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Autore: lady lina 77    14/01/2015    4 recensioni
Spinn-off da The Borderline di Fren. Una one-shot su Gourry e Joy, ambientata durante i sette mesi in cui lo spadaccino ha creduto Lina morta e persa per sempre. E Joy ha lottato per recuperare l'anello che avrebbe potuto riportarla in vita.
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gourry Gabriev, Personaggio originale
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La tenue luce del mattino filtrò dalle pesanti tende alle finestre, ferendogli gli occhi e costringendolo a svegliarsi definitivamente.

Gourry si rigirò nell'elegante letto a baldacchino, mettendosi di lato ed allungando il braccio, come alla ricerca di qualcosa. O qualcuno... Poi aprì le palpebre mentre la solita, inseparabile disillusione di ogni mattina gli si palesava davanti agli occhi. Sorrise amaramente, come sempre. No, non avrebbe potuto sfiorarle i capelli, non avrebbe potuto stringerla a se. Una sola notte d'amore... Ma da allora ogni mattina, nel dormiveglia, la cercava. Come se nella vita non avessero fatto altro che svegliarsi l'uno fra le braccia dell'altra, amarsi, stare insieme, essere una coppia. Non si sarebbe mai abituato alla sua assenza, non poteva farci niente. Lina gli era entrata dentro, aveva invaso ogni fibra del suo essere e ora non avrebbe mai potuto separarsi dal ricordo bruciante che aveva di lei. Anche se erano passati ormai tre mesi dalla sua morte, faceva ancora immensamente male, come il primo giorno.

Sospirando, Gourry si alzò dal letto, si lavò nel catino che riposava sulla scrivania della stanza e poi si vestì. Poi sistemò il letto, anche se sapeva che non ce n'era bisogno perché sarebbe comunque venuta una cameriera a farlo al posto suo. Ma non era abituato a farsi servire e in quel mondo dorato dove ormai si era rifugiato da tre mesi a quella parte, cominciava a sentirsi prigioniero. Viveva con Joy e Anouk nel castello di Solaria, dopo che il suo amico ne era diventato il padrone e il legittimo erede e in quel posto era trattato bene, come uno di famiglia. Ma non era il suo mondo e quel modo di vivere non gli apparteneva... I primi tempi si era abituato bene, era troppo annientato dalla perdita di Lina, per prendere qualsiasi decisione o fare qualsiasi cosa. Ma ora cominciava a sentirsi in gabbia, a desiderare di percorrere strade diverse che lo facessero sentire vivo. In fondo, l'aveva promesso a Lina. Che avrebbe vissuto a modo suo, che ci avrebbe almeno provato. E vivere in quella casa, anche se in compagnia di amici, significava in un certo senso non mantenere quella promessa.

Scese le scale, prese del pane imburrato con marmellata dalla cucina e poi raggiunse il giardino. La natura era rigogliosa e la primavera era ormai esplosa in mille colori e profumi di fiori. Solaria, il suo castello, le sue tenute, erano rinate da quando Joy ne era diventato il duca. Era contento per il suo amico, felice che avesse trovato la sua strada, la sua vera storia e una sorella che era diventata la sua famiglia. Certo, il prezzo da pagare era stato altissimo e doloroso per lui. A dire il vero, era stata dura per tutti, ognuno di loro aveva perso qualcosa di prezioso, tre mesi prima.

Si sedette sugli scalini, assaporando il pane imburrato e godendo della visione degli splendidi giardini del palazzo di Solaria. Il sole era caldo, c'era una piacevole pace attorno e un silenzio tranquillo, rotto solo dal cinguettìo delle rondini che volavano alte nel cielo.

