~
Illustrazione ~
Fino
all’ultimo istante, fino all’ultimo respiro.
- Mi
sembra
ancora di vederti. Lì, china su quei fogli.
- Su
quei
fogli che diventavano il tuo mondo e che, ad ogni pennellata, creavano
un
sogno, una storia.
- Me
ne
raccontasti tante, ti ricordi?
- Certo
che
te lo ricordi… Tu ricordavi sempre tutto.
- Ogni
tua illustrazione
era un racconto nuovo e, una volta terminato il dipinto, mi chiamavi a
te; ero
sempre impaziente quando lavoravi a quelle finestre affacciate su di un
mondo
di fantasia, volevo che concludessi il disegno per poi dedicarmi il tuo
tempo,
la tua voce.
- Volevo
ascoltare i tuoi racconti che, non ho mai capito, se fossero di tua
invenzione
oppure no.
- Ho
sempre
pensato che, i tuoi racconti, fossero avventure vissute quando eri
solamente
una ragazzina, molto prima di cominciare a lavorare come illustratrice.
- Adoravo
ogni tua storia, è vero, ma solo una è rimasta
totalmente impressa nella mia
memoria.
- Il
racconto di quella creatura bellissima e, probabilmente, leggendaria
che ti
aveva stregata e che, con le tue parole e i tuoi disegni,
l’aveva fatto anche
con me.
- Mi
ricordo
come se fosse ieri, la prima volta che la raccontasti; mi chiamasti a
te e mi
facesti sedere sulle tue ginocchia.
- Mi dicesti:
- “Touko,
ascoltami bene, voglio raccontarti una cosa che potrebbe
servirti, un giorno non troppo lontano.”
- So bene che in quel momento, i
miei occhi
cominciarono a brillare. Lo lessi nella tua espressione, in quegli
occhi così
simili ai miei. Due pozze azzurre che colpivano fin dentro
l’anima, fin dentro
il cuore. Occhi azzurri, così azzurri, ch’era come
specchiarsi in due laghi di
montagna.
- “Accadde
molto tempo fa.
- Ricordo
che ero molto giovane e conoscevo poco e niente del mondo al di fuori
della mia
città natale.
- Adoravo
già disegnare, soprattutto Pokémon, anche se non
ne avevamo mai avuto uno.
- Purtroppo,
la mia famiglia era troppo povera per potersi permettere di mantenere
anche una
di quelle fantastiche creature.”
- Cominciasti. Io avevo
all’incirca cinque
anni e prontamente t’interruppi, facendo una serie di domande
che, se ci penso
adesso, mi viene ancora da ridere.
- Mi poggiasti il dito indice
sul nasino a
patata che mi ritrovavo e ti mettesti a ridere.
- “Non
interrompermi piccola mia, sono vecchia, potrei dimenticarmi qualcosa
d’importante di quest’avventura!”
- Così rimasi in
silenzio mentre tu
chiudevi gli occhi ed un lieve sorriso increspava il tuo viso segnato
dal tempo.
- “Dunque…
ero rimasta…? Ah sì!
- La
mia famiglia era povera e non potevamo mantenere anche un
Pokémon.
Fortunatamente nella mia cittadina vi era un laboratorio
Pokémon, e il
professore che se ne occupava mi lasciava entrare tranquillamente a
giocare con
le creature che popolavano il suo centro di ricerche.”
- Alzasti gli occhi al soffitto,
sognante.
Cosa non mi dicesti quella volta?
- “Dovevi
vedere! C’erano tanti Charmander, Squirtle e Bulbasaur!
- Quelle
creature erano lì e attendevano che qualche bambino
scegliesse uno di loro, per
intraprendere un viaggio lunghissimo e pieno di pericoli per diventare
allenatori di ogni tipo.”
- Pieno di pericoli? Rabbrividii
a quelle
parole e ti guardai spaventata. Un altro sorriso illuminò il
tuo volto e mi
strinsi forte a te.
- “Tranquilla.
