The worst young rascal of Buckland
Un’altra
giornata di duro lavoro era ormai
terminata.
Soddisfatto,
l’anziano agricoltore Maggot si sedette
sui gradini della sua casa, di fronte ai suoi verdissimi campi, il cui
grano sembrava
scintillare agli ultimi tiepidi raggi del sole d’autunno.
Durante la
mattinata, il caldo aveva inondato la
Contea facendola persistere in una placida e solitaria compostezza.
Neanche uno
Hobbit era in giro. Molto probabilmente erano tutti nei loro buchi
Hobbit a
mangiare o a raccontare storie ai propri figli, come si faceva
più spesso, da
allora a quella parte.
Lontani erano i
giorni in cui quei campi coltivati
esplodevano di vivacità, seppure troppo spesso intollerata;
lontane erano ormai
le urla dei piccoli Hobbit che, raggruppatisi in combriccole da cinque
o da
dieci, si divertivano a rincorrersi e, perché no,
rubacchiare qualche ortaggio
dalle sue proprietà.
Immerso nei
ricordi e nelle immagini evanescenti di
quella spensierata e remota realtà, Maggot riempì
distrattamente la pipa.
Avrebbe dato
chissà cosa per poter ritornare ai
vecchi tempi, quando la terra di Buck era inondata di piccoli
Mezzuomini che si
divertivano a farlo disperare.
Più
di qualsiasi cosa, avrebbe voluto che ci fosse quello
che lo faceva disperare più di tutti.
Da tempo
immemore Frodo aveva sempre fatto delle
piccole razzie riempiendosi le tasche dei frutti del suo
lavoro nei suoi rigogliosi
ed invitanti campi, nella Terra di Buck.
In fondo, nelle
sue vene scorreva sangue sia Brandibuck,
curioso e perspicace, che Tuc, intraprendente e avventuroso. Non
stupiva che
fosse il peggior monello della Terra di
Buck con cui avere a che fare.
E da buon Hobbit
che si rispetti, Frodo Baggins
aveva sempre amato in particolar modo i funghi. Non c’era una
varietà che non
gli piacesse e una forma ed un colore che ai suoi occhi apparissero
poco
invitanti. E per un bambino dispettoso come lo era lui, non
c’era niente di
meglio che prendere di mira quelli di Maggot, che si diceva essere i
più buoni
e i più facili da cucinare di tutta la Terra di Buck, se non
di tutta la Contea
stessa.
Lo ricordava
bene da bambino, quando si faceva
scoprire ad arraffare qualche bel funghetto all’interno della
sua fattoria, con
gli occhietti vispi che si spostavano furtivamente a destra e sinistra
per
evitare di essere visto e con il sorriso furbo e soddisfatto che
sfoggiava poi
sulla via di casa.
Con il
trascorrere del tempo, Maggot si rese conto
che non erano solo i suoi amati funghi ad essere in pericolo,
perché i
furtarelli del piccolo Frodo di certo non si limitavano solo a quelli:
raccattava tutto ciò che riusciva a prendere, che fosse
mattina, pomeriggio o
sera inoltrata, sebbene i suoi orari preferiti fossero quelli
precedenti al
tramonto.
Essenzialmente
erano i funghi ad avere la priorità
assoluta, ma sicuramente non disdegnava nell’agguantare delle
belle mele rosse
e succose, delle doratissime patate dolci, tanto meno delle verdi
pannocchie
che popolavano il campo apposito.
Fu questa
consapevolezza a fargli perdere del tutto
la pazienza.
E
così, numerose volte il vecchio agricoltore
sorprese il piccolo Frodo a rubacchiare i frutti del suo lavoro
nonostante i
severi avvertimenti; e altrettante volte Maggot gli aveva aizzato
contro i suoi
cani affinché non rimettesse più piede nella sua
proprietà.