Improvvisamente, davanti a lui comparve la piccola Anouk che evidentemente giocava nei giardini da un bel po'. Era cambiata, era molto diversa dalla bimba che aveva conosciuto quell'inverno. Più serena, più allegra, più pronta a giocare, stava imparando a fidarsi di quel fratello che le era sconosciuto fino a pochi mesi prima e che era diventato una vera famiglia. Avere accanto qualcuno che la amasse davvero, l'aveva fatta rinascere. E ne aveva davvero bisogno quella bimba, dopo la perdita di Babette. Ancora non parlava bene, ma ci provava, si stava finalmente aprendo alla vita. E si dimostrava curiosa in tutto. Seguiva lui e suo fratello ovunque, osservandoli, traendo dai loro discorsi e dalle loro azioni da 'adulti', insegnamenti che la avrebbero aiutata a crescere. Anouk aveva occhi profondi, conosceva tante cose e nel cuore teneva celate molte ombre. Ma ora una luce abbagliante sembrava finalmente illuminarla, dissipando quel buio che si portava dentro da anni.

Gourry le sorrise. "Buongiorno".

La bimba, vestita con un semplice abitino azzurro, annuì, stringendo a se un gatto di pochi mesi, entrato da poco a far parte della famiglia. Erano stati lui e Joy a trovarlo alcune settimane prima, infreddolito, fra gli alberi del parco ducale, durante un allenamento con la spada. Probabilmente era stato abbandonato o si era allontanato dalla madre, non riuscendo più a tornare indietro. Joy aveva deciso immediatamente di regalarlo alla sorella, per alleviarle un po' il dispiacere dovuto alla perdita di Babette. Il suo amico aveva detto di stare tranquillo, che non aveva sensazioni negative su di lui, che era davvero un semplice gatto, senza alcun segreto celato dietro di esso. Ma Gourry non era dello stesso avviso. Certo, era un gatto, un cucciolo di pochi mesi. Ma combinava un sacco di guai, quasi fosse una sorta di calamità naturale. Si arrampicava ovunque, le sue unghiate ornavano ormai ogni tenda del palazzo e continuava a scappare, tanto che spesso si era trovato a correre come un forsennato nei giardini, per riportarlo alla sua piccola proprietaria. Gourry osservò il micio, in tralice, sospettoso. Era carino per carità, con gli occhi azzurri e il pelo lungo, rosso con sfumature nere sulle punte. Ma era indemoniato! "E allora Anouk, hai deciso come chiamarlo?".

La bambina scosse il capo. Poi, come ricordandosi di qualcosa, gli si avvicinò, prendendolo per mano e costringendolo a seguirla. Gourry la lasciò fare e si accodò a lei.

Giunsero al roseto e Anouk corse di fianco a un cespuglio di rose che si erano appena dischiuse. Gourry le osservò e sussultò, rapito dal loro colore. Erano rosse, di un rosso intenso e meraviglioso. Come il fuoco, come gli occhi e i capelli di...

"L... Lina..." - sussurrò la bimba, a fatica, indicandogliele.

Gourry spalancò gli occhi. "Cosa?".

Le piccole dita di Anouk sfiorarono un petalo, mentre non smetteva di fissarlo in viso. "Lina" – ripeté, ancora più convinta.

E Gourry capì. Si inginocchiò davanti a lei, sfiorandogli i capelli con una carezza. "Sì, hai ragione. Hanno lo stesso colore dei suoi occhi... Guardandole, mi sembra di rivedere lei". Un groppo gli strinse la gola, ma lo ricacciò giù. No, non avrebbe ceduto alla disperazione e alla nostalgia. Doveva essere forte, lo aveva promesso. Alzò ancora lo sguardo su Anouk. "Le vuoi chiamare così? Lina?".

Anouk annuì e Gourry le sorrise. "Sai, credo che se lei fosse quì, si imbarazzerebbe da morire. Ma le farebbe davvero piacere... Anche se, ti avverto, difficilmente lo avrebbe ammesso" – concluse, strizzandole un occhio.

Anouk tentò di rispondere, di dire qualcosa, ma il micio fra le sue braccia, ormai stanco di quella immobilità, saltò giù, prendendo a correre nei giardini.