La mia mamma diceva che il viaggio era pieno di pericoli
perché non voleva
assolutamente che partissi. Era terrorizzata all’idea che
cominciassi a
viaggiare da sola, lontana da casa e, per un po’ di tempo,
riuscì ad evitare,
con varie scuse come la scuola e l’università, che
intraprendessi
quell’avventura che bramavo da tempo.
- Tra
lo studio di una materia e l’altra, coltivavo la mia passione
per il disegno
andando al laboratorio per ritrarre i vari Pokémon presenti
… e, ogni tanto,
anche il professore.”
- Sospirasti rassegnata. Che
cosa non mi
stavi dicendo?
- “Un
giorno, finita finalmente la scuola, decisi che era tempo per me di
partire e,
dopo aver scelto il mio compagno di squadra, intrapresi il viaggio
senza dirlo
a mamma e papà.”
- Compagno
di squadra.
- Quando dicesti quella tre
parole, un velo
di tristezza attraversò i tuoi occhi e, involontariamente,
fissasti la Torre
che si poteva scorgere in lontananza fuori dalla finestra di casa
nostra.
- La Celestial Tower: detta
anche il
cimitero dei Pokémon.
- Poi tornasti a fissarmi e a
sorridermi,
per proseguire il tuo racconto.
- “I
motivi che mi spinsero a partire furono tanti: dal fatto di voler
trasgredire e
disobbedire ai miei genitori, al voler avere una squadra di
Pokémon tutta mia,
al voler intraprendere un’avventura che speravo mi avrebbe
portato a scoprire
misteri, nuovi luoghi e a vedere il mondo … ma solo una era
la reale
motivazione.”
- Fu in quel momento che mi
mostrasti un
disegno fatto ad acquerello.
- Ritraeva una creatura dalle
grandi ali,
apparentemente priva di piume e dalla pelle argentata.
- La coda e il collo lungo,
ricordavano
quelli di una creatura mitologica, in questo caso, di un drago marino.
- Circondata da pennellate blu,
argento e
bianco davano l’idea di un oceano molto lontano da qui.
- “E’
stato questo a spingermi completamente a partire. Vidi
un’illustrazione di
questa creatura su uno dei tanti libri presenti nel laboratorio del
professore
e me ne innamorai a prima vista, tanto che, a quei tempi, feci una
carrellata
di disegni solo ed esclusivamente su questo essere.
- Il
professore
mi spiegò che, secondo testimoni e studiosi, dovevano essere
le sembianze del
Pokémon che veniva chiamato Gran Custode delle
Acque.”
- Già, il Gran
Custode delle Acque.
- Quando partii per il mio
viaggio, ti
promisi che l’avrei cercato, trovato e catturato.
- Per esaudire il tuo desiderio
di vederlo
da vicino.
- “Partii
alla ricerca della creatura misteriosa. Affrontai tantissimi allenatori
e
Pokémon selvatici, imparai a distinguere le bacche velenose
da quelle buone da
mangiare e, piano piano, diventai un’allenatrice abbastanza
brava da poter
sfidare i capi palestra e guadagnarmi delle medaglie. Man mano che la
mia
avventura proseguiva, le mie speranze di trovare e, finalmente, vedere
il Gran
Custode delle Acque, si affievolivano sempre di
più.”
- Ricordo che ti abbracciai
stretta,
stretta e ti dissi che non bisogna mai abbandonare la speranza di
trovare ciò
che si sta cercando. Un sorriso carico di tenerezza s’apri
sul tuo volto.
Sapevi che quelle parole erano le tue, me le ripetesti tantissime volte
quando
ero giù di morale.
- “Una
volta conquistate tutte le medaglie, decisi di affrontare la Lega
Pokémon.
- Appena
misi piede nella prima stanza, l’allenatrice che mi trovai
davanti mi sorrise
in modo inquietante.
- Lottai
con tutte le mie forze, ma fui sconfitta in pochi colpi. Avevo tutta la
squadra
KO, lei, invece, aveva utilizzato solamente un
Pokémon.”
