Tutto vibrava, la terra tremava sotto i
piedi di tutti quanti. Skye era spaesata: cosa stava
accadendo?
Aveva visto l'obelisco aprirsi, aveva
visto quei cristalli grigi e poi ... E poi?
Non ricordava.
Aveva qualche momento di blackout.
L'immagine che aveva avuto subito dopo davanti agli occhi era quella di Trip,
il povero Trip, pietrificato, che si stava sgretolando.
Tutto continuava a tremare. I lastroni,
che si erano stretti attorno al piedistallo a difesa di Skye
e Raina, stavano tornando ad aprirsi.
“Che cos'è accaduto? Che cosa ci fa lei,
direttore, qua sotto?” domandò Mack durante il
terremoto.
L'imponente meccanico era d'improvviso
tornato sé stesso e non aveva idea di ciò che aveva attorno.
“Non ricordi nulla?” gli chiese Coulson.
“Ricordo che i nani si sono disattivati
e io sono sceso nel pozzo.”
“Allora dovrò farti un riassunto delle
puntate precedenti.” tagliò corto Phil “Ora aiutami a cercare di raggiungere Skye, dev'essere oltre quelle
rocce!”
“D'accordo. Qual è il piano?”
“Non ne ho idea...” sospirò Coulson
rattristato.
I lastroni avevano iniziato ad
allontanarsi e i due uomini lo notarono, quindi si avvicinarono e, appena si
aprì uno spiraglio abbastanza largo per far passare Coulson, l'uomo lo
attraversò e poco dopo fu seguito da Mack.
Phil vide Raina
pietrificata e Skye con lo stupore e la disperazione
dipinti sul volto; la sentì mormorare: “Trip...!?!”
Coulson non badò a quel nome, le si
avvicinò e le prese la mano per portarla via.
Skye, allora, si scosse e
quindi notò la presenza dell'uomo, del cui ingresso non si era accorta, tanto
era sconvolta. La ragazza si gettò tra le braccia di Coulson e si strinse a
lui, piangendo. Phil non capiva, non poteva capire; la credeva scossa per
l'esperienza. Tenendola abbracciata, l'uomo la portò via con sé.
Mack era ancora piuttosto
allibito, ma da bravo agente era rimasto lucido e impassibile.
Allontanatisi dal piedistallo Coulson si
orientò per tornare indietro, da dove erano entrati, sperando che il passaggio
fosse ancora aperto e non ci fossero stati crolli. Arrivarono a destinazione
senza difficoltà. Skye si era un poco ripresa, ma
ancora non era in grado di spiegare quello che era accaduto a Triplett.
Mack osservò il cunicolo
che si apriva sopra le loro teste e disse, scuotendo il capo: “Le pareti sono
troppo lisce: impossibile a arrampicarsi. Abbiamo una trasmittente?”
Phil avrebbe voluto fargli presente che
il giorno prima lui stesso era balzato fuori da una cavità di tenta metri,
senza sforzo.
“Sì, ma qua sotto non funziona, come gli
altri apparecchi elettrici. Credo, però, che, gridando, qualcuno possa sentirci
... almeno spero.”
Detto ciò, Coulson stava per gridare il
nome di May, ma non ce ne fu bisogno: la donna si stava già sporgendo sul
ciglio del pozzo, proprio in quel momento, facendo luce con una torcia.
“Coulson! Tutto bene?”
“Così parrebbe.” le rispose l'uomo
“Gettaci una corda! Dobbiamo uscire presto da qua!”
May non se lo fece ripetere, cercò
attorno a sé una fune, l'assicurò a un passo d'acciaio ben solido e poi la calò
nel cunicolo. Uno alla volta, Skye e i due uomini si
arrampicarono in superficie e si allontanarono velocemente. Attraversando
l'edificio usato come base d'appoggio dell'HYDRA si ricongiunsero con Hunter e Bobbi e, assieme a loro, si affrettarono a raggiungere il bus.
Coulson e i suoi compagni si aspettavano
di trovare lì anche Fitz, Simmons
e Tripp, invece non c'era nessuno.
“Dove sono gli altri?” chiese Lance,
preoccupato.