Gourry sbuffò. Ecco, erano alle solite! A quanto pareva, avrebbe dovuto dilettarsi nel footing anche quella mattina. Con un gesto veloce prese Anouk in braccio e poi si mise a correre dietro al gatto. "Heiiii".

Corsero per i viali alberati e i giardini, dietro a quel dannato gatto ancora senza nome, che pareva correre come un indemoniato. Sembrava si beffasse di loro! Il micio corse vicino al muro di cinta che delimitava gli orti, poi ci saltò su, guardandoli ancora una volta con aria beffarda e saltando infine dall'altra parte.

"E no, cavolo!". Deciso a non farsi fregare, con in braccio Anouk, Gourry si arrampicò sul muro, mettendosi poi in piedi sopra di esso e osservando gli orti dall'alto. "Dove diavolo si è cacciato quel dannato gatto?".

Il suo sguardo vagò fra le fila di piante di pomodoro e insalata e finalmente lo vide, accoccolato sotto un grosso albero di ciliegio, finalmente tranquillo. "Sei mi...". In quel momento il piede gli scivolò e, anche a causa di Anouk fra le sue braccia, si sbilanciò in avanti, rischiando di cadere di sotto e di rompersi l'osso del collo. Con un gesto agile, con la mano libera, afferrò il ramo della pianta da frutto davanti a lui, rimanendo in bilico nel vuoto. Anouk si strinse al suo collo, tremando. "VA-TUTTO-BENE!" - urlò quasi, per niente convinto di quanto stesse dicendo. Se fosse morto in modo tanto stupido, nell'aldilà Lina gliele avrebbe suonate per bene. E quella non era un'eventualità. Quella era una certezza!

"Gourry, ma che diavolo stai facendo?". Dal fondo dell'orto, Joy prese a correre verso il muretto.

"Joyyy, ma che piacere vederti! Non ti avevo notato..." - esclamò Gourry, sempre più in difficoltà, sentendosi al contempo un idiota, per quella imbarazzante situazione.

Joy sbuffò, arrivò ai piedi del muretto e Gourry gli lasciò cadere Anouk fra le braccia. Poi perse la presa sul ramo, cadendo col sedere a terra, in un grosso tonfo. "Haiaaaa".

Joy lo guardò storto, mettendo a terra la sorella. "Gourry, sei un grandissimo spadaccino, un ottimo amico ma... ringraziamo gli dei che tu non abbia ne figli ne sorelline a cui badare. Non arriverebbero alla maggiore età, in tua compagnia. Che diavolo stavi facendo?".

Gourry si massaggiò il fondoschiena, alzandosi dolorante. "E' colpa di quel dannato gatto che hai regalato ad Anouk. Ci è scappato e stavo appunto tentando di riprenderlo". Indicò il felino all'amico e Joy sospirò. In effetti era un gatto un po' vivace...

Vedendolo, Anouk gli corse vicino, riprendendolo fra le braccia e mettendosi a giocare con lui sotto l'albero, a pochi passi da loro.

Joy tornò a fissare lo spadaccino. "Tutto bene?" - chiese, notando lo sguardo dolorante dell'amico.

Gourry sospirò. "Stavo meglio prima. Ma perché invece del gatto, non ti sei preso un cane? I cani non si arrampicano, ubbidiscono e sono fedeli. Sai, uno di quei grandi cani dal pelo lungo, ad esempio... Ci faresti una gran figura, in sua compagnia. Un duca insieme a un cane maestoso. Sarebbe stata la scelta migliore".

Joy alzò le spalle. "Ma lei ama i gatti. E io non saprei dirle di no".

Gourry fissò la bambina. In effetti Anouk sembrava così felice, con quel dannato gatto combina-guai. E in effetti, nemmeno lui sarebbe riuscito a dire di no a un'eventuale sorellina, considerò, pensandoci su.

"Gourry, dico sul serio, ti sei fatto male?" - chiese ancora Joy.

