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Autore: LadySilmeria    12/01/2015    2 recensioni
"Ricordati sempre di avere cura di te stessa, ma soprattutto dei tuoi amici Pokémon.
Sono creature dal cuore sincero e saranno FIERI di battersi nelle tue battaglie.
Loro combattono con te e resistono perché tu possa vincere.
Amali con tutta te stessa, fino all’ultimo momento …”

E i tuoi occhi si fecero lucidi.
“Fino all’ultimo respiro …”
E le lacrime cominciarono a rigarti il volto.
“Fino all’ultimo istante.”
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Touko
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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~ Illustrazione ~

Fino all’ultimo istante, fino all’ultimo respiro.


 
 
Mi sembra ancora di vederti. Lì, china su quei fogli.
Su quei fogli che diventavano il tuo mondo e che, ad ogni pennellata, creavano un sogno, una storia.
Me ne raccontasti tante, ti ricordi?
Certo che te lo ricordi… Tu ricordavi sempre tutto.
Ogni tua illustrazione era un racconto nuovo e, una volta terminato il dipinto, mi chiamavi a te; ero sempre impaziente quando lavoravi a quelle finestre affacciate su di un mondo di fantasia, volevo che concludessi il disegno per poi dedicarmi il tuo tempo, la tua voce.
Volevo ascoltare i tuoi racconti che, non ho mai capito, se fossero di tua invenzione oppure no.
Ho sempre pensato che, i tuoi racconti, fossero avventure vissute quando eri solamente una ragazzina, molto prima di cominciare a lavorare come illustratrice.
Adoravo ogni tua storia, è vero, ma solo una è rimasta totalmente impressa nella mia memoria.
Il racconto di quella creatura bellissima e, probabilmente, leggendaria che ti aveva stregata e che, con le tue parole e i tuoi disegni, l’aveva fatto anche con me.
Mi ricordo come se fosse ieri, la prima volta che la raccontasti; mi chiamasti a te e mi facesti sedere sulle tue ginocchia.
 
Mi dicesti:
“Touko, ascoltami bene, voglio raccontarti una cosa che potrebbe servirti, un giorno non troppo lontano.”
 
So bene che in quel momento, i miei occhi cominciarono a brillare. Lo lessi nella tua espressione, in quegli occhi così simili ai miei. Due pozze azzurre che colpivano fin dentro l’anima, fin dentro il cuore. Occhi azzurri, così azzurri, ch’era come specchiarsi in due laghi di montagna.
 
“Accadde molto tempo fa.
Ricordo che ero molto giovane e conoscevo poco e niente del mondo al di fuori della mia città natale.
Adoravo già disegnare, soprattutto Pokémon, anche se non ne avevamo mai avuto uno.
Purtroppo, la mia famiglia era troppo povera per potersi permettere di mantenere anche una di quelle fantastiche creature.”
 
Cominciasti. Io avevo all’incirca cinque anni e prontamente t’interruppi, facendo una serie di domande che, se ci penso adesso, mi viene ancora da ridere.
Mi poggiasti il dito indice sul nasino a patata che mi ritrovavo e ti mettesti a ridere.
 
“Non interrompermi piccola mia, sono vecchia, potrei dimenticarmi qualcosa d’importante di quest’avventura!”
 
Così rimasi in silenzio mentre tu chiudevi gli occhi ed un lieve sorriso increspava il tuo viso segnato dal tempo.
 
“Dunque… ero rimasta…? Ah sì!
La mia famiglia era povera e non potevamo mantenere anche un Pokémon. Fortunatamente nella mia cittadina vi era un laboratorio Pokémon, e il professore che se ne occupava mi lasciava entrare tranquillamente a giocare con le creature che popolavano il suo centro di ricerche.”
 
Alzasti gli occhi al soffitto, sognante. Cosa non mi dicesti quella volta?
 
“Dovevi vedere! C’erano tanti Charmander, Squirtle e Bulbasaur!
Quelle creature erano lì e attendevano che qualche bambino scegliesse uno di loro, per intraprendere un viaggio lunghissimo e pieno di pericoli per diventare allenatori di ogni tipo.”
 
Pieno di pericoli? Rabbrividii a quelle parole e ti guardai spaventata. Un altro sorriso illuminò il tuo volto e mi strinsi forte a te.
 
