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Autore: Defiance    11/01/2015    7 recensioni
" "Ehi, Soldato!" lo chiamò una maliziosa e fiera voce proveniente dalle sue spalle, un suono che riconobbe immediatamente.
Sorrise e si voltò.
"Natasha"
"Ti sono mancata?" "
Dal testo.
Primo incontro tra Natasha e Steve dopo le vicende di TWS.
Spero che vi piaccia!
[Piccoli riferimenti al trailer di AoU]
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Natasha Romanoff/Vedova Nera, Steve Rogers/Captain America, Un po' tutti
Note: Movieverse, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: i personaggi e The Avengers non mi appartengono. La storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 
Radioactive


 



Fosse stato per Steve non avrebbe mai messo piede nella Stark Tower.
Però Tony aveva organizzato quella dannata Avengers Reunion e avrebbe fatto davvero una pessima figura a non presentarsi, declinando l'invito.
Il Capitano Rogers non era tipo da festicciole a base di alcool, anzi, non era tipo che amava trascorrere serate fuori casa in generale; c'era sempre stata qualcosa che l'aveva fatto sentire fuori posto, come se quel mondo non gli appartenesse affatto.
Ed in effetti era così. Non apparteneva a quell'epoca, avrebbe ormai dovuto essere vecchio e rugoso, se non proprio morto... e invece era più vivo che mai, giovane come lo era stato settanta anni prima.
Non aveva familiarità con quel genere di riunioni, ma ci provava davvero a farsele piacere e qualche volta ci riusciva pure.
Così si era armato di pazienza e buona volontà e si era recato presso l'edificio, aspettando diversi minuti prima di suonare, sinceramente indeciso sul fare marcia indietro e tornarsene al suo appartamento o meno.
"Ehi, Soldato!" lo chiamò una maliziosa e fiera voce proveniente dalle sue spalle, un suono che riconobbe immediatamente.
Sorrise e si voltò.
"Natasha" 
"Ti sono mancata?" lo stuzzicò lei, il suo solito tono provocatorio accompagnato da una smorfia beffarda sul volto.
"Questione di punti di vista" decise di stare al gioco, perchè era così che erano abituati a fare.
La russa ridacchiò per qualche istante, poi si inumidì le labbra con la lingua.
"Che ne dici di prenderci qualcosa al pub dietro l'angolo prima di andare da Stark, Capitano?" propose, indicando un piccolo locale che si nascondeva abbastanza bene tra gli edifici circostanti.
Steve esitò per un attimo, sapeva che lo avrebbe torturato finchè non le avesse rivelato dei dettagli sulla sua vita sentimentale che no, non era affatto progredita in quell'anno in cui non si erano visti, un po' per via dell'estenuante e vana ricerca di Bucky, un po' perchè non se la sentiva di frequentare alcuna donna.
Ma alla fine accettò, permettendole di trascinarlo in un angolo appartato del pub che aveva adocchiato sicuramente qualche minuto prima.
"Allora, dove sei stata?" domandò, pensando che avrebbe così potuto sviare il discorso da sè stesso per un po', forse abbastanza da evitare qualsiasi quesito a riguardo.
"Mmh, un po' di qua, un po' di là. è difficile restare nello stesso posto quando la lista dei tuoi crimini diventa pubblica" rispose lei, bevendo un sorso di vodka dal bicchiere che aveva ordinato.
"Dunque non sei riuscita a crearti una nuova copertura" dedusse il Capitano, che per figura si era preso una birra.
Natasha scosse il capo, ma non sembrava affatto dispiaciuta, semmai un po' malinconica e... persa.
"Non ho ancora deciso cosa fare, sai, ora che lo S.H.I.E.L.D. non esiste più" 
Avevano già affrontato quel discorso una volta e Steve capiva benissimo come la donna si sentisse; ne avevano passate tante insieme ed entrambi avevano un'unica certezza, prima che questa si polverizzasse di colpo: fare qualcosa di utile per l'umanità.
"Ma dimmi, alla fine lo hai trovato? Barnes?" 
"No. Sembra essersi volatilizzato nel nulla" confessò dispiaciuto il biondo, sospirando; in parte si era rassegnato.
"Non ti ha dato la caccia però. è un buon segno" constatò la russa, ordinando un secondo giro.
"Forse dovresti solo dargli del tempo, magari prima o poi ricorderà"
"Se al posto di Bucky ci fosse Barton, tu cosa faresti?" chiese lui, mettendola in difficoltà: aveva visto il suo impegno nella sua ricerca quando Loki lo aveva compromesso, non si sarebbe fermata davanti a nulla e per niente al mondo.
"Touche" esclamò Natasha, "forse hai solo bisogno dell'aiuto di qualcuno intelligente e astuto" 
Il Capitano ridacchiò.
"Mi stai offrendo la tua collaborazione, per caso?"
"Potrei" ammise la donna, scrollando le spalle.
"Ed io potrei farci un pensierino. A patto che non ci siano segreti tra di noi" acconsentì Steve, ma se ne pentì subito dopo, quando vide il sorrisetto che le era spuntato sul volto.
"Affare fatto. E in tal proposito... L'hai chiamata poi, l'infermiera?" domandò ammiccante la Romanoff, affrettandosi ad aggiungere "si,si, lo so che non è davvero un'infermiera ma... l'hai più chiamata o no?" prima che lui si aggrappasse a quella frase per dirottare l'argomento.
Il Capitano si mordicchiò l'interno di una guancia.
"Sai, sapevo che me lo avresti chiesto"
"Allora avrai sicuramente pensato ad una risposta da darmi" insistette la donna, sempre più divertita.
"No, non l'ho chiamata, Nat. E non lo farò" mise in chiaro il biondo e quando carpì l'intenzione di Natasha di replicare, la anticipò "sarà meglio raggiungere gli altri, ora"
Dopotutto non avevano nient'altro da dirsi.

