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Autore: xaki    14/01/2015    1 recensioni
Queste sono tutte storie partorite dalla mia mente guardando le funart. All'inizio di ogni capitolo ci sarà una funart e poi la storia!
Dal capitolo 1:
Una lacrima gli scivolò sul viso, seguita da un'altra e da un'altra ancora e le sue lascime erano diventate l'ombra della pioggia che aveva iniziato a picchiettare sul vetro del loro angolino che oramai chiamavano casa.
Genere: Drammatico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Homeless Ciao a tutti ecco la prima rubrica(prima? Bo, speriamo) che dalle fan art (sono disegni/opere/fumetti/immagini dei fan) trae le storie!!! Queste sono le mie Johnlock, prima di ogni capitolo ci sarà la fanart (sperando io la riesca a mettere) e poi la storia partorita dalla mente della sottoscritta! Vi dico che le immagini sono assolutamente prese a muzzo dal sito www.deviantart.com.

Premetto a questa  fanfiction che io di solito non cambio ambientazione, nel senso che John e Sherlock sono sempre i soliti coinquilini che collaborano con New Scotland Yard e bla bla bla, l'unica cosa che cambio è il fatto che poi ad un certo punto si mettono insieme, magari anche in altri contesti ma non cambio mai qualcosa di essenziale come farò in questa. Spero di non essere OOC e che vi piaccia in qualche modo( Mycroft non esiste in questa fic).


Homeless




Era da quasi due mesi che  vivevano in quella fabbrica di dolci, abbandonata da molto tempo. Loro due non erano gli unici ad utilizzarla come casa...casa permanente. 
 Erano stati cacciati da Baker Street, poichè l'accordo con la poilizia, prevedeva che se Sherlock avesse mai fallito in uno dei casi affidatigli,dopo tre mesi avrebbero tolto loro tutto: soldi, casa, accesso  al laboratorio dell'ospedale, tutte le attrezzature di Sherlock ecc. Un giorno questo era successo:  Sherlock non era riuscito a capire per tempo chi fosse l'assassino e perciò erano stati sbattuti fuori. 
I due pensavano di essersi fatti degli amici in quegli anni nei quali  avevano collaborato con New Scotland Yard, anche se il carattere di Sherlock non era stato uno dei più sopportabili, ma comunque speravano almeno che qualcuno come la signora Hudson o Lestrade o Molly o Donovan o , anche in casi estremi, Anderson, fossero disponibili ad ospitarli, magari non a dar loro da mangiare o almeno un letto. Invece una clausola dell'accordo prevedeva che nessuno di loro potesse aiutarli.
Il giorno in cui i tre mesi erano scaduti, alle ore 00:00, a Baker Street erano arrivati degli uomini che li avevano esortati ad andarsene, senza fare nemmeno le valige, l'unico "regalo", così avevano detto, che la polizia faceva loro erano i vestiti che avevano addosso(e meno male che Sherlock non era in vestaglia e che non stavano per andare a letto). Per quanto il detective non potesse lasciare inconcluso un suo caso, capì che c'erano  questioni ben più importanti, vitali. 
Subito dopo che avevano  lasciato l'appartamento, avevano fatto un po' il bilancio della situazione: quanto avevano in tasca e cosa avrebbero potuto vendere. Il risultato fu 15 sterline rubate da un barattolo, mentre gli uomini non guardavano, la sciarpa e il cappotto di Sherlock, totale:  80 sterline. Erano davvero messi male. Cercarono un posto per la prima notte e lo trovarono da un amico senzatetto del consulente, poi la mattina dopo Sherlock andò dritto verso la fabbrica, che aveva visitato molte volte per fare certuni esperimenti su qualche strano processo chimico sulla decomposizione dei ratti , si ricordava che era abbastanza agibile e perciò quella era diventata la loro nuova residenza.