“Tranquilla. La mia mamma diceva che il viaggio era pieno di pericoli perché non voleva assolutamente che partissi. Era terrorizzata all’idea che cominciassi a viaggiare da sola, lontana da casa e, per un po’ di tempo, riuscì ad evitare, con varie scuse come la scuola e l’università, che intraprendessi quell’avventura che bramavo da tempo.
Tra lo studio di una materia e l’altra, coltivavo la mia passione per il disegno andando al laboratorio per ritrarre i vari Pokémon presenti … e, ogni tanto, anche il professore.”
 
Sospirasti rassegnata. Che cosa non mi stavi dicendo?
 
“Un giorno, finita finalmente la scuola, decisi che era tempo per me di partire e, dopo aver scelto il mio compagno di squadra, intrapresi il viaggio senza dirlo a mamma e papà.”
 
Compagno di squadra.
 
Quando dicesti quella tre parole, un velo di tristezza attraversò i tuoi occhi e, involontariamente, fissasti la Torre che si poteva scorgere in lontananza fuori dalla finestra di casa nostra.
La Celestial Tower: detta anche il cimitero dei Pokémon.
Poi tornasti a fissarmi e a sorridermi, per proseguire il tuo racconto.
 
“I motivi che mi spinsero a partire furono tanti: dal fatto di voler trasgredire e disobbedire ai miei genitori, al voler avere una squadra di Pokémon tutta mia, al voler intraprendere un’avventura che speravo mi avrebbe portato a scoprire misteri, nuovi luoghi e a vedere il mondo … ma solo una era la reale motivazione.”
 
Fu in quel momento che mi mostrasti un disegno fatto ad acquerello.
Ritraeva una creatura dalle grandi ali, apparentemente priva di piume e dalla pelle argentata.
La coda e il collo lungo, ricordavano quelli di una creatura mitologica, in questo caso, di un drago marino.
Circondata da pennellate blu, argento e bianco davano l’idea di un oceano molto lontano da qui.
 
“E’ stato questo a spingermi completamente a partire. Vidi un’illustrazione di questa creatura su uno dei tanti libri presenti nel laboratorio del professore e me ne innamorai a prima vista, tanto che, a quei tempi, feci una carrellata di disegni solo ed esclusivamente su questo essere.
Il professore mi spiegò che, secondo testimoni e studiosi, dovevano essere le sembianze del Pokémon che veniva chiamato Gran Custode delle Acque.”
 
Già, il Gran Custode delle Acque.
Quando partii per il mio viaggio, ti promisi che l’avrei cercato, trovato e catturato.
Per esaudire il tuo desiderio di vederlo da vicino.
 
“Partii alla ricerca della creatura misteriosa. Affrontai tantissimi allenatori e Pokémon selvatici, imparai a distinguere le bacche velenose da quelle buone da mangiare e, piano piano, diventai un’allenatrice abbastanza brava da poter sfidare i capi palestra e guadagnarmi delle medaglie. Man mano che la mia avventura proseguiva, le mie speranze di trovare e, finalmente, vedere il Gran Custode delle Acque, si affievolivano sempre di più.”
 
Ricordo che ti abbracciai stretta, stretta e ti dissi che non bisogna mai abbandonare la speranza di trovare ciò che si sta cercando. Un sorriso carico di tenerezza s’apri sul tuo volto. Sapevi che quelle parole erano le tue, me le ripetesti tantissime volte quando ero giù di morale.
 
“Una volta conquistate tutte le medaglie, decisi di affrontare la Lega Pokémon.
Appena misi piede nella prima stanza, l’allenatrice che mi trovai davanti mi sorrise in modo inquietante.
Lottai con tutte le mie forze, ma fui sconfitta in pochi colpi. Avevo tutta la squadra KO, lei, invece, aveva utilizzato solamente un Pokémon.”
 
Fu solo per un attimo, ma sentii rassegnazione e anche un po’ di indignazione nella tua voce.
Ovviamente, ero troppo piccola per capire esattamente cosa potessero voler dire queste due parole ma, ora che sono cresciuta, capisco come ti possa essere sentita.
 
“Così mi ritirai e mi allenai ancora e ancora, nella Victory Road, la via rocciosa che precedeva le sale della Lega.
Passò molto tempo, non ricordo esattamente quanto, ma quando riemersi dagli allenamenti, ero una persona nuova. Tornai a sfidarla e vinsi, così proseguii la mia scalata verso il titolo di campione della Lega di Kanto.
Ebbi non poche difficoltà nello sconfiggere tutti i Super Quattro ma, con mia grande sorpresa, quando superai l’ultima sala, giunsi di fronte a colui che, mai e poi mai, mi sarei aspettata di trovarmi davanti come campione.
Colui che mi aveva trattata quasi fossi stata una sorella, colui di cui ...”
 