Restarono in silenzio per quasi tutto il tragitto; lei mortificata da quella reazione un po' troppo brusca, lui con i sensi di colpa per averle risposto così male.
"Natasha" la fermò, giusto un secondo prima che citofonasse per annunciare agli amici il loro arrivo.
Si voltò, attendendo che il Capitano le dicesse qualcosa, ma lui scosse la testa e sussurrò soltanto: "Non avrei dovuto reagire in quel modo"
Lei annuì e suonò il campanello.
"Sai, Steve. Un tempo pensavo che l'amore fosse per bambini" mormorò, "ora non ne sono più tanto sicura"
"Cosa ti ha fatto cambiare idea?" non riuscì a trattenersi dal domandarlo; la Romanoff aveva la tendenza a formulare frasi che potevano dire tutto e niente al contempo, postulati di senso compiuto ma che lasciavano gran parte del concetto che voleva esprimere in sospeso.
"Tu" disse e lui non fece in tempo a chiedere ulteriori spiegazioni, perchè l'agente Hill si presentò dinnanzi a loro, pronta ad accoglierli.

Per quanto ci provasse, non era in grado di distogliere gli occhi dalla sua figura; Natasha si era accomodata il più lontano possibile da lui, accanto a Banner, ed evitava accuratamente di incrociare il suo sguardo.
Non lo capiva. Non capiva il senso di quella frase e ancor meno il suo strano atteggiamento.
Per fortuna, a Barton venne in mente di sfidare Thor, sostenendo che sicuramente ci fosse un trucco dietro l'impossibilità di sollevare il suo martello, se a provarci era qualcun altro, cosa che lo distrasse momentaneamente dai suoi pensieri.
Ci avevano provato tutti, ma nessuno ce l'aveva fatta; in realtà, Steve era riuscito a muoverlo, lo avrebbe anche sollevato, ma pensò che sarebbe stato imbarazzante, così finse di non esserne in grado.
Stava per congedarsi ed andarsene, quando un robot metallico fece irruzione nella stanza, esibendo una chiarissima dichiarazione di guerra all'umanità, cosa che rese evidente la necessità di una nuova collaborazione tra loro e che occupò la restante parte della serata.
Stark invitò gli Avengers a fermarsi alla torre per quella notte, erano oramai le quattro del mattino e avrebbero dovuto riunirsi con Fury alle otto, proprio lì, quindi non aveva molto senso andarsene.
Riuscì, grazie al caso dal momento in cui la stanza a lui assegnata era accanto a quella di Natasha, a bloccarla per parlarle.
Più che chiederglielo, in realtà, la costrinse, afferrandola per un braccio e spingendola dentro la propria camera, immobilizzandola poi tra il muro e il proprio corpo, esattamente come aveva fatto in ospedale solo un anno prima, ma con più delicatezza.
"Voglio delle spiegazioni" disse, prima che lei potesse spiccicare parola o tirarsi indietro.
La vide deglutire, perdere la concentrazione e il contatto visivo. 
"Riguardo a?" finse di non comprendere ciò che il Capitano volesse sapere, ma era consapevole di non poter sviare il discorso a lungo... aveva fatto una cazzata, ne stava per pagare le conseguenze.
"Lo sai" 
La Romanoff sospirò e rilassò i muscoli, gesto che convinse Steve a liberarla; la seguì con lo sguardo mentre si accomodava sul letto e capì che desiderava che lui facesse altrettanto.
"Non riesco a capire. Tu rendi così complicata una cosa che per te, che sei una brava persona, dovrebbe essere semplice. Non riesco a capire perchè lo fai" mormorò dopo un istante di esitazione; lo guardava confusa e questo servì solo a far nascere ulteriori domande nella mente del Capitano.
"Ed io non capisco perchè ti interessi così tanto alla mia vita sentimentale, se poi sei la prima a non averne una" buttò lì il biondo, sfidandola con lo sguardo.
Ma Natasha non reagì con la sua consueta ponderazione, nè la raggirò sul ridere; il suo sguardo si incupì ed abbassò il capo, quasi come se si vergognasse.
"Io sono un'assassina, Steve. E ci sono cose, come questa, che la gente come me non merita" sussurrò con voce spezzata, spiazzando completamente l'uomo seduto al suo fianco.
Gli venne spontaneo tendere una mano, accarezzarle una guancia e spostare il suo volto in modo che i loro occhi fossero di nuovo gli uni negli altri.
"La Natasha che conosco non è più la donna che i file dello S.H.I.E.L.D. descrivono" le assicurò, senza alcun tentennamento.
"Cosa ne sai tu..." biascicò di rimando lei, ridendo fievolmente, ma senza il minimo accento di divertimento.
"Dimentichi che io l'ho vista, Nat. La persona che nascondi dietro la maschera della Vedova Nera" 