- Fu solo per un attimo, ma
sentii
rassegnazione e anche un po’ di indignazione nella tua voce.
- Ovviamente, ero troppo piccola
per capire
esattamente cosa potessero voler dire queste due parole ma, ora che
sono
cresciuta, capisco come ti possa essere sentita.
- “Così
mi ritirai e mi allenai ancora e ancora, nella Victory Road, la via
rocciosa
che precedeva le sale della Lega.
- Passò
molto tempo, non ricordo esattamente quanto, ma quando riemersi dagli
allenamenti,
ero una persona nuova. Tornai a sfidarla e vinsi, così
proseguii la mia scalata
verso il titolo di campione della Lega di Kanto.
- Ebbi
non poche difficoltà nello sconfiggere tutti i Super Quattro
ma, con mia grande
sorpresa, quando superai l’ultima sala, giunsi di fronte a
colui che, mai e poi
mai, mi sarei aspettata di trovarmi davanti come campione.
- Colui
che mi aveva trattata quasi fossi stata una sorella, colui di cui
...”
- Ti interrompesti di colpo e
spostasti lo
sguardo su un punto indefinito della stanza.
- Ti fissai per un attimo e ti
chiesi di
continuare il racconto e di dirmi chi ti eri trovata davanti.
- Accidenti com’ero
curiosa … Vero?
- Con un sorriso, mi
accarezzasti la testa
amorevolmente e continuasti.
- “Il
professore che mi aveva spinto a partire e a inseguire il mio sogno.
- Samuel
Oak. [*]”
- Samuel Oak.
- “Combattemmo
con le unghie e con i denti, fino a che uno dei due, non rimase senza
Pokémon
da schierare in campo. E quell’allenatore, fui io.
- Samuel
Oak mi aveva battuta e io non potei far altro che guardarlo dal basso
del
baratro in cui ero caduta.
- Dopo
così tanto lavoro e tempo dedicato
all’allenamento, ero stata nuovamente
sconfitta.
- Mi
demoralizzai e per un tempo che parve infinito, lasciai perdere tutto.
- Gli
allenamenti, i Pokémon, i disegni. Mi allontanai da tutto e
da tutti, finendo
col vivere da sola in mezzo alla natura, in una piccola casa
semi-nascosta da
erba altissima.”
- Ora che capisco molto meglio
le cose che
mi raccontasti quel giorno, sono sicura di aver letto tristezza nel tuo
sguardo, nonostante fossero solo ricordi di un, ormai, lontano passato.
- Probabilmente non accettasti
molto
facilmente la sconfitta, soprattutto dopo tanto lavoro con i tuoi
Pokémon. Ora che
sono un’allenatrice, capisco molto bene il perché.
- “Mi
diedi alla ricerca completa del Gran Custode delle Acque e dopo anni,
finalmente ne scoprii il nome e la leggenda.”
- Ho sempre adorato i misteri,
ovviamente
ti interruppi nuovamente per sapere quale fosse la leggenda e tu, mi
sorrisi di
nuovo, senza arrabbiarti e mi carezzasti dolcemente i capelli castani
lasciati
liberi sulle spalle.
- “Di
Fuoco, Ghiaccio e Fulmine,
- L’armonia
giammai va offesa,
- O
il mondo, soltanto rovine dai tre titani dovrà difendere.
- E
il Gran Custode delle Acque verrà allora a placar contesa,
- Ma
il suo canto solitario fallirà e in campo sarà un
forte a scendere.
- O
prescelta creatura, stringi nelle tue mani quei tre,
- E
come una sola pedina,
- I
loro congiunti tesori domeranno la bestia marina.”
- Era bellissima e affascinante.
- Da quel momento adorai quella
leggenda
che suonava come una poesia.
- Mi ero totalmente fissata con
quella cosa
e ne parlavo anche a scuola.
- I bambini mi prendevano in
giro, dando
sia a me che a te, della povera pazza.