“Dovevano posizionare gli esplosivi e
poi tornare qui!” esclamò Coulson “Dev'essere andato storto qualcosa ...infatti non è esploso
nulla... Quel terremoto ma ...”
“C'era Tripp
là sotto...” riuscì finalmente a mormorare Skye.
“Che cosa?!” esclamò Coulson, mentre
tutti quanti, con lo stupore sul volto, si erano voltati verso la ragazza.
Skye era ancora parecchio
scossa, aveva le lacrime agli occhi e riuscì a farfugliare: “Io non so cosa ci
facesse, ma Trip era lì, con me e Raina. L'obelisco
lo ha pietrificato e si è sgretolato. Io ... io ...”
“Calmati Skye,
non è colpa tua!” si affrettò a dirle Coulson, stringendola a sé per
tranquillizzarla; poi disse, rivolto agli altri: “May, Bobbi,
andate all'avamposto a controllare Fitzsimmons e, se
stanno bene, riportarteli qui subito, con l'attrezzatura.”
Le due donne obbedirono immediatamente e
corsero verso la postazione. Arrivate alla torretta, non avevano ancora visto
nessuno e quindi iniziarono a preoccuparsi. Entrarono, scesero la scalinata a
chiocciola e arrivarono alla stanzetta dove c'era il pozzo che avevano
sfruttato loro per esplorare la città. Lì, tirarono un respiro di sollievo,
vedendo Simmons e Fitz, il
quale stava indossando lo scafandro isolante.
“Fitzsimmons!”
esclamò May “Che cosa ci fate ancora qua? Perché non siete tornati al bus?”
“L’agente Triplett
è ancora laggiù!” rispose Jemma con preoccupazione
“Era andato a disattivare gli esplosivi e non è ancora tornato.”
“Sto andando a cercarlo.” aggiunse Fitz.
“Inutile, non lo troveresti.” disse Bobbi “Prendete l'attrezzatura e torniamo al bus.”
I due scienziati rimasero bloccati a
fissare, interrogativo, le colleghe. May si limitò a dire: “Mi dispiace ...”
Fitz si tolse per primo il
casco, dopo il resto dello scafandro, per iniziare poi a radunare gli arnesi. Simmons, invece, mosse qualche passo verso le altre donne,
chiedendo: “May! Che cos'è successo?!”
“Non possiamo fare nulla. La città o
l'obelisco lo ha distrutto. Avrai dopo il tempo del lutto, adesso dobbiamo
andarcene. Sbrigati!”
La scienziata rimase ancora immobile, in
silenzio. Fitz si avvicinò a lei, le prese la mano e
con dolcezza le disse: “Jemma, vieni. Sono sicuro che
se c'è una soluzione, la troveremo, ma ora non possiamo rimanere ... Ci
penseremo ... quando avremo più dettagli ...”
Fitz voleva confortare
l'amica e, allo stesso tempo, convincerla ad allontanarsi da quel posto e
raggiungere al più presto il bus. L'ingegnere ebbe successo e con l'amica e le
altre due agenti finì di sistemare l'attrezzatura nelle valigette e si
allontanarono.
Meno di un quarto d'ora dopo, il bus
stava decollando e tutto il suo equipaggio era afflitto e sconsolato per la
perdita del loro compagno.
Erano tutti tristi per Trip, credendolo
morto, ma lui non lo era affatto. Il giovane, appena aveva toccato quei
cristalli grigi per distruggerli, aveva avvertito una sensazione particolare.
Un potete, un'energia, una forza o qualcosa di simile, ma diverso, lo aveva
pervaso. Un formicolio aveva iniziato a scuotergli i muscoli a partire dalle
dita delle mano e poi espandendosi in tutto il corpo. Trip aveva sentito uno
sfrigolio interno ... Era stato sorpreso, ma non si era preoccupato per sé, si
era voltato a guardare Skye e l'aveva vista ancora
pietrificata. Aveva cercato di pensare a cosa fare, ma prima che gli potesse
venire in mente qualcosa, si era accorto che anche il suo corpo stava
diventando di pietra. A quel punto gli era parso come di perdere i sensi, ma
quando era tornato in sé era ancora in piedi. Aveva visto Skye
sana, di nuovo umana. Si era sentito confortato, avrebbe voluto dire qualcosa
ma rimase sorpreso nel vedere l'espressione di tristezza dipinta sul volto
dell'amica.