Le aveva continuato ad accarezzare la guancia per tutto il tempo, ma fu nel momento in cui la mano di Steve ricadde sulla sua, che Natasha rabbrividì e avvertì tutti i muri che aveva eretto attorno a sè stessa e al suo cuore, tutte le bugie che si era raccontata, crollare all'improvviso.
"E tu, Capitano, saresti mai in grado di amare questa persona?" chiese la russa, la sua voce era un sussurro.
Lui dischiuse le labbra e sbattè ripetutamente le palpebre, sorpreso e colpito da quella domanda; aveva capito che provava dell'affetto per lui dopo quel malinconico e triste addio quel giorno al cimitero, ma non aveva mai sospettato che andassero così a fondo.
Avvertì il cuore sprofondare, come se si fosse appena liberato di un macigno della cui esistenza si accorto solo ora che non c'era più.
"Buonanotte, Steve" sibilò la Romanoff, scivolando silenziosamente dal letto e raggiungendo a grosse falcate la porta; per la prima volta in vita sua, faticava a trattenere le lacrime, non trovava alcuna bugia sufficientemente valida a confermare la sua insensibilità, non riusciva a fingere che di quel rifiuto non gli importasse alcunchè.
Poco prima di afferrare la maniglia della porta, avvertì una mano chiudersi in una stretta ferrea sul suo polso e spingerla di lato; gemette per lo stupore quando la sua schiena toccò il muro alle sue spalle e il voltò di Steve fu a pochi centimetri dal suo.
Poteva leggere la paura nei suoi occhi verdi, accentuata dal tremolio delle sue braccia e dai rapidi movimenti del suo petto; la osservò solo per un istante, un momento atto a immortalare la sua immagine in quell'attimo di debolezza e fragilità, poi la baciò con determinazione, passione e desiderio.
Come mai aveva baciato una donna in vita sua.
Natasha si aggrappò a lui, perchè sentiva che se non lo avesse fatto, sarebbe scivolata dalle sue braccia, liquefacendosi al terreno come un gelato avrebbe fatto sotto il cocente sole di Agosto.
Con una spinta, Steve la sollevò, poggiandola sulla spoglia scrivania alla loro destra, dandole inavvertitamente il sostegno di cui aveva bisogno, ma attirandone sempre più il volto al suo facendo presa sui morbidi capelli in cui aveva insinuato le dita. 
La russa gli strappò via la maglia di dosso, in quel momento non le venne da pensare che non ne aveva un'altra a disposizione per cambiarsi e prese ad accarezzare il suo muscoloso corpo come se fosse l'unica cosa che avesse desiderato fare per anni. 
Il Capitano sussultò sorpreso e si separò da lei per una frazione di secondo, per poi posare nuovamente, - e per quanto fosse possibile con più foga di prima -, le labbra contro le sue, stringendola ancora più a sè facendo pressione sul fondoschiena di lei.
Non sapeva cosa lo stesse guidando in quel momento, si era semplicemente abbandonato all'istinto, che lo portò a far scorrere le mani lungo le bellissime gambe che il vestito nero che indossava le lasciavano scoperte, fino a raggiungere le cosce, insinuandosi nel tessuto. 
Posò le labbra sul collo della russa, senza smettere di accarezzarla, scendendo poi verso il suo prorompente seno ed avvertì la sua schiena inarcarsi a causa di quel contatto inaspettato.
Lentamente, fece scivolare le dita lungo la zip dell'abito, dando a Natasha il vantaggio necessario ad assumere il controllo della situazione; scese bruscamente dal tavolo, lasciando cadere il vestito sul pavimento, poi spinse Steve sul letto e si sedette cavalcioni su di lui.
Lo guardò per un attimo e sorrise, per poi rituffarsi contro le sue labbra e nel frattempo liberandolo di cinta e pantaloni.
Sapeva di non essere forte quanto lui, pertanto non provò a fermarlo quando ribaltò la situazione, facendola slittare sotto il proprio corpo; la guardava come se la vedesse per la prima volta, come se fosse il gioiello più bello e prezioso che avesse mai visto e quello sguardo, quel dannato sguardo e quei dannati occhi azzurri, scuriti ormai dal desiderio, le fecero venire i brividi.
Lo attirò a sè con forza e quando finalmente non ci fu niente a separare i loro corpi e le loro anime, quando persino i loro respiri si erano ormai fusi in un'unica cosa, Natasha si sentì per la prima volta in vita sua felice e completa.
Chiuse gli occhi e lasciò che lui la rendesse sua, perchè era giusto così.
Era così che doveva essere.