- Ma io ero convinta che il Gran
Custode
delle Acque esistesse.
- “Proseguii
con le ricerche e cominciai a spostarmi nella regione. Lessi libri su
libri che
potevano condurmi a qualcosa. Il prossimo passo sarebbe stato scovare
il luogo
d’origine di quella creatura che, ormai, era diventato la mia
ossessione.
- Ero
decisa a trovarlo. Volevo assolutamente vederlo. Non mi interessava
catturarlo,
volevo solamente poterlo guardare in tutto il suo splendore e
ringraziarlo.”
- Ti guardai in silenzio mentre
una lacrima
solcava la tua guancia.
- Perché pansi?
Perché non volesti dirmelo?
- “Volevo
dirgli grazie per avermi spronato a seguire finalmente il mio sogno di
partire
e di abbandonarmi tutto quello che non mi era mai piaciuto, alle spalle.
- Un
giorno, leggendo uno dei tanti libri sui Pokémon leggendari,
trovai l’ennesima
illustrazione sottomarina del Gran Custode. Era circondato da mulinelli
vorticosi e nella penombra dello sfondo, vi era l’accenno di
un’isola in
superficie.
- Mi
si era accesa una lampadina nel cervello e un flash di
quand’ero molto piccola,
era tornato alla mia memoria. Ero andata in vacanza dai nonni a Johto
con mamma
e papà. Nel tragitto in nave, avevamo visto da lontano un
arcipelago formato da
quattro isole inavvicinabili perché circondate da fortissimi
vortici.”
- I tuoi occhi erano tornati a
brillare, ti
piaceva proprio ricordare quelle cose, non è vero?
- Ero felice quando ti vedevo
così
euforica.
- “Per
calmarmi, mi dissi che non era possibile. Ricordo che misi sottosopra
la
biblioteca in cui mi trovavo in quel momento per trovare una mappa
della regione
di Johto e quando la trovai, la studiai per bene cominciando a
pianificare il
viaggio.”
- Pianificare i viaggi.
- Quante volte abbiamo
fantasticato su dove
ti avrei portato con la mia squadra di Pokémon …
Dovevamo andare a Kanto, a far
visita al Professor Oak e a Johto per vedere la vecchia casa dei tuoi
nonni.
- “Era
il momento di tornare ad essere quella di un tempo. Quella ragazza
piena di
vita, aspettative e sogni nel cassetto. Così presi lo
stretto necessario, le
mie pokéball, mi misi lo zaino in spalla e partii per
Saffron City [**].
- Città
dotata di una stazione dei treni a sospensione magnetica, per viaggiare
più
veloci.”
- Sospensione magnetica? Ecco
l’ennesima
interruzione per farmi spiegare quello che non avevo capito.
- “Una
volta giunta in città, mi affrettai a cercare un treno
diretto a Johto.
- La
mia destinazione era Goldenrod City [***], per poi fare a piedi tutta
la strada
visitando Ecruteak City [****] senza però soffermarmi
troppo, per poi giungere
a Olivine City [*****], una ridente cittadina in riva al mare.
- Era
proprio da lì che, navigando tra le onde sulla schiena di
uno dei miei Pokémon,
avrei potuto raggiungere le Whirl Islands [******].”
- Le Whirl Islands. Un piccolo
arcipelago,
formato da quattro isolotti.
- Niente di così
speciale finché non riesci
ad entrare.
- Lì, ti si apre un
mondo sommerso
affascinante e pieno di misteri, così mi dicesti.
- Ora lo so. So che era tutto
vero.
- “Mi
diressi alle isole, direttamente sulla schiena del mio fidato Dewgong.
Era una
bellissima giornata di sole, quando, neanche arrivata a metà
strada, mi resi
conto che il cielo cominciava ad oscurarsi e una coltre di nubi cariche
di
pioggia, si faceva avanti sopra al mare ancora calmo.
- Non
mi diedi per vinta. Speravo di essere ad un passo dalla creatura che
tanto
amavo, non potevo fermarmi in quel momento.”