Lo spadaccino sorrise. "Ma no, figurati! Queste cose, per me, sono ordinarie. Avendo vissuto per anni con Lina, il concetto di pericolo tende a diventare un po' fumoso per me. Niente di grave, tranquillo".

Joy lo squadrò, pensieroso. In effetti, Gourry sembrava essersi addiruttura divertito. Era molto che non lo vedeva tanto attivo e sollevato come in quel momento. "Ti trovo bene, oggi".

"Già". Gourry annuì, sorridendo e sedendosi contro il muretto di cinta, imitato da Joy. "E' che fare del movimento, mi mette di buon umore. Non sono abituato a stare fermo troppo a lungo".

"Capisco". Joy guardò distrattamente il giardino. Sapeva cosa agitava la mente di Gourry, lo conosceva dannatamente bene da molti anni ormai ed era consapevole che per lui, vivere, significava viaggiare e non stare fermo per troppo tempo nello stesso posto. Era l'unico modo che aveva conosciuto per trovare quella pace che tanto aveva cercato. Se n'era andato dalla compagnia di mercenari dove si erano conosciuti, tanti anni prima, per quel motivo. E ora probabilmente, era animato dagli stessi sentimenti ed intenti. "Vuoi andartene, Gourry?" - chiese, quasi con timore della risposta che avrebbe ricevuto.

Lo spadaccino si lasciò cadere contro il muro, pensieroso. Si portò le braccia dietro la nuca, prendendo ad osservare il cielo. "Non lo so, forse dovrei farlo... Se resto fermo quì, credo che impazzirei. Non offenderti, da te sto bene, ho tutto! E tu e Anouk siete come una famiglia ma...".

"Ma non è la tua vita!" - concluse Joy, per lui. "Ti capisco, davvero Gourry! Ma ti prego, pensaci bene".

"Ci sto pensando da giorni... Vedi, non lo faccio solo per me. Io lo faccio soprattutto per lei. Le ho promesso che avrei vissuto, che ci avrei provato. E ora non lo sto facendo, non sto vivendo nel modo che intendeva lei. Sto sopravvivendo, ma non faccio nulla che dia un senso alla mia vita. Lascio scorrere i giorni, uno dopo l'altro, senza concludere niente. Lina non ne sarebbe contenta e anche se so che lei non potrà mai sapere se sto mantenendo la promessa che le ho fatto, io voglio almeno provarci. A vivere, intendo. Non voglio che sia delusa da me, ovunque lei sia".

"Già". Joy abbassò lo sguardo. Quando Gourry parlava di Lina, un groppo gli stringeva la gola. Sentiva quasi a pelle il dolore dello spadaccino e avrebbe voluto gridarglielo che no, forse non tutto era perduto per loro. Ma sapeva di non poterlo fare, che non poteva illuderlo nuovamente, rischiando di infliggergli poi un nuovo, lacerante dolore. Faceva male sapere che sarebbe partito presto e non poterlo fermare dicendogli la verità. Ma era giusto così. Che lui stesse zitto e che Gourry partisse, per vivere la sua vita! Perché lo conosceva e conosceva Lina e il suo modo di pensare. "Fammi solo una promessa. Non cacciarti nei guai! Se ti succedesse qualcosa, Lina non me lo perdonerebbe mai".

"Cosa?".

"Gliel'ho promesso. Che mi sarei preso cura di te, intendo" – rispose, semplicemente. "Lina ti amava molto Gourry e teneva alla tua vita più che alla sua, te lo assicuro. Sei stato fortunato, ad incontrarla" – concluse, con una strana nota di rimpianto e rammarico nella voce. Lina... Lina gli era entrata dentro, nel cuore e nella mente. E non se ne sarebbe mai andata nemmeno da lui! Capiva i sentimenti di Gourry perché in quel momento, si rese conto, erano del tutto identici ai suoi. Ma lui, a differenza dello spadaccino, non avrebbe mai potuto esternarli.

Gourry lo guardò, stranito. "Parli, come se la conoscessi bene" – osservò.