Quando Natasha e Steve si svegliarono, erano le otto meno un quarto.
"Buongiorno" sussurrò lui dopo essersi guardati in silenzio per lunghi istanti, la paura di rovinare quel momento perfetto palpabile.
Baciò dolcemente le sue rosee labbra, dando l'impressione di essere più impacciato della sera prima,- occasione nella quale in realtà non lo era stato affatto -, e la cosa fece intenerire e divertire al tempo stesso la russa.
"Buongiorno a te, Capitano" mormorò di rimando e rabbrividendo quando la bocca dell'uomo entrò in contatto con l'incavo del suo collo, di nuovo.
"Sai, dovresti smettere di chiamarmi così" sibilò, senza interrompere ciò che stava facendo.
"Cazzo, Steve!" esclamò improvvisamente Natasha e lui sorrise contro la sua pelle.
"Così va meglio" biascicò, ma la tensione che avvertì dal corpo della donna lo spinse a fermarsi.
"No, Steve... Sono le otto meno dieci!" gli fece notare e lui spalancò gli occhi rendendosi conto del ritardo epico che rischiavano di fare.
"La riunione con Fury!" rammentò il biondo e la vide annuire; sapevano che al colonnello non piacevano i ritardatari, ma, inspiegabilmente, la situazione li intrigava parecchio.
Si scambiarono uno sguardo d'intesa, a metà tra il colpevole e il divertito, poi scoppiarono a ridere.
"Merda!" gemette il Capitano mentre la russa cercava di districarsi da quel groviglio di gambe e lenzuola, entrambi senza smettere di ridere neanche per un attimo.
"Muoviamoci" ordinò Natasha, "Credo anche di dover andare a recuperare la tua felpa"
"Perc... oh, giusto. Hai fatto a pezzi la mia camicia" ricordò Steve, raccogliendone i pezzi sparsi sul pavimento.







Angolo Dell'Autrice:
Okay, salve a tutti!
Non sapevo davvero che raiting mettere per questa 
storia, se doveva essere rosso ditemelo voi per favore.
Sono un'inguaribile Romanogers e chi ha letto le mie
altre storie ne è perfettamente consapevole.
Non posso fare a meno di pensare a delle fanfiction su
di loro, peccato che sia l'unica, - o quasi -, a scriverne.
Che altro dire, spero tanto che la mia storia vi sia piaciuta.
Fatemelo sapere in una recensione, se vi va!
Vi lascio alla scena dei titoli di coda. 
A presto,
Bell :)





Scena dopo i titoli di coda

Erano tutti in sala riunione, mancavano solo Steve e Natasha all'appello, ma nessuno li aveva visti più dalla notte prima.
Barton se la rideva sotto i baffi in un angolino della stanza già da diversi minuti quando i due fecero irruzione nella stanza, mezzi trafelati per l'evidente corsa contro il tempo.
Stark inarcò un sopracciglio nel notare che il Capitano indossava solamente una felpa, che era sicuro avesse lasciato all'ingresso la sera precedente quando era arrivato alla torre.
Sgranò gli occhi ed esibì un'eloquente smorfia: aveva capito tutto, così come anche il resto dei presenti, ma prima che qualcuno potesse dire nulla o fare qualcosa, Natasha si accomodò e disse: "possiamo cominciare?"
  
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