Eccomi
con il sesto chap, che posto con una Valle di abbracci e ringraziamenti a voi che leggete e recensite: Shian Tieus, fattifurba,
Derfel Cadarn, Alexis Potter, lalla, Bloody Mary e Joanne.
Buona lettura…vi aspetta una piccola
sorpresa.
Capitolo 6
Richiesta d’aiuto
Ahren sapeva benissimo che così facendo avrebbe complicato
ancora di più la vita di Khyber, eppure…nei primi
cinque giorni che trascorse ad Arborlorn, dopo la morte
del fratello, sentì il bisogno forte di sapere che almeno la stava rendendo
felice per un po’.
La madre di Khyber –
che lui non conosceva abbastanza bene per poterla
“identificare” – sapeva benissimo dei loro pomeriggi insieme, ore nelle quali
non accadeva in realtà nulla di lontanamente sconveniente, ed Ahren aveva ragione di credere che non ne avesse fatto
parola con il figlio maggiore Kellen, destinato a
diventare Re degli elfi.
Dopo la morte di suo
fratello, Ahren non aveva mai preso sul serio –
nemmeno per un secondo – l’eventualità di succedergli sul trono. Semplicemente
era un futuro che non lo riguardava, e questo lo aveva sempre saputo, anche
prima di imbarcarsi sulla Jerle Shannara.
Per quanto riguardava ciò che potevano pensare tutti gli elfi dell’ovest, la
situazione si era delineata con la morte del sovrano.
Nessuno lo dichiarava apertamente, ma Ahren era di fatto un potenziale traditore della sua stessa famiglia,
per il semplice fatto di essersi schierato al fianco di Grianne,
e questo era tutto: una sentenza netta e immodificabile.
Nelle loro cavalcate Khyber avrebbe voluto spingersi all’est,
ma Ahren glielo negò categoricamente. Il
desiderio di avventure della nipote lo metteva a dura
prova per una ragione semplice da ammettere: lo faceva sentire vivo. Ahren sentiva che l’entusiasmo di cui Khyber
era travolta in quei momenti faceva un bene immenso anche a lui…ma come adulto
aveva il dovere soprattutto di proteggerla, a costo di smorzarla diventando per
lei l’ennesimo barboso.
Barboso,
pensò tra sé sorridendo una mattina all’alba, durante una delle passeggiate
solitarie che aveva preso l’abitudine di fare. Ebbe
davanti a sé l’immagine di Tagwen, e si chiese se Khyber ne avesse in mente una
simile ogni volta che dava a qualcuno del ‘barboso’.
Sfortunatamente,
il giorno prima la loro passeggiata era stata interrotta in modo piuttosto
brusco da uno dei falconieri di palazzo, che li avevano inseguiti e fermati
dopo appena una mezz’ora di galoppo.
Inebriata dal vento, Khyber aveva continuato a correre su Aine
– la sua puledrina – per poi accorgersi che lui, lo zio, non la stava seguendo.
Il fratello maggiore non era stato affatto contento di
non aver trovato Khyber nella sua stanza, quel
giorno…e vedere che era stata in compagnia di Ahren
lo fece letteralmente infuriare.
Il principe comprese di non
poter tirare la corda.
Per questo tentò in ogni
modo di fare capire alla nipote che per un po’ avrebbero
dovuto andarci molto cauti. Comprese subito che
convincerla si sarebbe rivelato tragicamente difficile. Il cipiglio della
piccola gli parve indurirsi ancora di più di quando
fosse in presenza dei familiari.
“ Non possono impedirmi di
stare con te! ”
Sì, decisamente
Khyber si stava dimostrando un osso duro.
“ Io vorrei non dover
arrivare al punto di vedercelo impedire, Khyber. ”
“ Sto bene
solo con te, zio, solo tu mi prendi sul serio. O
mi sono sbagliata…Anche per te sono solo una bambina? ”
No, questo non avrebbe mai
potuto dirlo…ma non poteva nemmeno darle troppa corda,
non voleva mettere Khyber contro la sua famiglia. Di
rinnegati uno bastava…ed era anche troppo. “ Ascolta, Khyber.