- Testarda e caparbia. Ecco a
chi somiglio
in questo.
- Non mi sono mai tirata
indietro, né nella
vita di tutti i giorni, né in questo viaggio che mi sta
facendo crescere
interiormente. Il mio bagaglio di esperienze si è ampliato
con il tempo.
- Certo, all’inizio
avevo paura, di
sbagliare, di perdermi, dei pericoli che avrei potuto incontrare.
- Ma al mio fianco
c’era sempre il tuo
pensiero che riusciva a darmi la forza di andare avanti.
- “Pensavo,
o meglio, speravo, che fosse un fugace temporale estivo, data la
stagione.
- Ben
presto mi resi conto che così non sarebbe stato. Il mare
cominciò ad agitarsi e
le onde ad infrangersi prepotentemente sugli scogli. In quel momento
ebbi paura
e fu solo grazie alla prontezza e l’abilità del
mio Pokémon, che ora sono qui a
raccontarti questa storia, piccola mia.
- La
pioggia cominciò ad abbattersi su di noi, le isole
s’intravvedevano appena. Ero
terrorizzata al solo pensiero di non riuscire più a tornare
indietro.”
- Nella tua voce, avvertii una
nota di
nervosismo. Ti spaventasti, talmente tanto che, a distanza di anni, il
ricordo
di quegli attimi, riusciva ancora a scuoterti.
- “In
quel momento pensai di essere spacciata. Il mare mi avrebbe inghiottito
e, con
me, anche i miei Pokémon. Fu in quel momento che un forte
vento si scatenò e
vidi un lampo di luce squarciare il cielo.
- Mi
parve di udire una melodia in lontananza, all’inizio pensai
di essere
completamente impazzita, poi mi balenò in mente
l’ipotesi che potesse essere
l’ululare del vento che passava tra gli scogli.”
- Una triste melodia.
E’ così che, quella
volta, definisti il canto del Gran Custode delle Acque.
- Il canto di una creatura
mistica e
leggendaria.
- “Il
temporale s’intensificava man mano che passava il tempo, ci
trovammo di fronte
un’enorme onda, pronta ad investirci, compresi che non ce
l’avremmo fatta.
Saremmo inevitabilmente morti.
- Ma
fu proprio in quel momento che le cose cambiarono. La melodia si
intensificò e
dall’onda, dal profondo degli abissi, apparve quella
leggendaria creatura. Era
lì, di fronte a me e dispiegando, in tutta la loro ampiezza,
le sue enormi ali,
dissolse l’onda in un batter di ciglia. Il suo corpo
affusolato dai riflessi
d’argento, riluceva ai fulmini che squarciavano il cielo. La
sua coda sfiorava
la superficie dell’acqua ed il suo collo, lungo ed elegante,
sembrava fargli
toccare il cielo. I suoi occhi mi fissavano e avevano un’aria
triste, come Il
suo canto.”
- Ricordo che sentii brividi
salirmi su per
la schiena. Potevo riuscire ad immaginarmi la creatura leggendaria in
tutto il
suo splendore, grazie al tuo minuzioso racconto.
- “Il
suo canto continuava, giungendomi direttamente al cuore. Ricordo le
lacrime che invasero i miei occhi. Non so esattamente cosa mi
saltò per la
testa, ma ebbi la presunzione di poter consolare quel meraviglioso
drago che mi
si stagliava davanti, con tutta la sua enormità e
magnificenza. Così enorme, ma
anche così fragile e afflitta. Urlai con tutto il fiato che
avevo in gola,
nonostante la mia voce venisse portata via dal vento, continuavo a
chiamarla, a
dirle che sarebbe andato tutto bene, anche se non sapevo neppure di
cosa stessi
parlando … ma in quel momento, il mio unico scopo era quello
di lenire il
dolore che sentivo provenire da quel canto.”