Ti interrompesti di colpo e spostasti lo sguardo su un punto indefinito della stanza.
Ti fissai per un attimo e ti chiesi di continuare il racconto e di dirmi chi ti eri trovata davanti.
Accidenti com’ero curiosa … Vero?
Con un sorriso, mi accarezzasti la testa amorevolmente e continuasti.
 
“Il professore che mi aveva spinto a partire e a inseguire il mio sogno.
Samuel Oak. [*]”
 
Samuel Oak.
 
“Combattemmo con le unghie e con i denti, fino a che uno dei due, non rimase senza Pokémon da schierare in campo. E quell’allenatore, fui io.
Samuel Oak mi aveva battuta e io non potei far altro che guardarlo dal basso del baratro in cui ero caduta.
Dopo così tanto lavoro e tempo dedicato all’allenamento, ero stata nuovamente sconfitta.
Mi demoralizzai e per un tempo che parve infinito, lasciai perdere tutto.
Gli allenamenti, i Pokémon, i disegni. Mi allontanai da tutto e da tutti, finendo col vivere da sola in mezzo alla natura, in una piccola casa semi-nascosta da erba altissima.”
 
Ora che capisco molto meglio le cose che mi raccontasti quel giorno, sono sicura di aver letto tristezza nel tuo sguardo, nonostante fossero solo ricordi di un, ormai, lontano passato.
Probabilmente non accettasti molto facilmente la sconfitta, soprattutto dopo tanto lavoro con i tuoi Pokémon. Ora che sono un’allenatrice, capisco molto bene il perché.
 
“Mi diedi alla ricerca completa del Gran Custode delle Acque e dopo anni, finalmente ne scoprii il nome e la leggenda.”
 
Ho sempre adorato i misteri, ovviamente ti interruppi nuovamente per sapere quale fosse la leggenda e tu, mi sorrisi di nuovo, senza arrabbiarti e mi carezzasti dolcemente i capelli castani lasciati liberi sulle spalle.
 
“Di Fuoco, Ghiaccio e Fulmine,
L’armonia giammai va offesa,
O il mondo, soltanto rovine dai tre titani dovrà difendere.
E il Gran Custode delle Acque verrà allora a placar contesa,
Ma il suo canto solitario fallirà e in campo sarà un forte a scendere.
O prescelta creatura, stringi nelle tue mani quei tre,
E come una sola pedina,
I loro congiunti tesori domeranno la bestia marina.”
 
Era bellissima e affascinante.
Da quel momento adorai quella leggenda che suonava come una poesia.
Mi ero totalmente fissata con quella cosa e ne parlavo anche a scuola.
I bambini mi prendevano in giro, dando sia a me che a te, della povera pazza.
Ma io ero convinta che il Gran Custode delle Acque esistesse.
 
“Proseguii con le ricerche e cominciai a spostarmi nella regione. Lessi libri su libri che potevano condurmi a qualcosa. Il prossimo passo sarebbe stato scovare il luogo d’origine di quella creatura che, ormai, era diventato la mia ossessione.
Ero decisa a trovarlo. Volevo assolutamente vederlo. Non mi interessava catturarlo, volevo solamente poterlo guardare in tutto il suo splendore e ringraziarlo.”
 
Ti guardai in silenzio mentre una lacrima solcava la tua guancia.
Perché pansi? Perché non volesti dirmelo?
 
“Volevo dirgli grazie per avermi spronato a seguire finalmente il mio sogno di partire e di abbandonarmi tutto quello che non mi era mai piaciuto, alle spalle.
Un giorno, leggendo uno dei tanti libri sui Pokémon leggendari, trovai l’ennesima illustrazione sottomarina del Gran Custode. Era circondato da mulinelli vorticosi e nella penombra dello sfondo, vi era l’accenno di un’isola in superficie.
Mi si era accesa una lampadina nel cervello e un flash di quand’ero molto piccola, era tornato alla mia memoria. Ero andata in vacanza dai nonni a Johto con mamma e papà. Nel tragitto in nave, avevamo visto da lontano un arcipelago formato da quattro isole inavvicinabili perché circondate da fortissimi vortici.”
 
