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Autore: SSJD    15/01/2015    4 recensioni
Questo racconto è la continuazione di Come Fratelli, pubblicato qualche mese fa. La storia è ambientata nel periodo successivo alla scomparsa di Goku, a causa di Cell. Chichi è incinta di Goten e sta per partorire.
Dal testo:
Dopo che Mirai Trunks era tornato nel futuro, Vegeta aveva perso, oltre a Goku, anche la voglia di vivere e di combattere. Era riuscito con fatica a ritrovare la serenità perduta grazie a Bulma, il piccolo Trunks e, motivazione non trascurabile, la promessa che aveva fatto a Goku, prima dell’arrivo dei Cyborg, quella cioè di prendersi cura della sua famiglia nel malaugurato caso in cui gli fosse successo qualcosa.
Trascorso un mese, da quel terribile scontro, Vegeta sentì che era giunto il momento di mantenere la promessa fatta a colui che, ormai, considerava suo fratello e, in una fresca mattina di primavera, uscì di casa e prese il volo verso il monte Paoz, per andare a far visita a Gohan e Chichi.
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Chichi, Gohan, Goku, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku, Chichi/Vegeta
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Premessa Autore:
Questo capitolo è stato scritto per due motivi: uno, è l’unico modo che ho trovato per far riconquistare la fiducia di Chichi in Vegeta e due, mi è stato richiesto nell’altro racconto.
Dedico questo capitolo ad N. che non è stata fortunata quanto Goten…







Passarono cinque mesi da quel giorno. Gohan trascorse tutta l’estate a fare la spola tra casa Brief e la sua, nonostante la distanza. Si allenava con Vegeta due volte la settimana, sempre con il consenso di Chichi e solo dopo aver finito tutti i compiti che gli erano stati assegnati. Il bambino era felicissimo di andare ad allenarsi con il principe. Sua madre lo lasciava andare perché, con grande sorpresa e soddisfazione, aveva notato un netto miglioramento nello studio, da quando frequentava casa Brief.
Dal canto suo, Vegeta passò i cinque mesi prima dell’arrivo dell’autunno senza scambiare mai una parola con la moglie di Goku. Lui sapeva che Chichi ogni tanto parlava con Bulma, ma non aveva mai chiesto nulla, fino a quando, una mattina di fine novembre, Vegeta sentì sua moglie parlare al telefono con l’amica:
“…Chichi adesso basta, non posso pensare che tu resti lì, su quella montagna sperduta, per tutto l’inverno. Come farai quando dovrai andare all’ospedale a partorire? Alla televisione dicono che quest’anno arriverà una bufera di neve come non si è mai vista negli ultimi cent’anni…non esiste che tu rimanga lì con Gohan. Ho detto che verrai a stare qui da me e così è. Chiaro?”
Il principe pensò, come prima cosa, che tra l’una e l’altra avevano un caratterino mica da ridere, ma poi si mise a riflettere su ciò che Bulma stava proponendo, o meglio, imponendo all’amica. Se aveva capito bene, Chichi si sarebbe trasferita a casa loro per l’inverno e ciò aveva l’inatteso quanto bellissimo vantaggio di avere Gohan sempre con sé. D’altro lato però, assieme al piccolo sayan sarebbe arrivata anche sua madre e il principe si chiese se la cosa fosse ‘gestibile’.
Poco importava quale fosse il suo pensiero. Dalla conclusione della telefonata di Bulma, Vegeta capì che, di lì a pochi giorni, ciò che era rimasto della famiglia Son si sarebbe trasferito sotto il suo stesso tetto. Uscendo dalla camera da letto, Bulma incrociò suo marito nel corridoio e, con tono indifferente, gli disse:
“Vegeta, giusto per informarti…
“Lo so già, ti ho sentito, mentre parlavi” la interruppe lui.
“Non sai che non si origlia?”
“E tu non sai che potevi chiedermi se mi andava bene? Non ti avrei detto di no, ma avrei preferito che mi interpellassi, prima di prendere una decisione del genere”
“Sì, hai ragione, scusa…” rispose Bulma abbassando lo sguardo.
