Storie originali > Romantico
Segui la storia  |      
Autore: stupido innamorato    20/11/2008    2 recensioni
i pensieri di un ragazzo, se posso considerarmi tale, verso una ragazza particolare. l'odio è amore.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Lei, la persona che reputo più importante nella mia vita ora. Sembrerà esagerato, e sono il primo a dirlo. Sono il classico ragazzo che vede nelle persone dell’altro sesso solo una fonte di divertimento. Mai amore mai una “cotta”, una sbandata o come la volete chiamare. È stata lei a farmi vedere questo sito, perché si diverte a leggere le storie. Mi ha confessato un giorno, con la sua dolce vocina e un po’ imbarazzata, che si immedesima nelle persone, rivive certi avvenimenti, certe storie. Così ho deciso di scrivere qui dove lei potrà leggere. Mi immagino già la sua faccia. Prima riderà e si chiederà se sono davvero io o un altro. Poi. Poi se la conosco bene mi chiamerà solo per chiedermi se è tutto uno scherzo. Ma amore mio non lo è. Su queste cose con te non potrei mai scherzare. E lo sai. L’altro giorno, mentre parlavamo, ad un certo punto ti sei fermata, sei diventata seria di colpo e senza mai abbassare lo sguardo mi hai posto la domanda chiave (come l’hai chiamata tu). Mi hai chiesto perché avevo cambiato idea su di te, cosa trovavo in te, visto che fino a pochi mesi prima dicevo di odiarti. I tuoi occhi, non ne ho mai visti di così grandi, così luminosi, sempre lucidi. Non capisco perché ridi quando ti dico che sono bellissimi, perché ogni volta che ti guardo mi perdo il quel marrone che a volte è scuro a volte chiaro. Mi chiedo se ciò dipenda dalle tue emozioni che scemo che sono. E poi quel cerchio nero che è come se bloccasse la fuoriuscita del colore. Mamma mia ti odio quando mi fissi perché vuoi una risposta, perché mi sfidi, perché cerchi di dirmi qualcosa che io non capisco. E l’altro giorno non ti ho risposto. Non ne ho avuto il coraggio anche se sono più grande di te e dovrei essere più maturo. Ma forse la più grande sei tu. Ti ricordi quando ci siamo conosciuti? Era un giorno di aprile di due anni fa. Ti conoscevo di fama. Leonardo non faceva che parlare di te, che ti amava, sempre il solito. Ma tu ovviamente lo consideravi un amico, niente di più. Sai qual è il tuo problema? Che sei sempre buona con tutti, mai mezza volta che dici di no. Sta cosa mi fa troppo imbestialire e non perché lo fai perché ti senti costretta ma perché per te non è mai un peso. Tutti i tuoi amici sono importanti, e loro ovviamente se ne fregano e alcuni ti fanno anche soffrire. Per fortuna hai degli amici decenti, che si fidano di te. O che semplicemente hanno capito come sei. Comunque quel giorno la prima impressione che mi diedi fu la stessa di una bambina. Mamma mia ti mancava solo il fiocco in testa e il lecca lecca. Ma non dissi niente perché Leo ti adorava ma comunque non provai a conoscerti, non mi interessavi, anche se tutti ti adoravano. E non parliamo di Marco! Penso che ti avrebbe sposato se avesse potuto. E non cambiai idea neppure quando tornò con la faccia rotta dopo essersi preso un pugno per te. Marco è sempre stato la femminuccia, quello che non si metteva mai in mezzo, il diplomatico e ti considerai falsa, meschina, capricciosa. Cominciai ad odiarti chi eri per arrivare e rovinare tutto? E marco? Per me non eri niente e quel giorno te lo dissi. Furono le prime parole che ti rivolsi. Non so se te le ricordi ma io non le dimenticherò mai per il tuo sguardo. Tendevamo ad evitarci, anche se avevi provato a fare amicizia qualche volta, ma quel giorno i tuoi occhi si accesero, bruciavano quasi. E con tono di sfida mi hai detto: chi credi di essere? C’eri per poter dire che l’ho usato per proteggermi? Che non me ne sbatte niente di lui? Non mi conosci e perciò non stare a rompere. E soprattutto non ho niente da spiegarti. Poi te ne sei andata senza una lacrima, cosa che mi aspettavo visto che eri una bambina per me. Non ti ho più vista per mesi, mi era indifferente ma a volte ti pensavo o forse ero condizionato da conte. Mi rifiutai di vederti però quando decisi di metterti con lui. Non so perché ma mi dava fastidio, però mi davo da fare e mi facevo per dire consolare da un paio di ragazze. Non ti ho mai nascosto come sono, o meglio com’ero. La vostra storia non durò che una settimana circa, tu non lo amavi e non potevi continuare. Sempre così maledettamente sincera. La prima volta che fui costretto a vederti, ma penso fosse reciproco, fu quando marco morì. Leonardo mi telefonò per darmi la notizia, non eravate qua ma giù a Salerno. Marco se ne era andato, senza un saluto. Fu un colpo per tutti, in particolare per Leo e per chiara, ma tu mi sorpresi. Non ti presentasti al funerale o alle serate che facevamo per ricordarlo, piangendo. Solo una settimana dopo ti incontrai. Eri un fantasma. Gli occhi rossi non so se più per il pianto o se per lo sfregamento. Non dicevi niente. E in quel momento sentii per la prima