I tuoi occhi erano tornati a brillare, ti piaceva proprio ricordare quelle cose, non è vero?
Ero felice quando ti vedevo così euforica.
 
“Per calmarmi, mi dissi che non era possibile. Ricordo che misi sottosopra la biblioteca in cui mi trovavo in quel momento per trovare una mappa della regione di Johto e quando la trovai, la studiai per bene cominciando a pianificare il viaggio.”
 
Pianificare i viaggi.
Quante volte abbiamo fantasticato su dove ti avrei portato con la mia squadra di Pokémon … Dovevamo andare a Kanto, a far visita al Professor Oak e a Johto per vedere la vecchia casa dei tuoi nonni.
 
“Era il momento di tornare ad essere quella di un tempo. Quella ragazza piena di vita, aspettative e sogni nel cassetto. Così presi lo stretto necessario, le mie pokéball, mi misi lo zaino in spalla e partii per Saffron City [**].
Città dotata di una stazione dei treni a sospensione magnetica, per viaggiare più veloci.”
 
Sospensione magnetica? Ecco l’ennesima interruzione per farmi spiegare quello che non avevo capito.
 
“Una volta giunta in città, mi affrettai a cercare un treno diretto a Johto.
La mia destinazione era Goldenrod City [***], per poi fare a piedi tutta la strada visitando Ecruteak City [****] senza però soffermarmi troppo, per poi giungere a Olivine City [*****], una ridente cittadina in riva al mare.
Era proprio da lì che, navigando tra le onde sulla schiena di uno dei miei Pokémon, avrei potuto raggiungere le Whirl Islands [******].”
 
Le Whirl Islands. Un piccolo arcipelago, formato da quattro isolotti.
Niente di così speciale finché non riesci ad entrare.
Lì, ti si apre un mondo sommerso affascinante e pieno di misteri, così mi dicesti.
Ora lo so. So che era tutto vero.
 
“Mi diressi alle isole, direttamente sulla schiena del mio fidato Dewgong. Era una bellissima giornata di sole, quando, neanche arrivata a metà strada, mi resi conto che il cielo cominciava ad oscurarsi e una coltre di nubi cariche di pioggia, si faceva avanti sopra al mare ancora calmo.
Non mi diedi per vinta. Speravo di essere ad un passo dalla creatura che tanto amavo, non potevo fermarmi in quel momento.”
 
Testarda e caparbia. Ecco a chi somiglio in questo.
Non mi sono mai tirata indietro, né nella vita di tutti i giorni, né in questo viaggio che mi sta facendo crescere interiormente. Il mio bagaglio di esperienze si è ampliato con il tempo.
Certo, all’inizio avevo paura, di sbagliare, di perdermi, dei pericoli che avrei potuto incontrare.
Ma al mio fianco c’era sempre il tuo pensiero che riusciva a darmi la forza di andare avanti.
 
“Pensavo, o meglio, speravo, che fosse un fugace temporale estivo, data la stagione.
Ben presto mi resi conto che così non sarebbe stato. Il mare cominciò ad agitarsi e le onde ad infrangersi prepotentemente sugli scogli. In quel momento ebbi paura e fu solo grazie alla prontezza e l’abilità del mio Pokémon, che ora sono qui a raccontarti questa storia, piccola mia.
La pioggia cominciò ad abbattersi su di noi, le isole s’intravvedevano appena. Ero terrorizzata al solo pensiero di non riuscire più a tornare indietro.”
 
Nella tua voce, avvertii una nota di nervosismo. Ti spaventasti, talmente tanto che, a distanza di anni, il ricordo di quegli attimi, riusciva ancora a scuoterti.
 
“In quel momento pensai di essere spacciata. Il mare mi avrebbe inghiottito e, con me, anche i miei Pokémon. Fu in quel momento che un forte vento si scatenò e vidi un lampo di luce squarciare il cielo.
Mi parve di udire una melodia in lontananza, all’inizio pensai di essere completamente impazzita, poi mi balenò in mente l’ipotesi che potesse essere l’ululare del vento che passava tra gli scogli.”
 
Una triste melodia. E’ così che, quella volta, definisti il canto del Gran Custode delle Acque.
Il canto di una creatura mistica e leggendaria.
 
