EYE TO EYE

Durante il corso della sua vita Piper McLean aveva sentito ogni genere di storia, fiaba, mito e racconto popolare; e ognuno di essi alla fine voleva insegnare qualcosa tramite un detto o un proverbio. Lei a questi insegnamenti non ci credeva granché: andiamo, cose come “il lupo perde il pelo ma non il vizio” o chi semina vento raccoglie tempesta” le parevano ridicole! Solo un detto le piaceva: “gli occhi sono lo specchio dell'anima”. Non appena lo aveva sentito la ragazza ne aveva fatto il suo mantra. Ormai quando incontrava qualcuno, per capire se doveva fidarsi o meno, la prima cosa che faceva era guardarne gli occhi. E finora, basandosi su quella vecchia perla di saggezza, non aveva mai sbagliato: i suoi occhi erano caleidoscopici, passavano dal marrone al azzurro al verde senza fatica. Erano come lei: mutevoli e versatili, intenti a diffondere dolcezza e bellezza esattamente come faceva la figlia di Afrodite.

Leo: i suoi occhi castani brillavano di vita e sprizzavano energia, anticipando il carattere iperattivo del ragazzo. Possedevano inoltre quella scintilla curiosa e creativa tipica dei discendenti di Efesto. Ma sotto tutto questo lei riusciva a scorgere una nota di tristezza, abilmente mascherata con un sorriso ed un carattere strafottente, che si manifestava nei momenti di debolezza e sconforto.

Annabeth: non appena aveva scrutato in quegli occhi grigi come una tempesta, Piper aveva subito capito di non trovarsi di fronte alla classica ochetta bionda. Bensì era al cospetto di una guerriera. Il suo sguardo faceva capire che non si sarebbe fermata di fronte a nulla per giungere al suo scopo, che fosse vincere una battaglia o ritrovare il suo ragazzo. Inoltre un luccichio curioso aveva completato il tutto facendole comprendere la sua intelligenza e la sua saggezza.

Percy: le iridi verde mare del ragazzo avevano subito catturato la sua attenzione. Magnetiche e profonde, donavano quiete e riempivano di fiducia chi le guardava, facendo venire voglia di seguirlo fino in capo al mondo. Inoltre ti facevano sentire sicuro, come se fossi avvolto dal protettivo abbraccio del mare.

Hazel: i suoi occhi d'oro ne rispecchiavano il potere di trovare qualunque metallo o oggetto prezioso che si cela sottoterra. Ma se andavi oltre notavi la calma e la fermezza di carattere miste alla timidezza. Il tutto era unito ad un alone di mistero, simile alla foschia che lei era in grado di creare.

Frank: aveva dei profondi occhi neri che non si preoccupavano di far trapelare le proprie emozioni. Erano inoltre dotati di un bagliore selvaggio, lo stesso che si legge nelle iridi degli animali selvatici. Ed irradiavano anche un altra cosa: l'attitudine al comando tipica di un leader, mascherata però dall'insicurezza.

Ma se tutte le sue considerazioni erano esatte allora perché con LUI non era così? Perché gli occhi di Jason Grace erano così diversi dal suo carattere? Quest'ultimo era solare, autorevole, un po ombroso a volte, ma comunque aperto e socievole. I suoi occhi azzurri invece le ricordavano il ghiaccio: freddo ed inospitale, che non si curava dei problemi che causava e degli incidenti che seguivano la sua venuta. Era privo della scintilla di allegria e vivacità che invece c'era negli occhi di Talia.

Quindi perché? Che quel detto non fosse altro che una semplice accozzaglia di parole che formavano solo l'ennesima frase senza senso? Eppure con gli altri aveva visto giusto!

Ed era in quei terribili momenti che un dubbio le si affacciava nella mente: “Io conosco DAVVERO Jason Grace?”

Angolo autore:

Non dirò nulla. Lascerò che siano gli occhi a parlare. Please, leave a comment.