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Autore: MiaBlack    14/01/2015    8 recensioni
SPOILER TERZA STAGIONE
la storia si colloca dopo la 3x09 Dal testo:
[...]-Non lo so, mi ha chiamato Felicity è all'ospedale... - spiegò.
-Che le è successo? - chiese Roy preoccupato.
-Non lo so, non mi ha detto molto, io ho Sara con la febbre, non posso muovermi, puoi andare a vedere? - in quel momento Dig desiderava che sua moglie fosse a casa, così da poterle lasciare la bambina e correre a controllare cosa fosse successo. [...]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, John Diggle, Oliver Queen, Roy Harper
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Deja vu

 

Qualcosa a Staling city era cambiato, non tutti se ne potevano accorgere, ma i più attenti ormai avevano capito che qualcuno era scomparso dalla città.

Erano passati diversi giorni da quando Oliver Queen era andato a combattere contro Ra's al Ghul. Il team Arrow si teneva costantemente in contatto chiedendosi a vicenda se il giovane si fosse fatto sentire con uno qualsiasi di loro. Felicity dal canto suo aveva passato le sue giornate tenendosi più occupata possibile: la mattina si alzava presto e andava a lavoro dove restava fino a tardi, lasciato il palazzo si recava al covo dove si metteva alla ricerca di nuovi nemici da fermare, con o senza Oliver, Roy e Diggle erano intenzionati a tenere pulita la città.

 

Era mattina presto, Felicity era già in piedi e pronta per andare a lavorare, prese il cellulare sperando in un messaggio di Oliver, o almeno in un messaggio di Dig o di Roy, ma il cellulare non segnava nessun nuovo messaggio, mise l'apparecchio in borsa e uscì di casa diretta verso la sua auto parcheggiata nel vialetto.

-Dove ti sei cacciato?- borbottò, aveva un brutto presentimento, ma si rifiutava di credere che Oliver fosse morto, aprì l'auto e salì a bordo.

-Felicity... - sentendosi chiamare la bionda sobbalzò e si voltò verso i sedili posteriori, mezzo nascosto e ricoperto di sangue c'era Oliver.

-Oliver! - strillò la giovane voltandosi completamente verso di lui per poterlo osservare: il viso del ragazzo era estremamente pallido, le labbra sembravano tendere al blu, mentre il corpo era sporco di sangue.

-Oh mio Dio! Sei ferito! - urlò sconvolta.

-Oliver rimani cosciente! - gli disse portandogli le mani al viso costringendolo a guardarla, in quel momento la sua mente si stava spaccando a metà, la parte emotiva stava avendo la meglio sulla parte pratica, la paura che potesse morire la stava bloccando, ci mise qualche secondo a sbloccarsi e a mettersi a cercare freneticamente il cellulare nella borsa, quando lo ebbe trovato compose subito il 911, chiedendo un ambulanza con urgenza.

Mezzo cosciente Oliver riuscì ad uscire dalla macchina aiutato da Felicity, la quale cercava di tenerlo sveglio.

-Oliver, ti prego non chiudere gli occhi... - lo pregò lei mentre cercava di capire dove fosse la ferita e quanto profonda fosse, Oliver le sorrise trascinarsi fin li gli era costata molta fatica e ora non riusciva a rimanere sveglio.

-Ricordi coma mi hai detto prima di andare via? - gli chiese lei, a quella domanda Oliver aprì gli occhi per poterla guardare.

-Mi hai promesso che avresti fatto qualsiasi cosa io ti avessi chiesto di fare... - gli ricordò lei facendolo sorridere, lui annui e lei fu felice di quel gesto.

-Bene allora ti chiedo di non addormentarti, rimani con me. -

-Va bene.- rispose lui con fatica, sentirlo parlare le scaldò il cuore, se parlava non si sarebbe addormentato, nel frattempo Felicity aveva trovato la ferita e la stava esaminando, inizialmente aveva pensato fosse un taglio profondo, quando però l'ebbe trovata si accorse che non era un taglio: Oliver era stato trapassato da parte a parte, la sensazione di panico che fino a quel momento era riuscita a gestire esplose in lei.

-Come diavolo hai fatto... - iniziò a chiedere anche se non era convinta di voler sapere come si fosse procurato quella ferita, purtroppo però aveva bisogno di informazioni da poter dare ai paramedici e per poter inventare una scusa credibile.

-La spada.... mi ha colpito... - cercò di risponderle lui.

-Ti sei fatto trapassare con una spada? Siete tutti matti! - urlò lei; finalmente in lontananza sentì la sirena dell'ambulanza avvicinarsi, presto sarebbe andato in ospedale e da li tutto si sarebbe sistemato.