“Scuse accettate, quando arriveranno?”
“Fra una settimana, poi inizierà il maltempo, non sarà più possibile raggiungere il monte Paoz”
“Sta bene, a dopo, vado ad allenarmi”
“Ciao” concluse Bulma tirando un grosso sospiro di sollievo.

Una settima dopo, come stabilito, Chichi fu mandata a prendere a casa da un’auto abbastanza grande da poter caricare tutte le sue valige, quelle di Gohan con tanto di ben dieci borse piene di libri e tutto il necessario per il piccolo Goten che sarebbe, di lì a pochi giorni, venuto al mondo.
Quando arrivò a casa Brief, trovò Bulma ad aspettarla sull’uscio. Quando l’azzurrina vide la quantità di valige che dovevano essere scaricate, inarcò un sopracciglio perplessa, voltò la testa verso l’interno della casa e gridò:
“Vegeta! C’è bisogno di aiuto qui!”
“No, Bulma, ci penso io, non ti preoccupare” la interruppe Gohan prendendo quattro valige tutte assieme dal bagagliaio dell’auto e portandole in casa.
A Chichi fu mostrata quale sarebbe stata la sua camera da lì ad almeno un mese. Bulma aveva provveduto anche a tutto l’occorrente per il bebè in arrivo: culla, fasciatoio e tutto ciò che poteva essere utile per la permanenza della sua amica e del suo bambino.
A Gohan fu assegnata la vecchia camera di Vegeta che il piccolo sayan accettò con molta gioia.

Nei giorni che seguirono, il clima sembrò a tutti tutt’altro che prenatalizio. Chichi e Vegeta evitavano di parlarsi, se potevano e Bulma e il povero Gohan erano costretti a sopportare dei giorni in cui l’atmosfera era così pesante che si poteva tagliare quasi con un coltello.
Poi un giorno, poco prima di Natale, successe un fatto del tutto imprevisto che cambiò radicalmente il destino di tutti. Quella mattina, Bulma si alzò di buonora. Si vestì di tutto punto e passò dalla camera dove Chichi stava rifacendo il suo letto e le disse allegramente che sarebbe stata fuori tutto il giorno, che il pranzo era già pronto nel frigo e che doveva solo essere scaldato.
Aveva concluso con un:
“A più tardi, riposati cara, sembri così stanca…”
“Sì, sono al limite…guarda che pancia, sembra che stia per scoppiare. Domani mi porti tu alla visita all’ospedale?” chiese Chichi speranzosa.
“Certo! A dopo, ciao!” disse andandosene.

All’ora di pranzo, i due sayan si presentarono puntuali per affrontare famelici il loro pasto.
Mentre pranzavano, Gohan raccontò a sua madre una storia divertentissima che aveva sentito da Vegeta quella mattina:
“Sai, mamma, Vegeta una volta doveva conquistare un pianeta, ma alla fine ha rinunciato”
Dovere non è il verbo giusto, a mio parere…direi che volere è più adeguato…comunque, continua” lo interruppe la madre con indifferenza, provocando una smorfia di disappunto sul volto del principe.
“Sì…beh…insomma, voleva conquistare questo pianeta, ma quando è atterrato e ha aperto la navicella su cui viaggiava è quasi svenuto. C’era una puzza terribile, su quel pianeta. Vegeta e gli altri sayan sono dovuti scappare e non sono mai più tornati là”
“Dovere qui è giusto…” aggiunse Chichi.
“Pensa che non l’hanno distrutto solo per paura che quell’odore si propagasse per tutta la galassia!”
Questa cosa fece stranamente ridere Chichi e il suo risolino richiamò l’attenzione di Vegeta che le disse:
“Che hai da ridere?”
“Niente, è solo che mi sono immaginata la scena. Lorde di sayan che scappano con la coda tra le gambe…” rispose lei mantenendo il sorriso.
“Nessuno aveva la coda tra le gambe” mugolò Vegeta.
“Come?” chiese Chichi che non aveva capito.
