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Autore: letsfirestars    14/01/2015    1 recensioni
- Logan non ho intenzione di buttarmi giù da una cascata!
- Se non lo facciamo, moriremo!
- Preferisco morire piuttosto che fare un volo e sfracellarmi tra le rocce
- Su non fare l'irragionevole
- Irragionevole, io? No... Logan Ward non pensarci nemmeno! Giuro che se sopravvivo ti ammazzo con le mie stesse mani
- Correrò il rischio - detto questo si lanciò verso il vuoto portando con sé la ragazza
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo uno
 
Era un’afosa giornata d’estate, il sole picchiava e non si vedeva nessuno in giro, le strade parevano abbandonate e non si riusciva ad udire neppure il canto degli uccelli. I bambini come i genitori avevano preferito rimanere al fresco, nelle loro case, e sembrava che persino i cani non avessero voglia di uscire. I negozi a causa della crisi erano ancora aperti e le gelaterie lavoravano con ritmo incessante eppure la gente non si vedeva. L’unica figura che si poteva scorgere in quella desolazione era un giovane uomo sui ventidue anni che con passo leggero s’incamminava verso la Columbian University. Dopo aver salito i  gradini ed esser entrato nell’ingresso si recò presso la segreteria per chiedere informazioni riguardo all’aula in cui si trovava l’uomo che aveva richiesto la sua presenza lì.
Si avvicinò al bancone per porre questa domanda alla segretaria ma anch’ ella, a quanto pareva, aveva reputato troppo calda quella giornata per lavorare, così aveva lasciato un biglietto con su scritto:-torno subito-…“certo, come no!” pensò lui prima di iniziare ad aggirarsi per le aule. La sua ricerca risultò ancora più difficile di quanto pensasse, infatti la struttura era immensa e dopo poco si perse. Passata mezz’ora si arrese e andò a sedersi su una sedia, sperando che qualcuno passasse di lì per chiedere informazioni.
Improvvisamente si spalancò la porta dell’aula affianco a lui e ne fuoriuscì un uomo basso e grasso, senza capelli, e con una faccia tonda e rossa. Assomigliava molto a un uovo sodo e questo oltre ai suoi abiti dell’ottocento lo facevano sembrare ancora più buffo.
L’uomo appena lo vide lo riconobbe e iniziò a tempestarlo di domande:
  • Logan! Per l’amor del cielo, da quanto non ci vediamo! Che fine hai fatto? Come stai? Ti trovo bene, come mai sei qui? Devi partire per una nuova avventura con il professore o rimani? Per quanto tempo ti fermi? Sei affamato? Vuoi andare a mangiare un boccone con me o…
  • Professor Cyrus, per favore, sono rimasto alla seconda domanda!
Detto questo entrambi si misero a ridere.
  • Hai ragione, scusa, mi sono lasciato prendere dall’emozione di rivederti. Allora, anzitutto, che ci fai qui? Credevo che avessi deciso di prenderti una vacanza dopo la vostra ultima avventura.
  • Sì, ha ragione, vede io mi ero preso una vacanza ed ero assolutamente deciso a godermela ma,come lei sa, con qualcuno come il professore è impossibile… Dopo circa una settimana mi ha chiamato per ritornare a lavoro.
  • Capisco, ma mi sfugge qualcosa, tu hai accettato subito?
  • No, l’ho letteralmente mandato al diavolo ma dopo ha iniziato a chiamami in continuazione, a scrivermi mail e ha tempestarmi di messaggi. Alla fine ho ceduto, anche perché dal suo tono sembrava qualcosa di molto urgente.
  • E così sei venuto qui.
  • Già, però mi sono perso e non ho incontrato nessuno per chiedere informazioni riguardo l’aula del professore
  • Uhm… capisco. Beh se vuoi ti ci porto io
  • Mi farebbe un gran favore ma credo che non potrà farlo – disse con un sorriso, lanciando un’occhiata all’orologio appeso al muro di fonte a lui.
  • Cos…
Improvvisamente suonò la campanella e il professore si ritrovò accerchiato di studenti.
Logan, sentendone alcuni che stavano parlando della lezione che avrebbe tenuto il professore che stava cercando disperatamente, decise di seguirli e dopo cinque minuti si ritrovò in un’immensa aula con grandi finestre che lasciavano entrare la luce del sole. Quando la sala si riempì entrò un uomo alto, con barba curata e con un certo fare arrogante si sedette e iniziò a scrivere alla lavagna. Ad un certo punto, non capendo il motivo dell’assenza del doc alzò la mano e chiese la parola.