“Il temporale s’intensificava man mano che passava il tempo, ci trovammo di fronte un’enorme onda, pronta ad investirci, compresi che non ce l’avremmo fatta. Saremmo inevitabilmente morti.
Ma fu proprio in quel momento che le cose cambiarono. La melodia si intensificò e dall’onda, dal profondo degli abissi, apparve quella leggendaria creatura. Era lì, di fronte a me e dispiegando, in tutta la loro ampiezza, le sue enormi ali, dissolse l’onda in un batter di ciglia. Il suo corpo affusolato dai riflessi d’argento, riluceva ai fulmini che squarciavano il cielo. La sua coda sfiorava la superficie dell’acqua ed il suo collo, lungo ed elegante, sembrava fargli toccare il cielo. I suoi occhi mi fissavano e avevano un’aria triste, come Il suo canto.”
 
Ricordo che sentii brividi salirmi su per la schiena. Potevo riuscire ad immaginarmi la creatura leggendaria in tutto il suo splendore, grazie al tuo minuzioso racconto.
 
“Il suo canto continuava, giungendomi direttamente al cuore. Ricordo le lacrime che invasero i miei occhi. Non so esattamente cosa mi saltò per la testa, ma ebbi la presunzione di poter consolare quel meraviglioso drago che mi si stagliava davanti, con tutta la sua enormità e magnificenza. Così enorme, ma anche così fragile e afflitta. Urlai con tutto il fiato che avevo in gola, nonostante la mia voce venisse portata via dal vento, continuavo a chiamarla, a dirle che sarebbe andato tutto bene, anche se non sapevo neppure di cosa stessi parlando … ma in quel momento, il mio unico scopo era quello di lenire il dolore che sentivo provenire da quel canto.”
 
Ti guardavo con gli occhi quasi spalancati. Mi ero talmente emozionata che le lacrime avevano cominciato a scendere da sole. Sentivo le paure e le emozioni che avevi avvertito durante l’incontro con il Gran Custode delle Acque.
E avevo quasi paura.
 
“Il Gran Custode, interruppe il suo canto e mi fissò dritto negli occhi. Le iridi sembravano di cristallo riflettente gli abissi degli oceani. Non avevo mai visto nulla di simile. Ero incantata e spaventata allo stesso tempo. Ricordo che socchiuse leggermente la bocca, come a voler parlare ma nessun suono uscì da quella gola. Altre lacrime mi rigarono il viso alla vista del tentativo di comunicazione della creatura.”
 
Ti adoravo per come riuscivi a farmi ridere, commuovere ed emozionare con le tue storie.
Molte di fantasia e, probabilmente, altre no. Ora lo so, ne sono certa.
 
“In quel momento, un’onda gigantesca investì me ed il mio Pokémon, mandandoci sott’acqua.
Era finita, ma ero felice. L’avevo vista e lei aveva visto me. Avevo raggiunto l’obiettivo che mi ero prefissata prima di partire per quel viaggio che era durato anni. Così chiusi gli occhi e persi i sensi, consapevole che, probabilmente, non li avrei più riaperti.”
 
Ricordo che mi misi a piangere disperata.
Mi sentivo male al solo pensiero di una vita senza di te. Prontamente mi abbracciasti e mi cullasti dolcemente sorridendo.
 
“Ma no Touko, tranquilla sono qui. Non vado da nessuna parte …”
 
Mi tranquillizzai dopo qualche minuto, così riuscisti a proseguire con il racconto.
 
“Incredibilmente mi risvegliai sdraiata sulla spiaggia di fronte a Olivine City, con i raggi del sole estivo mi carezzavano il viso. Ricordo che mi tirai a sedere e ritrovai, vicino a me, anche Dewgong.
La mia piccola amica mi fece capire che non era stata lei a trascinarci a riva e che non sapeva chi potesse averci salvato. Probabilmente, la nostra, era stata solo fortuna. Nessun Pokémon sarebbe riuscito a portarci a riva con un temporale come quello che avevamo affrontato. A meno che …”
 
Lasciasti in sospeso la frase. Ovviamente, curiosa com’ero, e come sono tutt’ora, ti esortai a proseguire.
 
“A meno che non fosse stato proprio il Gran Custode delle Acque a salvarci. La mia, probabilmente era ed è tutt’ora presunzione nel pensare una cosa del genere. Perché una creatura leggendaria avrebbe dovuto salvare proprio me? Chi ero io, per poter rientrare in tale grazia?”
 