Lascia che passi un po’ di tempo. Fra qualche mese tornerò, e poi…quando sarai
grande potrai essere tu a venire da me. ”
“ A Paranor?
”
Gli occhi della nipote si sgranarono
di meraviglia.
“ Non so se il mio destino è
quello di rimanere a Paranor, Khyber.
Forse userò altrove quello che sto imparando alla Fortezza…Voglio
metterlo a servizio della gente. ”
Khyber si incupì, distogliendo lo
sguardo. “ Ma non qui ad Arborlorn,
vero? ”
Cadde il silenzio, mentre Ahren
cercava le parole per non deluderla e ferirla al tempo stesso. La foresta che
divideva Arborlorn dai piccoli villaggi limitrofi risuonò del fischio del vento tra le cime e dei
richiami degli uccelli.
Poi Khyber
tornò a guardarlo, l’entusiasmo che di nuovo dissipava il suo malumore. “
Aspettami a Paranor. Verrò a farmi esaminare dall’Ard-Rhys appena avrà l’età giusta, dovessi
scappa…”
“ Khyber,
ascolta. Non sparirò dalla tua vita. Quando sarò tornato
a Paranor aspetta che Kellen
sbollisca…prima di cercarmi, lo dico per te. No, guardami…è una promessa: io mi
farò risentire, ti manderò dei messaggi che solo tu potrai capire, e mi verrai
a trovare. ”
Il fatto che Khyber si fosse arresa non lo rassicurò quanto avrebbe
voluto.
Mentre affrontava il suo
secondo giorno del viaggio di ritorno a Paranor,
attraverso
Viaggiare da solo non aveva
perso attrattiva per lui così - nonostante ci fossero pericoli che anche i
soldati dell’esercito elfo preferivano evitare – non ultimi i caulli – Ahren aveva rifiutato la
piccola scorta che Kellen gli aveva offerto. Si
concesse piccole pause, ansioso di trovarsi al più presto tra le mura di Paranor, di rivedere Tagwen e Kermadec…di rivedere Grianne.
Pianificò di sfruttare al
meglio quei giorni di viaggio, potendosi esercitare senza alcuna fonte di
disturbo almeno nei tratti più tranquilli, o durante le pause per lasciar
riposare il cavallo. Fu proprio in uno di quei momenti, quando la
concentrazione amplificava alle sue orecchie anche il suono più lontano, che Ahren udì il pianto, senza alcun dubbio
un pianto umano.
Si avvicinò immediatamente
al muso del cavallo. “ Ti devo chiedere un altro sforzo, bello…Puoi, te la
senti? ”
La bestia si lasciò montare
docilmente e partì nella direzione scelta da Ahren.
Il pianto si fece sempre più vicino, tanto che giunse a superare persino gli
sbuffi dell’animale e l’impatto dei suoi zoccoli sul terreno.
Ciò che Ahren
vide fermò più battiti del suo cuore.
Senza pensarci troppo su, il
principe degli elfi attinse al potere della natura che lo circondava – così
come Grianne gli aveva insegnato a fare – e indirizzò
verso la mole che gli dava le spalle tutta quell’energia. Scaturì dal palmo della sua mano con un
getto di luce bianca, andando a colpire la schiena, facendolo sussultare e
allontanare dalla figura piangente.
Ahren ebbe appena il tempo di riconoscere Iridia, la sorella di Oseen Eleri, prima che
l’energumeno che aveva distratto si lanciasse verso di lui, brandendo un’ascia
in una mano e uno spadone nell’altra.
Ahren richiamò in fretta un’altra gittata di magia degli
elementi, ma nell’indietreggiare per schivare l’ascia si ritrovò ansante, la
schiena contro un tronco. Stremato dallo sforzo magico che aveva richiesto al
proprio corpo, non poté fare nulla per contrastare il successivo attacco.
* * *
Il Perno dell’Ade si stendeva immobile sotto una coltre di grigie nuvole.