“ La coda era arrotolata attorno alla vita…non tra le gambe” spiegò Vegeta.
“Ehehe…è solo un modo di dire” continuò Chichi cercando di spiegare l’equivoco “ma capisco che per voi sayan possa essere un dato di fatto…OH…AHIO!” gridò alla fine sentendo un forte dolore provenirle dalla pancia. L’espressione allegra di Chichi si trasformò in un istante in una smorfia di dolore e poi di immediata preoccupazione quando vide Gohan scattare in piedi con un viso pieno di paura.
“Mamma…stai bene?”
“Oh sì, caro…non ti preoccupare, è normale qualche dolorino prima del parto…” rispose lei per tranquillizzarlo, tentando di alzarsi.
“No, ferma!” la bloccò Vegeta.
“Ma perché? Io sto bene, davvero”
“Gohan, diglielo tu” continuò Vegeta rivolgendosi al piccolo sayan.
“Dirmi cosa? Mi state facendo preoccupare…” disse Chichi con crescente ansia.
“Mamma, l’aura di Goten, sta…sta scomparendo…Vegeta, cosa sta succedendo? Ti prego, puoi fare qualcosa per salvarlo?”
Chichi, sentendo quelle parole, ‘scomparendo’ e ‘salvarlo’, sgranò gli occhi che si riempirono subito di lacrime e riuscì solo a dire:
“Come? Potete portarmi all’ospedale per favore?”
A quel punto Vegeta scattò in piedi, fece il giro del tavolo e si mise alle spalle della sedia su cui era seduta Chichi. La sollevò di peso e la fece girare in modo tale da poter osservare la sua pancia, fino a quel momento nascosta sotto al tavolo. Poi si accovacciò di fronte a lei e inclinò leggermente la testa, come se stesse cercando di capire cosa fosse successo. Quando il suo sguardo si fece oltremodo serio, Chichi, sempre più spaventata, gli chiese:
“V-Vegeta…ti prego, puoi chiamare un’ambulanza…io devo…
“No”
“Come no? Goten non sta bene!” gridò lei scoppiando a piangere.
“Chichi, calmati, per favore. Tuo figlio, per qualche strano motivo, si è girato, vedi, la testa ora è qui” spiegò Vegeta indicandole un punto sul fianco destro “e non più dove dovrebbe trovarsi per farlo nascere…come dovrebbe”
“COME? E com’è successa una cosa simile? E soprattutto, perché non posso andare all’ospedale? Se è come dici tu, lì mi possono sempre fare un cesareo, no?”
“Questo non è possibile. Voltandosi, il cordone ombelicale si deve essere attorcigliato da qualche parte. Se fai dei movimenti bruschi o vuoi aspettare di arrivare all’ospedale per farti operare là, Goten non ha molte possibilità di sopravvivere, hai capito?”
“Oddio, no, non è vero…Gohan, dimmi che non è così, ti prego…” disse Chichi al figlio in tono supplichevole.
“Mamma, temo che Vegeta abbia ragione…Cosa…cosa possiamo fare, Vegeta?” chiese il bambino rivolgendosi al principe che sbuffò scocciato.
“Dovrai pensarci tu. Io posso al massimo dirti cosa fare…” disse alzandosi e guardando negli occhi del suo stesso colore, il piccolo sayan.
“COSA?! Ma Vegeta, Gohan ha solo dieci anni, come puoi chiedergli una cosa simile?” cercò di intervenire Chichi senza nemmeno essere ascoltata.
Dopo qualche secondo in cui Gohan sembrò prendere coscienza di ciò che lo aspettava, Vegeta gli chiese:
“Allora, sayan? Te la senti?”
“Sì…beh…ma perché non lo fai tu? Io non so nemmeno da che parte iniziare, tu sembra che l’hai già fatto tipo cento volte…non penso che potrei sopportare di veder morire anche mio fratello o, ancora peggio, mia madre dopo aver contribuito alla scomparsa di mio padre” disse il bambino un po’ sconsolato.