Chi eri tu? Eri il mio mondo fatto di stelle e di sogni nel cassetto.
Sogni come quello che spero di realizzare.
Questa scalinata mi porterà alla fine di quel sogno che, tempo fa, s’infranse tra le tue mani come una sfera di cristallo.
 
“Decisi di continuare l’esplorazione di Jotho e, dopo qualche anno, conobbi tuo nonno, all’ora capo palestra e m’innamorai perdutamente.
Non terminai mai il mio viaggio da allenatrice, rimasi con lui e dopo qualche anno un Pidgeot dai mille colori, mi consegnò una bimba dalla finestra [*******]. Eravamo felici di quell’arrivo, ma avevamo pochi soldi. Tuo nonno amava la sua palestra, ma con l’arrivo di una bambina, dovette abbandonare e dedicarsi ad un altro lavoro che ci permettesse di vivere meglio.
Io invece, per poter restare accanto a quella piccola peste che ora è la tua mamma, decisi che era arrivato il momento di appendere la cintura delle pokéball al chiodo e provare ad utilizzare la mia abilità nel disegno per guadagnare qualche soldo. Cominciai a disegnare i fatti accaduti quel giorno.
Ogni mia illustrazione, riportava gli attimi successi e il Gran Custode delle Acque.
Quell’episodio mi fece finalmente capire quale fosse la mia vera vocazione.”
 
Un Pokémon che consegna bambini alle finestre delle abitazioni. Che storie che s’inventano gli adulti per non spiegare ai propri figli come nascono i bambini. Pidgeot dai mille colori … eh?
 
“Inviai copie dei miei disegni ad alcune case editrici e un paio di loro mi contattarono per offrimi del lavoro.
Accettai, ovviamente, quella più promettente, con cui lavoro tutt’ora.”
 
La prima cosa che mi tornò in mente, fu che fine potessero aver fatto i tuoi Pokémon.
Mi raccontasti che lasciasti Dewgong e Gengar al laboratorio del Professor Oak, liberasti Pidgeot, lasciandolo volare via con un’enorme stormo di Pidgey e Pidgeotto, Golem dava una mano al nonno a lavorare, con Arcanine giocavo tutti i giorni, sapevo dove fosse e lo adoravo, mentre il tuo compagno Venusaur, mi dissi che se n’era andato.
Solo ora comprendo perché, ti sorpresi svariate volte negli anni, a guardare la Celestial Tower in lacrime.
 
Chissà come mi venne in mente.
“Nonna anche io voglio diventare un’allenatrice di Pokémon. Secondo te sarò brava?”. La domanda innocente di una bambina. A cui tu, risposi in modo altrettanto innocente.
 
“Ma certo tesorino mio!”
 
Salgo i gradini uno ad uno, fino ad arrivare in cima, di fronte ad un enorme portone di legno intagliato.
Tanti allenatori giovani e promettenti, hanno già varcato quella soglia.
La soglia della Lega Pokémon.
Molti sogni si sono infranti, altri hanno continuato a vivere.
 
“Sono sicura diventerai l’allenatrice di Pokémon migliore di tutta la regione! Ma che dico, del mondo!”
 
La migliore … del mondo.
 
“Torna presto mia piccola Touko, mi raccomando, abbi cura di te!”
 
Mi dicesti così quando partii, sorridendo.
 
“Va bene nonna, non ti preoccupare!
Ti prometto che cercherò il luogo di riposo del Gran Custode delle Acque e quando lo troverò, tornerò a prenderti e ci andremo insieme!”
 
Non ho potuto mantenere quella promessa.
Durante il mio viaggio, ti ammalasti gravemente e, presto, lasciasti questo mondo.
Non sono riuscita a trovare Lugia e a tornare da te in tempo.
 
E’ anche per questo che, ora, sono qui, di fronte a quest’enorme porta.
Voglio riuscire a realizzare uno dei sogni che, un tempo, era anche il tuo.
 
Ora varco questa soglia, nonna. Vado incontro al mio destino. Al nostro destino, le gambe mi tremano un po’ e mi fermo per un istante. Il cuore mi batte all’impazzata, sono elettrizzata e terrorizzata allo stesso tempo.
Sfioro la mia cintura con le pokéball agganciate. I miei amici fremono al pensiero della battaglia.
Sorrido calando le palpebre, oscurando per un attimo quelle iridi tanto simili alle tue.
 