Le gocce picchiettarono una
dopo l’altra la superficie del lago, bagnando un terreno arido e ostile persino
per la pioggia.
L’Ard-Rhys
fissava con inquietudine le acque immobili, ripetendo mentalmente le parole
necessarie ad evocare gli spiriti dei precedenti Druidi. Quella voce che le
parlava da sempre – fin da quando aveva sperimentato
la magia della canzone, ancora prima di essere rapita e ingannata dal Morgawr – suggerì che quello era l’ultimo momento utile per
andarsene, per lasciare le rive del lago.
Ma l’aiuto di Walker era
l’ultima sua possibilità. Si sentiva fragile, troppo fragile per
andare avanti, per sopravvivere ai complotti intessuti intorno a lei,
alle malignità che lentamente stavano appestando
Forse Walker
non era stato il genere di persona capace di ispirare confidenze e
comprensione, ma certamente avrebbe saputo darle i
consigli giusti.
Grianne Ohmsford osservò
il cielo plumbeo ancora per qualche istante, poi alzò le braccia tese
verso le nuvole.
Le sue parole vennero sovrastate da una successione di lampi. Tornò il
silenzio.
L’Ard-Rhys
attese ad occhi chiusi, imponendosi una respirazione lenta e ritmica,
incamerando nei polmoni la maggior quantità possibile di aria.
E il vortice di acqua si disegnò nella superficie
delle acque, un risucchio concentrico che subito dopo esplose e si innalzò
verso il cielo.
Adesso non poteva davvero
più tirarsi indietro.
Lentamente, le figure eteree
degli antichi druidi cominciavano a penetrare quella barriera d’acqua, e
uscendo da essa la fissavano quasi con disprezzo.
“ Chi ha pronunciato le
parole di evocazione? Chi ha voluto chiamarci? ”
“ Grianne
Ohmsford, ” rispose la donna, fissando lo spirito
avvolto nel mantello nero, privo di un volto, e le cui braccia e mani non erano
nulla di più che fili di luce argentea, “ Druido dell’attuale Paranor. ”
“ Pronuncia il mio nome, se
sono io colui che hai voluto chiamare. ”
Grianne esitò. Era veramente lui, era
Walker? Non poteva permettersi nessun errore, non a
quel punto.
“ Ritorna
quando sarai più sicura di…”
“ Sei il Druido chiamato Walker Boh. ”
“ Non basta, nella tua mente
e nel tuo passato quel druido ha ancora un ruolo più preciso.
Non puoi evocarlo con successo, se lo neghi a te stessa. ”
Grianne strinse le mani a pugno così forte da conficcare le
unghie nei palmi. “ Sei colui che era il mio nemico. ”
Silenzio.
Un lampo.
Di nuovo silenzio.
La nera figura non se ne andò. “ Cosa ti spinge fino a
qui, Grianne? ”
“ Ho bisogno di aiuto. ”
“ Cerchi l’aiuto di uno
spettro, relegato nelle profondità di questo lago, quando persone viventi non
hanno mai smesso di offrirtelo. Le cose sono cambiate, dal nostro primo
incontro qui? ”
“ Paranor
è rinata…”
“ Lo so…eppure pensi di aver
fallito. ”
“ E’ la verità. ”
“ La forza per rimediare è
dentro di te; puoi trovarla in diversi modi. Prova la strada
dell’aiuto, sostieni gli altri per scoprire la tua vera forza. Qui stai
solo perdendo il tuo tempo. ”
Grianne cominciò a pensare che lo spirito di Walzer avesse
imparato fin troppo bene a comportarsi come tutte le altre anime defunte dei
druidi. Si stava prendendo gioco di lei e delle sue ansie.
“ Cosa significa? ”
“ Ti preme
di più conservare la stima di chi ti invidia e vuole
distruggerti per questo, o quella di chi
crede in te per come sei? Rispondi a questa domanda, e saprai come agire. ”
“ Non mi
sono mai preoccupata dell’opinione di chi…”
“ Il tempo
è poco, Grianne. Non sprecarlo in parole. ”
Continua…