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Autore: xingchan    15/01/2015    5 recensioni
“Sicuramente, la Contea non sarebbe stata più la stessa.”
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sorpresa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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The worst young rascal of Buckland

 

 

 

Un’altra giornata di duro lavoro era ormai terminata.

Soddisfatto, l’anziano agricoltore Maggot si sedette sui gradini della sua casa, di fronte ai suoi verdissimi campi, il cui grano sembrava scintillare agli ultimi tiepidi raggi del sole d’autunno.

Durante la mattinata, il caldo aveva inondato la Contea facendola persistere in una placida e solitaria compostezza. Neanche uno Hobbit era in giro. Molto probabilmente erano tutti nei loro buchi Hobbit a mangiare o a raccontare storie ai propri figli, come si faceva più spesso, da allora a quella parte.

Lontani erano i giorni in cui quei campi coltivati esplodevano di vivacità, seppure troppo spesso intollerata; lontane erano ormai le urla dei piccoli Hobbit che, raggruppatisi in combriccole da cinque o da dieci, si divertivano a rincorrersi e, perché no, rubacchiare qualche ortaggio dalle sue proprietà.

Immerso nei ricordi e nelle immagini evanescenti di quella spensierata e remota realtà, Maggot riempì distrattamente la pipa.

Avrebbe dato chissà cosa per poter ritornare ai vecchi tempi, quando la terra di Buck era inondata di piccoli Mezzuomini che si divertivano a farlo disperare. 

Più di qualsiasi cosa, avrebbe voluto che ci fosse quello che lo faceva disperare più di tutti.

Da tempo immemore Frodo aveva sempre fatto delle piccole razzie riempiendosi le tasche dei frutti del suo lavoro nei suoi rigogliosi ed invitanti campi, nella Terra di Buck.

In fondo, nelle sue vene scorreva sangue sia Brandibuck, curioso e perspicace, che Tuc, intraprendente e avventuroso. Non stupiva che fosse il peggior monello della Terra di Buck con cui avere a che fare.

E da buon Hobbit che si rispetti, Frodo Baggins aveva sempre amato in particolar modo i funghi. Non c’era una varietà che non gli piacesse e una forma ed un colore che ai suoi occhi apparissero poco invitanti. E per un bambino dispettoso come lo era lui, non c’era niente di meglio che prendere di mira quelli di Maggot, che si diceva essere i più buoni e i più facili da cucinare di tutta la Terra di Buck, se non di tutta la Contea stessa.

Lo ricordava bene da bambino, quando si faceva scoprire ad arraffare qualche bel funghetto all’interno della sua fattoria, con gli occhietti vispi che si spostavano furtivamente a destra e sinistra per evitare di essere visto e con il sorriso furbo e soddisfatto che sfoggiava poi sulla via di casa.

Con il trascorrere del tempo, Maggot si rese conto che non erano solo i suoi amati funghi ad essere in pericolo, perché i furtarelli del piccolo Frodo di certo non si limitavano solo a quelli: raccattava tutto ciò che riusciva a prendere, che fosse mattina, pomeriggio o sera inoltrata, sebbene i suoi orari preferiti fossero quelli precedenti al tramonto.

Essenzialmente erano i funghi ad avere la priorità assoluta, ma sicuramente non disdegnava nell’agguantare delle belle mele rosse e succose, delle doratissime patate dolci, tanto meno delle verdi pannocchie che popolavano il campo apposito.

Fu questa consapevolezza a fargli perdere del tutto la pazienza.

E così, numerose volte il vecchio agricoltore sorprese il piccolo Frodo a rubacchiare i frutti del suo lavoro nonostante i severi avvertimenti; e altrettante volte Maggot gli aveva aizzato contro i suoi cani affinché non rimettesse più piede nella sua proprietà.

Però, per quanto si impegnasse ad essere minaccioso, Maggot non riusciva mai a vedere la fine del suo travaglio. Frodo era incorreggibile; ed ogni tentativo di intimorirlo finiva puntualmente calpestato come una foglia secca sotto uno zoccolo di pony.

Rise.

Ricordò anche il giorno in cui gli aveva preparato una trappola per tentare di fargli venire una tremarella peggiore del solito abbaiare furioso dei suoi cani, simile a quelle rudimentali con cui di tanto in tanto i suoi figli si divertivano a farsi dispetti a vicenda.

Ma non funzionò neanche quella.

Quella piccola peste l’aveva vista e accuratamente aggirata, e così fece le volte seguenti; finché passarono così tanti giorni dalla sua ultima depredazione, due settimane se non andava errando, che Maggot cominciò a chiedersi il motivo di quell’assenza così prolungata.

Iniziò a domandarsi inoltre come mai gli mancasse così tanto.

Le voci dicevano che non abitava più in quei paraggi, che era andato a stare con suo zio e cugino Bilbo ad Hobbiville, e che molto probabilmente sarebbe diventato matto come lui vivendoci insieme.

Dovettero passare altri anni prima che nuovi gruppetti di Hobbit trottassero per i suoi terreni coltivati, ma per Maggot non era la stessa cosa.

Certo, aveva comunque quei bricconcelli dei signori Meriadoc e Peregrino ad importunarlo, ma ogni giorno che passava si rendeva sempre più conto che ciascun Hobbit era dotato di una particolarità propria, e che era impossibile tentar di soppiantare un’anima con un’altra. Il solo confronto sarebbe stato inopportuno.

Finché più nessuno aveva invaso le sue coltivazioni, e la vita sembrava scorrere in quel modo. Almeno, fin quando la Contea non era scivolata in quella che sarebbe stata per sempre ricordata come una delle più brutte vicissitudini per gli Hobbit: la dittatura di Saruman, poi fortunatamente debellata.

Ogni cosa ritornò al suo posto, o almeno così appariva ad un occhio poco attento.

Nessun Hobbit aveva più voglia di scherzare come una volta; quei pochi ragazzini che si avventuravano ancora nel suo campo, e che lui paradossalmente reputava un’ottima compagnia, venivano ripresi dai loro genitori, ora colmi di apprensione per i propri figli.

Poi passò qualche tempo ancora, e i signori Meriadoc e Pipino gli avevano riferito che il signor Frodo era partito, che aveva raggiunto una terra lontana al di là del Mare per non soffrire delle ferite che aveva riportato durante il suo viaggio per salvare la Terra di Mezzo, e che non sarebbe mai più ritornato.

Da quel giorno, nessun ragazzino aveva più saccheggiato i suoi campi.

Tutto era diventato calmo al limite dell’innaturalità, la spensieratezza ridotta a flebili sussurri di gaiezza che sfumavano piano, ed i giorni morivano placidamente, non più rigurgitanti di risate e di giochi all’aperto.

Sospirando, Maggot svuotò la pipa ed entrò in casa.

Sicuramente, la Contea non sarebbe stata più la stessa.

 

 

 

NDA

È una ff questa che avrei dovuto tirare fuori qualche settimana or sono (e va bene, da marzo... -.-‘).

Ho messo l’avvertimento “Sorpresa”, ma sono certa che ci avete azzeccato tutti per quanto riguarda l’identità del protagonista di questa ff. Maggot mi è stato simpatico fin dalle prime righe in cui si parla di lui! xD

E così, sforno l’ennesima solfa, per la gioia (?) del fandom. Però sono 1000 parole precise precise, mai successo! xD Il titolo è preso direttamente dal libro.

Ok, la smetto.

Aufwiedersehen! :*

 

   
 
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