“Io non posso. Tua madre non si fida di me, ma di te sì. Ascolta, nove mesi fa promisi a tuo padre che se tu avessi un giorno avuto un fratellino, lo avrei aiutato a farlo nascere, come ho fatto con Trunks. Tuo padre non c’è più, ci sei tu e, stai tranquillo, io non ti lascerò solo. Ok?”
“Ok, Vegeta. Cosa devo fare?”
“No, aspettate un momento, e secondo voi dovrei sottoporre me e il mio bambino alle cure di due alieni di cui uno sotto l’età consentita per legge per bere alcolici?”
“Gohan, come prima cosa, tappale quella bocca…senza ucciderla possibilmente…” disse Vegeta che non ce la faceva più ad ascoltare quella che, secondo lui, era una gallina starnazzante.
“Sì, Vegeta” disse Gohan mettendosi alle spalle della madre.
“No, Gohan…aspetta, che vuoi fa…
Un istante dopo, Chichi svenne tra le braccia di suo figlio che le aveva assestato il colpo giusto per farla cadere in un sonno profondo.
Vegeta sgombrò velocemente il tavolo della cucina per permettere a Gohan di farci sdraiare sopra sua madre. Le alzò la maglietta oramai aderentissima che indossava, mettendo così in evidenza il pancione dalla strana forma di Chichi.
“Cos’è quello?” chiese Gohan indicando un bozzo che usciva dalla pancia di sua madre all’altezza dello stomaco.
“Penso sia…un piede” rispose Vegeta facendogli un leggero sorriso per tranquillizzarlo.
“Ah, ok…cosa devo fare adesso?”
“Fai una sfera di energia, sull’indice della mano destra”
“Così?” chiese il bambino creandone una spropositatamente grande.
“No, così uccidi tutti, anche me…meno potenza…ancora, ancora…ok. Ora concentrati e passa la sfera da qui a qui. Non ti preoccupare, si aprirà una piccola ferita, ma tua madre non sentirà male, te lo garantisco. Domande?” spiegò Vegeta indicando due punti sulla pelle del basso ventre di Chichi.
“No…cioè sì. Sei sicuro che mio fratello possa uscire da una fessura così piccola?” chiese il bambino innocentemente.
“Gohan, hai dieci anni, dovresti sapere da dove escono di solito i bambini…ti garantisco che è molto più piccolo quel passaggio di quello che stai per fare tu. Forza. Non c’è più molto tempo” Concluse Vegeta.
Gohan si concentrò al massimo e fece ciò che il principe gli aveva ordinato di fare. Appena la piccola fessura si aprì leggermente, ciò che ne uscì fece scoppiare a ridere Gohan, un po’ meno Vegeta che si mise a pensare come fare per tirar fuori quella peste di sayan. La prima parte del corpo che il piccolo Goten aveva deciso di mostrare al mondo, era la coda che ora scodinzolava allegramente fuori dall’involucro in cui era ancora custodito il resto del corpo.
“E ora? Lo tiriamo per la coda?” chiese Gohan con un leggero sorriso.
“Sì, beh, credo sia l’idea migliore, ma se sentiamo l’aura affievolirsi ci fermiamo e passiamo al piano B. Ok?” disse il principe, sperando di non dover proprio passare al piano B.
“Ok, vado” disse Gohan afferrando saldamente la coda del fratellino.
“Fai piano, ok?”
“Sì”
Pochi istanti dopo, i due poterono tirare un sospiro di sollievo. Nel tirare Goten per la coda il piccolo sayan si era come paralizzato e questo aveva favorito la sua nascita, senza ulteriori complicazioni. Gohan lo prese in braccio e lo avvolse in un panno da cucina preso da un cassetto. Il neonato, così coperto, si mise a piangere come un disperato mostrando un caratterino fastidioso come quello di sua madre in un corpo identico a quello di suo padre, da piccolo.
“Cos’è questo fracasso? Trunks, smettila di frignare in questo modo assordante!” disse una voce femminile proveniente dall’atrio.
“Bulma! Corri, è nato mio fratello!” gridò Gohan entusiasta sentendola.