volta la mancanza della tua voce e del tuo sorriso. Ma non ci feci tanto caso, odio vedere una ragazza che piange. Mi avvicinai a te involontariamente e tu dopo avermi guardato appoggiasti la testa sulla mia spalla. Accesi una sigaretta e rimanemmo così per un quarto d’ora. Poi mi dicesti che lo avevi scoperto quel giorno, Leonardo non aveva avuto il coraggio di dirtelo prima. E ricominciasti a piangere e a ridere assieme. Capì che marco era stato davvero qualcuno per te, gli volevi davvero bene. Non ti consolai però e ti lasciai andare via dai tuoi genitori, tua mamma ti stava abbracciando mentre aspettavo un tuo segno invece sei salita in macchina. Dopo poco tempo cominciammo a parlare, tu e Leo non facevate altro che litigare, lui voleva parlare di marco tu no. Così senza un preciso motivo iniziò la nostra amicizia che stava nel non insultarci o comunque sopportarci mentre stavamo in gruppo. Imparai a conoscerti, non eri tanto la bambina che dimostravi, sapevi essere seria divertente stronza dolce cattiva fedele. Piano piano diventavi la mia perfezione ma tutto quello che sapevo fare era prenderti in giro e farti arrabbiare. Ogni volta i tuoi occhi si accendevano e il mio cuore scoppiava. Eri diventata la mia droga. I rapporti con conte si sistemarono e tu stavi con Alberto, anche se ti piaceva un altro. Alberto durò tre mesi poi ti accorgesti che questa altra persona era troppo importante. Dio che scemo, speravo di essere io. Come tutti nella compagnia. In verità era un tuo compagno. Ma dimmi ora, era davvero così importante? Valeva la pena quello che hai fatto per poi alla fine soffrire? Sicuramente mi risponderai di si. E quanto c’è voluto per togliertelo dalla testa. Intanto i nostri battibecchi continuavano e io a sperare che ti accorgessi di me. Così bella, forte, testarda ma allo stesso tempo dolce e sincera. Poi sei scomparsa o meglio ti hanno distrutto. Nessuno merita quello che hai passato, nessuno. La violenza. Il dolore. La fine. Non c’eri più. Un giorno mi hai raccontato tutto. Ti avevo appena persa in giro, ma in verità odiavo vederti amorfa, perché eri così, con lo sguardo spento. Dopo aver sentito tutto, non ci potevo credere e l’unica cosa che sono riuscito a fare è stata urlarti dietro e tu sei scoppiata a piangere. Ti dissi che non volevo più parlarti, perché odiavo le persone deboli. Scusami piccola, ma speravo di vedere di nuovo i tuoi occhi accendersi, brillare invece hai abbassato lo sguardo continuando a piangere. Non ti cercai più. Avevo paura di vederti, perché soffrivo. Poi una sera ad una festa eri là, bella come poche. Avevi una maglietta stretta nera, ma quanto eri dimagrita? Già eri piccola di tuo. Stavi sorridendo. E il cuore ricominciò a martellare. Mi avvicinai a te, sicuro di me e tu mi sorrisi, il più bel sorriso di tutti. Da lì abbiamo ricominciato a parlare ma non avevo il coraggio di dirti la verità. Poi mi hai detto una frase: non sono capace di odiare anche se ne avrei di persone. E lì mi si illuminò qualcosa. Mi dovevi odiare. Che scemo sono stato. Tanti giorni persi per uno stupido piano, perché piccola mia il sentimento più vicino all’amore è l’odio ed io volevo essere la prima persona che avresti odiato per non dimenticarmi mai e soffrire anche tu quando stavo soffrendo pure io. Vedi qui si vede la mia maturità. Non avevo capito che pure tu provavi qualcosa per me. Lo dovevo capire quella sera quando mi hai baciato, ma pensavo fosse l’alcool, infondo avevi bevuto un po’. Se lo avessi capito prima ora saremo insieme da mesi. Ma per fortuna tu hai preso in mano la situazione. Ti adoro e ora più che mai sei parte di me. È strano che sia io a dire una cosa del genere ma è la verità. Non sono riuscito a dirtelo perché mi sento stupido e perché ancora non sono pronto ad ammettere che mi sono innamorato di te. Ti amo Susanna. Sei la prima a cui lo dico anche se ancora non a voce e forse per molto tempo ancora non ci riuscirò. Non mi importa di quello che dicono gli altri non mi conoscono o meglio non conoscono il nuovo me, quello che tu hai cambiato. Spero veramente che tu legga tutto questo perché almeno ti ricorderai di me per sempre o almeno spero. Se la mia ex prof di italiano leggesse si metterebbe le mani nei capelli ma l’ho scritto di getto. Il mio unico scopo è farti felice e ora sto pensando alla tua faccia, e a cosa ti dirò quando mi chiamerai. Potrei dirti che stavo scherzando e chiudere tutto senza farti sentire in colpa quando la nostra storia finirà e io ne sarò distrutto. Perché ho paura che ti innamorerai di un altro e mi lascerai. Ti amo anche se mi sembra riduttivo. È questo l’amore adolescenziale? Beh allora grazie perché ora che ti abbraccio e ti bacio e ti stringo mi sento la persona più potente del mondo. Grazie Susi, mia dolce bambina o meglio mocciosa. Andrea Per chiunque leggerà scusate lo sfogo ma è una dimostrazione d’amore. Grazie
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: stupido innamorato