Joy annuì, improvvisamente in imbarazzo. "Beh, lo sai cosa abbiamo vissuto insieme. Non volevo conoscerla tanto approfonditamente, te lo giuro. Ma è successo e sai, ho scoperto che Lina era davvero unica. Difficile non rimanere colpiti da lei, dalla sua presenza, dalla sua forza immensa. Quando la incontri, Lina ti stravolge la vita. E ora so che le leggende che sono sempre circolate su di lei, non sono affatto leggende".

Gourry annuì, piegando le ginocchia e portandosele sotto al mento. "Nessuna sarà mai come Lina".

A quell'affermazione, nel tentativo di smorzare la tensione che si era creata, Joy ridacchiò. "Beh, a ben pensarci, per fortuna! Se al mondo esistessero due o tre donne col suo carattere, saremmo già piombati nel caos primordiale da parecchio tempo".

Gourry sorrise. "Forse sì... Lei osava arrivare dove gli altri non avevano il coraggio, giocava fino in fondo ogni partita che la vita le riservava. Aveva audacia e forza da vendere e io... non so davvero come farò, senza di lei".

"Lo so, la amavi. Vi amavate... Ed era un legame davvero unico, il vostro" – commentò Joy, con amarezza.

Gourry scosse la testa. "Non è solo questo! Io soffro per lei, più che per me stesso... Perché vedi, Lina amava vivere, più di qualsiasi altra cosa. Amava il cibo, la magia, imparare sempre cose nuove, scoprire tutto quello che il mondo aveva da offrirle. Avrebbe goduto appieno, giorno per giorno, della sua vita. E ora, sapere che non potrà più farlo, mi stringe il cuore, mi annienta. Lei meritava di vivere perché considerava la vita un vero dono. Più di tutti noi, probabilmente. E io ora, quando mi imbatto in qualcosa che so che lei avrebbe amato, non posso fare altro che disperarmi perché lei non è lì, con me, a goderne".

Joy gli appoggiò amichevolmente una mano sulla spalla. "Ora dovrai farlo tu, per lei. Glielo hai promesso, no? E' per questo che vuoi partire, esatto?".

Gli occhi di Gourry si fecero lucidi, al ricordo degli ultimi istanti con Lina, sulla linea di confine. "Mi ha chiesto di vivere, di essere felice... Di innamorarmi di nuovo... E' difficile Joy, non immagini quanto! E' una lotta continua con me stesso, giorno dopo giorno, mantenere quella promessa. Innamorarmi ancora... Non riesco nemmeno a pensarci, ad avvicinarmi a un'altra donna. Ad amarla... Io ho amato lei come non ho mai fatto con nessun'altra e come non potrò mai fare. Già lo so. L'ho aspettata, desiderata perché lei era tutto per me, era la mia famiglia, era la mia vita. E lo sarà sempre. Come potrei amare un'altra donna, desiderare di stringerla fra le mie braccia, baciarla e amarla come ho amato Lina?". Scosse la testa a quel pensiero, mentre il dolore sembrava sopraffarlo di nuovo.

Joy sospirò, scuotendo la testa. Già, era difficile, lo sarebbe stato sempre. E lui doveva trovare quel dannato anello! Desiderava rivedere Lina, era la sua ragione di lotta riportarla fra loro. Lo desiderava per se stesso, certo. Ma soprattutto per lui e lei. Per loro due... Si appartenevano, non doveva e non poteva fallire! "Gourry, non pensarci ora! E' passato troppo poco tempo, ci vorrà molto, perché tu ti senta pronto a farlo. Ma sei un bell'uomo, gentile, sensibile e onesto e sicuramente potrebbe arrivare il giorno in cui desidererai dividere la tua vita con qualcuno. Che forse non sarà come Lina ma che... potrebbe essere un buon compromesso per essere almeno sereno. Datti tempo, abbi pazienza! E forse tutto si aggiusterà".