L’uomo, che nel frattempo stava scrivendo il so nome alla lavagna, senza girarsi gliela diede e il giovane  gli chiese come mai non c’era l’insegnante che doveva trovarsi in quell’aula al suo posto. L’uomo, sempre senza girarsi, rispose, con un tono di voce seccato, che aveva avuto un contrattempo e che sarebbe arrivato l’ora successiva.
“Fantastico” pensò, ora era bloccato con un insegnante pieno di sé, in una classe di studenti che pendevano dalle sue labbra e doveva stare a sentire delle cose che ormai sapeva a memoria.
“Meraviglioso, semplicemente meraviglioso, grazie tante doc!”.
  Una delle cose che Logan odiava di più era stare a sentire delle lezioni universitarie tenute da persone senza entusiasmo per le loro materie. Docenti insoddisfatti per non aver trovato un lavoro migliore che si erano ripiegati nell’insegnamento. A causa di questa frustrazione essi non riuscivano a non essere noiosi e perciò facevano sì che i ragazzi odiassero la materia che probabilmente in altre circostanze li avrebbe interessati come una nuova fiction o un nuovo film. 
Nel frattempo iniziò a domandarsi sul motivo per cui il suo vecchio amico lo avesse voluto lì… certo ne avevano passate tante insieme, ma non aveva mai sentito il professore così sconvolto e insistente riguardo a qualcosa che non centrasse con il suo lavoro. Da due settimane faceva il misterioso e non voleva rivelargli le sue preoccupazioni, ma quel giorno lo aveva chiamato per dirgli qualcosa di importante, ne era certo.
Sospirò, non gli rimaneva che ascoltare l’uomo che nel frattempo aveva finito di scrivere alla lavagna e ora stava facendo una domanda:
- Allora, qualcuno sa per caso chi siano i Wari?
Nessuno rispose e dato il deprimente silenzio Logan alzò la mano, ma come sapeva non avrebbe dovuto farlo, infatti l’insegnante, vedendolo per la prima volta negli occhi,  lo riconobbe immediatamente ed esclamò:  
- Ah, signor Ward, quale onore avere uno dei più giovani e grandi archeologi e scienziati della nostra epoca!
Così dicendo tutti gli studenti, che giacevano inerti  sui banchi, simili a cadaveri, si rianimarono come se la sua presenza inattesa fosse la cosa più interessante che fosse mai capitata durante questi mesi di università.
- Allora Ward, non sia timido, venga qui, vicino alla cattedra. So che lei e il professore siete andati in giro a fare ricerche riguardo questa popolazione, quindi suppongo che sia molto più informato di me, ma prego, venga, insisto.  
- Ma…- non sapeva proprio come poteva salvarsi questa volta, così si avvicinò alla cattedra e accolto da un falso e gelido sorriso del professore, si girò verso la classe e proprio mentre stava per iniziare con una serie di scuse per evitare il peggio, il professore lo interruppe:
- Ah, nel caso le servisse, siamo giusto all’inizio, quindi se ci vuole dare anche qualche parere personale, da grande esperto…
Logan lanciò un’occhiata furiosa all’uomo e solo allora si ricordò di averlo già incontrato, tempo fa, ad una conferenza. Il suo nome era Carlton Winsdom, quell’individuo aveva la fama di essere un arrogante buffone e che la maggior parte delle sue scoperte le avesse rubate ad altri archeologi sconosciuti, la quale parola non valeva certo come la sua…
Winsdom nel frattempo sorrideva, cosa che lo spronò a fare uno dei migliori discorsi che quei ragazzi avevano mai sentito, giusto per vedere l’espressione soddisfatta dell’individuo acconto a lui, sparire, sostituita da quella invidiosa. Si tornò a concentrare, dunque, sulla classe e iniziò il suo soliloquio improvvisato con varie e inopportune interruzioni da parte del professore. Alla fine della lezione Logan si allontanò dall’aula il più in fretta possibile. Odiava quell’uomo e si chiedeva come avesse potuto ottenere una cattedra alla Columbian. Com’era cambiato quel posto da quando si era laureato lui in anticipo.  
Girovagò per altri dieci minuti per i corridoi cercando di smaltire la seccatura e ritrovare il buon umore, ma più camminava più si sentiva peggio. Alla fine accorgendosi di essere in ritardo per il suo appuntamento si recò, seguendo le indicazioni di una ritrovata bidella, nell’ormai familiare ufficio dell’uomo che lo aspettava. 