Però,
per quanto si impegnasse ad essere minaccioso,
Maggot non riusciva mai a vedere la fine del suo travaglio. Frodo era
incorreggibile; ed ogni tentativo di intimorirlo finiva puntualmente
calpestato
come una foglia secca sotto uno zoccolo di pony.
Rise.
Ricordò
anche il giorno in cui gli aveva preparato
una trappola per tentare di fargli venire una tremarella peggiore del
solito
abbaiare furioso dei suoi cani, simile a quelle rudimentali con cui di
tanto in
tanto i suoi figli si divertivano a farsi dispetti a vicenda.
Ma non
funzionò neanche quella.
Quella piccola
peste l’aveva vista e accuratamente
aggirata, e così fece le volte seguenti; finché
passarono così tanti giorni
dalla sua ultima depredazione, due settimane se non andava errando, che
Maggot cominciò
a chiedersi il motivo di quell’assenza così
prolungata.
Iniziò
a domandarsi inoltre come mai gli mancasse
così tanto.
Le voci dicevano
che non abitava più in quei
paraggi, che era andato a stare con suo zio e cugino Bilbo ad
Hobbiville, e che
molto probabilmente sarebbe diventato matto come lui vivendoci insieme.
Dovettero
passare altri anni prima che nuovi
gruppetti di Hobbit trottassero per i suoi terreni coltivati, ma per
Maggot non
era la stessa cosa.
Certo, aveva
comunque quei bricconcelli dei signori
Meriadoc e Peregrino ad importunarlo, ma ogni giorno che passava si
rendeva
sempre più conto che ciascun Hobbit era dotato di una
particolarità propria, e
che era impossibile tentar di soppiantare un’anima con
un’altra. Il solo confronto
sarebbe stato inopportuno.
Finché
più nessuno aveva invaso le sue coltivazioni,
e la vita sembrava scorrere in quel modo. Almeno, fin quando la Contea
non era
scivolata in quella che sarebbe stata per sempre ricordata come una
delle più
brutte vicissitudini per gli Hobbit: la dittatura di Saruman, poi
fortunatamente debellata.
Ogni cosa
ritornò al suo posto, o almeno così
appariva ad un occhio poco attento.
Nessun Hobbit
aveva più voglia di scherzare come una
volta; quei pochi ragazzini che si avventuravano ancora nel suo campo,
e che
lui paradossalmente reputava un’ottima compagnia, venivano
ripresi dai loro
genitori, ora colmi di apprensione per i propri figli.
Poi
passò qualche tempo ancora, e i signori Meriadoc
e Pipino gli avevano riferito che il signor Frodo era partito, che
aveva
raggiunto una terra lontana al di là del Mare per non
soffrire delle ferite che
aveva riportato durante il suo viaggio per salvare la Terra di Mezzo, e
che non
sarebbe mai più ritornato.
Da quel giorno,
nessun ragazzino aveva più
saccheggiato i suoi campi.
Tutto era
diventato calmo al limite
dell’innaturalità, la spensieratezza ridotta a
flebili sussurri di gaiezza che
sfumavano piano, ed i giorni morivano placidamente, non più
rigurgitanti di
risate e di giochi all’aperto.
Sospirando,
Maggot svuotò la pipa ed entrò in casa.
Sicuramente, la
Contea non sarebbe stata più la
stessa.
NDA
È una
ff questa che avrei dovuto tirare fuori qualche
settimana or sono (e va bene, da
marzo... -.-‘).
Ho messo
l’avvertimento “Sorpresa”, ma sono certa
che ci avete azzeccato tutti per quanto riguarda
l’identità del protagonista di
questa ff. Maggot mi è stato simpatico fin dalle prime righe
in cui si parla di
lui! xD
E
così, sforno l’ennesima solfa, per la gioia (?)
del fandom. Però sono 1000 parole precise precise, mai
successo! xD Il titolo è preso direttamente dal libro.
Ok, la smetto.
Aufwiedersehen!
:*