Gourry sorrise. Apprezzava la vicinanza e l'amicizia di Joy. "Ti ringrazio, sei un amico. E hai fatto molto, sia per me che per Lina. Se fosse quì, ti ringrazierebbe anche lei".

Joy si grattò la guancia, ricordando gli inizi con la maga, non proprio esaltanti e in amicizia. "Beh, chissà...".

Anouk corse di nuovo davanti a loro, interrompendo il discorso.

Gourry osservò il gatto in cagnesco, sospettoso. "Ha combinato qualche altro guaio?".

Anouk lo fissò, poi guardò il gatto. E sorrise, soddisfatta, quasi avesse trovato la soluzione a un problema che la angustiava da giorni. Alzò il gatto in alto, guardandolo attentamente. Poi escalmò, di getto: "GUAIO!".

Joy alzò un sopracciglio, capendo a cosa alludesse. "Vuoi chiamarlo... 'Guaio'?".

Anouk gli sorrise, felice che il fratello la capisse tanto bene. "Guaio" – ripeté, ancora più convinta.

Gourry scoppiò a ridere. "Beh, direi che come nome, è davvero azzeccato!".

Il gatto lo guardò male, quasi con aria di sfida. E lo spadaccino deglutì. Sì, odiava quel dannato felino! Era sempre più convinto che un cane sarebbe stato infinitamente meglio, per Joy!

Si alzò in piedi, sorridendo alla bimba. "Anouk, sai, oggi sarà l'ultima giornata che passerò con voi. Domani ripartirò" – le disse, semplicemente. Sì, in quell'istante decise che la sua permanenza a Solaria sarebbe finita il giorno dopo. Era pronto, ormai. "E' stato davvero bello stare con te, Joy e..." - deglutì – "Guaio". Sì, forse, MOLTO in fondo, gli sarebbe mancato anche lui...

Anouk guardò il fratello, con aria interrogativa. Sapeva cosa stava cercando di fare con Lina e sperava che lui riuscisse a trattenere Gourry ancora un poco. Ma Joy scosse la testa, facendole segno di non proferire parola. Anouk annuì, si avvicinò a Gourry e gli saltò fra le braccia, baciandolo sulla guancia.

"Che hai intenzione di fare, Gourry?" - chiese Joy, a quel punto. Ormai, a quanto sembrava, la decisione era presa...

Lo spadaccino sospirò. "Andrò a far visita ai genitori di Lina. E poi tornerò a viaggiare, come mercenario. In fondo, dovrò pur vivere in qualche modo. E come molti anni fa, spero di trovare la pace anche stavolta".

Joy gli si avvicinò, posandogli una mano sulla spalla. "Conosco una piccola compagnia di ventura che svolge piccole missioni a pagamento. Niente di pericoloso e niente a che vedere con la guerra. Avrai modo di viaggiare con gente che ti sarà amica, senza correre rischi, in pratica. Ti andrebbe se scrivessi al loro capo, raccomandandoti?".

Gourry annuì. Non poteva capitargli di meglio. "Certo".

"Bene. Oggi ti spiegherò tutti i dettagli, con calma. Mi raccomando Gourry, non deludermi. Non deluderla!" - lo ammonì, serio.

"Farò del mio meglio". C'era qualcosa di profondo in Joy, quando parlava di Lina. Qualcosa che ancora gli sfuggiva, che ancora non riusciva a capire. Ma non era geloso, anzi, gli faceva piacere che anche Joy avesse imparato ad apprezzarla e a volerle bene, che ne avesse capito il grande valore e la grande persona che lei era. No, non l'avrebbe delusa, avrebbe vissuto appieno, giorno per giorno. Portandosela dentro al suo cuore, sarebbe riuscito ad affrontare tutto. Le sarebbe mancata sempre e per sempre l'avrebbe rimpianta. Ma sapere che avrebbe fatto di tutto per mantenere quella promessa, gli faceva sentire Lina vicina e meno solo. Sì, quando l'avrebbe rivista, Lina sarebbe stata fiera di lui.


  
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