- Ti guardavo con gli
occhi quasi spalancati. Mi ero talmente emozionata che le lacrime
avevano
cominciato a scendere da sole. Sentivo le paure e le emozioni che avevi
avvertito
durante l’incontro con il Gran Custode delle Acque.
- E avevo quasi paura.
- “Il
Gran Custode, interruppe il suo canto e mi fissò dritto
negli
occhi. Le iridi sembravano di cristallo riflettente gli abissi degli
oceani.
Non avevo mai visto nulla di simile. Ero incantata e spaventata allo
stesso
tempo. Ricordo che socchiuse leggermente la bocca, come a voler parlare
ma
nessun suono uscì da quella gola. Altre lacrime mi rigarono
il viso alla vista
del tentativo di comunicazione della creatura.”
- Ti adoravo per come
riuscivi a farmi ridere, commuovere ed emozionare con le tue storie.
- Molte di fantasia e,
probabilmente, altre no. Ora lo so, ne sono certa.
- “In
quel momento, un’onda gigantesca investì me ed il
mio Pokémon,
mandandoci sott’acqua.
- Era
finita, ma ero felice. L’avevo vista e lei aveva visto me.
Avevo
raggiunto l’obiettivo che mi ero prefissata prima di partire
per quel viaggio
che era durato anni. Così chiusi gli occhi e persi i sensi,
consapevole che,
probabilmente, non li avrei più riaperti.”
- Ricordo che mi misi a
piangere disperata.
- Mi sentivo male al
solo pensiero di una vita senza di te. Prontamente mi abbracciasti e mi
cullasti dolcemente sorridendo.
- “Ma
no Touko, tranquilla sono qui. Non vado da nessuna parte
…”
- Mi tranquillizzai dopo
qualche minuto, così riuscisti a proseguire con il racconto.
- “Incredibilmente
mi risvegliai sdraiata sulla spiaggia di fronte a
Olivine City, con i raggi del sole estivo mi carezzavano il viso.
Ricordo che
mi tirai a sedere e ritrovai, vicino a me, anche Dewgong.
- La
mia piccola amica mi fece capire che non era stata lei a trascinarci
a riva e che non sapeva chi potesse averci salvato. Probabilmente, la
nostra, era
stata solo fortuna. Nessun Pokémon sarebbe riuscito a
portarci a riva con un
temporale come quello che avevamo affrontato. A meno che
…”
- Lasciasti in sospeso
la frase. Ovviamente, curiosa com’ero, e come sono
tutt’ora, ti esortai a
proseguire.
- “A
meno che non fosse stato proprio il Gran Custode delle Acque a
salvarci. La mia, probabilmente era ed è tutt’ora
presunzione nel pensare una
cosa del genere. Perché una creatura leggendaria avrebbe
dovuto salvare proprio
me? Chi ero io, per poter rientrare in tale grazia?”
- Chi eri tu? Eri il mio
mondo fatto di stelle e di sogni nel cassetto.
- Sogni come quello che
spero di realizzare.
- Questa scalinata mi
porterà alla fine di quel sogno che, tempo fa,
s’infranse tra le tue mani come
una sfera di cristallo.
- “Decisi
di continuare l’esplorazione di Jotho e, dopo qualche anno,
conobbi tuo nonno, all’ora capo palestra e
m’innamorai perdutamente.
- Non
terminai mai il mio viaggio da allenatrice, rimasi con lui e dopo
qualche anno un Pidgeot dai mille colori, mi consegnò una
bimba dalla finestra [*******].
Eravamo felici di quell’arrivo, ma avevamo
pochi soldi. Tuo nonno amava la sua palestra, ma con l’arrivo
di una bambina,
dovette abbandonare e dedicarsi ad un altro lavoro che ci permettesse
di vivere
meglio.
- Io
invece, per poter restare accanto a quella piccola peste che ora
è
la tua mamma, decisi che era arrivato il momento di appendere la
cintura delle
pokéball al chiodo e provare ad utilizzare la mia
abilità nel disegno per
guadagnare qualche soldo. Cominciai a disegnare i fatti accaduti quel
giorno.