“Ricordati sempre di avere cura di te stessa, ma soprattutto dei tuoi amici Pokémon.
Sono creature dal cuore sincero e saranno FIERI di battersi nelle tue battaglie.
Loro combattono con te e resistono perché tu possa vincere.
Amali con tutta te stessa, fino all’ultimo momento …”
 
E i tuoi occhi si fecero lucidi.
 
“Fino all’ultimo respiro …”
 
E le lacrime cominciarono a rigarti il volto.
 
“Fino all’ultimo istante.”
 
Una lacrima riga la mia guancia sinistra.
Grazie nonna, grazie per tutto quello che mi hai insegnato, per tutto il tempo che mi hai dedicato e per le bellissime storie che mi hai raccontato.
Farò tesoro di ogni cosa.
 
Riposa in pace.
 
Mentre attraverso l’entrata della Lega Pokémon, andando incontro al mio destino, una melodia triste in lontananza.
Probabilmente, è solo la mia immaginazione.
Chi sono io, dopotutto?
 
 
Di Fuoco, Ghiaccio e Fulmine,
L’armonia giammai va offesa.
 
 
Requiem for a Dream.
Goodbye.
 
 
 
 
 
 
[*] Samuel Oak = Nella serie animata e, mi pare, anche nel videogioco, viene spiegato che il Professor Oak era diventato, ovviamente molti anni prima degli eventi che tutti noi conosciamo, uno dei primi campioni della Lega Pokémon e che Agatha, la Super Quattro allenatrice di Spettri che incontriamo in Blu, Rosso e (mi pare) Giallo, era la sua rivale a quel tempo.
 
[**] Saffron City = E’ il nome originale inglese della città di Zafferanopoli (Blu, Rosso e tutti i giochi con la regione di Kanto), il nome originale giapponese invece è Yamabuki City (ヤ マブキシティ).
 
[***] Goldenrod City = E’ il nome originale inglese della città di Fiordoropoli (Oro, Argento, Cristallo, Heart Gold e Soul Silver), il nome originale giapponese invece è Kogane City (コガネシティ).
 
[****] Ecruteak City = E’ il nome originale inglese della città di Amarantopoli (Oro, Argento, Cristallo, Heart Gold e Soul Silver), il nome originale giapponese invece è Enju City (エンジュシティ).
 
[*****] Olivine City = E’ il nome originale inglese della città di Olivinopoli (Oro, Argento, Cristallo, Heart Gold e Soul Silver), il nome originale giapponese invece è Asagi City (アサギシティ).
 
[******] Whirl Islands = E’ il nome originale inglese delle Isole Vorticose (Oro, Argento, Cristallo, Heart Gold e Soul Silver), il nome originale giapponese invece è Whirpool Island (うずまきじま).
 
[*******] Pidgeot dai mille colori = Me lo sono inventato di sana pianta xD. Considerando che, quand’ero piccola, mi veniva raccontato di essere stata consegnata alla mia mamma dalla cicogna, ho ipotizzato che, in un mondo fatto solo di Pokémon, potesse esserci l’usanza di raccontare una cosa simile ai bambini, associando la cicogna ad un tipo volante.





Ave popolo di EFP!
Ebbene eccomi tornata con una one-shot sui Pokémon.
No, tranquilli, non ho intenzione di abbandonare l'altra mia storia.
L'ispirazione per quella fanfict è andata, momentaneamente, a farsi benedire ma non ho assolutissimamente intenzione di abbandonarla.
Dunque, per tenere in allenamento il cervello, ho provato a scrivere questa cosa.
Mi soddisfa abbastanza e spero soddisfi anche voi.
Ho voluto scrivere una one-shot sui Pokémon, principalmente perché ho riesumato una serie di appunti delle medie/superiori che parlavano, appunto, di una storia dei Pokémon che, alla fine, non è mai stata scritta.
Ho voluto quindi rendere omaggio a uno dei miei Pokémon preferiti e all'allenatrice che mi piace di più.
Omaggio. Oddio, è più una storia triste che altro XD Ma dettagli.
Sono un po' così in questo periodo...

Bando alle ciance, ciancio alle bande.
Ditemi cosa pensate di questa storia, recensite, anche in modo negativo, fatemi sapere che cosa vi ha trasmesso, mi farebbe molto piacere!

Detto questo vi saluto e spero leggiate anche l'altra mia creatura, momentaneamente in pausa.
Bye Bye

Lady Silmeria
  
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