Sherlock si dannava per quanto accaduto: aveva ricominciato a farsi, dormiva a stento, era diventato  muto e, per John, il suono del suo silenzio era molto peggio di un violino suonato alle tre del mattino. 
Non se la stavano passando affatto bene. L'ex-dottore non poteva più lavorare a causa di un incidente che gli aveva compromesso per sempre il braccio, ma andava ovunque a cercare un lavoro, un qualsiasi lavoro,  aveva provato al mercato,nei market, per la pulizia stradale, gli sarebbe andato bene qualsiasi lavoro,  ma chi vorrebbe assumere un poveraccio che non ha nemmeno una casa, o meglio che ha la residenza in una fabbrica di dolci abbandonata? Nonostante ciò, non desisteva, doveva trovarlo per salvare Sherlock... lui aveva cominciato a spacciare e non solo: si prostituiva con chiunque pur di avere abbastanza soldi per loro due. L'ex-detective sperava che John non lo capisse, non notasse i graffi sul suo corpo, non notasse i morsi sul suo collo, non notasse che spariva per ore, ma John non era stupido ed essendo il braccio destro di uno dei più geniali consulenti che la polizia avesse mai avuto, qualcosa aveva imparato anche lui. 

Quella di quel giorno era soltanto  una delle serie di litigate che nei giorni precedenti li aveva visti protagonisti. 
"Sherlock devi smetterla!" gli urlò contro John. 
"Non posso..." Disse, molto serio, il detective. 

"é dannatamente  
pericoloso! Ti puoi prendere moltissime malattie!" 
"John, so quello che faccio! Deduco tutto di tutti immediatamente e capisco perfettamente se hanno malattie o no!"
"Non si tratta solo di questo! Qualcuno potrebbe  infuriarsi e ucciderti! Potrebbe vederti la polizia e poi portarti in carcere! E sai questo che cosa significherebbe? Pagare una cauzione! E come cavolo la pago una cauzione?!! A malapena riusciamo a mangiare! Viviamo nello schifo, Sherlock! Ti supplico non darmi altre preoccupazioni inutili! Io non ce la farei senza di te! " John non voleva essere così cattivo nei confronti di Sherlock
, ma solo dopo comprese che le parole gli erano uscite decisamente più aspre di quanto avrebbe voluto.
Sherlock guardò l'ex-soldato dritto negli occhi per un momento, poi abbassò lo sguardo e disse semplicemente : " Mi dispiace".
"John, mi dispiace davvero tantissimo per quanto è successo... è tutta colpa mia, sc--scusami."
Una lacrima gli scivolò sul viso, seguita da un'altra e da un'altra ancora e le sue lacrime erano diventate l'ombra della pioggia che aveva iniziato a picchiettare sul vetro del loro angolino che oramai chiamavano casa. 
John gli si avvicinò: " No Sherlock, non fare così... Non è colpa tua…" Lo abbracciò e cominciò a spingerlo contro il muro; l'altro si aggrappò alla sua maglietta. 
L'ex-dottore cercava davvero di dargli una sorta di conforto, di fargli capire che non era colpa sua, che , nonostante lui facesse credere a tutti di essere una sottospecie di macchina, lui era umano come tutti e che quindi come tutti poteva sbagliare. John sinceramente non sapeva se Sherlock  avesse recepito la cosa, ma almeno lo sperava. 
Lo baciò sulle labbra, spingendolo ancora di più contro il muro dietro di lui: John amava davvero Sherlock e se gli fosse mai capitato qualcosa lui sarebbe crollato, sarebbe sprofondato nell'apatia più totale, probabilmente  sarebbe morto di stenti. 
Si chiese se per un solo secondo il tempo non potesse fermarsi, se il tempo non potesse rimanere fermo a loro due che si baciavano, come in una fotografia che dura in eterno, come una fotografia dove nulla di ciò che era  successo loro poteva trasparire.

Nota autrice:
allora ringrazio tantissimo la mia beta Heicly che ha trovato il tempo di correggermi la storia(e guardare il telefilm di Hannibal da me consigliato...anzi, se non lo avete visto: FATELO!!!!). Davvero le mando un immenso grazie e un cuoricino con su scritto : ti voglio bene <3
OK, ora sto diventando troppo mielosa e smielata...spero che la storia vi sia piaciuta e insomma, una recensionicina non mi dispiacerebbe per nulla :)
Per qualche poesia: poesiebea.blogspot.it
  
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