-Non ti possono trovare mezzo nudo... - balbettò lei rendendosi conto solo in quel momento che Oliver era a dorso nudo, lo lasciò un attimo da solo sul marciapiede mentre entrava in auto a prendere un maglione che aveva sul sedile, ringraziando mentalmente il fatto di essersi sempre dimenticata di restituirglielo. Felicity tornò da Oliver e lo costrinse a mettersi seduto e a infilarsi l'indumento per poi fare uno strappo all'altezza della ferita.

-Oliver... Ehy, guardami! Non ti azzardare... - urlò lei sentendo il corpo di Oliver scivolare contro il suo privo di sensi.

I paramedici trovarono Felicity riversa sul corpo del giovane mentre lo continuava a chiamare cercando di svegliarlo.

-Cosa è successo? - chiese uno dei paramedici, il maglione si era già sporcato di sangue, una grossa macchia rossa che le fece venire la nausea.

-Non lo so, ero in casa, ho sentito l'urlo e sono corsa fuori... - balbettò lei, in quel momento quella era la cosa più coerente che era riuscita ad inventarsi.

-Lo conosce? - chiese ancora la stessa persona.

-Si... - rispose, quella ragazza le stava ponendo diverse domande alle quali lei però faticava a rispondere, la sua attenzione era tutta su Oliver che privo di conoscenza veniva caricando in ambulanza.

-Salga anche lei signorina...-

Il viaggio in ambulanza mise a dura prova i nervi di Felicity, Oliver ebbe due arresti cardiaci, vedere usare il defibrillatore su di lui le fece venire un attacco nervoso, non che non avesse mai visto usare l'oggetto su di lui, anzi lei stessa insieme a Dig l'avevano usato più di una volta eppure ora sentiva di non avere il controllo della situazione e questo la spaventava a morte. Arrivati al pronto soccorso Oliver fu portato immediatamente in sala operatoria, Felicity si lasciò cadere su una poltroncina della sala d'attesa. Sotto shock e con le mani tremanti Felicity chiamò Diggle, domandandosi come non le fosse venuto in mente di farlo subito.

-Felicity? - chiese l'uomo rispondendo al telefono, di sottofondo si poteva sentire chiaramente il pianto della piccola Sara.

-Felicity, è successo qualcosa? - chiese nuovamente, la ragazza non parlava e lui iniziava a preoccuparsi.

-Sono... Sono all'ospedale... - balbettò lei riprendendosi dallo stato di shock.

-Sei ferita? - domandò subito preoccupato.

-Io... non so.. Dig... - balbettò, non sapeva bene nemmeno lei cosa volesse dire in quel momento o da dove iniziare a dirgli cosa era successo.

-Felicity sei ferita? - chiese ancora.

-Signorina? - un infermiera era davanti a lei con in mano alcuni fogli.

-Scusa Dig, devo andare... -

-Aspetta Fel.... - il resto della frase si perse, Felicity aveva chiuso il cellulare e si stava alzando dalla sedia, la donna davanti a lei sorrise e le fece cenno di rimanere seduta.

-Le devo fare alcune domande... -

-Certamente...-

 

Dig Guardò il proprio telefono preoccupato, Felicity era all'ospedale ma non gli aveva detto cosa fosse successo, con ancora Sara in braccio l'uomo chiamò Roy, sperando che non avesse altro da fare, il giovane fortunatamente rispose subito.

-Dig? Ci sono novità? - chiese immediatamente pensando che Oliver si fosse fatto vivo.

-Non lo so, mi ha chiamato Felicity è all'ospedale... - spiegò.

-Che le è successo? - chiese Roy preoccupato.

-Non lo so, non mi ha detto molto, io ho Sara con la febbre, non posso muovermi, puoi andare a vedere? - in quel momento Dig desiderava che sua moglie fosse a casa, così da poterle lasciare la bambina e correre a controllare cosa fosse successo.

-Vado subito! - lo tranquillizzò il ragazzo.

-Arrivo appena posso. -

Roy corse all'ospedale spaventato che potesse essere successo qualcosa alla ragazza, girò come un matto per tutto l'ospedale scontrandosi e spingendo la gente che gli bloccava il passaggio, alla fine la trovò seduta su una poltroncina, fissava il pavimento con lo sguardo perso nel vuoto, in pochi passi si portò davanti alla bionda e si inginocchiò ai suoi piedi esaminandola con attenzione: i vestiti erano sporchi di sangue e anche le mani erano ricoperte dal liquido rosso, ma nonostante tutto non sembrava ferita.