Vide Coulson
arrivare, prendere Skye e allontanarsi. Perché lo
avevano ignorato?
Li seguì, si accorse che c'era anche Mack. Provò a parlare con loro a l'attenzione, ma fu
inutile. Li vide uscire dal pozzetto, senza di lui, non capiva.
Sentì una voce alle sue spalle: “Così ti
hanno abbandonato? Non prendertela con loro: sei invisibile, non ti hanno
visto.”
Triplett si voltò e vide Raina, i cui occhi erano diversi: erano brillanti,
elettrici. Fu alquanto spiazzato e chiese: “Ah sì?! Tu come fai a vedermi?! E
perché io mi vedo?”
Silenzio per qualche momento, poi la
donna disse: “Non posso sentirti. Posso percepire dove sei per gli impulsi
elettrici, che attraversano i corpi dei viventi.”
Triplett era, se possibile,
ancor più basito di prima. Non capiva: quella che sembrava una spiegazione,
invece di chiarirgli le idee, gliele aveva confuse ancor di più.
“Su!” lo esortò Raina
“Non ho idea di come funzioni il tuo potere e come usarlo ...non conosco
nemmeno il mio... Prova, prova a concentrarti, a capire come controllarlo. È la
tua natura, adesso; ti appartiene come i muscoli, come le tue abilità che,
esercitate si sviluppano e migliorano. In potenza avevo già questo dono, il
cristallo lo ha fatto essere in atto, ora tocca a te utilizzarlo.”
Triplett faticava parecchio a
capire quel discorso, anche perché lui riusciva a vedersi. C'era però qualcosa
di strano; a ben osservarsi notava una diversità che non riusciva però a
cogliere con esattezza.
Triplett non capiva come
fare, si limitò a volere tornare visibile. Dapprima era agitato e nervoso, poi
riuscì a calmati e, allora, si accorse che quella strana percezione di sé che
aveva stava mutando, tornando alla normalità. Poco istanti dopo era nuovamente
visibile.
L'uomo
ne ebbe la conferma quando vide Raina sorridergli e
avvicinarsi a lui, dicendo: “Bravo, hai fatto un piccolo passettino ... ma
anch'io voglio provare i miei nuovi poteri, verificare la forza della mia vera
natura.”
La
donna appoggiò una mano sulla guancia del giovane, come se volesse fargli una
carezza; la punta dell'indice era sulla tempia...
Una
rapida scarica elettrica attraversò il cervello di Triplett,
non abbastanza potente per ucciderlo, ma sufficiente per fargli perdere i
sensi.
Raina guardò il giovane
cadere a terra e fu molto soddisfatta. Raggiunse poi il pozzo che portava in
superficie, per fortuna era ancora calata la corda che quelli dello S.H.I.E.L.D. avevano usato per arrampicarsi in superficie.
La
sua intenzione era salire, prendere un'altra corda, tornare giù, legate Triplett, risalire e issarlo su. L'operazione fu molto più
semplice, poiché vide, in cima al pozzo il Dottore (arrivato troppo tardi per
intercettare Skye) che l'aiutò a portare su il
giovane.
“Perché
lo hai preso? Chi è?” chiese il Dottore, quando furono tutti e tre in
superficie.
“È
uno di noi: anche in lui è stato risvegliato un potere.”
“Eccellente.
Perché lo hai stordito?”
“Credo
che ci vorrà un po' di tempo per convincerlo che noi siamo dalla parte giusta e
che siamo noi il futuro.”
“E
mia figlia? Dov'è Daisy?”
Raina abbassò lo
sguardo e, dispiaciuta, disse: “È andata via con Coulson.”
“Maledetto!
Dannato! Me la pagherà! Non può portarmi sempre via la mia bambina!!!”
Il
Dottore era parecchio furioso, stava perdendo il controllo.
“Si
calmi, si calmi!” esclamò Raina, parecchio spaventata
“Vedrà che le cose andranno bene: Skye ora non è
ancora consapevole, forse non si è nemmeno resa conto di cosa sua accaduto. Le
dia del tempo: ora che la trasformazione è avvenuta, la sua vera natura la
scuoterà, su fatta sentire ...”