- Ogni
mia illustrazione, riportava gli attimi successi e il Gran Custode
delle Acque.
- Quell’episodio
mi fece finalmente capire quale fosse la mia vera
vocazione.”
- Un Pokémon che
consegna bambini alle finestre delle abitazioni. Che storie che
s’inventano gli
adulti per non spiegare ai propri figli come nascono i bambini. Pidgeot
dai
mille colori … eh?
- “Inviai
copie dei miei disegni ad alcune case editrici e un paio di
loro mi contattarono per offrimi del lavoro.
- Accettai,
ovviamente, quella più promettente, con cui lavoro
tutt’ora.”
- La prima cosa che mi
tornò
in mente, fu che fine potessero aver fatto i tuoi Pokémon.
- Mi raccontasti che
lasciasti Dewgong e Gengar al laboratorio del Professor Oak, liberasti
Pidgeot,
lasciandolo volare via con un’enorme stormo di Pidgey e
Pidgeotto, Golem dava
una mano al nonno a lavorare, con Arcanine giocavo tutti i giorni,
sapevo dove
fosse e lo adoravo, mentre il tuo compagno Venusaur, mi dissi che se
n’era
andato.
- Solo ora comprendo
perché, ti sorpresi svariate volte negli anni, a guardare la
Celestial Tower in
lacrime.
- Chissà come mi
venne
in mente.
- “Nonna anche io
voglio
diventare un’allenatrice di Pokémon. Secondo te
sarò brava?”. La domanda
innocente di una bambina. A cui tu, risposi in modo altrettanto
innocente.
- “Ma
certo tesorino mio!”
- Salgo i gradini uno ad
uno, fino ad arrivare in cima, di fronte ad un enorme portone di legno
intagliato.
- Tanti allenatori
giovani e promettenti, hanno già varcato quella soglia.
- La soglia della Lega
Pokémon.
- Molti sogni si sono
infranti, altri hanno continuato a vivere.
- “Sono
sicura diventerai l’allenatrice di Pokémon
migliore di tutta la
regione! Ma che dico, del mondo!”
- La migliore … del
mondo.
- “Torna
presto mia piccola Touko, mi raccomando, abbi cura di te!”
- Mi dicesti così
quando
partii, sorridendo.
- “Va
bene nonna, non ti preoccupare!
- Ti
prometto che cercherò il luogo di riposo del Gran Custode
delle
Acque e quando lo troverò, tornerò a prenderti e
ci andremo insieme!”
- Non ho potuto
mantenere quella promessa.
- Durante il mio
viaggio, ti ammalasti gravemente e, presto, lasciasti questo mondo.
- Non sono riuscita a trovare
Lugia e a tornare da te in tempo.
- E’ anche per questo
che, ora, sono qui, di fronte a quest’enorme porta.
- Voglio riuscire a
realizzare uno dei sogni che, un tempo, era anche il tuo.
- Ora varco questa
soglia, nonna. Vado incontro al mio destino. Al nostro
destino, le gambe mi tremano un po’ e mi fermo per un
istante. Il cuore mi batte all’impazzata, sono elettrizzata e
terrorizzata allo
stesso tempo.
- Sfioro la mia cintura
con le pokéball agganciate. I miei amici fremono al pensiero
della battaglia.
- Sorrido calando le
palpebre, oscurando per un attimo quelle iridi tanto simili alle tue.
- “Ricordati
sempre di avere cura di te stessa, ma soprattutto dei tuoi
amici Pokémon.
- Sono
creature dal cuore sincero e saranno FIERI di battersi nelle tue
battaglie.
- Loro
combattono con te e resistono perché tu possa vincere.
- Amali
con tutta te stessa, fino all’ultimo momento
…”
- E i tuoi occhi si
fecero lucidi.
- “Fino
all’ultimo respiro …”
- E le lacrime
cominciarono a rigarti il volto.
- “Fino
all’ultimo istante.”