-Felicity? - provò a chiamarla lui sperando di portarla alla realtà.

-Stai bene? - finalmente era riuscito a farle alzare lo sguardo su di lui, ma nonostante gli occhi di lei fossero puntati sul suo viso non sembrava lo vedesse.

-Felicity! - la chiamò con più insistenza.

-Roy? Che ci fai qui? - il ragazzo sospirò di sollievo sorridendole.

-Che è successo? - chiese senza spostarsi dalla sua posizione.

-Io... lui... Oddio Roy! - balbettò gettandosi addosso all'amico in cerca di sostegno.

-Non ho capito assolutamente nulla! - commentò frustrato stringendola però tra le sue braccia, aveva sempre considerato Felicity una donna forte e determinata, una donna con degli ideali per i quali combatteva, in quel momento però le sembrava una ragazzina sul punto di rottura.

-Felicity calmati... -

-Lui... Lui era nella mia auto, non so come ci sia arrivato... - Roy ascoltava attentamente cercando di arrivare a capire cosa fosse successo.

-C'era sangue ovunque, Dio è stato orribile, non sapevo cosa fare, ho chiamato il 911... - spiegò lei, Roy finalmente comprese cosa fosse successo, guardò la porta chiusa vicino a loro e poi tornò a guardare la bionda che tremante lo fissava.

-Oliver è tornato? - lei annuì.

-E' ferito? - Felicity annuì ancora, sentiva le lacrime pungerle gli occhi ma non né lasciò uscire nemmeno una.

-Ehy, tranquilla, è Oliver Queen, sa come si sopravvive. - quella frase fece sorridere la ragazza, Roy si sedette accanto a lei, rimasero abbracciati in silenzio seduti su quelle scomode sedie sperando di avere al più presto qualche notizia.

 

Diggle arrivò dopo un po', era riuscire a contattare la baby sitter e a lasciarle Sara, quando arrivò all'ospedale trovò i due vicino alla sala operatoria, mentre li raggiungeva tirò un sospiro di sollievo vedendo che l'amica stava bene, aveva mandato Roy, ma il ragazzo non gli aveva fatto sapere nulla e quello lo aveva preoccupato.

-Felicity, torno subito. - Roy aveva visto Dig e si era alzato per raggiungerlo.

-Che cosa è successo? -

-E' tornato Oliver, ma non credo in buone condizioni. Felicity è sconvolta e non riesco a farla parlare. - spiegò Roy dispiaciuto.

-Ci parlo io.. - Roy guardò Diggle avvicinarsi alla ragazza rimanendo a qualche passo di distanza.

-Ehy come stai? -

-Dig! - esclamò lei guardando l'amico sedersi accanto a lei.

-Che ne dici di andare a prendere qualcosa di caldo? - chiese, Felicity scosse la testa, non voleva allontanarsi, voleva essere li se fosse successo qualcosa.

-Io.. -

-Rimane Roy qui, se accade qualcosa ci avverte lui. - Dig guardò il ragazzo che annuiva.

-Certamente. - rassicurata Felicity si lasciò portare verso la caffetteria.

Seduti ad un tavolino, lontani dalla sala operatoria, Felicity sembrava essersi ripresa almeno un po', sorseggiava una tazza di latte caldo e parlava con Diggle.

-Mi puoi dire cos'è successo? - chiese osservandola.

-Stavo andando a lavoro, ero appena salita in auto, Oliver era li nascosto... sanguinava e io non sapevo cosa fare, così ho chiamato l'ambulanza. Era ricoperto di sangue. - spiegò lei, lo shock iniziale era passato ora riusciva a ragionare meglio anche se era ancora preoccupata.

-Tranquilla starò bene... - cercò di rassicurarla l'amico.

-Hai visto la ferita? - Felicity annuì mentre il suo corpo tremava al ricordo del taglio.

-Non era un taglio... si è fatto trapassare da parta a parte da una spada, come uno spiedino! - spiegò ricordando cosa le aveva detto Oliver prima di perdere conoscenza.

-Cosa hai detto ai medici? -

-Che era in casa con me e che era uscito un attimo, non so se ci hanno creduto, io... -

-Okay, diremo che è stata una rapina finita male... - Dig cercava di trovare una scusa plausibile per una ferita del genere, ma non era facile, non erano in molti a girare per le strade con una spada.

-Ma io dico... non potevano picchiarsi normalmente? Perché mettersi a giocare con le spade?! - sibilò lei istericamente facendo sorridere Dig che però era più che d'accordo con lei. La conversazione dei due durò ancora poco, Roy chiamò Dig avvertendoli che l'operazione era finita e che Oliver era stato portato in una stanza.