“...e
sarà lei a venire da noi.” concluse il Dottore, calmatosi e rincuorato.
Rimasero
in silenzio alcuni momenti, poi la donna chiese: “Nel frattempo che cosa
facciamo noi?”
“Ci
atteniamo al piano. L'allineamento planare è già avvenuto da tempo. Il signore Cthulhu si starà chiedendo perché la sua genia non sia già
andata da lui a completare il suo ritorno. Raggiungeremo i nostri simili e
faremo il necessario.”
“E
quelli dell'HYDRA?”
“A
quelli penseremo noi!” dichiarò una voce affaticata.
Il
Dottore e Raina si volarono e videro fare capolino
nella stanza Ward, appoggiato alla spalla dell'agente
33, che lo aveva medicato con quel che aveva trovato: per fortuna lui aveva
indosso una tuta in semikevlar, il che aveva reso quasi innocui i proiettili,
che gli avevano inflitto ferite superficiali, pur facendogli perdere un bel po'
di sangue.
“Voi?”
chiese Raina, perplessa “Come potete, ora che avete
tradito?”
“Whitheall è morto, tutti gli agenti dell'HYDRA di questa
missione sono morti: nessuno può testimoniare contro di noi. Porterò il corpo
di Witheall davanti al Consiglio dell'HYDRA e
rivendicherò la sua carica e la sua posizione. Ottenuto ciò, mi occuperò dei
lavori necessari nella città sommersa per permettere a voi di fare ciò che
dovete.”
“Perché
fai tutto questo?” chiese il Dottore, sospettoso, forse volendolo mettere alla
prova.
“Per
Skye ... Daisy ... Lei è suo padre e dice che questo è il meglio per lei, io le
credo e quindi voglio assecondarla e fare ciò che lei mi dirà.”
“Eccellente;
discutiamo il da farsi, allora.”
Il
dottore sorrise nel dir ciò e gli occhi gli brillarono.
Fury
e i suoi tre compagni avevano viaggiato sul SUV volante per raggiungere il
quartier generale di Coulson. Arrivati a pochi chilometri dalla base,
l'automobile tornò a correre sull'asfalto e Fury ordinò al computer di bordo:
“Mettimi in contatto radio con Koenig.”
Poco
dopo si sentì la voce di Bill: “Qui Parco
Giochi; chi parla?”
“Sono
Nicholas J Fury.”
“Riconoscimento,
prego.”
L'uomo
prese un tesserino che teneva in tasca e lo passò su un lettore di codici che
aveva il computer di bordo e che lo trasmise alla base.
“Identificazione
confermata, ben tornato direttore emerito. È solo o accompagnato.”
“Ci
sono con me l'agente Barton e l'agente Romanov e
anche una civile.”
“Per
i due agenti ho già pronti i badge, immaginavo che sarebbero venuti, prima o
poi. Per la civile, invece, dovrò farne uno provvisorio.”
“Si,
conosco la procedura. Ho già pronti i suoi dati, te li invio, così risparmiamo
tempo.”
Fury
ordinò al computer di inviare il file che aveva preparato, poi chiese sempre a Koenig: “Hai confermato l'autorizzazione a farci passare?”
“Sì,
certamente.”
“Coulson
è alla base?”
“No,
è in missione, ma rientrerà tra circa un'ora.”
Poco
dopo, il SUV arrivò alla base. Koenig accolse i
sopraggiunti e li fece accomodare nella sala di ricreazione, offrendo loro una
svariata scelta di bevande calde o fredde, alcoliche o no, poter ristorarsi.
Dopo aver bevuto un succo di mango, Barton chiese a
Bill dove fosse il poligono, per potersi rilassare tirando un poco con l'arco.
Natasha e Fury si abbandonarono ad una fitta conversazione,
ricordando i tempi passati e alcune missioni, mentre Afdera ascoltava in
silenzio.
Come
annunciato da Koenig, dopo che fu trascorsa
un'oretta, il bus entrò nell'hangar del Parco
Giochi.
Nota dell’autrice: Scusate questo
capitolo poco interessante e mal
scritto, ma non sono riuscita a rendere meglio questa fase di transito.
Vi prometto che dalla prossima volta andrà meglio! ^__^