- Una lacrima riga la
mia guancia sinistra.
- Grazie nonna, grazie
per tutto quello che mi hai insegnato, per tutto il tempo che mi hai
dedicato e
per le bellissime storie che mi hai raccontato.
- Farò tesoro di ogni
cosa.
- Riposa
in pace.
- Mentre attraverso
l’entrata
della Lega Pokémon, andando incontro al mio destino, una
melodia triste in
lontananza.
- Probabilmente, è
solo
la mia immaginazione.
- Chi sono io,
dopotutto?
- Di
Fuoco, Ghiaccio e Fulmine,
- L’armonia
giammai va offesa.
- Requiem
for a Dream.
- Goodbye.
- [*]
Samuel Oak = Nella serie animata e, mi pare, anche nel videogioco,
viene
spiegato che il Professor Oak era diventato, ovviamente molti anni
prima degli
eventi che tutti noi conosciamo, uno dei primi campioni della Lega
Pokémon e
che Agatha, la Super Quattro allenatrice di Spettri che incontriamo in
Blu,
Rosso e (mi pare) Giallo, era la sua rivale a quel tempo.
- [**]
Saffron City = E’ il nome originale inglese della
città di Zafferanopoli (Blu,
Rosso e tutti i giochi con la regione di Kanto), il nome originale
giapponese
invece è Yamabuki City (ヤ
マブキシティ).
- [***]
Goldenrod City = E’ il nome originale inglese della
città di Fiordoropoli (Oro,
Argento, Cristallo, Heart Gold e Soul Silver), il nome originale
giapponese
invece è Kogane City (コガネシティ).
- [****] Ecruteak City =
E’ il nome
originale inglese della città di Amarantopoli (Oro,
Argento, Cristallo, Heart Gold e Soul Silver), il nome originale
giapponese invece è Enju City (エンジュシティ).
- [*****] Olivine City =
E’ il nome
originale inglese della città di Olivinopoli (Oro,
Argento, Cristallo, Heart Gold e Soul Silver), il nome originale
giapponese invece è Asagi City (アサギシティ).
- [******] Whirl Islands =
E’ il nome
originale inglese delle Isole Vorticose (Oro,
Argento, Cristallo, Heart Gold e Soul Silver), il nome originale
giapponese
invece è Whirpool Island (うずまきじま).
- [*******] Pidgeot dai mille colori = Me lo sono inventato di sana pianta xD. Considerando che, quand’ero piccola, mi veniva raccontato di essere stata consegnata alla mia mamma dalla cicogna, ho ipotizzato che, in un mondo fatto solo di Pokémon, potesse esserci l’usanza di raccontare una cosa simile ai bambini, associando la cicogna ad un tipo volante.
Ave popolo di EFP!
Ebbene eccomi tornata con una one-shot sui Pokémon.
No, tranquilli, non ho intenzione di abbandonare l'altra mia storia.
L'ispirazione per quella fanfict è andata, momentaneamente, a farsi benedire ma non ho assolutissimamente intenzione di abbandonarla.
Dunque, per tenere in allenamento il cervello, ho provato a scrivere questa cosa.
Mi soddisfa abbastanza e spero soddisfi anche voi.
Ho voluto scrivere una one-shot sui Pokémon, principalmente perché ho riesumato una serie di appunti delle medie/superiori che parlavano, appunto, di una storia dei Pokémon che, alla fine, non è mai stata scritta.
Ho voluto quindi rendere omaggio a uno dei miei Pokémon preferiti e all'allenatrice che mi piace di più.
Omaggio. Oddio, è più una storia triste che altro XD Ma dettagli.
Sono un po' così in questo periodo...
Bando alle ciance, ciancio alle bande.
Ditemi cosa pensate di questa storia, recensite, anche in modo negativo, fatemi sapere che cosa vi ha trasmesso, mi farebbe molto piacere!
Detto questo vi saluto e spero leggiate anche l'altra mia creatura, momentaneamente in pausa.
Bye Bye
Lady Silmeria