 

Trovarono Roy a passeggiare avanti e indietro per il corridoio.

-Dov'è? - chiese Felicity, Roy fece appena in tempo ad indicarle la stanza che la ragazza si precipitò dentro incurante del fatto che non le era permesso entrare.

-Aspetta non possiamo... - cercò di fermarla Roy, ma ormai Felicity era entrata e si era chiusa la porta alle spalle.

-...entrare... - finì lui, poi si voltò verso Dig sperando che lui avesse qualche idea su cosa fare.

-Ti hanno detto qualcosa? -

-No, purtroppo possono dire qualcosa solo ai parenti, ho chiamato Thea sta arrivando, ho sbagliato? -

-No, hai fatto bene, sicuramente tra poco arriverà anche la polizia, una ferita del genere i medici sono obbligati a denunciarla... -

-Cosa ti ha detto Felicity? -

-Sembra che sia stato trapassato da una spada, non so molto di più... -

 

Felicity era entrata senza nemmeno ascoltare quello che Roy le stava dicendo, voleva vedere Oliver e assicurarsi che stesse bene. Il giovane era steso in quel lettino che sembrava troppo piccolo per le sue dimensioni, si avvicinò lentamente esaminandolo con attenzione, il viso era sempre pallido, ma le labbra non avevano più quell'orrenda sfumatura bluastra che gli aveva visto prima, indossava un camice da ospedale dal quale poteva intravedere le bende bianche leggermente sporche di sangue.

-Ti prego non lasciarmi... - bisbigliò lei avvicinandosi.

-Hai capito? Non ti azzardare a morire. - continuò prendendogli la mano tra le sue, si sedette su una sedia vicino al letto e li rimase immobile ad aspettare che il giovane si svegliasse.

Il tempo scorreva ma Felicity lo percepiva appena, si rese conto che era passato molto tempo quando un infermiere era entrato per cambiare la flebo e aveva cercato di mandarla via, Felicity si era impuntata con così tanta determinazione che alla fine l'infermiere aveva dovuto rinunciare.

Sentì la porta aprirsi nuovamente e vide entrare il capitano Lance.

-Capitano? - l'uomo le sorrise mentre si avvicinava, quando aveva sentito che Queen era stato portato all'ospedale con una ferita del genere Lance aveva scosso la testa dicendosi che non si sarebbe lasciato coinvolgere, quando però qualcuno aveva fatto il nome di Felicity come persona che aveva dato l'allarme aveva deciso che sarebbe stato lui a occuparsi di quel caso.

-Come sta? - chiese cercando di rompere il ghiaccio, Felicity si era alzata dalla sedia senza però allontanarsi.

-Non lo so, i medici non mi dicono nulla, non sono una parente. - spiegò lei.

-Ho già parlato con la guardia del corpo del signor Queen, ma vorrei che rispondesse anche lei a qualche domanda. -

-Certo...-

-Il signor Diggle ha detto che è stata una rapina finita male, lo conferma? -

-Non ho visto cosa è successo, ero in casa Oliver era uscito, non l'ho visto rientrare e mi stavo preoccupando, ho sentito un urlo e sono corsa fuori, era steso a terra e non c'era nessuno li vicino. - spiegò, non era brava a raccontare bugie, così si limitò a rimanere più fedele possibile alla verità, lei non aveva visto niente, Lance annotò quello che gli aveva detto annuendo.

-Va bene, vi faremo sapere se ci sono sviluppi. - Lance prima di uscire dalla stanza si fermò sulla porta a guardare la bionda tornare a sedersi accanto al letto, per tutta la conversazione aveva tenuto la mano del giovane tra le sue aggrappandosi come se fosse la sua unica ancora di salvataggio.

La porta si chiuse con un rumore leggero, Felicity era tornata seduta, teneva la mano di Oliver tra le sue mentre teneva la testa bassa e gli occhi serrati, voleva che Oliver si svegliasse al più presto.

-Dobbiamo lavorare sulle tue scuse... -la voce fu un sussurro roco appena udibile, Felicity alzò la testa di scatto pensando si esserselo immaginato, Oliver aveva gli occhi leggermente aperti e la stava guardando, le labbra erano tese in un piccolo sorriso.

-Sei sveglio! - esclamò prima di allungarsi su di lui cercando di abbracciarlo, Oliver non la vide nemmeno muoversi, un attimo prima era seduta accanto a lui, un attimo dopo era stesa sopra di lui e l'abbracciava, il movimento repentino gli strappò un gemito di dolore, ma le passò le mani sulla schiena.

