tempia, nonostante non abbia capito molto della situazione.

“Adesso può portarci la colazione?” le chiedo, sedendomi ad un tavolo insieme alla madre di mio figlio.

“C-certo” balbetta l’altra ragazza, preparandoci qualcosa nonostante non abbiamo nemmeno ordinato.

“Okay, che cosa era quello?” chiede subito Emma, piegandosi per parlarmi sottovoce.

“Ho solo pensato che, se vogliamo stare insieme, sarà meglio farlo alla luce del sole” spiego brevemente, con il sorriso sulle labbra. “E la prima cosa che dobbiamo assolutamente fare è dirlo ad Henry, perché io non voglio mantenere altri segreti con lui.”

“A proposito…” bisbiglia ancora Emma. “Come facciamo con la… maledizione?”

“Diremo ad Henry la verità, ma solo a lui. Quando tu spezzerai il sortilegio, lo sapranno tutti” dico, con tono malinconico, pensando a cosa vorranno farmi quando ricorderanno chi sono loro e, soprattutto, chi sono io.

“Hey, cos’hai?” mi domanda la bionda, preoccupata, notando il mio repentino cambio d’umore.

“Nulla” mormoro, stringendo la sua mano per darmi forza.

Ma la ritraggo non appena Mary Margaret entra nel locale, con il suo solito sorrisino irritante sul volto. Emma non me lo permette, però, e stringe ancora di più la mia mano. La donna, dopo aver salutato Ruby, si dirige verso di noi, accennando un sorriso.

“Ciao, Mary Margaret” dice lo sceriffo, senza il coraggio di guardarla, una volta che sa la verità su chi sia realmente quella ragazza.

“Ciao, Emma. Buongiorno, Regina” saluta lei, lo sguardo fisso sulle nostre dita intrecciate. “Allora…”

“Stiamo insieme” chiarisce senza preamboli la Salvatrice, lo sguardo fisso sul mio.

“Oh. Bene… E’ fantastico.”

Per fortuna la signorina Lucas ci porta le nostre bevande interrompendo quella conversazione, e chiede: “Volete anche qualcosa da mangiare?”

“A me è passata la fame” commento io.

“Figurati a me” risponde Emma, casualmente poggiando gli occhi sulla madre, e allora essi si fanno lucidi.

Io me ne accorgo subito e le dico: “Emma, vieni un attimo in bagno con me?”

Lei annuisce e si alza, seguendomi, mentre le altre due si rivolgono delle occhiate eloquenti che io ignoro, come la scorsa sera. Adesso posso concentrarmi solo su Emma. Arrivate in bagno, la ragazza sussurra, con tono debole: “Non ce la faccio. Non posso farcela, Regina.”

“Vuoi dirglielo?” le chiedo, con tono apprensivo.

“Pensi che mi crederebbe?” domanda lei a sua volta, anche se credo sappia già la risposta.

“No” rispondo, sincera. “Ma puoi sempre provarci. E poi, adesso che ci credi, immagino che la maledizione verrà spezzata presto.”

“E la cosa come ti fa sentire?” chiede Emma, baciandomi le labbra in modo leggero. “Triste, arrabbiata, amareggiata, felice…?”

“Un mix di tutte queste emozioni…” dico, con occhi bassi, aprendomi con lei. “…E in più c’è la paura. Ho paura, Emma. Ho tanta paura.”

Emma sembra molto sorpresa che io lo stia ammettendo, e mi guarda con dolcezza e preoccupazione, abbracciandomi stretta. Mi accarezza la guancia, cercando di farmi un sorriso rassicurante, e bisbiglia: “Di che hai paura?”

“Ho paura che Henry mi odi più di quanto non faccia già, ed ho paura che finirai per odiarmi anche tu” confesso, poggiando la testa sulla sua spalla.

“Non potrei mai odiarti davvero” sussurra la bionda al mio orecchio, stringendomi ancora di più. “Non adesso che so cos’hai passato. E non adesso che so di amarti.”

Rabbrividisco alle sue parole, poggiando le labbra sul suo collo in un piccolo bacio, e rispondo: “Anche io ti amo, Emma.”

“Allora che aspettiamo? Andiamo a prendere nostro figlio e diventiamo la famiglia che, in fondo, sappiamo già di essere” dice lei, sorridendomi. “Nessuno ci potrà separare.”

“Mai?” domando, lo sguardo finalmente ravvivato dalle sue promesse.

“Mai.”







Aaallora...
Diciamo che non avevo nulla da fare, che avevo la febbre e che non potevo non postare una versione di come, secondo me, sarebbe dovuta andare la storia della maledizione e come, a mio parere, avrebbe dovuto saperlo Emma. Ovviamente è una situazione un po' surreale questa, ma mi è uscita così e poi, vedendo il prompt Truth or Dare, non potevo non scriverci qualcosa.
Comunque, è stato un esperimento -spero riuscito, dato che non credo di essere brava con le OS- che mi sono divertita a fare, e beh... fatemi sapere che ne pensate!
Grazie in anticipo a chi leggerà questo sproloquio <3
A presto con tante altre cose carine e coccolose!
 
  
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