Il professor Periclis era un uomo all’antica, con molti valori e con quel suo viso paffuto e lo sguardo da bambino nessuno si sarebbe mai potuto sognare di vederlo rubare una mappa dal museo peruviano Larco una mappa riguardante la collocazione di una clessidra, che vari autori nel corso dei secoli avevano scritto e sostenuto essere il  macchinario per viaggiare nel tempo, capace di riavvolgere il presente e di ritornare così nel passato.  Alla fine erano riusciti a trovare ciò che cercavano ma non con poche difficoltà e ovviamente non prima di essere finiti nei guai più di una volta, come ad esempio quando le autorità locali li avevano trovati, mentre erano in una situazione compromettente, infatti, stavano “prendendo in prestito” una mappa segreta sul luogo in cui teoricamente doveva trovarsi il mitico oggetto perduto degli Huari, vicino alla moderna città d’Ayacucho. Infatti avevano indagato sul primo popolo d’indole espansionistica di cui si avevano notizie, i Wari, popolazione vissuta dal 600 al 1000 avanti Cristo nel periodo del Medio orizzonte. Si diceva che questi ultimi avessero costruito l’oggetto per uno scopo religioso o forse per un rituale. Comunque, per farla breve, dato che alle autorità non erano molto simpatici gli stranieri e in particolar modo i ladri, non avevano visto altra soluzione che attenersi alla norma che in genere vige in questi casi, ossia darsela a gambe per salvarsi la pelle e evitare di passare il resto delle loro vite in prigione. In meno di mezzo minuto erano già riusciti a svignarsela dal condotto d’aerazione e ad imbarcarsi per il primo volo per Ayacucho. Una volta arrivati lì presero il primo pullman diretto a un villaggio nei pressi del luogo, dove si trovava la clessidra. Sfortunatamente quando trovarono il suddetto strumento degli impostori che lavoravano per ricchi multimilionari, l’avevano distrutta, facendo disperdere al vento una sabbia millenaria.
Logan sorrise al pensiero della faccia del professore, paonazza e gonfia come una mongolfiera, quando successe. Avrebbe strangolato da sé quegli uomini se non lo avesse fermato.
Il professore con quel suo atteggiamento goffo e impacciato lo fece accomodare:
  • Allora – esordì – come stai Logan? È da un po’ che non ci si vede!
  • Già – rispose, sorridendo come un bambino che ripensa agli scherzetti che aveva fatto alla sorellina - esattamente da quando in Perù lei invece di chiedere col suo “perfetto” peruviano, a una donna se voleva venire con noi in macchina, per darle un passaggio, le ha detto se voleva andare in camera da letto con lei, se lo ricorda vero? Perché dopo abbiamo ricevuto delle belle legnate dal marito…
  • Logan – lo ammonì il prof con un tono di voce che non ammetteva repliche – primo, sappi che il mio peruviano è perfetto, era la signora ad aver capito male, chiaro? E secondo possiamo concentrarci su questo dossier riguardo alla spedizione che dobbiamo compilare?
  • Certo capo, al lavoro.
Detto, questo incominciarono a riempire moduli, il dottore scrivendo a mano e Logan al computer. In meno che non si dica arrivò l’ora di pranzo e così dopo aver chiuso la porta andarono in un ristorante vicino all’università.
  • Allora, come mai hai deciso di concedermi la grazia della tua presenza?
  • Ma come? Perché, deve esserci per forza un motivo per voler vedere un mio vecchio amico?
  • Oh, beh, no,  ma conoscendoti c’è qualcosa che ti turba e credo proprio che sia una cosa seria, hai la faccia di uno che non dorme da un po’. Su, sputa il rospo
  • Logan ho ripensato ha ciò che mi hai detto riguardo a quella strana lettera che ti era arrivata per posta. Beh, come sai all’inizio non gli ho dato molto peso, insomma chiunque può prendere un articolo di cronaca o scriverlo e poi cambiare la data e impostarla venti anni dopo, ma da quando sei partito e fai arrivare a me la tua posta, ne sono arrivate altre. Sempre stesso modus operandi e con l’ultima ho paura che da quello che c’è scritto questo non annunci nulla di buono.
  • Ora ha catturato la mia attenzione doc, cosa c’era scritto stavolta? – chiese con un ghigno divertito, di chi non prende sul serio una cosa.
  • Logan… parlava di Cassandra.


Angolo autrice
Ciao a tutti, questa è la mia prima storia romantica, spero vi piaccia. A presto!

 
  
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