“COSA?!?!!?” gridò la donna esterrefatta correndo in cucina.
Appena entrò, Gohan le corse incontro mostrandole il neonato frignante.
“Guardate…è la copia di mio papà!” disse allegro Gohan mostrando orgoglioso il fratellino a Bulma e Vegeta.
“Sì, peccato che abbia preso il carattere di tua madre, senti come strilla” disse Vegeta stizzito. Poi vedendo il bimbo mettersi in bocca la punta della coda e iniziando a ciucciarla calmandosi, capì in fretta che, da buon sayan, aveva probabilmente fame.
“Gohan, prendi un panno bagnato e puliscilo un pochino, io devo…beh, controllo tua madre, ok? Poi quando hai finito, vieni che devi chiudere la ferita. Ciao Bulma, passato buona mattinata?” chiese Vegeta come se lui non avesse appena fatto una cosa eccezionale.
Bulma lo guardò allibita, ma poi pensò che era meglio rimandare la richiesta di tutte le giuste spiegazioni che si meritava. Ora sentiva che doveva dare una mano. Andò da Gohan e gli disse:
“Ti aiuto, Gohan, ok?”
“Sì grazie!” rispose lui che sembrava felicissimo.
Appena finito di pulire suo fratello, lo mise nelle braccia di Bulma chiedendole di tenerlo buono per un po’. Poi, mettendosi di nuovo di fronte alla ferita che aveva poco prima fatto a sua madre e che Vegeta si era preoccupato di ripulire accuratamente, creò una nuova piccola sfera sull’indice. Vegeta si mise dietro di lui e gli disse:
“Posso aiutarti? Chiudere è un po’ più complicato di aprire”
“Sì, volentieri, grazie, Vegeta”
“E tu Bulma, cerca di non guardare, che se cadi per terra svenuta, giuro che ti lascio lì”
Appena si fu voltata, Gohan permise al principe di guidare la sua mano in un’operazione che, per un qualsiasi terrestre, sarebbe stata impossibile da eseguire in quelle condizioni e, in meno di cinque minuti, la pancia di Chichi fu come nuova, solo con parecchi chili in meno.
“Bravo Gohan, hai fatto veramente un capolavoro. Sei proprio un bravo bambino, tuo papà sarebbe orgoglioso di te” gli disse Vegeta scompigliandogli i capelli appena ebbe finito quello che, guardandolo bene, sembrava veramente un ottimo lavoro.
“Ci pensi tu a portare tua madre di sopra? Lascia che riposi e che si svegli da sola. Ok? Bulma, puoi andare con lui? Porta su quella pulce, che appena sua madre si sveglia lo deve sfamare. Io vado a farmi una doccia e faccio sparire questa roba” disse Vegeta indicando un piccolo sacchettino dal quale usciva ancora un pezzo del cordone che aveva tenuto in vita per nove mesi Goten per poi averlo quasi ucciso, solo pochi minuti prima.
“Ok, Vegeta…e mille volte grazie, ti devo molto. Vieni Bulma?” disse Gohan prendendo in braccio sua madre per portarla di sopra.
“Certo che vengo, non mi perdo la spiegazione di cosa è successo per nulla al mondo” rispose la donna sparendo su per le scale con Goten in braccio.
“Tsk, donne…” borbottò Vegeta scuotendo la testa e creando una piccola sfera nella mano con cui ridurre in cenere il piccolo sacchettino che, in pochi giorni, avrebbe emanato lo stesso odore di quel fetido pianeta di cui parlava Gohan.
Quando fu sotto la doccia, un unico pensiero girò nella testa del principe, prima di potersi finalmente rilassare. Appoggiò le mani alle piastrelle della doccia e chinò il capo permettendo all’acqua bollente di scivolare lungo tutta la schiena. Poi, senza nemmeno accorgersi, disse:
“Kaaroth, spero che tu abbia visto cos’è riuscito a fare tuo figlio. È solo grazie a lui che ho potuto onorare la mia promessa. È un grande sayan”

   
 
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