-Non volevo farti male... - si scusò lei.

-Non mi hai fatto nulla, tranquilla... - le rispose lui stringendola a se impedendole di alzarsi.

-Felicity... Ehy... - Oliver provò a chiamarla, la giovane aveva nascosto il viso nell'incavo del suo collo ed era scoppiata a piangere, sentiva le lacrime bagnargli il collo e il corpo di Felicity scosso dai singhiozzi.

-Non piangere... Sto bene. - la rassicurò lui, Felicity non riusciva a smettere di piangere, era riuscita a non versare nemmeno una lacrima fino a quel momento, ma vedere che si era ripreso e che stava bene l'aveva fatta crollare.

-Tu... tu sei un incosciente! Potevi morire, dannazione a te! - esclamò lei senza spostarsi dalla sua posizione. Oliver sospirò mentre cercava di muoversi in cerca di una posizione che gli permettesse di vedere Felicity.

-Sto bene, guardami. Ehy, sono riuscito a non morire, di nuovo. - Felicity scoppiò a ridere in mezzo ai singhiozzi, Oliver sorrise soddisfatto nel vedere che Felicity si stava spostando per poterlo guardare.

-Sei un idiota. -

-Lo so. Te l'avevo detto che sarei tornato... -

-Non sei stato per nulla convincente e inoltre devi lavorare sulla tua definizione di cavartela. - lo riprese lei facendolo ridere divertito, i punti tirarono in modo doloroso facendogli fare una smorfia.

-Oliver è meglio se mi tolgo e chiamo un dottore... - vedere Oliver sveglio e stare tra le sue braccia avevano fatto dimenticare a Felicity dove si trovavano e quanto erano gravi le condizioni di Oliver.

-Non vai da nessuna parte. - rispose lui appoggiando la fronte contro il collo della ragazza, in quella posizione Oliver sembrava un bambino bisognoso di affetto.

-Oliver devi farti vedere stavi per morire... -

-Ma non sono morto. - ribattè lui rilassandosi contro il corpo della ragazza.

-Devi promettermi due cose! - fece di punto in bianco lei facendolo allontanare da se così che la potesse guardare negli occhi.

-Qualunque cosa. -

-Prima di tutto, non ti nasconderai mai più nella mia auto sanguinante! - fece, non era la prima volta che si trovava Oliver sanguinante in macchina, anche quando era stato ferito da sua madre aveva scelto l'auto di Felicity come nascondiglio terrorizzando la giovane.

-Dove dovevo andare? -

-Già che eri davanti casa mia suona il campanello! -

-La prossima volta.... - iniziò lui.

-Non ci pensare neanche...la seconda cosa che mi devi promettere e che farai di tutto per non farti ammazzare di nuovo.-

-Non sono mai morto...-

-Sono dettagli, allora promettimi che non attenterai mai più alla mia vita! -

-Mi dispiace se ti ho spaventato, non sapevo dove andare e tu eri l'unica persona a cui sono riuscito a pensare in quel momento. - ammise lui serio, l'idea che la giovane si sarebbe potuta spaventare non gli era nemmeno passata per la mente, in quel momento l'unica cosa che voleva fare era vederla, voleva sentire la sua voce e se era possibile voleva sentire nuovamente il calore delle sue labbra contro le sue.

Felicity osservò Oliver, in un momento del genere l'unica persona che voleva vedere era lei, come poteva rimanere fredda ad un'ammissione del genere, nonostante Oliver continuasse a non voler stare con lei, con ogni sua azione dimostrava quando l'amava e ora lei non poteva rimanere indifferente: prese il viso di Oliver tra le sue mani prima di baciarlo dolcemente, la mano di Oliver si posò su quella di lei prima di scivolare sulla guancia e poi lungo il collo in una lenta carezza.

-Ti amo Oliver. Promettimi che tornerai sempre da me. - Felicity aveva gli occhi chiusi e il fiato corto, Oliver la guardò era la prima volta che gli diceva che lo amava e lui non poteva esserne più felice e contemporaneamente più spaventato di quanto lo era in quel momento.

-Te lo prometto, tornerò sempre da te. - le disse prima di baciarla nuovamente, non gli interessava dove erano, Felicity era sua e non avrebbe più rinunciato a lei, aveva rischiato troppe volte di morire per continuare a rinunciare a lei.

 

Fine

Ecco la storia che vi avevo promesso al posto del capitolo 31 di WRM (What Really My xD ) spero vi sia piaciuta, domenica ci vediamo come sempre all'altra storia dovrei riuscire a postare quel benedetto capitolo! un bacione
Mia

 

   
 
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